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Autore: valentinamiky    02/11/2011    4 recensioni
4^Classificata al "Cluedocontest" indetto da Tifa Lockheart90
Dal cap.1 "Arthur alzò gli occhi al cielo: possibile che il padre non avesse il minimo senso dell’umorismo?
-Stavo scherzando, ovviamente. Merlin è il figlio di Hunith-[...]
Uther lo guardò torvo.
-E tu come fai a conoscerlo?-
Arthur chiuse gli occhi, sperando pur sapendo di illudersi, che il padre non scatenasse un uragano dopo la sua semplice e schietta risposta.
-Viviamo insieme-"
Dal Cap.4 "-Arthur! No...no, vi prego! Sono innocente! Arthur, diglielo, ti prego! Non ho fatto niente, sono innocente!- Merlin continuò a urlare in preda alla frustrazione, disperato, voltandosi per quanto gli fosse consentito dalla morsa dei due agenti che lo stavano trascinando lontano, verso un loculo freddo e buio.
Aveva paura. [...]
Paura che, alla fine, anche l’ispettore lo abbandonasse al suo triste destino.
Fu proprio Arthur a riportarlo alla realtà: lo aveva afferrato per una spalla, rallentando così il percorso degli agenti. Lo aveva abbracciato, stringendolo a sé, protettivo.
-Giuro che ti tirerò fuori di qui, fosse l’ultima cosa che faccio...- aveva sussurrato, affondando il palmo nei suoi capelli scuri."
Genere: Commedia, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guilford Saga'
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 Mi scuso per il ritardo: avrei dovuto postare nel week end, ma davvero, con i preparativi della festa di Samhain (perchè Halloween è troppo commerciale) non ho avuto tempo per farlo. So che per voi non sarà assolutamente importante, ma vi assicuro che ne è valsa la pena XD
E' stato un lunedì meraviglioso, sia io che i miei amici eravamo felicissimi della riuscita *_* E il mio vestito home-made ha fatto colpo sui bambini XD Per essere il mio primo abito, è stata una grande soddisfazione *__*


41 di sangue


Capitolo 5:
La pazzia di Kilgarrah

 

Un intero giorno era trascorso nell’incredulità, nel dolore della perdita, nella disperazione e nell’ansia per chi, conoscendo bene Merlin, credeva nella sua innocenza.
Nessuno dei diretti sottoposti di Arthur era persuaso dalla ricostruzione fatta dal commissario. Anche Gwen e Elyan erano assolutamente certi della sua estraneità ai fatti.
La sola ad essersi lasciata ingannare, era Morgana. Ma lei non faceva testo, essendo troppo sconvolta per la morte di Will: i ragazzi erano certi che appena avessero chiarito la dinamica dell’omicidio, la figlia del commissario si sarebbe precipitata da Merlin, per chiedergli di perdonarla.
Arthur era arrivato al distretto terribilmente mogio, tanto che Leon, ignaro degli eventi del giorno precedente, gli aveva portato un cappuccino con brioche, pensando ingenuamente che si sentisse debole per aver saltato la colazione.
L’ispettore lo aveva rassicurato e dandogli delucidazioni, aveva contagiato il centralinista con la sua depressione. D’altronde, non c’era nulla da fare, se non aspettare il referto del medico legale.
L’uomo si presentò nel suo ufficio proprio quel pomeriggio. I capelli bianchi, lunghi fino alle spalle, erano raccolti in una coda bassa. Gli occhi chiari, coperti da un paio di occhiali dalla spessa montatura nera, si posarono sulla documentazione relativa al referto, prima di rivolgersi al giovane poliziotto.
-Ispettore Pendragon?-
Appena il ragazzo lo vide, saltò giù dalla sedia con un balzo, raggiungendo l’uomo con uno scatto felino. Lo invitò concitato ad entrare e accomodarsi: in fondo, era un uomo di una certa età, prossimo alla pensione.
-Dimmi, Gaius. Hai scoperto qualcosa?-
-Purtroppo, il colpevole non ha lasciato molte tracce. Ho fatto del mio meglio, ma quasi certamente ha usato dei guanti, per non lasciare impronte digitali. Anche se questo potrebbe essere un punto a nostro vantaggio-
-Che intendi dire?- Arthur lo osservò, avido di sapere ciò che passava per la testa del medico.
