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Autore: Speechless Melody    02/11/2011    0 recensioni
Sono tre i nomi che devete conoscere in questa storia: Yamato, Lady Heartbreaker e Andrea.
Diego è un ragazzo con la testa sulle spalle, ma anche un gran sognatore. I libri e i film sono il suo mondo, altro che social network e youtube; no, lui vuole solo cose genuine. Aiko (Irene), fissata con la cultura orientale, è la sua migliore amica, l'unica che tenta ancora di convincerlo che non sempre internet è negativo. Qui entrano i tre elementi che alterano l'equilibrio: Yamato, una videocamera; Lady Heartbreaker, un eccentrico user di youtube; Andrea, il nuovo ragazzo di Irene.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarto Capitolo

Just for fun!

 

    La mattina dell'esame sono così a terra da non riuscire nemmeno ad alzarmi dal letto. I miei genitori, preoccupati per tutte le chiamate che ho liberamente evitato, hanno iniziato a credere che fossi morto, infatti due giorni fa hanno cercato di sfondare la porta di casa; ho aperto, sconvolto.

 -Amore, che faccia scavata, stai mangiando? E...- mi ha annusato -Puzzi maledettamente!-

 -Ciao anche a te, mamma.-

 -Diego, ti sembra il modo di stare questo!- Papà era in giacca e cravatta, gemelli d'oro, abito di seta, fede d'oro bianco brillante sull'anulare sinistro. Mi ha guardato dal basso verso l'alto, ha iniziato a strattonare i boxer larghi della Marvel, a toccare con disprezzo la maglia bianca a mezze maniche  di cotone.

 -Credevamo che ci fossi rimasto secco!-

 -Grazie per la tua schiettezza, mamma. Ora potete anche andare via dato che avete visto che sto bene, devo ricominciare a studiare.- Li ho spinti fuori e ho chiuso la porta, per un po' hanno continuato a bussare, poi ho sentito il vocione di papà.

 -Riguardati, ragazzo.-

Ed ora, nel mio comodo letto, mi sto chiedendo che ci vado a fare a dare quello stupido esame, tanto anche se studio rimarrò un perdente. Anziché andare all'Università stamattina potrei andare al cinema; proprio ieri, con il pollo fritto, mi hanno portato una locandina del cinema, sono usciti parecchi film interessanti. La porta si apre di colpo, ho uno spasmo, ma non mi alzo. Quando sento le coperte abbandonare il mio corpo apro a stento un occhio.

 -Chiunque tu sia lasciami morire nel letto.-

 -Idiota stupido imbecille, alzati!- Irene Scatto sull'attenti e guardo gli occhi pungenti e terribilmente scuri della mia migliore amica. Mi toglie la maglia e la butta sul letto, mi trascina nel bagno e apre la doccia -Ascolta e ascolta attentamente: tu ora ti farai la doccia, farai colazione, ti laverai i denti, prenderai la metropolitana e andrai all'Università. Tutto ciò lo farai senza urlare, protestare o fiatare. Esattamente, non voglio sentirti nemmeno respirare o ansimare. Adesso chiuderò la porta e tu farai quello che devi fare, la aprirò tra quindici minuti giusti e spero per te che sarai pulito, profumato e coperto da accappatoio. Io vado a prepararti latte e cereali e un caffè forte. Schnell!- Obbedisco senza neanche avere il coraggio di fare delle domande a me stesso. In dieci minuti mi faccio la doccia, metto l'accappatoio e esco dal bagno prima che la versione pazza di Irene mi venga a prendere. In cucina la mia amica ha preparato una colazione invitate, i cereali al miele annegano deliziosamente nel latte freddo. Mentre mangio provo a parlarle, ma ogni mio tentativo viene frenato in principio da lei. Ed eccomi che dalla comodità del letto sono passato alla freddezza e durezza delle sedie di legno dell'Università. Sono fortunato, ho beccato l'assistente, l'esame va sorprendentemente bene, si conclude con un ventinove che il mio professore decide di passare a trenta. Ovviamente sono contento, ma ho paura di non ritrovare Aiko al mio ritorno; vorrei chiarire, parlarle, prometterle di cambiare, dirle che mi farò piacere Andrea se proprio ci tiene. Ritorno a casa stremato dal caldo, ma contento per l'esito dell'esame e speranzoso. Apro la porta, mi incammino esitante verso la cucina. Trovo sul tavolo il pranzo (un piatto di pasta all'insalata) ed un biglietto, riconosco subito la grafia

