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Autore: quizzettone    04/07/2006    4 recensioni
Un triste evento porta tutti i membri della famiglia Weasley alla Tana. I ricordi tesseranno le fila di queste storie... alcuni partiranno e alcuni torneranno... e tutti capiranno quanto è importante amare e sentirsi amati...
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arthur, Weasley, Bill, Weasley, Charlie, Weasley, Fleur, Delacour, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Il, trio, protagonista, Molly, Weasley, Percy, Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sulla sponda del fiume mi sono seduta e ho pianto”

“Sulla sponda del fiume mi sono seduta e ho pianto”

…tornare…

 

Capitolo primo

 

La strada prosegue rettilinea da ormai più di cinquanta chilometri, e a me sembra di guidare da tutta una vita.

Case che si susseguono al mio fianco e le luci dei lampioni che piano piano si sono accese, con il sopraggiungere della sera.

Aziono i tergicristalli, si è messo a piovere.

Il panorama sfuma, diventa vapore sul finestrino, e mi sembra che si sciolga come la tempera di un brutto dipinto.

Continuo a guidare, sono a metà strada…o almeno lo spero.

 

Perché non parla nessuno?” una voce sottile proviene dai sedili posteriori.

Una voce di bambino, che chiede spiegazioni di tutto ciò che vede e sente attorno a se.

“Forse perché nessuno ha niente da dire!” una voce impertinente squarcia di nuovo il silenzio.

Una voce di adolescente, che non vuol dare spiegazioni di ciò che vede e sente.

“Quanto manca mamma?” chiede Andrew dal sedile posteriore.

“Poco tesoro.” Mento, lo faccio sempre sulle distanze e sul tempo.

Dove siamo?” chiede di nuovo, ma non faccio tempo a rispondere che l’adolescente-che-non-vuol-dare-spiegazioni mi precede.

Andrew vuoi smetterla di chiederlo ogni cinque secondi!”

“Non lo stavo chiedendo a te…!” ribatte Andrew facendo le linguacce alla sorella.

“Manca poco tesoro” rispondo di nuovo, intromettendomi nel battibecco.

“Perché non sono potuta andare anche io con papà?” questa è la tipica domanda di mia figlia: Perché lui si e io no? Perché gli alti possono e io no? E via discorrendo.

Perché io e papà abbiamo preferito che andasse solo il più grande…” So che la mia risposta è debole, molto debole, ma non ne ho una migliore.

Ma Harry ha solo 2 anni in più di me!” ribatte lei.

Vic non questionare! Ora stiamo andando tutti lì, questo è l’importante!” la zittisco.

 

Spengo i tergicristalli, la pioggia è cessata.

Un cartello stradale blu indica che mancano solo 2 miglia alla mia destinazione, mi sposto sulla corsia di destra e imbocco l’uscita dell’autostrada.

Fra poco saremo di nuovo tutti insieme, come nelle migliori occasioni, solo che questa non è proprio la migliore…

 

Il giardino della tana è colmo di così tante auto magiche che quasi a stento riesco a trovare un posto libero, proprio accanto a quel vecchio olmo dove Ron mi ha chiesto di sposarlo.

Spengo il motore e slaccio la cintura di sicurezza, senza neanche dirlo, Vic è già scesa e cammina a zig zag per il giardino cercando di evitare le buche colme di acqua piovana.

Scendo e apro la portiera posteriore, Andrew mi sorride, ancora non capisce perché siamo venuti alla Tana quest’ oggi.

 Lo faccio scendere e piano piano estraggo il più piccolo dei miei figli dal seggiolino.

Andrew tesoro, prendi la borsa della mamma per favore.

Mio figlio annuisce mentre afferra la borsa nera che ho appoggiato sul sedile.

Sbatto la portiera e chiudo a chiave l’auto e mano nella mano con il mio bambino mi avvicino alla casa.

Solo allora mi accorgo come tutto sia innaturalmente silenzioso.

Mi chiedo dove possano essere finite le urla chiassose dei bambini che giocano nell’erba e dove sia rimasta la voce allegra della signora Weasley che avvisa che è l’ora di cena.

Questo silenzio rende questo giorno così strano e forse è proprio questa sua stranezza che lo rende ancor più duro.