-Mi sembra strano che un assassino così attento a non disseminare impronte, lasci delle tracce così evidenti e le scarpe incriminate in bella mostra. Quasi certamente, voleva far ricadere i sospetti su Merlin. Ma la stazza lo ha tradito-
-La stazza, eh?- l’ispettore Pendragon era sempre più interessato.
-Già. Sembra che abbia inferto a Will un solo, potente colpo di forcone all’addome, che lo ha quasi trapassato da parte a parte, trafiggendo gli organi. Cosa che per una persona esile, risulterebbe piuttosto difficile- proseguì Gaius, mostrando all’ispettore un paio di foto scattate al busto della vittima, in laboratorio. –Come può vedere, i colpi inferti sono simili a buchi, tutti alla stessa distanza. Sarebbero molto diversi se per colpirlo avesse usato una lama: non sarebbe riuscito a dare delle pugnalate parallele, inoltre avendole analizzate, posso affermare che hanno tutte uguale profondità. -
-Quindi sappiamo con cosa è stato ucciso!-
-Esattamente. Inoltre, devo fare una precisazione sulla presunta ora del decesso: posso certamente confermare che sia morto attorno alle sette di sera, lo scorso sabato, in seguito allo shock ipovolemico. Ma il decesso per dissanguamento può sopraggiungere molto lentamente e questo mi fa pensare che sia stato colpito solo pochi minuti dopo aver telefonato a Merlin Emrys. -
Arthur esultò. Quello poteva significare solo una cosa: avevano le prove della sua innocenza!
Stava già per scattare nell’ufficio del padre, quando il medico legale lo invitò a sedersi di nuovo.
-Che c’è ancora?- gridò, isterico.
-Non ho finito. Indubbiamente, il colpo mortale è stato inferto con le punte del forcone; ma Will Grant è stato prima stordito con una forte botta sul viso: la guancia presenta un ematoma esteso, di forma lineare, compatibile probabilmente con il manico dell’arma. Probabilmente ha visto in faccia l’assassino. Forse, voleva lasciarci un messaggio, ma è stato raggiunto da un’altra botta, in testa. Non era letale, ma gli ha fatto perdere i sensi. Potrebbe essere per questa ragione che non ha finito di scrivere il messaggio. Inoltre, se consideriamo che dallo stomaco perforato sono fuoriusciti gli acidi gastrici...Mah! Arthur, mi ascolti?- Gaius sbuffò, rendendosi conto che l’ispettore si era già dileguato, probabilmente da un bel pezzo. La gioventù era sempre così di fretta! Possibile che nessuno riconoscesse le sue fatiche?
 
Hunith e Belinor corsero incontro al figlio, commossi. Freya si limitò a sorridergli, almeno finchè Merlin non la raggiunse, abbracciandola.
Erano tutti felici che fosse stato rilasciato e, come previsto, anche Morgana si era precipitata al distretto, per vedere Merlin, stringerlo e chiedergli scusa per tutte le cose orribili che aveva detto e pensato sul suo conto.
Arthur osservò da lontano quelle manifestazioni d’affetto: anche a lui era mancato, ma quello non era il suo momento. Avrebbe parlato con Merlin più tardi, una volta arrivato a casa. Per il momento, doveva accontentarsi. Il suo cuore, però, perse un battito quando il moro si voltò a guardarlo: nei suoi occhi poteva intravedere tutta la sua riconoscenza e il sorriso che gli rivolse, gli sembrò ancora più bello del solito.
Ciò che rovinò il suo buonumore, fu il commento del suo vice.
-Bene, bene! Sembra che oggi sia il mio giorno libero, quindi credo che verrò a festeggiare con voi! Mi raccomando, ispettore! Mi sostituisca come si deve!-
Quel dannato si faceva beffe di lui! Non solo doveva restare confinato al distretto, a lavorare, ma doveva addirittura sopportare l’ironia di Gwaine!
