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Autore: Distress_And_Coma    02/11/2011    2 recensioni
In una radura incantata, una madre con la sua bambina.
Cosa si dicono, perchè se lo dicono.
Denuncia verso l'ipocrisia del mondo.
Non voglio offendere nessuno, solo far notare una grossa piaga della società, e proporre un rimedio contro il "non sapere".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Sera condusse con se la figlia Sascha, o Alexandra.
Era un semplice pomeriggio estivo, piuttosto caldo, anche se il freddo autunno russo stava per giungere.

La sua bambina aveva otto anni, sapeva già scrivere in cirillico, tedesco, italiano, francese e inglese.
E stava anche imparando a tracciare alcuni kana e kanji.

Era una bimba molto brava. Molto istruita.
Sera ne andava molto fiera.
Prese la bimba per mano, che la seguì docile, poi si incamminarono verso un piccolo bosco.
Al centro del bosco stava una radura.
"Sascha, amore, siedi qui, accanto a me." disse Sera dolcemente.
La bambina si sedette davanti alla madre, la quale si inginocchiò e iniziò a parlare.
"Ciò che sto per dirti è molto importante, quindi ascoltami bene. Ho scelto di portarti qui oggi perchè tu hai otto anni.
Non sei più una bambina di sei anni, ma non sei nemmeno ancora una piccola donna.

Sei una fanciullina, e in quanto tale sei ancora libera dai pregiudizi tipici del mondo esterno.
Mi segui, Alexandra?"
"Sì, madre, vi seguo." disse Sascha.
Sapeva che quando la madre la chiamava con il suo nome completo aveva qualcosa di importante da dirle, e quindi doveva stare attenta.
"Queste cose saranno di fondamentale importanza nel tuo futuro. Io le ho dovute scoprire da sola, e ne ho sofferto molto" continuò Sera "quindi ho deciso di prepararti per la vita reale.
Con questo non voglio assolutamente dire che gli anni delle coccole siano finiti, solo vorrei dirti che il mondo è ammalato, e che dobbiamo essere forti per sopravviverci."
"Ma se è ammalato, madre, allora perchè non lo curiamo?" chiese la bambina.
"No, no, Alexandra. Il mondo non è responsabile della sua malattia." disse sorridente.
"Madre, ne sembrate felice. Ma se il mondo non ne è il responsabile, allora chi è?"
"I responsabili siamo noi umani." continuò la donna.
L'espressione della sua Sascha era perplessa.
"Fammi finire, Alexandra, non siamo nello specifico tu ed io le colpevoli di questa malattia. Lo è l'essere umano in generale.
Noi due ci siamo sempre comportate moralmente, non abbiamo mai commesso peccati.
Molta gente invece li commette.
Ce ne sono tanti, di varia natura, ma tutti, più o meno, dipendono dal fatto che l'essere umano in sé è debole."
"Non capisco, madre."
"Ora mi spiego meglio. L'essere umano, in quanto tale, è fragile, debole e insicuro.
Al suo interno dimora un'anima, cioè la sua parte spirituale.
Quella con cui si entra in contatto quando ci si trova in un ambiente di calma e serenità.
Quando si è in un ambiente di calma e serenità, si notano tutte le paure dell'essere umano.
Sono prima di tutto sensazioni, che possono essere paure, gioie, timori e dolori.
Questo vuol dire che l'essere umano ha sempre bisogno di essere confortato.
Ovviamente mi riferisco al conforto che ti può dare una persona fidata.
Ciò significa che automaticamente si esclude lo sconosciuto. Ciò che non si conosce, e che spaventa proprio perchè è sconosciuto."
Sera si fermò un attimo a respirare. Osservò la figlioletta di otto anni, la quale pareva davvero concentrata a seguire il lungo discorso della madre.
"Il mondo è pieno di "sconosciuto", che puoi intendere come qualsiasi cosa, persona o situazione che non hai mai visto prima.
La paura di ciò ha spinto gli umani (dotati di sentimento), ad unirsi in gruppi, praticando una cosa nota come bullismo."
"Non è una bella parola, eppure a scuola l'ho sentita spesso. La maestra ci ha spiegato che va bene temere in certa misura ciò che è estraneo, solo che non bisogna mai esagerare."
"Ed ha ragione. Il bullismo è l'insieme di atti violenti o scorretti nei confronti dell'altro, che in genere è designato come vittima. Ed è spesso solitario.
Questo non vuol dire che tu non puoi stare da sola. Vuole solo dire che se tu sei sola, avrai più possibilità di farti colpire da questo bullismo."
"Hm...Quindi più o meno è come la relazione tra il leone, che è un predatore, e un cervo, che è la preda?" chiese Alexandra.
"Esattamente. Più o meno, è questo il modello che il gruppo segue.
Il bullismo è originato dall'ignoranza, cioè dall'ignorare. Dal non sapere. Se l'uomo non sa, allora è ignorante, nel senso che ignora.
Non si conosce ciò che è estraneo, e di conseguenza si cerca di allontanarlo o indebolirlo semplicemente per paura.
Eppure basterebbe semplicemente conoscere un po' più a fondo, per non usare il bullismo."
"Basterebbe conoscere per arginare questa malattia?"
"Esatto. Se non si conosce, si attacca (anche se magari ci si vuole solo difendere), mentre se si conosce non si attacca." disse Sera.
La figlioletta parlò: "Madre, nella mia classe c'è una ragazzina. Si chiama Malia, ed è africana.
I suoi genitori sono africani, figli di gente che però si era stanziata qui in Russia da tanto.
Oggi un mio compagno di classe l'ha offesa, perchè non ha saputo fare un esercizio.
La maestra Elena lo ha sgridato, facendogli notare che non sono cose che si devono fare in una scuola elementare.
Alla fine però il mio compagno ha riconosciuto il suo errore ed ha chiesto scusa a Malia davanti a tutti. Malia alla fine ha accettato le scuse"
"Il tuo compagno ha riconosciuto il suo errore, ed ha fatto la cosa giusta. La tua maestra, invece, ha svolto il suo ruolo educativo, difendendo l'uguaglianza di tutti davanti alla legge, e il valore di una istituzione pubblica come la scuola."
"Una legge??"
"Sì, amore, una legge. Le leggi sono quelle regole che consentono ad un vastissimo gruppo di persone di vivere in armonia tra di loro. Rispettandosi, e rispettando anche gli altri."
"Allora posso dire che chi offende gli altri fa una cosa contro la legge!" esclamò la piccola Sascha.
"Esatto. All'incirca è così, nella maggior parte dei casi.
Ora dovrai ascoltarmi ancora meglio, questa parte del discorso sarà determinante.
Tu, dentro di te, sei ancora una bambina. I bambini sono le creature più dolci e innocenti che esistano.
In virtù di questa innocenza, non conoscono il mondo esterno, e non hanno pregiudizi.
I pregiudizi sono l'altra malattia del mondo, anche loro alla base del bullismo.
Mi segui?"
"Certo, madre."
"I pregiudizi non sono altro che giudizi dati prima di conoscere una persona, quindi sono privi di alcun fondamento."
"Una persona bruttissima esteticamente può essere bellissima dentro. Nel senso che può essere gentilissima. Lo so, madre."
"Sei proprio intelligente."
"Ma madre non capisco perchè se il concetto è così facile, il mondo non lo applichi quasi mai."
"Semplice Sascha: il mondo prova vergogna e paura di fronte a questa regola.
Ecco perchè non la applica. Perchè per il mondo è molto più facile chiudere gli occhi e fare finta di nulla."
"Comprendo, madre."


 
  
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