Quarto Capitolo
Just for fun!
La mattina
dell'esame sono così a terra da non riuscire nemmeno ad
alzarmi dal letto. I
miei genitori, preoccupati per tutte le chiamate che ho liberamente
evitato,
hanno iniziato a credere che fossi morto, infatti due giorni fa hanno
cercato
di sfondare la porta di casa; ho aperto, sconvolto.
-Amore,
che faccia scavata, stai mangiando?
E...- mi ha annusato -Puzzi maledettamente!-
-Ciao
anche a te, mamma.-
-Diego,
ti sembra il modo di stare questo!-
Papà era in giacca e cravatta, gemelli d'oro, abito di seta,
fede d'oro bianco
brillante sull'anulare sinistro. Mi ha guardato dal basso verso l'alto,
ha
iniziato a strattonare i boxer larghi della Marvel, a toccare con
disprezzo la
maglia bianca a mezze maniche di
cotone.
-Credevamo
che ci fossi rimasto secco!-
-Grazie
per la tua schiettezza, mamma. Ora
potete anche andare via dato che avete visto che sto bene, devo
ricominciare a
studiare.- Li ho spinti fuori e ho chiuso la porta, per un po' hanno
continuato
a bussare, poi ho sentito il vocione di papà.
-Riguardati,
ragazzo.-
Ed
ora, nel mio comodo letto, mi sto chiedendo che ci vado a fare a dare
quello
stupido esame, tanto anche se studio rimarrò un perdente.
Anziché andare
all'Università stamattina potrei andare al cinema; proprio
ieri, con il pollo
fritto, mi hanno portato una locandina del cinema, sono usciti parecchi
film
interessanti. La porta si apre di colpo, ho uno spasmo, ma non mi alzo.
Quando
sento le coperte abbandonare il mio corpo apro a stento un occhio.
-Chiunque
tu sia lasciami morire nel letto.-
-Idiota
stupido imbecille, alzati!- Irene
Scatto sull'attenti e guardo gli occhi pungenti e terribilmente scuri
della mia
migliore amica. Mi toglie la maglia e la butta sul letto, mi trascina
nel bagno
e apre la doccia -Ascolta e ascolta attentamente: tu ora ti farai la
doccia,
farai colazione, ti laverai i denti, prenderai la metropolitana e
andrai
all'Università. Tutto ciò lo farai senza urlare,
protestare o fiatare.
Esattamente, non voglio sentirti nemmeno respirare o ansimare. Adesso
chiuderò
la porta e tu farai quello che devi fare, la aprirò tra
quindici minuti giusti
e spero per te che sarai pulito, profumato e coperto da accappatoio. Io
vado a
prepararti latte e cereali e un caffè forte. Schnell!- Obbedisco senza neanche
avere
il coraggio di fare delle domande a me stesso. In dieci minuti mi
faccio la
doccia, metto l'accappatoio e esco dal bagno prima che la versione
pazza di
Irene mi venga a prendere. In cucina la mia amica ha preparato una
colazione
invitate, i cereali al miele annegano deliziosamente nel latte freddo.
Mentre
mangio provo a parlarle, ma ogni mio tentativo viene frenato in
principio da
lei. Ed eccomi che dalla comodità del letto sono passato
alla freddezza e
durezza delle sedie di legno dell'Università. Sono
fortunato, ho beccato
l'assistente, l'esame va sorprendentemente bene, si conclude con un
ventinove
che il mio professore decide di passare a trenta. Ovviamente sono
contento, ma
ho paura di non ritrovare Aiko al mio ritorno; vorrei chiarire,
parlarle,
prometterle di cambiare, dirle che mi farò piacere Andrea se
proprio ci tiene.
Ritorno a casa stremato dal caldo, ma contento per l'esito dell'esame e
speranzoso. Apro la porta, mi incammino esitante verso la cucina. Trovo
sul
tavolo il pranzo (un piatto di pasta all'insalata) ed un biglietto,
riconosco
subito la grafia
Se vuoi chiarire
vieni domani alla
festa di Andrea, ti ho lasciato l'indirizzo scritto
sul blocchetto in camera tua. Non ti
preoccupare, ti ha messo sulla lista, non
è un
suo stratagemma per sabotarti.