-Sparisci dalla mia vista, Orkney!- intimò, provocando l’ilarità di tutti i presenti.
Quando la piccola combriccola si fu dileguata, probabilmente diretta a Wildwoods, Arthur tornò nel suo ufficio dove, noncurante di tutto il lavoro che lo attendeva, prese a fissare il muro di fronte a sé.
Dopo ciò che era successo tra loro, non aveva trascorso un solo attimo di pace, insieme a Merlin.  Chissà cosa sarebbe successo quella sera...
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla vibrazione del suo cellulare: qualcuno gli aveva appena mandato un messaggio.
Quando aprì la cartella, trovò un nuovo sms di Merlin.
“Sapevo che ci saresti riuscito...grazie Arthur”
Il biondo, senza rendersene conto, si aprì in un sorriso raggiante. Anche la prospettiva di affrontare il padre, certamente furioso e ferito nell’orgoglio, non sembrava più un’impresa impossibile.
Lancelot entrò nel suo ufficio, trovandolo ancora impegnato a fissare il muro con un’espressione da ebete.
-Arthur?-
L’ispettore si riscosse, fingendo di essere sempre stato vigile e attento, ma ormai la frittata era fatta. Comunque, l’agente Lake non gli domandò nulla a riguardo.
-Ho analizzato i tabulati telefonici del cellulare di Will. Aveva fatto solamente un’altra chiamata, quel mattino. A Morgana. Sembra che all’ora della telefonata a Merlin, si trovasse nei campi adiacenti alla strada in cui è stato ritrovato il corpo, almeno stando a quanto mi ha detto Hunith. Gli aveva chiesto di rimestare l’erba, per farla essiccare meglio e lo ha aiutato fino alle 6.20 pm, circa, quando è tornata a casa per preparare la cena.-
-Infatti, è verso quell’ora che ha chiamato Merlin. Sono certo che volesse parlargli da solo. Ma per quale motivo? Insomma, mi aveva chiaramente fatto intendere di volermi dire qualcosa, ma non in sua presenza.-
-Questo non lo so. Ad ogni modo, per quanto riguarda le lettere che ha trovato il viceispettore, non è detto che volesse scrivere il nome di Emrys: parlando con Morgana, ho scoperto che aveva l’abitudine di scrivere la lettera “D” più bombata nella parte superiore e ristretta in quella inferiore.-
-“MD”? ma che significa?-
-“MD”, “MB”, “MP”...o forse, “MF”. Sto valutando le varie possibilità-
-Ma sono tutte senza senso! Senti, Lance. Lascia perdere quelle lettere, per il momento. Secondo me, Will aveva notato qualcosa di strano, cerca di scoprire cosa.-
L’agente lo fissò incuriosito.
-Se posso chiederlo, cosa te lo fa pensare?-
-Il fatto che volesse parlarmi con una certa urgenza, senza Merlin. Forse aveva ricordato qualche dettaglio riguardo l’incidente di Morgana all’EDR.-
-Ma, Arthur. Non ha alcun senso. Perché avrebbero dovuto ucciderlo per una sciocchezza simile? Morgana si è solo slogata una caviglia e sembra più una bravata che un serio tentativo di farle del male-
-Questo è vero, ma non è detto che non lo possa diventare. Ti dirò quello che penso: il colpevole voleva fare del male a Morgana, facendolo sembrare un incidente. Will, che era sempre molto attento a lei, essendo il suo ragazzo, aveva scoperto qualcosa che ci avrebbe certamente portati all’arresto del colpevole e voleva parlarmene. Probabilmente aveva intuito che dietro a quel tentativo goffo si nascondeva una persona pericolosa e non voleva coinvolgere Merlin. Per questo, mi ha chiesto di parlarne in privato. Però, alcune ore dopo ha comunque pensato di mettere in guardia il suo migliore amico e gli ha lasciato quel messaggio in segreteria. Che ne dici?-
-No, non mi convince- ammise Lancelot, sinceramente.
