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Autore: Camelia Jay    02/11/2011    5 recensioni
Mariah è una ragazza buona, intelligente ma davvero molto timida e riservata, che da più di due anni ormai è innamorata di Aiden Jenney, il quale, per uno scherzo del destino, dall'inizio dell'anno è il suo compagno di banco.
Vanessa invece è una ragazza allegra e socievole, ma purtroppo è goffa e impacciata e non di rado le capitano dei brutti incidenti (si legga: battere costantemente il sedere per terra). Dopo una grande umiliazione pubblica subita dal ragazzo per cui si era presa una cotta, sta appena cominciando a rialzarsi (in senso metaforico, nonostante tutte le cadute che fa) quando la vicinanza di un ragazzo che cerca di tirarla su di morale le confonde di nuovo le idee.
Questo ragazzo è... Aiden.
Due protagoniste per una sola storia d'amore possibile: scorrerà buon sangue tra Mariah e Vanessa?
Chi delle due avrà il cuore di Aiden, in un amore che si consuma sotto le fredde giornate nevose di metà gennaio?
Nota: di capitolo in capitolo si alterneranno i POV di Mariah e di Vanessa.
Dal futuro capitolo cinque: "Le lacrime scgorgarono a fiotti dai miei occhi, bagnandole il maglioncino di lana color lavanda, mentre lei mi stringeva. Non avevo mai pianto per lui prima. Anche se, sinceramente, pensavo che la prima volta che l'avessi fatto sarebbe stato a causa di una nobile sofferenza, e non per una stupida, insignificante gioia senza valore".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due

Vanessa is in love

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Mi ero acciambellata sul seggiolino logoro dell’autobus, stretta nel mio piumino, il collo coperto dalla sciarpa, e le mani inguantate reggevano un foglio, che si frapponeva fra il mio petto e le mie ginocchia. Era talmente vicino che per poter mettere a fuoco le scritte dovevo allontanare il capo di qualche centimetro.

Ciao James.

Così cominciava la lettera.

Oltre il vetro lurido del finestrino scorrevano le strade cittadine. La gente camminava frettolosamente avanti e indietro, ed erano solo le sette e mezza del mattino. Era metà gennaio, e ancora il sole era nascosto dietro l’orizzonte, tuttavia le prime luci azzurrognole e luminose della mattinata incominciavano a farsi vedere, diffondendosi debolmente ovunque.

Fuori faceva un gran freddo, tuttavia non pareva si stesse per mettere a nevicare. Era già passato un po’ dall’ultima volta in cui avevo visto la neve. Non ce n’era mai abbastanza perché la scuola chiudesse, ma ce n’era sempre troppa per me, infatti scivolavo costantemente per terra tutte le volte che c’era la neve. Spesso lo facevo davanti a casa, e mi vedevano giusto i vicini di casa che passavano lì in quel momento. Ma una volta ero scivolata davanti a scuola in mezzo a tutti, proprio di fronte a James. Che imbarazzo, dannazione.

«Tutto bene?» mi aveva chiesto un suo amico, Aiden Jenney, che in quel momento era vicino a lui, inginocchiandosi e raggiungendo il mio livello.

Sì, a parte il sedere umido e congelato e la tremenda umiliazione pubblica – per non dimenticare la parte vicina all’osso sacro dolorante – stavo bene. «Sì, grazie» avevo sorriso, imbarazzata e arrossendo.

«Aspetta», aveva detto quando aveva visto che stavo cercando di rialzarmi, «ti do una mano.» Mi aveva allungato un braccio e io lo avevo preso per tirarmi in piedi. Ma quasi non ci avevo fatto caso mentre ero occupata a vedere quanto stesse ridendo di me James da 1 a 10. Fortunatamente era sembrato che non vi avesse fatto caso più di tanto. Ovvio, lui non faceva mai caso a me. Ormai era quasi un mese che non riuscivo più a levarmelo dalla testa. Ormai, ero senza speranze.