 
            Se vuoi chiarire vieni domani alla festa di Andrea, ti ho lasciato l'indirizzo scritto
            sul blocchetto in camera tua. Non ti preoccupare, ti ha messo sulla lista, non
            è un suo stratagemma per sabotarti.

            P.S. Ringrazia Andrea, altrimenti a quest'ora eri nel letto a marcire. Sono seria.

 

Confuso, ma ancora più contento, vado in camera e, vicino al computer, trovo l'indirizzo. Ci penso su, accendo il computer. Trovo un messaggio privato su youtube, vado a leggerlo e con stupore vedo che è di Lady Heartbreaker. Mi chiede di prestarmi ad un trucco ispirato a Twilight, sottolineando che odia quella saga ma che deve essere divertente truccare da vampiro e mi chiede se va bene dopodomani pomeriggio. Divertente? Sì, perché no! Non sono sempre un tipo noioso. Gli rispondo che va bene. Certo che sono matti questi tipi di youtube!

 
    Il giorno dopo mi presento a questa fantomatica villa con una camicia tra il beige chiaro ed il giallo pallido, pantaloni bianchi e mocassini in eco-pelle beige. Ci ho perso trenta minuti allo specchio, ma i miei capelli neri e ricci non ne hanno voluto sapere di stare al loro posto. La villa è una cosa gigantesca. Un percorso di ghiaia abbastanza grande da far entrare un SUV è attorniato da alberi di agrumi e fiori colorati, a sinistra si intravede uno stagno. Al cancello mi chiedono il nome, mi fanno entrare quando si assicurano che il “signorino Andrea” mi abbia messo nella lista. Percorro la strada di ghiaia, noto un bar vicino allo stagno con qualche tavolo e delle sedie, degli sgabelli al bancone. D'avanti a me si materializzano delle scale che portano ad una tavernetta, a destra c'è un parcheggio, a sinistra la piscina. Già c'è il vociare delle persone, qualcuna ha già un drink in mano; appena vedo Andrea mi sento un pezzente: ha un completo camicia azzurra, pantalone blu che sembra fatto per lui. La camicia è leggermente aperta sul petto, scoprendo la pelle glabra e un po' di pettorali. Mi saluta con un cenno della mano, un orecchino blu elettrico brilla, ma non quanto il suo sorriso. Lo raggiungo con le mani in tasca, cerco di ripetermi di essere positivo.

 -L'avevo detto ad Irene che saresti venuto!- Inaspettatamente mi abbraccia, sorrido imbarazzato ed irritato.

 -Dov'è?-

 -Dentro, sta prendendo degli stuzzichini.-

 -Già so chi porta i pantaloni tra i due- Andrea ride. Vedo Irene scendere le scale, parla e ride con qualcuno al suo fianco che riconosco essere Cinzia. La mia amica indossa un vestito rosso a giro maniche e collo alto, lungo fino a metà coscia, di cotone leggero e un po' trasparente. Una collana le arriva al centro del petto ed ha come ciondolo la sagoma di un gatto di color bianco metallizzato.

 -Oh, sei venuto- mi dice, ma la sua voce è quasi delusa e molto piatta.

 -Già- rispondo con un sorriso amichevole.

 -Io vi lascio da soli- Andrea si dilegua. Ci guardiamo, Irene continua a tenere alto il suo muro di ostilità, pare quasi che voglia scrutarmi l'anima con i suoi occhi fissi su di me, alla ricerca di un piccolo squarcio per trovare il marcio tra le mie intenzioni. Io, dal mio canto, riesco solo a sorridere in maniera educata, sapete uno di quei sorrisi di circostanza. Mi spingo fin dall'inizio a rompere il silenzio, eppure è lei a parlare per prima.