-Cosa c’è che non ti torna?-
-Se la persona che Will voleva denunciare fosse stata così pericolosa, ti avrebbe rivelato subito il suo nome, senza aspettare. Gwaine mi ha riferito che non l’hai ascoltato perché volevi confrontarti con Aridian riguardo Morgause, la sospettata del caso Priscilla. Ma se ciò che intendeva dirti riguardava lo stesso caso, ti avrebbe fermato, soprattutto se le sue informazioni fossero state fondamentali per risolverlo. Inoltre, avrebbe detto a Merlin di fare attenzione in quel messaggio, senza chiedergli un incontro che poteva potenzialmente metterlo nei guai: se il colpevole li avesse visti insieme, avrebbe potuto colpire anche lui. Di certo, Will non voleva far correre un simile rischio al suo migliore amico-
Arthur sbuffò: Lancelot aveva dannatamente ragione.
-Lance?-
-Sì?-
-Torna al lavoro su quelle maledette lettere- si arrese, infine.
 
Gwen esultò, raggiante, nel ricevere l’sms del suo ragazzo.
-Elyan! Lance mi ha appena scritto che hanno rilasciato Merlin!- gridò, festosa, correndo ad abbracciare il ragazzo.
-Fantastico! Lo sapevo, che era innocente, è un bravo ragazzo-
La mulatta annuì.
-Direi di preparare una festa a sorpresa, qui al Break!- suggerì, subito dopo.
Elyan valutò la proposta, e si aprì in un sorriso che, secondo la sorella, non prometteva nulla di buono.
-Io avrei un’idea migliore. E sono sicuro che Lance e Gwaine saranno d’accordo con me...-
La povera Gwen si rese conto di una cosa: era terrorizzata dalla malsana idea che certamente albergava la testa di suo fratello.
 
Merlin guardò l’ingresso di casa, come se non lo avesse mai visto in vita sua: quasi non gli sembrava vero. Era libero. Gwaine lo aveva seguito a Wildwoods, spiegandogli tutti i dettagli e, anche se avrebbe dovuto ringraziare più di tutti il medico legale, aveva comunque mandato un sms a Arthur. Grazie al cielo, almeno lui aveva creduto fermamente nella sua innocenza.
-Dimmi, Merlin. Com’è tornare a casa?- chiese retorico il viceispettore, ricevendo in risposta un sorriso enigmatico.
-C’è una cosa che vorrei fare, prima ancora di festeggiare. Seguimi!- il moro scese dalla macchina.
Hunith e Freya erano già a casa, occupate a preparare una torta e Belinor si era gentilmente offerto di aiutarle. Ma c’era qualcosa di cui il giovane Emrys aveva assoluto bisogno, per sentirsi libero a tutti gli effetti: aprì il cancello di legno che conduceva ai box dei cavalli, seguito da Gwaine che, finalmente, iniziava a intuire le sue intenzioni.
Aiutò l’amico ad attrezzarsi con tutto l’occorrente.
-Ci conviene restare nel campo di allenamento, la strada che porta al granaio sarà chiusa per i rilevamenti. O, se preferisci, possiamo fare una cavalcata per strada- gli ricordò Orkney.
-No, non me la sento di rischiare. Kil potrebbe agitarsi, vedendo le macchine- rispose Merlin, allacciando la sella.
Kilgarrah nitrì, come in assenso.
Il viceispettore annuì e si lasciò aiutare dal più esperto amico nel preparare il suo destriero; quindi condussero i rispettivi corsieri nel campo, camminando affiancati.
Merlin salì in groppa senza problemi, e l’emozione di essere nuovamente in sella all’amato Kil gli fece scordare per un momento tutto ciò che stava accadendo attorno a lui, il modo in cui la sua vita tranquilla si stava sgretolando. Per un attimo, fu come rivedere Will, accanto agli ostacoli, intento a prepararli per i suoi allenamenti. Come se fosse ancora vivo, accanto a lui. A quel pensiero, si rattristò.
Non l’avrebbe rivisto mai più.
-Andiamo?- Gwaine era finalmente riuscito a inforcare le staffe e montare.
Merlin annuì.
-Riesci a saltare Gwaine?-
-Credo di poterti battere a occhi chiusi- ghignò il castano, divertito.
-Mi sembrava che avessi difficoltà a stare in sella- lo stuzzicò l’altro e il viceispettore scoppiò a ridere.
