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Autore: Camelia Jay    01/11/2011    6 recensioni
Mariah è una ragazza buona, intelligente ma davvero molto timida e riservata, che da più di due anni ormai è innamorata di Aiden Jenney, il quale, per uno scherzo del destino, dall'inizio dell'anno è il suo compagno di banco.
Vanessa invece è una ragazza allegra e socievole, ma purtroppo è goffa e impacciata e non di rado le capitano dei brutti incidenti (si legga: battere costantemente il sedere per terra). Dopo una grande umiliazione pubblica subita dal ragazzo per cui si era presa una cotta, sta appena cominciando a rialzarsi (in senso metaforico, nonostante tutte le cadute che fa) quando la vicinanza di un ragazzo che cerca di tirarla su di morale le confonde di nuovo le idee.
Questo ragazzo è... Aiden.
Due protagoniste per una sola storia d'amore possibile: scorrerà buon sangue tra Mariah e Vanessa?
Chi delle due avrà il cuore di Aiden, in un amore che si consuma sotto le fredde giornate nevose di metà gennaio?
Nota: di capitolo in capitolo si alterneranno i POV di Mariah e di Vanessa.
Dal futuro capitolo cinque: "Le lacrime scgorgarono a fiotti dai miei occhi, bagnandole il maglioncino di lana color lavanda, mentre lei mi stringeva. Non avevo mai pianto per lui prima. Anche se, sinceramente, pensavo che la prima volta che l'avessi fatto sarebbe stato a causa di una nobile sofferenza, e non per una stupida, insignificante gioia senza valore".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno

Mariah is in love

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Ero in piedi sotto casa mia, e stavo estraendo le chiavi dalla tasca. Le mie dita giravano tra i piccoli oggetti metallici con grande difficoltà: il freddo mi aveva irrigidito gli arti.

Il clima nevoso imperversava e intorno a me c’era solo bianco. Piccoli fiocchi delicatamente si posavano sulla prima superficie che lambivano, e io vedevo alcuni di quei piccoli puntini soffici e candidi che si adagiavano sui miei capelli lunghi e castani. Avrei dovuto portarmi un berretto.

«Mariah?» udii una voce, poco distante, che mi chiamava.

Mi voltai, e con mia sorpresa le strade erano deserte, quasi come se la distesa bianca avesse intimidito tutti ad uscire di casa. L’unica figura presente in quello spettacolo bianco era lui, unica macchietta nel paesaggio, in mezzo alla strada, la giacca pesante nera, con gli occhi scuri e intensi fissi su di me.

Tutte le volte in cui le sue pupille puntavano su di me come un mirino, io mi paralizzavo.

Il cuore incominciò a battere all’impazzata. «Cosa ci fai tu qui?» gli chiesi, ma troppo piano perché lui potesse sentire, nonostante la breve distanza.

Lo vidi azzerare i pochi metri che ci separavano, e ben presto me lo ritrovai a pochi centimetri, e io non potei farci niente – tuttavia, anche se avessi potuto, non credo l'avrei fatto.

Non mi accorsi che stavo trattenendo il respiro. Benché facesse freddo, all’improvviso avvertii un caldo incessante e il cuore adesso pareva volermi uscire dalla gola. Il suo viso, non era mai stato così vicino al mio.

«Ciao» mormorò lui, con la sua voce limpida, chiara, perfetta.

«C-cia…» la mia voce, invece, morì in gola, mozzata brutalmente dall’emozione che stava prendendo il sopravvento.

Le chiavi che avevo in mano tintinnavano: stavo tremando.

Per arrestare questo tremore, lui mi afferrò la mano. Mi sorpresi di quanto la sua fosse calda. Dio, potevo avere un mancamento, gli sarei svenuta tra le braccia. «Che co…» cercai di domandargli che cosa ci facesse lui lì, sotto casa mia.

Fui interrotta dal suo bacio fulmineo e inatteso.

E mentre il mio cuore mancava un battito, ad un tratto tutto mi parve infinitamente più semplice, e mi lasciai andare appoggiandomi al suo corpo, e feci cadere le chiavi di casa, che affondarono, formando un piccolo buco nella neve bianca.

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Sbarrai gli occhi.

Vidi bianco, ma non era la neve. Era il soffitto della mia stanza.

Il vetro della finestra riverberava una fioca luce pallida. Non dovevano essere più delle sei del mattino. Controllai la sveglia: mancava ancora un’ora, prima che mi alzassi e mi preparassi per andare a scuola.

Non mi sarei riaddormentata.

Dunque, decisi di alzarmi; mi diressi in bagno, e andai immediatamente sotto la doccia, e quando aprii l’acqua calda una nuvola di vapore si alzò intorno a me.

L’avevo sognato di nuovo. Avevo sognato che mi baciava in mezzo alla neve, e tra l’altro la neve non la vedevo da più di due settimane. Ma era stato così realistico: le sensazioni che provavo tutte le volte che mi guardava, tutte le volte che mi chiamava per nome. Quando la sua voce pronunciava il mio nome, Dio, mi sembrava di morire. Aveva un suono così melodico, così dannatamente armonioso, detto da lui.

In quel momento pensai che era stato il destino a pretendere il nostro incontro.