 -Andrea aveva ragione, sei venuto. Bene, bravo, dovrei farti un applauso e darti uno snack, credo.- Non so che risponderle; lei è fin troppo indulgente, ma sono io il geloso, sono io che mi sono ritratto dal ruolo di amico e ho ricominciato a fare quello di amante.

 -Io penso che- continua -se non hai niente da dire, allora o te ne vai o non mi stai d'avanti come un pesce lesso.-

 -Scusa.- La parola mi è sfuggita di bocca, mi rendo conto che i denti la trattenevano, come fanno le gabbie delle celle con i prigionieri, ma lei è ugualmente evasa. Il volto di Irene ha un secondo di gratitudine, come se nel profondo quella parola possa risolvere tutto, ma appunto è un misero secondo. Altrettanto misero quanto importante, ma pur sempre un secondo. Ritorna l'espressione indulgente e mi sento senza scampo.

 -Non pensavo di comportarmi da persona gelosa, né tanto meno credevo di invidiare il tuo nuovo ragazzo- ricomincio, anche se nutro poca speranza. -Non mi piaci più come una volta, ormai l'abbiamo superata, ma non so ancora accettare il fatto che tu possa trovare qualcuno di speciale che non sia io.- Pensavo di star sviluppando male il discorso ed il sorriso della mia amica è un bel colpo di scena.

 -Non ce l'ho mai avuta realmente con te, ma è sempre meglio ammettere certe cose.- Apre le braccia e mi stringe in un abbraccio. Ho sempre adorato i suoi abbracci: sentire il suo cuore battere con il mio, percepire lievemente quel profumo di aloe, farsi solleticare dai suoi capelli; io non so abbracciare, odio farlo, mi sento sempre un idiota impacciato, ma con lei è diverso. Delle volte vorrei davvero che la nostra storia fosse andata bene. È una fortuna che siamo rimasti amici, di solito è impossibile, ma spesso è una pugnalata al cuore saperla con un altro o non poterla baciare quando stiamo insieme. Stiamo così per un po', Andrea spunta per rovinare tutto.

 -Sapevo che avreste fatto pace!-

 -È anche e soprattutto merito tuo!- Irene va a baciarlo, mi guarda, forse aspettando anche un mio grazie, che però non arriva.

 -Be', prego, ma i grandi amici non possono stare separati, giusto?- Faccio cenno di sì, poco convinto -Sei un bravo ragazzo.- Non ci credo che me l'ha detto sul serio! È come se mi stesse perdonando per una mia colpa e non mi va giù. Una cosa è che lo ammetto io, una cosa è che lo ammette Irene, ma lui... No, lui non può! Ricomincio a fare il vecchio sorriso di circostanza e mi congedo, usando la scusa del drink. Volevo parlare ad Aiko di Lady Heartbreaker, ma quel tale mi ha fatto passare la voglia. Al buffet trovo Cinzia e Carmine, li saluto sollevato: almeno ho una possibilità di non stare con Irene ed il suo “boyfriend”.

 -Sei arrivato da poco?- Annuisco al ragazzo.

 -Non trovi che Irene sia stupenda con quel vestito?- Guardo Cinzia con cipiglio sorpreso.

 -Si, credo.- In effetti Irene è stupenda oggi, ha il trucco molto curato, sembra che gliel'abbia fatto un'esperta, ed è più radiosa del solito. E profuma, profuma di buono, di un profumo che non le avevo mai sentito addosso.