-E va bene, mi hai scoperto. Credo che farò una cavalcata in tondo, mentre tu ti diverti con quegli aggeggi infernali!- ammise, spronando il suo cavallo, allontanandosi.
Merlin concentrò tutta la sua attenzione su una barriera.
Diede un leggero colpo di staffe al suo cavallo, pronto a fare un salto di riscaldamento con un ostacolo basso; Kilgarrah, però, ignorò le sue direttive. Il cavallo nitrì e con una lieve impennata, partì al galoppo. Anziché dirigersi all’ostacolo che il suo fantino intendeva saltare, superò la staccionata che delimitava il campo degli allenamenti.
-Kil! Kil, fermati, non da quella parte!- Merlin tirò le briglie, ma non servì a nulla. Al contrario, il suo destriero s’innervosì ed iniziò ad impennarsi, provando a disarcionarlo.
-Merlin!- Gwaine, che aveva assistito incredulo alla scena, scese dal cavallo, correndogli incontro.
Belinor, allarmato dalle urla dei due ragazzi, si affacciò alla finestra della cucina e vedendo il figlio in difficoltà, si precipitò all’esterno, per cercare di raggiungerlo prima che la situazione precipitasse.
Intanto, il moro, si era aggrappato con tutte le proprie forze alle redini e teneva premuto il petto contro il manto bruno del suo cavallo, sforzando gli addominali e assecondando come meglio poteva i suoi movimenti, per non finire a terra. Ma con un ultimo, violento scossone, Kilgarrah lo disarcionò; Merlin ruzzolò a terra, ma per fortuna, la sua caduta fu prontamente attutita dal viceispettore, che lo aveva preso al volo. Questo non gli impedì di prendere una bella botta alla spalla, ma almeno era ancora tutto intero. Il cavallo, ancora in preda a quella strana crisi di nervi, provò a colpirli.
I ragazzi videro gli zoccoli a un palmo dal loro naso, pronti ad abbattersi impetuosi sui loro poveri corpi.
-Oh!- Belinor si frappose tra l’animale ed i giovani giusto in tempo: afferrò saldamente le briglie, avvicinando il più possibile la presa al muso del destriero, per placare la sua furia e immobilizzarlo.
Il cavallo si ribellò ancora per alcuni minuti, ma infine sbuffò, cedendo all’autorità dell’istruttore.
Il cuore di Merlin batteva all’impazzata e lui si sentiva ancora completamente stordito.
-Hunith, vieni qui! Ragazzi, lo riporto nel box, prima che combini altri danni.- disse, prima di rivolgersi direttamente al figlio. –Merlin, ti proibisco di gareggiare con lui. In queste condizioni, ti romperesti l’osso del collo!-
Freya, terrorizzata, corse ad abbracciare il ragazzo, che rispose al gesto con la poca forza che gli era rimasta, annuendo impercettibilmente al padre.
 
Morgause aprì la porta del suo appartamento, piacevolmente sorpresa: non si aspettava una visita da parte di Orkney. Ovviamente, adorava le sorprese e il fatto che un uomo dimostrasse iniziativa. E, per sua fortuna, Gwaine ne aveva da vendere: un esempio lampante era il bacio con cui la stordì, senza darle nemmeno il tempo di dire “ciao”.
-Cosa ci fai qui?- domandò incuriosita, quando (purtroppo) si staccarono.
-Oh...è stata una giornataccia. Ma ora che il tuo bacio l’ha resa meravigliosa, tolgo il disturbo- il viceispettore si voltò, già pronto ad andarsene, ma lei lo attirò in casa.
-Anche la mia è stata una giornataccia. Ma visto che sei qui, non penserai di accontentarmi con un bacio...- la bionda sorrise, fissandolo maliziosa, avvicinando il suo corpo a quello del castano.
-Sai...ora che mi ci fai pensare, credo di essere terribilmente d’accordo con te, riccioli d’oro!- Gwaine sorrise malandrino, sospingendola in camera da letto.
