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Autore: _Abbey    02/11/2011    5 recensioni
Aveva altri 18 minuti. 18 minuti per sfogare le fantasie sessuali sulla sua compagna di classe, nonché vicina di casa. 18 minuti per far sì che quell'eccitazione non se la portasse avanti per tutta la giornata. 18 minuti per entrare in Paradiso.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oh, vabbè! Non so se questa cosa che ho scritto sarà una FF, una Os una Long! Non ne ho idea! Se vi va che io continui ditemelo e vedrò che fare!


Revolution.


Quella mattina Harry Styles alzò le coperte, trovando come al solito i pantaloncini blu della tuta gonfi. Guardò la radio sveglia. Segnava le 7:34. Il che significava che tra 26 minuti esatti sua madre sarebbe entrata nella stanza, avrebbe alzato la persiana, spalancato la finestra e permesso all'aria leggermente pungente di Londra degli inizi di Ottobre di quel 1964 di invadere l'intera camera. Chiuse gli occhi ripetendo le materie che quel giorno avrebbe dovuto affrontare. Subito però il pensiero di un'interrogazione in Letteratura Inglese fu sovrastato dalla camicetta bianca, leggermente tirata all'altezza del seno, di Jude Hudson. Improvvisamente sentì un senso di eccitazione scuoterlo. Girò la testa. 7:42. Aveva altri 18 minuti. 18 minuti per sfogare le fantasie sessuali sulla sua compagna di classe, nonché vicina di casa. 18 minuti per far sì che quell'eccitazione non se la portasse avanti per tutta la giornata. 18 minuti per entrare in Paradiso. Con la mano destra arrivò all'orlo dei pantaloncini blu. Chiuse con forza gli occhi concentrandosi sui meravigliosi occhi di lei azzurri come il mare, coperti dalla frangia bionda, leggermente lunga. Con un lavoro d'immaginazione che andava oltre le sue aspettative riuscì a passare in rassegna il collo bianco lasciato sempre scoperto, fino ad arrivare alla fatidica camicetta bianca. Aumentò il ritmo della mano, concentrandosi sempre più sul bottoncino tirato. Quante volte aveva sperato di vedere di più. Quante volte aveva sperato che quel bottoncino saltasse per la gioia dei suoi occhi. Queste erano le fantasie sessuali che la mattina lo torturavano, sperando che quel giorno fosse il giorno del 'salto del bottone'. Improvvisamente si fermò. Il pensiero di Jude mentre faceva sesso col suo ragazzo gli bloccò il flusso di sangue verso il centro del suo corpo. Sbuffò e con un lamento si coprì fin sopra la testa. Sentì i passi di sua madre diventare sempre più chiari e distinti.
Tre. Due. Uno.
La porta si aprì lentamente e la madre di Harry entrò sorridente nella stanza. Poggiò delicatamente la tazza di latte sul comodino accanto al letto e con la sua voce melodiosa chiamò il nome di suo figlio. Un lamento provenne dalle lenzuola bianche. «Harry, dai, svegliati». Con la mano lo scuoteva leggermente. Solo in quel momento si rese conto di quanto la voce di sua madre gli desse tremendamente fastidio.
Avrebbe voluto urlare.
Per la voce smielata della madre.
Per la perfezione delle sue azioni la mattina.
Per Jude.
Per il suo seno troppo grande per la divisa.
Per i capelli ribelli che aveva, che non lo facevano mai somigliare all'uomo che lei amava: Paul McCartney.
Per le speranze che non aveva di stare con lei.
Per i soldi che non possedeva per comprare le sigarette.
Per l'insufficienza in Letteratura Inglese che lo stava aspettando.
Per quella fottuta vita in cui era incastrato e da cui non poteva fuggire. 
Sbuffò e si ritrovò a guardare il volto perfetto di sua madre. La sua rabbia sparì per un istante. Le sorrise e si ritrovò a bere il latte da solo nella sua stanza. Si trascinò fuori dal letto, attraversò il corridoio ed entrò nel bagno. Si lavò i denti, bagnò la mano e la passò sui capelli che assunsero la solita forma riccioluta: decise che quella mattina non avrebbe passato un'intera vita davanti allo specchio a cercare di lisciarli col gel. Indossata la divisa uscì di casa. L'uragano chiamato Louis Tomlinson lo investì. Gli mise un braccio attorno al collo e gli augurò un «felice buon giorno, smanettatore». Harry lo strattonò, gli diede una gomitata nello stomaco e continuò a camminare con lo sguardo per terra. Jude gli passò vicino. A qualche passo da lui fece una giravolta, lo guardò negli occhi e gli sorrise. Poi la frase che sconvolse la vita del ragazzo: «Stai benissimo con quei capelli, Harry».
In quel momento, nella sua testa, Londra cominciò a assumere i colori tipici dell'estate. Sorrise tanto da perforarsi la mascella. E inconsciamente sentì l' Inno all Gioia partirgli dal centro dello stomaco. Abbracciò il suo migliore amico mentre la ragazza si allontanava.
Improvvisamente la sua vita non gli faceva più così tanto schifo.
 

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