Vic mi aspetta davanti alla porta di casa, ora in silenzio anche lei. Prende la borsa con l’occorrente per i bambini dalla mia spalla e con un mezzo sorriso mi apre la porta.

In un certo senso, mi sembra di essere in un altro luogo, non in quella casa che mi ha dato così tanta felicità.

E allora li vedo tutti: una combriccola di capelli rossi che fanno a pugni con questi abiti tutti neri.

“Ciao” una calda voce mi sorprende alle spalle. È lui, mio marito, il mio amante, il mio migliore amico, la mia guida sicura.

“Ciao amore, come stai?” gli chiedo dandogli un bacio sulla guancia e accarezzandogli i fulvi capelli.

“Bene adesso che sei qui. Quella che sta male è mamma, proprio non se l’aspettava un colpo come questo!” ribatte lui stringendomi le spalle in un abbraccio.

“Oh povera cara” sussurro io mentre la voce di Andrew arriva chiara alle mie orecchie “Ciao papà”.

Ron si china verso il figlio abbracciandolo. “Ciao Andry, hai fatto buon viaggio?”. Andrew annuisce stringendosi al padre.

Andry, vieni di là che ci sono James e gli altri.” Vic si avvicina al fratellino.

“Ciao tesoro” dice Ron abbracciandola.

“Ciao papà, come stai? La nonna?” risponde lei, ricambiando l’abbraccio.

Ron fa cenno con la testa verso la stanza accanto e Vic annuisce e preso per mano Andrew si allontana.

“Ciao Herm” la voce di Ginny mi giunge forte come un pugno. Il suo volto è pallido, si vede che non ha dormito molto e i suoi occhi sono gonfi di lacrime. Le sorrido e le stringo forte la mano, mentre fra le mie braccia, il più piccolo dei bambini si sveglia.

“Ehi qualcuno si è svegliato” sussurra Ginny abbozzando un sorriso.

“Lo porto di là…” dico scostandomi, ma Ginevra mi blocca “Lo porto io, tu vai pure di la se vuoi”.

Io annuisco in silenzio e guardo Ron mentre mia cognata entra nella stanza accanto.

Gli stringo la mano e insieme entriamo in quella stanza così cupa, un tempo splendido salotto.

La piccola stanza è colma di gente in nero e l’odore di fiori è così intenso da dare il volta stomaco.

Scorgo della facce amiche in lontana e mia suocera che disperata singhiozza, sorretta da Bill e Charlie.

Ron mi stringe di più la mano quando, finalmente, riesco a scorgere la bara e il corpo di mio suocero steso all’interno.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime che copiose scivolano sul mio viso.

Mi lascio andare sulla spalla di Ron, che lo sento, sta molto più male di me.

Un incidente, un errore, ci hanno detto.

Ma nessuno vuole accettare, nessuno può accettare, nessuno vuole capire.

Ricordo ancora chiaramente le parole del ministro, che risuonano come tuoni nella mia mente, “Non ci saremmo mai aspettati un attentato di questa portata, ha distrutto quasi tutto l’edificio….Un gruppo di mangiamorte,è inconcepibile, a quasi vent’anni dalla guerra…ma i pazzi ci sono sempre, ah, sono morti in 20, tutti babbani eccetto Arthur.Povero Weasley, questo era il suo ultimo giorno di servizio, avrebbe dovuto mandare qualcun altro e domani sarebbe stato in pensione”

Ma Arthur Weasley non sarebbe mai andato in pensione, ora non lo sarebbe mai più andato.

Il peso dei ricordi è così opprimente che  a stento riesco a respirare e dopo aver guardato Ron mi precipito fuori dalla stanza.

Un respiro profondo è l’unica cosa che riesco a fare appena chiusa la porta alle spalle.

Vic mi raggiunge silenziosa. I suoi occhi sono vitrei e privi di espressione mentre mi passa le braccia sui fianchi abbracciandomi come solo lei sa fare, esprimendomi tutto il suo calore e il suo affetto.

“Vai dal nonno…” sono le uniche parole sensate che ora posso pronunciare, mentre una nuova vita sembra aprirsi davanti a me.

 

  
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