In effetti, era stata davvero un giorno allucinante: povero Merlin!Subito dopo essere stato rilasciato, aveva rischiato di essere ridotto in poltiglia dal suo cavallo! Per fortuna era intervenuto Belinor. Per quanto si fosse sforzato di sembrare allegro, era evidente che l’accaduto aveva parecchio scosso il suo amico: era molto abbattuto, quando si era congedato dalla casa degli Emrys.
Se fosse stato superstizioso, Gwaine avrebbe giurato che qualcuno avesse fatto il malocchio al moro!
-Che ti succede?- chiese la bella ragazza, vedendolo insolitamente distratto.
-Nulla, sono solo preoccupato per un amico. Sta passando un brutto momento- confessò.
-Qualcosa di grave?-
-Beh...è stato accusato dell’omicidio di un suo amico. Ora lo hanno rilasciato, per fortuna. Ma oggi il suo cavallo ha dato i numeri-
Morgause s’incuriosì.
-Oh, cavalca anche lui?-
-Sì, credo che tu lo conosca, almeno di vista. È il figlio di Belinor-
-Oh! Sì, ho capito! Si chiama Merlin, vero? Lo ricordo, spiccava per la sua goffaggine al maneggio- la bionda annuì.
Il castano sorrise, baciandole la punta del naso.
-Ehi, ti assicuro che non è così goffo come vuole far credere. È una copertura!-
La ragazza rise. Repentinamente, però, tornò seria.
-Mi dispiace per il suo amico. Immagino come possa essersi sentito, nell’essere accusato del suo omicidio. A volte, voi sbirri sapete prendere di quelle cantonate!-
-Se noi sbirri non prendessimo certe cantonate, come le chiami tu, noi due non ci saremmo più visti dopo quel divertente incontro al Break Time!- le fece notare, saccente.
-Per carità, non ricordarmelo! Sono stata costretta a prendere la metro con i capelli che puzzavano di maionese!-
Il castano scoppiò a ridere e lei lo fulminò con gli occhi color nocciola, indispettita.
-Scusa, scusa!- si affrettò Gwaine, abbracciandola in vita, pronto a farsi perdonare tra le coperte.
 
Arthur corse ad aprire la porta, certo che si trattasse della persona che attendeva con tanta impazienza e, in effetti, si ritrovò di fronte il coinquilino.
Restarono immobili per alcuni secondi, senza sapere cosa dire o fare. Del resto, dopo i recenti avvenimenti, non avevano avuto modo di parlarsi e la tensione era palpabile. Rendendosi conto che quella situazione era assolutamente ridicola, il biondo si affrettò a rimediare.
-Ehm...ciao- disse, facendosi da parte per invitarlo ad entrare.
Merlin non si mosse. Continuava semplicemente a fissarlo con i suoi occhi blu.
-Merlin...- Arthur alzò leggermente la voce, ottenendo finalmente l’attenzione del moro. –Qua la zampa!-
Il ragazzo rispose a quell’ordine giocoso con uno sguardo confuso ma finalmente reagì, porgendo la mano all’ispettore che lo attirò in casa. Merlin, che non si aspettava un gesto simile, si ritrovò stretto al biondo; sorrise, ricambiando l’abbraccio.
Non sapeva dire con certezza quando Arthur avesse iniziato a baciarlo, ma appena lo spinse contro la parete, si ritrovò a urlare a causa della fitta; l’ispettore si staccò immediatamente da lui, spaventato da quella reazione.
-Scusa, io pensavo che...- avrebbe voluto dire “che fossi d’accordo”, ma Merlin scosse la testa, interrompendolo.
-Non è colpa tua. Oggi mi sono fatto male alla spalla-spiegò, con il viso contratto dal dolore.
Arthur ricambiò con un’occhiata severa, pretendendo che gliela mostrasse.
-Non ce n’è alcun bisogno, non è grave- provò a opporsi.
-Questo lo vedremo! Avanti, fammi controllare-
Merlin sbuffò. Era troppo stanco per tener testa alla testardaggine di un Pendragon, quindi andò a sedersi e sfilò con qualche difficoltà la t-shirt blu.
Arthur restò sbigottito.
