-Posso avere un po’ d’acqua, per favore?

-Certo! Sembra che tu stia per svenire, ragazzo… Forse è meglio che ti prenda anche un po’ di formaggio.

-Non so come ringraziarla…

-E di che? Piuttosto, dimmi un po’ come ha fatto uno scricciolo come te a stancarsi così tanto.

-Camminando.

-Camminando?

-Eh, già, camminando.

-Buon Dio, quanta strada hai fatto?

-Non lo so… Tanta.

-Da dove vieni, ragazzo?

-Dalla città…

-Dalla città?!

-Eh, già; dalla città.

-E sei venuto fin qui a piedi?

-Sì.

-Buon Dio…

- È molto buono, questo formaggio…

-Lo so che è buono, l’ho fatto io con queste mani. E senti un po’, come mai sei venuto fino a qui?

-Non solo fino a qui: mi riposo un po’, poi continuo.

-Fino a dove?

-Fino a dove vive il gigante.

-Buon Dio!!

-Eh, già.

-Ma perché vuoi vedere il gigante?

-Perché lo voglio ammazzare.

-Sei molto spiritoso, oppure molto stupido.

-E perché?

-Perché ci hanno già provato in molti, con quello lì, ma non c’è verso di farlo fuori, il maledetto! E poi tu sei giovane, piccolo e stanco… Sarebbe la morte, per te, anche solo avvicinarti a quel posto!

-Hmm.

-Che c’è, non ci credi? Guarda che sono vecchio, ho esperienza della vita. Dà retta, ragazzo, vattene a casa.

-E lei ci ha provato?

-A far che?

-Ad ammazzare Golia.

-Buon Dio, ma scherzi?! Non sono mica più un giovincello, io! E poi se il gigante mi fa fuori, chi ci bada alle mie capre, alla mia casa…?

-Capisco.

-Ma non approvi.

-Eh, già.

-E perché?

-Perché la gente sta morendo per colpa del mostro, bisogna tentare di fare qualcosa, qualsiasi cosa.

-Più facile a dirsi che a farsi.

-Vedremo.

-Ah sì, eh? E che cos’hai tu che gli altri non hanno? Perché dovresti essere tu quello a riuscire?

-La mia fionda e una buona mira: lo posso colpire.

-Bravo pollo; e se lo manchi?

-Se lo manco, riprovo.

-E se manchi ancora?

-Riprovo ancora.

-Potrebbe ammazzarti prima.

-Sì, ma intanto lo avrò indebolito, e quelli che arriveranno dopo di me avranno quel minimo di vantaggio in più che potrebbe salvargli la pelle.

-Sei pazzo…

-No davvero.

-…Però hai fegato. Ma tutte queste belle cose le farai domani: oggi resti qui e ti riposi.

-Non so come ringraziarla…

-E di che?

-E tu chi saresti?

-Davide.

-Che hai detto?

-Mi chiamo Davide…

-Ah. Va bene, però adesso vattene. Beh, che aspetti? Io ho già mangiato, non ho spazio per il dolce. Oè, che credi di fare con quella pietra? Ah, hai una fionda… Forse dopotutto sai il fatto tuo. Vabbè, vorrà dire che ti ammazzo anche senza mangiarti, visto che vuoi fare così. Però è un modo cretino di morire, no?

-No, no è vero.

-Parla forte, per l’amor di Dio!

-NON È UN MODO CRETINO DI MORIRE!!

-Ma va là, scricciolo! Cominci ad infastidirmi.

-AAARGH!

-Sì, fa male. Che credevi, che ti avrei dato carezze invece che sberle e bacetti invece che morsi, come mammina?

-Ti prego… Basta…

-Fai l’uomo, per l’amor di Dio! E posa quella stupida pietra: non so se ti hanno informato, ma le pietre solo parecchio indigeste. Ahio! Beh, quando ho detto di mollarla intendevo a terra, non sulla mia fronte… Ed era pure aguzza, mannaggia a te! Oè, dove scappi? Che è, un’altra pietra? Ma così mi rimangono le cicatrici… Senti, coso, va bene che ho appena mangiato e non ho tanta voglia di muovermi, ma mi hai davvero stancato, pic… Oddio, ma che hai fatto?

-Ti ho ammazzato.

-Con la pietra?

-Eh, già.

-Sei una peste, soldo di cacio…

-Però sono vivo.