P.S. Ringrazia
Andrea, altrimenti a
quest'ora eri nel letto a marcire. Sono seria.
Confuso,
ma ancora più contento, vado in camera e, vicino al
computer, trovo
l'indirizzo. Ci penso su, accendo il computer. Trovo un messaggio
privato su
youtube, vado a leggerlo e con stupore vedo che è di Lady
Heartbreaker. Mi
chiede di prestarmi ad un trucco ispirato a Twilight, sottolineando che
odia
quella saga ma che deve essere divertente truccare da vampiro e mi
chiede se va
bene dopodomani pomeriggio. Divertente? Sì,
perché no! Non sono sempre un tipo
noioso. Gli rispondo che va bene. Certo che sono matti questi tipi di
youtube!
Il
giorno dopo mi presento a questa
fantomatica villa con una camicia tra il beige chiaro ed il giallo
pallido,
pantaloni bianchi e mocassini in eco-pelle beige. Ci ho perso trenta
minuti
allo specchio, ma i miei capelli neri e ricci non ne hanno voluto
sapere di
stare al loro posto. La villa è una cosa gigantesca. Un
percorso di ghiaia
abbastanza grande da far entrare un SUV è attorniato da
alberi di agrumi e
fiori colorati, a sinistra si intravede uno stagno. Al cancello mi
chiedono il
nome, mi fanno entrare quando si assicurano che il “signorino
Andrea” mi abbia
messo nella lista. Percorro la strada di ghiaia, noto un bar vicino
allo stagno
con qualche tavolo e delle sedie, degli sgabelli al bancone. D'avanti a
me si
materializzano delle scale che portano ad una tavernetta, a destra
c'è un
parcheggio, a sinistra la piscina. Già c'è il
vociare delle persone, qualcuna
ha già un drink in mano; appena vedo Andrea mi sento un
pezzente: ha un
completo camicia azzurra, pantalone blu che sembra fatto per lui. La
camicia è
leggermente aperta sul petto, scoprendo la pelle glabra e un po' di
pettorali.
Mi saluta con un cenno della mano, un orecchino blu elettrico brilla,
ma non
quanto il suo sorriso. Lo raggiungo con le mani in tasca, cerco di
ripetermi di
essere positivo.
-L'avevo
detto ad Irene che saresti venuto!-
Inaspettatamente mi abbraccia, sorrido imbarazzato ed irritato.
-Dov'è?-
-Dentro,
sta prendendo degli stuzzichini.-
-Già
so chi porta i pantaloni tra i due-
Andrea ride. Vedo Irene scendere le scale, parla e ride con qualcuno al
suo
fianco che riconosco essere Cinzia. La mia amica indossa un vestito
rosso a
giro maniche e collo alto, lungo fino a metà coscia, di
cotone leggero e un po'
trasparente. Una collana le arriva al centro del petto ed ha come
ciondolo la
sagoma di un gatto di color bianco metallizzato.
-Oh,
sei venuto- mi dice, ma la sua voce è
quasi delusa e molto piatta.
-Già-
rispondo con un sorriso amichevole.
-Io
vi lascio da soli- Andrea si dilegua. Ci
guardiamo, Irene continua a tenere alto il suo muro di
ostilità, pare quasi che
voglia scrutarmi l'anima con i suoi occhi fissi su di me, alla ricerca
di un piccolo
squarcio per trovare il marcio tra le mie intenzioni. Io, dal mio
canto, riesco
solo a sorridere in maniera educata, sapete uno di quei sorrisi di
circostanza.
Mi spingo fin dall'inizio a rompere il silenzio, eppure è
lei a parlare per
prima.
-Andrea
aveva ragione, sei venuto. Bene,
bravo, dovrei farti un applauso e darti uno snack, credo.- Non so che
risponderle; lei è fin troppo indulgente, ma sono io il
geloso, sono io che mi
sono ritratto dal ruolo di amico e ho ricominciato a fare quello di
amante.