-Non è grave? Merlin, hai un livido grosso come una casa! Si può sapere che è successo? Povero me...spero che non sia rotta!- sbraitò, correndo in bagno per attrezzarsi con garza e pomata.
-Arthur, dico davvero. Non è niente- sospirò, nel comprendere che era tutto inutile: quello stupido asino non lo stava nemmeno ascoltando.
-Allora? Com’è successo?- insisté l’altro, sedendosi accanto a Merlin, per medicarlo.
-Stavo...Ahia! Avevo deciso di saltare gli ostacoli con Kilgarrah ma mi ha disarcionato. Non era mai successo prima...Ahi! Vuoi fare piano, testa di fagiolo?-
-Pensavo avessi detto che non ti faceva male- ironizzò Arthur, guardandolo di sbieco. –Sei il solito! Mi spieghi com’è che ti cacci sempre nei guai? È un miracolo che non sia fratturata o roba simile!-
-Non è stata colpa mia! Non pensavo che s’imbizzarrisse così all’improvviso, era calmissimo!-
-Sei stato comunque un incosciente! Scommetto che hai agito senza pensare!-
-Ma io...-
-Merlin!-
Il silenzio calò nella stanza e il moro attese rassegnato l’imminente sfuriata: era certo che Arthur avrebbe ripreso con quei rimproveri, invece il coinquilino lo sorprese, approfittando del silenzio per impadronirsi delle sue labbra.
-...Bentornato- Arthur sorrise, furbo. Ora che aveva scoperto il modo per zittirlo, vi avrebbe ricorso ad ogni occasione possibile! Il momento non tardò: Merlin provò a ribattere, ma l’ispettore non glielo permise. Lo attirò a sé, facendo attenzione a non stringere la spalla infortunata e provò un fremito nel sentirlo insolitamente arrendevole e docile.
Improvvisamente, il moro si aggrappò a lui.
Il biondo si staccò a malincuore, rendendosi conto che c’era qualcosa di strano: infatti, si scontrò con gli occhi del coinquilino, così insolitamente tristi e spenti. Vederli, gli provocò una fitta al petto.
-Ehi, Merlin...?-
-L’avete trovato?- da quella domanda trapelavano tutti i suoi dubbi e le preoccupazioni.
E l’ispettore si sentì un vero idiota: aveva quasi scordato tutto quello che era successo, distratto dalla frenesia di riprendere un discorso lasciato, per così dire, in sospeso. Aveva scordato che il moro era stato accusato, ingiustamente, di aver brutalmente assassinato il suo migliore amico. Che qualcuno aveva cercato di incastrarlo e che quella persona era ancora in libertà. Era assolutamente normale che il ragazzo volesse delle informazioni al riguardo.
-Stiamo ancora indagando sul significato di quelle lettere. Ma non abbiamo ancora una risposta. Mi dispiace- Arthur sospirò, vedendo la sua espressione incupirsi maggiormente. –Lo troverò, Merlin. Te lo prometto, ok?-
-Ho paura...-
L’ispettore sgranò gli occhi: mai e poi mai si sarebbe aspettato una simile affermazione, da lui.
Il più giovane proseguì, incoraggiato da quello stupore.
-Stanno succedendo delle cose troppo strane, a Wildwoods. Prima Kilgarrah, poi l’incidente di Morgana. Ora Will...Ho paura che qualcuno faccia del male a...a Freya...o ai miei genitori...non so cosa fare...-
Il biondo non sapeva cosa dire: Merlin non aveva tutti i torti ad essere preoccupato. Avevano a che fare con un killer che non aveva lasciato tracce di sé, ma che aveva dimostrato un notevole sangue freddo nel far combaciare gli elementi così che i poliziotti arrestassero lo studente. Era un individuo davvero pericoloso e imprevedibile.
-Conosci qualcuno che poteva avercela con Will?-
-No. Certo che no! Lui era buono come il pane!- rispose, mentre le lacrime gli pungevano gli occhi.
-Ascoltami. So che Will voleva nasconderti qualcosa, forse qualcosa di pericoloso. Non hai idea di cosa potesse essere?-
Ancora una volta, Merlin scosse la testa. Si sentiva male, per quell’improvviso vuoto, ma sapeva di dover collaborare. Altrimenti, l’assassino l’avrebbe passata liscia. Eppure, anche sforzandosi, non riusciva a ricordare nessun dettaglio che potesse risultare utile. Era deprimente sentirsi così impotenti.