Per tutto il viaggio continuai a leggere quella lettera da cima a fondo, e mi domandavo se fosse il caso di cambiare un articolo di qua, una virgola di là. Con una penna che tenevo nella tasca del giubbotto operavo nelle correzioni, mangiucchiando il tappo di plastica, e apportavo così tante modifiche che ora quello che avevo in mano era un foglio di carta scarabocchiato.

Questa lettera è da parte della sottoscritta, Vanessa Sullivan, ed è la prima che scrivo per questo scopo, quindi ti chiedo anticipatamente scusa se per qualche motivo dovessi risultare noiosa, impertinente o qualsiasi altra cosa negativa che ti venga in mente.

Era la lettera più importante della mia vita, non potevo sbagliare nulla. A volte toglievo delle frasi, altre volte le allungavo. Quando pensai di aver finito e di poter tirare fuori un altro foglio per fare un’altra stesura, quella definitiva, l’autobus stava già rallentando prima di arrestarsi alla mia fermata. Rapidamente e zaino in spalla, mi catapultai giù dal bus ed entrai in fretta a scuola.

Frequentiamo due sezioni diverse, perciò non ci vediamo spesso, ma ti devo confessare che da quella volta in cui abbiamo chiacchierato alla festa di tua sorella Elizabeth non sono più riuscita a non pensare a te. È un po’ imbarazzante per me scrivere certe cose. Non sono una ragazza timida, forse da quelle poche volte che abbiamo parlato lo avrai capito, ma quando mi piace qualcuno diventa tutto davvero più difficile.

In realtà non era stata una vera e propria chiacchierata: più che altro era stata Elizabeth a presentarci, poi io, nervosa, avevo cominciato a parlare a vanvera dicendo le prime cose che mi venivano in mente; lui semplicemente mi guardava e annuiva, visibilmente annoiato. Io lo fissavo negli occhi, mentre le luci stroboscopiche della festa cambiavano colore all’ambiente a intermittenza. Erano occhi dallo sguardo spento, privo di qualsivoglia interesse.

Speravo di poter cambiare la scarsa opinione che evidentemente lui aveva nei miei riguardi. Cos’ero, per lui? Una ragazzina semplicemente noiosa, o noiosa, antipatica, logorroica, e altri aggettivi negativi che non sentivo di meritarmi?

Decisi che avrei dedicato l’ora della lezione di trigonometria a riscrivere la lettera per intero, pregando che la professoressa Hellman non si accorgesse di nulla. Fortunatamente per me, l’insegnante non mi calcolò minimamente, e potei lavorare febbrilmente e in pace.

Non ho davvero idea di quale sarà la tua reazione non appena leggerai questa lettera… spero non negativa, comunque. Il mio unico scopo è farti conoscere i miei sentimenti nei tuoi confronti, e mi scuso per non essere riuscita a dirtelo di persona! Perciò… non lo so, se decidi qualcosa, vieni da me magari, e dimmi qualcosa, altrimenti se vuoi puoi anche ignorare tutto ciò che ho scritto e strappare questo foglio buttandolo nel cestino! Scusami ancora per il disturbo.

La frase “Puoi anche ignorare tutto ciò che ho scritto” chiaramente era solo una cortesia, e nel dubbio se cancellarla o meno, alla fine l’avevo comunque mantenuta. Io speravo con tutte le mie forze che non gli sarebbe nemmeno passato per la testa di strappare la mia lettera – ma quanto alte erano le probabilità?

Quando la campanella trillò io mi fiondai fuori dalla porta per prima e mi feci strada tra la gente nel corridoio gremito, le voci di studenti e insegnanti che si sovrastavano l’una all’altra, e io che facevo a spallate per poter passare, ma il mio corpo mingherlino mi permetteva assai pochi movimenti. Malgrado ciò, alla fine riuscii a trovare uno spazio vuoto vicino agli armadietti dove potei riprendere la marcia liberamente, tirando un mezzo sospiro di sollievo.