 -Ehi, ma tu non avevi un esame in questa settimana?-

 -Sì, Cinzia, ieri-

 -Com'è andato?-

 -Trenta.-

 -Dovremmo festeggiare!-

 -Sai, Carmine, dopo l'ultima volta questa volta passo- gli faccio un sorriso. Mi guardo intorno, mi accordo di avare sete e noto anche di non aver ancora preso da bere. Mi verso un po' di vodka alla fragola e l'allungo con Red Bull. C'è davvero tanta gente, ma solo un terzo (per non dire un quinto) di loro ha l'aria minimamente simpatica. La villa, al contrario, è magnifica. Profuma di soldi, cloro ed estati indimenticabili, ma anche di vecchio, di ricordi salati, di calore familiare, di povertà. È un vortice di elementi diversi ed è stranamente incantevole. Bevo e abbandono Cinzia e Carmine per fare un giro. Entro in casa, il tavolo del buffet anche qui è pieno di bevande fredde e stuzzichini sfiziosi; di soppiatto vado nell'altra stana, dove trovo un ampio salone ed una porta infondo, semi-chiusa. Mi avvicino con circospezione, apro la porta e ciò che vedo è pazzesco. Libri. Tre pani collegati da scale di legno bruno ospitano decine di libri avvolti di un alone di vecchio e nuovo. A bocca aperta guardo il lungo lampadario che passa fra i due soppalchi, arrivando in alto sulla mia testa, infondo si intravede un balcone coperto da pesanti tende blu notte; almeno cinque, sei lampade a muro percorrono il perimetro di ognuno dei tra piani, la luce ora viene opaca dai paralumi a conchiglia, sfumati di bianco ed arancio. Trovo l'interruttore e la stanza si illumina sfoggiando la sua bellezza, appena percepibile nella penombra. Osservo quell'enorme biblioteca ancora un po', poi spengo la luce per paura di essere scoperto. Vicino al balcone c'è uno scrittoio con una macchina da scrivere d'epoca, mi avvicino ad essa, percorrendo timoroso la stanza, e la tocco quasi con la paura che scatti un allarme o qualcosa di simile. Sento un rumore alle mie spalle ed improvvisamente i denti di un segugio serrati alla mia caviglia diventano qualcosa di tangibile.

 -Non si dovrebbe curiosare in casa d'altri.- Capisco subito che non è Andrea: questo tono di voce è più delicato, allegro, meno profondo e con un accento marcato, qualcosa che mi ricorda una certa cadenza sarda. Mi giro a rallentatore e la persona che vedo ha un che di familiare.

 -Stavo solo...- incomincio, impacciato -Ho visto la porta aperta e...- ho sorriso, al limite dell'imbarazzo -Bella casa.- L'altro annuisce con espressione seria, ma beffarda.

 -Sì, ma dovrei dire ai proprietari di cambiare il colore del bagno. Quel giallo canarino proprio non è adatto!- La mia aria gli scatena una risata fragorosa, che soffoca o almeno tenta di frenare portando la mano vicino alla bocca, l'indice leggermente appoggiato tra il labbro superiore ed il naso.

 -Chi sei?- Chiedo, rosso in viso.

 -Sicuramente non il proprietario, sta' tranquillo!- Il suo tono di scherno è stranamente dolce. Si avvicina e mi porge la mano -Caleb.- Una lampadina si accende così di scatto che sussulto.

 -Lady Heartbreaker!? Io sono Diego!-

 -Ah, ecco! Dicevo che c'era qualcosa di familiare!- Accetto la stretta di mano; inizio a guardare la porta con ansia crescente. Il ragazzo mi sorride (ora riconosco il sorriso che avevo ammirato dallo schermo del computer), mi prende per mano e mi porta fuori; mi intima di fare silenzio portandosi un dito alla bocca, invece di tornare nella sala principale va a destra e passa per un portoncino a due ante, che sbocca su un disimpegno. D'avanti a noi c'è un altro portoncino, a sinistra uno specchio ed un mobile di legno lucido, a destra delle rampe di scale. Sale da quella parte, provo a chiedergli una sola volta dove stiamo andando e lui mi blocca mettendomi una mano sulla bocca. Superiamo una porta chiusa e arriviamo ad un'altra. La apre delicatamente. Mi ha portato in una mansarda, fornita di cucina, balconata e una scala traballante che porta ad un soppalco. Il posto è leggermente polveroso, Caleb apre le ante che portano fuori alla balconata.

 -Lo spettacolo di sera è ancora più bello, si vedono le stelle e la piscina illuminata.- Ora invece si vedono le teste delle persone e si sente musica lounge ed un brusio sommesso di chiacchiere educate.

 -Come fai a conoscere a memoria questa casa?- Alza le spalle.

