Ecco,
finalmente era arrivata. Anche se, a dire la verità, in un certo senso, non era
arrivata da nessuna parte. Parcheggiò la macchina nel primo buco che trovò,
aprì la portiera e scese, guardandosi attorno. Un sorriso sprezzante era
dipinto sulle belle labbra sensuali, un sorriso che non si estendeva agli occhi
verdissimi, serpentini, che continuavano a rimanere gelidi e, in quel momento,
leggermente disgustati.
Davanti
a quegli occhi si stendeva un piccolo paese, carino e pittoresco,
arroccato
su una collina: se non fosse che doveva andare ad abitarci, sarebbe
stato
perfetto per una piccola vacanza, magari per due o tre giorni poteva anche
andare
bene. Purtroppo, non poteva starci così poco, la sua permanenza sarebbe
stata
a tempo indefinito, fino alla conclusione del lavoro del suo Signore.
Sospirando,
si rimise i suoi adorati Ray-Ban, e cominciò a tirare fuori tutti i
bagagli:
per fortuna che la casa era proprio lì vicino,altrimenti avrebbe avuto
delle
serie difficoltà a trasportare tutta quella roba. La macchina era
completamente
stipata di valigie, mobili, casse, e per queste ultime avrebbe
avuto
certamente bisogno di aiuto. Afferrò le prime valigie e si avviò verso la
sua
futura abitazione, passando davanti ad un bar: lì fuori vide riuniti un
gruppo
di ragazzi sulla ventina, cioè all’incirca della sua età. Alzò un
sopracciglio,
piacevolmente sorpresa: si era già immaginata un paese di
vecchietti,
e trovare un po’ di vita giovanile non le avrebbe fatto altro che
bene.
Magari, durante il suo periodo di permanenza , sarebbe anche riuscita a
divertirsi
un po’…sorrise tra sé e sé, avrebbe eventualmente dovuto chiedere a
Lui
di non coinvolgere quei ragazzi, almeno per un po’. Sicuramente non sarebbe
stato
molto d’accordo.
Passò
a testa alta davanti ai giovani, che la squadravano curiosi e un po’
perplessi,
cercò con lo sguardo la sua casa e poi la trovò, proprio a qualche
metro
dal bar: salì le scale che portavano al terrazzino, aprì la porta con
qualche
difficoltà e si ritrovò davanti un’altra serie di scale. Le salì e
finalmente
si trovò dentro casa: non molto grande, ma carina e accogliente,
anche
perché da poco avevano finito di ristrutturarla. Mollò con poca grazia i
bagagli
per terra e ridiscese le scale, leggermente soprappensiero, e si andrò a
scontrare
proprio con uno di quei ragazzi riuniti lì sotto, forse il più carino
di
tutti. Lo squadrò con un espressione infastidita, mentre lui invece la
guardava
con aria gentile e un po’ divertita. Era snello, alto, decisamente più
di
lei, con i capelli castano chiaro e gli occhi castani tendenti al verde,
molto
espressivi. Aveva la carnagione chiara, ma bruciata dal sole, segno che
sicuramente
doveva trascorrere molto tempo all’aria aperta, e un sorriso molto
bello,
luminoso.
“Sì?
Vuole qualcosa?” chiese la ragazza, con voce musicale ma freddissima.
Parlava
bene inglese, ma aveva uno strano accento.
“Mi
chiedevo se per caso aveva bisogno di una mano” rispose il ragazzo, cercando
di
rimanere impassibile sotto lo sguardo glaciale della sua interlocutrice.
“Oh,
grazie, in effetti un po’ d’aiuto non mi dispiacerebbe…ho parecchie casse,
nella
macchina” la voce della giovane donna si era fatta molto più cordiale.
“Bene,
chiederò anche a quei pelandroni dei miei amici” disse il ragazzo,
strappando
un sorrisetto alla nuova arrivata “…ma non mi sono ancora
presentato…scusa
per la maleducazione: mi chiamo Luke Dery” concluse, porgendo
la
mano.
“Piacere,
Aksin’ya Novorossjsk” replicò l’altra, rassegnandosi al commento che
Luke
avrebbe sicuramente fatto.
“Eeeeh?!?”
“E’
un nome russo, mio padre veniva da lì…Se hai dei problemi a pronunciare il
mio
nome, puoi chiamarmi Sin” sospirò la ragazza, passando inconsciamente al tu.
“Ah,
sì, credo proprio che ti chiamerò Sin…”
“Da
quando sto in Inghilterra, ormai mi chiamano tutti così…”
“Beh,
lo credo bene, hai un nome un po’ impossibile per noi poveri inglesi”
La
ragazza sbuffò, ravviandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Luke la
osservò attentamente, non si poteva certo negare che fosse una bella
ragazza…Alta, slanciata e snella, anche se con tutte le sue curve al posto
giusto. La carnagione era cerea, bianchissima come l’alabastro più puro,
sembrava non aver mai visto la luce del sole. Il viso, dai lineamenti finemente
cesellati, era bellissimo, con gli zigomi alti e delicati, gli occhi un po’
allungati di quel verde intenso, gelido, e il naso piccolo e dritto. I capelli,
lunghi fino alla vita, erano liscissimi e fini come la seta, rosso rame, che
alla luce del sole aveva degli splendidi riflessi color fuoco. Luke si
meravigliò dell’assenza di lentiggini sul viso di Sin.
“Hai
intenzione di stare a guardarmi tutto il giorno, oppure vieni a darmi una
mano?” chiese, decisamente sarcastica la ragazza, che si era accorta
dell’attento esame del suo nuovo ‘amico’.
Luke
arrossì vistosamente, si girò per chiamare i suoi amici, che si alzarono
piuttosto svogliatamente, e si decise a seguire Sin fino alla macchina.