L’ansia di ciò che stavo per fare mi aveva rivoltato lo stomaco come un calzino. Mi guardai intorno per assicurarmi che James non fosse nei paraggi, e né che qualcun altro, chiunque egli fosse, mi stesse osservando. Dunque sfilai dalla tasca dei pantaloni il foglio ripiegato sul quale avevo riscritto tutto, e lo misi dentro una busta da lettere che avevo messo da parte per l’evento. Lo avevo tenuto d’occhio mentre andava al suo armadietto, qualche giorno prima, e avevo memorizzato il numero. Armadietto n°273, come la differenza tra gradi kelvin e gradi celsius. Quando vi giunsi davanti allungai il braccio per infilarvi dentro la busta nella maniera più furtiva possibile.

“Sei sicura, Vanessa?”, pensavo. “Non potrai più tornare indietro, se lo fai. Sei sicura? Davvero Sicurissima? Davvero sicura sicura sicura sicu…”

La mia mano lasciò andare la busta bianca, che con un fruscio cartaceo scivlò in fondo all’armadietto, ineluttabilmente, impossibile da recuperare.

Firmato

Vanessa Sullivan

PS: se per caso anche tu volessi rispondermi via cartacea, il mio armadietto non è molto distante dal tuo, è il numero 240.

PPS: okay… anche questo è imbarazzante, perché probabilmente ti chiederai come faccio a sapere il tuo numero di armadietto. Ho controllato il numero mentre stavi mettendo a posto dei libri, mi spiace, sono stata indiscreta!

Mi allontanai prima che arrivasse qualcuno. Le mie dita tremavano e sentivo l’adrenalina salire, il sangue che pulsava nel cervello. Ero così ansiosa e così agitata che i miei occhi divennero lucidi, e stavo per lacrimare. Così mi rifugiai in bagno per qualche minuto, stando davanti al lavandino e facendo dei lunghi respiri profondi, prima di recarmi alla mia aula come se nulla fosse.

“Forse avrei dovuto scrivere dei versi”, pensavo lambiccandomi il cervello. “Magari potevo cantare di come mi avessero incantato le espressioni che mi rivolgeva… le annoiate e seccate espressioni che mi rivolgeva… e i suoi occhi azzurri… che non si posano mai su di me”. Scossi la testa violentemente. “Ma che vado a pensare?! Sono i maschi, quelli che dovrebbero scrivere poesie romantiche e strappalacrime”.

L’avrebbe letta. James avrebbe aperto l’armadietto alla prima occasione e l’avrebbe letta. Avrebbe aperto lo sportellino metallico color grigio topo, e prima di riuscire a buttare lo sguardo sui libri una busta gli sarebbe scivolata tra le mani. Sulla busta non ci avevo scritto niente, per paura che se avesse letto il mio nome sul retro non l’avrebbe nemmeno considerata – visto come considerava me personalmente nella quotidianità –, ma c’era anche la possibilità che non vedendovi niente di scritto l’avrebbe semplicemente buttata, ignorandola come uno scherzo. Tuttavia volevo correre quel rischio.

Firmato ancora Vanessa!

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Jade’s place:

Eccomi tornata! In questo capitolo abbiamo visto Vanessa entrare in scena, una ragazza allegra, al contrario di Mariah che è molto più posata. Ma questo è solo il secondo capitolo, e le differenze non si possono notare così tanto, per ora. Ma il succo del discorso è quello, più o meno.

Due ragazze innamorate. La prima di Aiden Jenney, la seconda… per ora è innamorata di questo James, amico di Aiden! Ma il destino ha in serbo delle grosse sorprese! Qui andrà a finire male! xD in attesa del terzo capitolo, nuovamente dal punto di vista di Mariah, spero che mi recensirete! Che siano positive o negative, le recensioni mi fanno seeeeeempre piacere. E poi se qualcosa non dovesse tornarvi, ditemelo così posso chiarire eventuali dubbi.

Penso sia tutto. Un bacione a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere! Arigatou!

Jade

   
 
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