 -Sono venuto ieri per fare le prove per il make up della ragazza di Andrea e mi sono fatto qualche giretto. Ah, ma tu la conosci!-

 -Sì, Irene.-

 -KawAiko è una ragazza straordinaria! Fa delle riprese e dei montaggi quasi da professionista e i suoi vlog sono sempre divertentissimi.-

 -Già.- Mi metto la mano libera dal bicchiere in tasca, la vedo tra le persone, abbracciata ad Andrea.

 -Sai, credevo che voi steste insieme- scuoto la testa con vigore.

 -No, siamo solo amici.-

 -Be', meglio così!- Prendo la frase come una battuta perché il ragazzo sorride radiosamente -Sono davvero contento che hai accettato per domani!-

 -Anche io lo sono! Staccare un po' dallo studio mi farà bene!-

 -Concordo.- Schiocca la lingua e si schiarisce la voce -Forse dovrei andare a prendere qualcosa da bere.- Gli porgo il mio bicchiere, che accetta con un sorpresa e gratitudine.

 -Come ti è sembrato Andrea?- Chiedo, indagatore.

 -Un bravo ragazzo, vuole seriamente bene alla tua amica, educato, composto, ma non noioso.- Tutti ne parlano bene, mi sa che andando avanti in questo modo le mie convinzioni andranno scemando. -Provi qualcosa per lei, non è vero?- Sospiro.

 -Non propriamente. Dice un mio amico che sono possessivo nei suoi confronti- il ragazzo annuisce.

 -È una bella ragazza ed è simpatica nonché brillante, difficile non provare affetto per lei.-

 -Già.- Lo conosco da dieci, massimo quindici minuti, e ha già capito tutto di me. Decidiamo di tornare alla festa, l'aria fuori è più calda, più opprimente, il fresco dei muri e delle stanze ampie è sparito. Caleb si dimostra essere un ottimo ascoltatore ed oratore, la preoccupazione mi è completamente passata, ora sono a mio agio e rilassato. Se proprio voglio dirla tutta non vedo quasi l'ora di passare la giornata a casa sua. Mentre parlo con il ragazzo Irene si avvicina e mi prende in disparte.

 -Ho visto che hai fatto amicizia!- Scrollo le spalle -Senti, non serve a niente evitarmi.-

 -Non ti stavo evitando- e sono sincero! Magari all'inizio era così, ma ora mi sto veramente divertendo. L'altra sbuffa, io alzo il sopracciglio.

 -Stai sempre a negare, vero?-

 -Ti assicuro che non ti sto evitando! Mi trovo bene con Caleb, ah e tu non sai della collaborazione.-

 -Cioè?-

 -Caleb in veste di Lady Heartbreaker vuole usarmi per fare un trucco in stile Twilight saga.-

 -Ah, carino...- mi fa un sorriso di scuse -Vado da Andrea, complimenti per il trenta!-

 -Avete qualche problema ultimamente?- Mi chiede il ragazzo appena mi vede ritornare; alzo le spalle.

 -Ho qualche problema ad accettare il suo nuovo amico, tutto qui.- Annuisce, comprensivo.

 -Non appena la festa finisce, io e Caleb decidiamo di scambiarci i numeri, dandoci appuntamento per il giorno dopo. Saluto Andrea ed Irene rapidamente, promettendo a quest'ultima che mi farò sentire. Tornato alla tranquillità di casa mia decido di leggere un buon libro, chiamo mia madre per confermare la cena di domenica. Stanco, vado a dormire senza mangiare. Sono sicuro che passerò una nottata tranquilla.

I bla bla dell'Autrice»

Bene bene, un nuovo capitolo, un nuovo personaggio. Sono ancora delusa per il numero di recensioni (uno -.-) ad ogni modo sono contenta di vedere che le letture vanno e lo stesso anche chi mi segue! ^_^ Thank you guys! Il prossimo capitolo è il mio preferito, ma è lungo sette pagine fitte di word quindi credo che lo dividerò. Vado a giocare ad un escape game e poi a studiare .-. A presto!

 

   
 
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