Il mio cognome: Jennings. Il suo: Jenney.

E il professor Garden esigeva che ci sedessimo in banco a file, in ordine alfabetico. Lui perciò sedeva appena alla mia sinistra.

Ero innamorata di Aiden sin dal primo anno. Siamo sempre stati in classi diverse, e adesso per la prima volta non solo eravamo nella stessa aula, ma durante le lezioni del professor Garden eravamo anche vicini di banco. Non ci speravo nemmeno, ma quando lo seppi pensai: “Diamine, deve essere proprio destino, allora”.

L’avevo conosciuto per puro caso: stavo uscendo di tutta fretta da scuola, e mi ero dimenticata di chiudere la tasca dello zaino dove tenevo le chiavi di casa. Ad un certo punto, in corridoio, avevo voltato l’angolo e mi ero ritrovata addosso a lui. Ci eravamo scontrati. Avevo bofonchiato un «scusa» ed ero andata avanti. Pochi passi più tardi, però, avevo sentito la sua mano che si posava sulla mia spalla. Avevo sentito come una scarica di energia che partiva dalle sue dita e si diffondeva in tutto il mio corpo.

Mi ero girata, e l’avevo guardato in viso.

Lui, sorridendo, mi stava porgendo le chiavi, che mi erano cadute, e io non me ne ero accorta. «Tieni, te le ho fatte cadere» mi aveva detto, con quella voce che mi aveva catturato immediatamente. Mi stava guardando con le labbra incurvate all’insù, gli occhi scuri e brillanti che mi scrutavano; ma non erano invadenti, anzi, mi piaceva.

Era stato un colpo di fulmine.

«Gr-grazie» avevo balbettato.

«Figurati, ehm…»

«Mariah» avevo spiccicato.

«Aiden» lui aveva risposto, altrettanto velocemente.

Avevo afferrato le chiavi e me ne ero andata, le gambe traballanti, il viso che era avvampato. Il mio cuore era ancora acerbo, quella era infatti la prima volta che provavo qualcosa di così intenso. Le prime emozioni d’amore non si dimenticano mai.

Per qualche strana ragione, sebbene mi fossi alzata un’ora in anticipo, uscii dal bagno che era già tardi. Probabilmente avevo indugiato troppo sotto la doccia e mentre mi asciugavo i capelli. Succedeva continuamente: quando pensavo a lui, il tempo scorreva senza che me ne rendessi neanche conto.

Una volta pronta, esitai qualche altro minuto davanti allo specchio: dovevo decidere come sistemare i capelli. Mi misi una mano sulla fronte. Non era mai successo di avere dubbi su come vestirmi o truccarmi, mi chiesi come mai doveva succedere proprio ora. “Ma che domande”, pensai, “è a causa di Aiden”. Non volevo diventare dipendente da lui, eppure era esattamente ciò che mi stava accadendo. Alla fine lasciai i capelli sciolti, tenendoli a posto in modo che non mi andassero davanti agli occhi con una molletta azzurra. Dopo di che mi precipitai in cucina, afferrai un biscotto da un sacchetto nella credenza, e lo mangiai per strada a piccoli morsi.

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Jade’s place:

BUONASERAAAAA! Sono tornata con una nuova storia. Confesso che erano mesi che volevo scrivere questo racconto, mesi. Ma mi dicevo “Suvvia Jade, hai già altre due storie in corso, contieniti!” Eppure questa storia mi tornava sempre in testa, e alla fine ho detto sì, la scrivo. Pubblico un po’ per consolarmi della quasi fine di S&P, Superbia e Presunzione, che sta per vedere il suo tramonto tra pochissimi capitoli, e spero che questa storia potrà avere almeno un po’ del successo di quest’ultima =)

L’ispirazione mi è venuta mentre leggevo un manga su una ragazza che era innamorata di un ragazzo già fidanzato, e mi sono chiesta: “Che cosa starà provando la ragazza di questo qui sapendo che c’è un’altra perdutamente innamorata di lui?” e ho supposto che se un giorno questa qui fosse andata dalla protagonista e le avesse detto “Sta’ lontana dal mio ragazzo” tutte le lettrici automaticamente l’avrebbero presa in antipatia. Invece secondo me non è giusto, perché tutto il pubblico deve essere sempre dalla parte della protagonista, mentre la povera rivale è sempre quella discriminata?

Così ho optato per mettere due protagoniste: due rivali. A voi la scelta di chi vi sta più simpatica ;D nel prossimo capitolo parleremo della nostra seconda protagonista ;D vi attendo in gran numero!! Taaaaaaanti calorosissimi saluti!

Jade

PS: buon Halloween!

PPS: questa storia è un esperimento, quindi non so come andrà, ma oggi voglio essere impulsiva :P in più temo che gli aggiornamenti non saranno così veloci, visto che ho altre due storie in corso, cioè Superbia e Presunzione e Violet – Annabelle’s Diary.

PPPS: RICORDATE! Per banner come il mio qui sopra io e ThePoisonofPrimula siamo disponibilissime, e senza chiedere nulla in cambio, ovvio. Basta mandare un messaggio privato a me o a ThePoisonofPrimula.

   
 
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