-Non mi ha detto nulla. Anche il giorno dell’omicidio, quando eravamo alla festa...mi sembrava il solito Will-
Arthur annuì, rendendosi conto che Merlin aveva ragione. Per tutta la festa, la vittima aveva sorriso gioviale con gli altri invitati, scherzato con il suo amico e aiutato i suoi genitori. Ma quando lui era uscito, lo aveva raggiunto e aveva chiesto quell’incontro. Perché?
Forse, era proprio la festa la chiave di tutto. Forse, durante i festeggiamenti, era accaduto qualcosa che aveva messo in allarme il ragazzo di Morgana, tanto da averlo spinto a chiedere aiuto alla polizia. Qualcosa di così grave, da spingerlo a tenere perfino il suo migliore amico all’oscuro di tutto, per proteggerlo da un possibile pericolo.
-Hai notato qualcosa quel giorno, negli altri invitati?- provò a confrontarsi con lui. In fondo, si sapeva bene, il giovane Emrys era un osservatore migliore di lui.
-No. Perché?-
L’ispettore sospirò. Niente da fare, quelle indagini non volevano proprio saperne di andare avanti. Quelle dannate lettere erano il loro solo indizio, ma essendo incomplete, non aiutavano affatto.
Però, c’era una strada a cui non aveva ancora pensato. Forse, le stranezze citate da Merlin erano tutte collegate tra loro. La sua espressione mutò, ma quando il moro gli chiese a cosa stesse pensando, Arthur liquidò il discorso, portando la conversazione sulla cena, con la scusa di essere affamato.
Per il momento, non voleva farlo agitare.
Era possibile che tutte quelle violenze avessero uno scopo ben diverso, ma per esserne assolutamente certo, ne doveva parlare con i gestori di Wildwoods...
Lo squillare insistente del cellulare, pose fine alle proteste di un curioso Merlin e Arthur afferrò l’occasione al balzo.
-Pronto?-
-Ehi, ispettore!- il centralinista di Guilford lo salutò, stanco ma gioviale.
-Leon! Dimmi pure...-
Il biondo restò impegnato per una decina di minuti nella conversazione, annuendo e scherzando di tanto in tanto. Quando disse “Ah, sì è così. È Appena arrivato a casa”, il moro si fece attento.
Intuendo di essere diventato il soggetto della conversazione, Merlin abbandonò un pentolone ricolmo d’acqua sul fornello spento, per sedersi sul divano, corrucciato. Quel maledetto asino! Prima gli nascondeva qualcosa e ora lo prendeva in giro! Lo stava deliberatamente provocando, quindi perché preparargli la cena? Dopotutto, non ne aveva voglia. Non dopo una giornata simile, almeno. Forse, potevano ordinare qualcosa a un Takeaway, o prendere delle piadine da Gwen. Se solo quello stupido non si fosse ostinato e avesse ceduto all’idea di vederla!
L’ispettore gli sorrise, divertito dal suo viso imbronciato; si alzò, prese un blocco di post-it e una penna, quindi lo raggiunse, baciandolo.
-Ho capito- disse infine, prendendo nota sul foglietto colorato. –Allora a domani sera!-
Merlin lo guardò riagganciare, con espressione indispettita ma curiosa.
-Siamo stati invitati a una pizzata, organizzata da Elyan e gli altri. Ci saranno tutti!- lo informò.
-E se non volessi venire?- chiese il moro, alzando un sopracciglio.
-Non puoi astenerti! Sei l’ospite d’onore!-
-Che?- il ragazzo spalancò gli occhi, incredulo.
-I ragazzi hanno organizzato una cena per il tuo rilascio, non puoi mancare!- spiegò il biondo, avvicinando le labbra al suo orecchio per mordicchiarlo.
Merlin arrossì a quel contatto, tanto da opporsi balbettando, provocando le risate dell’ispettore.
Era bello riaverlo nuovamente a casa...

  
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