-Io
penso che- continua -se non hai niente da
dire, allora o te ne vai o non mi stai d'avanti come un pesce lesso.-
-Scusa.-
La parola mi è sfuggita di bocca, mi
rendo conto che i denti la trattenevano, come fanno le gabbie delle
celle con i
prigionieri, ma lei è ugualmente evasa. Il volto di Irene ha
un secondo di
gratitudine, come se nel profondo quella parola possa risolvere tutto,
ma
appunto è un misero secondo. Altrettanto misero quanto
importante, ma pur
sempre un secondo. Ritorna l'espressione indulgente e mi sento senza
scampo.
-Non
pensavo di comportarmi da persona gelosa,
né tanto meno credevo di invidiare il tuo nuovo ragazzo-
ricomincio, anche se
nutro poca speranza. -Non mi piaci più come una volta, ormai
l'abbiamo
superata, ma non so ancora accettare il fatto che tu possa trovare
qualcuno di
speciale che non sia io.- Pensavo di star sviluppando male il discorso
ed il
sorriso della mia amica è un bel colpo di scena.
-Non
ce l'ho mai avuta realmente con te, ma è
sempre meglio ammettere certe cose.- Apre le braccia e mi stringe in un
abbraccio. Ho sempre adorato i suoi abbracci: sentire il suo cuore
battere con
il mio, percepire lievemente quel profumo di aloe, farsi solleticare
dai suoi
capelli; io non so abbracciare, odio farlo, mi sento sempre un idiota
impacciato, ma con lei è diverso. Delle volte vorrei davvero
che la nostra
storia fosse andata bene. È una fortuna che siamo rimasti
amici, di solito è
impossibile, ma spesso è una pugnalata al cuore saperla con
un altro o non
poterla baciare quando stiamo insieme. Stiamo così per un
po', Andrea spunta
per rovinare tutto.
-Sapevo
che avreste fatto pace!-
-È
anche e soprattutto merito tuo!- Irene va a
baciarlo, mi guarda, forse aspettando anche un mio grazie, che
però non arriva.
-Be',
prego, ma i grandi amici non possono
stare separati, giusto?- Faccio cenno di sì, poco convinto
-Sei un bravo
ragazzo.- Non ci credo che me l'ha detto sul serio! È come
se mi stesse perdonando
per una mia colpa e non mi va giù. Una cosa è che
lo ammetto io, una cosa è che
lo ammette Irene, ma lui... No, lui non può! Ricomincio a
fare il vecchio
sorriso di circostanza e mi congedo, usando la scusa del drink. Volevo
parlare
ad Aiko di Lady Heartbreaker, ma quel tale mi ha fatto passare la
voglia. Al
buffet trovo Cinzia e Carmine, li saluto sollevato: almeno ho una
possibilità
di non stare con Irene ed il suo “boyfriend”.
-Sei
arrivato da poco?- Annuisco al ragazzo.
-Non
trovi che Irene sia stupenda con quel
vestito?- Guardo Cinzia con cipiglio sorpreso.
-Si,
credo.- In effetti Irene è stupenda oggi,
ha il trucco molto curato, sembra che gliel'abbia fatto un'esperta, ed
è più
radiosa del solito. E profuma, profuma di buono, di un profumo che non
le avevo
mai sentito addosso.
-Ehi,
ma tu non avevi un esame in questa
settimana?-
-Sì,
Cinzia, ieri-
-Com'è
andato?-
-Trenta.-
-Dovremmo
festeggiare!-
-Sai,
Carmine, dopo l'ultima volta questa
volta passo- gli faccio un sorriso. Mi guardo intorno, mi accordo di
avare sete
e noto anche di non aver ancora preso da bere. Mi verso un po' di vodka
alla
fragola e l'allungo con Red Bull. C'è davvero tanta gente,
ma solo un terzo
(per non dire un quinto) di loro ha l'aria minimamente simpatica. La
villa, al
contrario, è magnifica. Profuma di soldi, cloro ed estati
indimenticabili, ma
anche di vecchio, di ricordi salati, di calore familiare, di
povertà. È un
vortice di elementi diversi ed è stranamente incantevole.
Bevo e abbandono
Cinzia e Carmine per fare un giro. Entro in casa, il tavolo del buffet
anche
qui è pieno di bevande fredde e stuzzichini sfiziosi; di
soppiatto vado
nell'altra stana, dove trovo un ampio salone ed una porta infondo,
semi-chiusa.
Mi avvicino con circospezione, apro la porta e ciò che vedo
è pazzesco. Libri.
Tre pani collegati da scale di legno bruno ospitano decine di libri
avvolti di
un alone di vecchio e nuovo. A bocca aperta guardo il lungo lampadario
che
passa fra i due soppalchi, arrivando in alto sulla mia testa, infondo
si
intravede un balcone coperto da pesanti tende blu notte; almeno cinque,
sei
lampade a muro percorrono il perimetro di ognuno dei tra piani, la luce
ora
viene opaca dai paralumi a conchiglia, sfumati di bianco ed arancio.
Trovo
l'interruttore e la stanza si illumina sfoggiando la sua bellezza,
appena
percepibile nella penombra. Osservo quell'enorme biblioteca ancora un
po', poi
spengo la luce per paura di essere scoperto. Vicino al balcone
c'è uno
scrittoio con una macchina da scrivere d'epoca, mi avvicino ad essa,
percorrendo timoroso la stanza, e la tocco quasi con la paura che
scatti un
allarme o qualcosa di simile. Sento un rumore alle mie spalle ed
improvvisamente i denti di un segugio serrati alla mia caviglia
diventano
qualcosa di tangibile.
-Non
si dovrebbe curiosare in casa d'altri.-
Capisco subito che non è Andrea: questo tono di voce
è più delicato, allegro,
meno profondo e con un accento marcato, qualcosa che mi ricorda una
certa
cadenza sarda. Mi giro a rallentatore e la persona che vedo ha un che
di
familiare.
-Stavo
solo...- incomincio, impacciato -Ho
visto la porta aperta e...- ho sorriso, al limite dell'imbarazzo -Bella
casa.-
L'altro annuisce con espressione seria, ma beffarda.
-Sì,
ma dovrei dire ai proprietari di cambiare
il colore del bagno. Quel giallo canarino proprio non è
adatto!- La mia aria
gli scatena una risata fragorosa, che soffoca o almeno tenta di frenare
portando
la mano vicino alla bocca, l'indice leggermente appoggiato tra il
labbro
superiore ed il naso.
-Chi
sei?- Chiedo, rosso in viso.
-Sicuramente
non il proprietario, sta'
tranquillo!- Il suo tono di scherno è stranamente dolce. Si
avvicina e mi porge
la mano -Caleb.- Una lampadina si accende così di scatto che
sussulto.
-Lady
Heartbreaker!? Io sono Diego!-
-Ah,
ecco! Dicevo che c'era qualcosa di
familiare!- Accetto la stretta di mano; inizio a guardare la porta con
ansia
crescente. Il ragazzo mi sorride (ora riconosco il sorriso che avevo
ammirato
dallo schermo del computer), mi prende per mano e mi porta fuori; mi
intima di
fare silenzio portandosi un dito alla bocca, invece di tornare nella
sala
principale va a destra e passa per un portoncino a due ante, che sbocca
su un
disimpegno. D'avanti a noi c'è un altro portoncino, a
sinistra uno specchio ed
un mobile di legno lucido, a destra delle rampe di scale. Sale da
quella parte,
provo a chiedergli una sola volta dove stiamo andando e lui mi blocca
mettendomi una mano sulla bocca. Superiamo una porta chiusa e arriviamo
ad
un'altra. La apre delicatamente. Mi ha portato in una mansarda, fornita
di
cucina, balconata e una scala traballante che porta ad un soppalco. Il
posto è
leggermente polveroso, Caleb apre le ante che portano fuori alla
balconata.
-Lo
spettacolo di sera è ancora più bello, si
vedono le stelle e la piscina illuminata.- Ora invece si vedono le
teste delle
persone e si sente musica lounge ed un brusio sommesso di chiacchiere
educate.
-Come
fai a conoscere a memoria questa casa?-
Alza le spalle.
-Sono
venuto ieri per fare le prove per il
make up della ragazza di Andrea e mi sono fatto qualche giretto. Ah, ma
tu la
conosci!-
-Sì,
Irene.-
-KawAiko
è una ragazza straordinaria! Fa delle
riprese e dei montaggi quasi da professionista e i suoi vlog sono
sempre
divertentissimi.-
-Già.-
Mi metto la mano libera dal bicchiere
in tasca, la vedo tra le persone, abbracciata ad Andrea.
-Sai,
credevo che voi steste insieme- scuoto
la testa con vigore.
-No,
siamo solo amici.-
-Be',
meglio così!- Prendo la frase come una
battuta perché il ragazzo sorride radiosamente -Sono davvero
contento che hai
accettato per domani!-
-Anche
io lo sono! Staccare un po' dallo
studio mi farà bene!-
-Concordo.-
Schiocca la lingua e si schiarisce
la voce -Forse dovrei andare a prendere qualcosa da bere.- Gli porgo il
mio
bicchiere, che accetta con un sorpresa e gratitudine.
-Come
ti è sembrato Andrea?- Chiedo,
indagatore.
-Un
bravo ragazzo, vuole seriamente bene alla
tua amica, educato, composto, ma non noioso.- Tutti ne parlano bene, mi
sa che
andando avanti in questo modo le mie convinzioni andranno scemando.
-Provi
qualcosa per lei, non è vero?- Sospiro.
-Non
propriamente. Dice un mio amico che sono
possessivo nei suoi confronti- il ragazzo annuisce.
-È
una bella ragazza ed è simpatica nonché
brillante, difficile non provare affetto per lei.-
-Già.-
Lo conosco da dieci, massimo quindici
minuti, e ha già capito tutto di me. Decidiamo di tornare
alla festa, l'aria
fuori è più calda, più opprimente, il
fresco dei muri e delle stanze ampie è
sparito. Caleb si dimostra essere un ottimo ascoltatore ed oratore, la
preoccupazione mi è completamente passata, ora sono a mio
agio e rilassato. Se
proprio voglio dirla tutta non vedo quasi l'ora di passare la giornata
a casa
sua. Mentre parlo con il ragazzo Irene si avvicina e mi prende in
disparte.
-Ho
visto che hai fatto amicizia!- Scrollo le
spalle -Senti, non serve a niente evitarmi.-
-Non
ti stavo evitando- e sono sincero! Magari
all'inizio era così, ma ora mi sto veramente divertendo.
L'altra sbuffa, io
alzo il sopracciglio.
-Stai
sempre a negare, vero?-
-Ti
assicuro che non ti sto evitando! Mi trovo
bene con Caleb, ah e tu non sai della collaborazione.-
-Cioè?-
-Caleb
in veste di Lady Heartbreaker vuole
usarmi per fare un trucco in stile Twilight saga.-
-Ah,
carino...- mi fa un sorriso di scuse
-Vado da Andrea, complimenti per il trenta!-
-Avete
qualche problema ultimamente?- Mi
chiede il ragazzo appena mi vede ritornare; alzo le spalle.
-Ho
qualche problema ad accettare il suo nuovo
amico, tutto qui.- Annuisce, comprensivo.
-Non
appena la festa finisce, io e Caleb
decidiamo di scambiarci i numeri, dandoci appuntamento per il giorno
dopo.
Saluto Andrea ed Irene rapidamente, promettendo a quest'ultima che mi
farò
sentire. Tornato alla tranquillità di casa mia decido di
leggere un buon libro,
chiamo mia madre per confermare la cena di domenica. Stanco, vado a
dormire
senza mangiare. Sono sicuro che passerò una nottata
tranquilla.