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Autore: Lady Sinner    04/07/2006    4 recensioni
St.Peter, un paesino come tanti altri, piccolo e pittoresco, nel cuore collinoso dell'Inghilterra...con l'autunno arriva anche una misteriosa ragazza, e con lei giunge la follia: misteriose sparizioni e omicidi...Che ne sarà di St. Peter e dei suoi abitanti?? Vi prego, leggete e commentate, è la mia prima fic!!
Genere: Dark, Sovrannaturale, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco, finalmente era arrivata

Ecco, finalmente era arrivata. Anche se, a dire la verità, in un certo senso, non era arrivata da nessuna parte. Parcheggiò la macchina nel primo buco che trovò, aprì la portiera e scese, guardandosi attorno. Un sorriso sprezzante era dipinto sulle belle labbra sensuali, un sorriso che non si estendeva agli occhi verdissimi, serpentini, che continuavano a rimanere gelidi e, in quel momento, leggermente disgustati.

Davanti a quegli occhi si stendeva un piccolo paese, carino e pittoresco,

arroccato su una collina: se non fosse che doveva andare ad abitarci, sarebbe

stato perfetto per una piccola vacanza, magari per due o tre giorni poteva anche

andare bene. Purtroppo, non poteva starci così poco, la sua permanenza sarebbe

stata a tempo indefinito, fino alla conclusione del lavoro del suo Signore.

Sospirando, si rimise i suoi adorati Ray-Ban, e cominciò a tirare fuori tutti i

bagagli: per fortuna che la casa era proprio lì vicino,altrimenti avrebbe avuto

delle serie difficoltà a trasportare tutta quella roba. La macchina era

completamente stipata di valigie, mobili, casse, e per queste ultime avrebbe

avuto certamente bisogno di aiuto. Afferrò le prime valigie e si avviò verso la

sua futura abitazione, passando davanti ad un bar: lì fuori vide riuniti un

gruppo di ragazzi sulla ventina, cioè all’incirca della sua età. Alzò un

sopracciglio, piacevolmente sorpresa: si era già immaginata un paese di

vecchietti, e trovare un po’ di vita giovanile non le avrebbe fatto altro che

bene. Magari, durante il suo periodo di permanenza , sarebbe anche riuscita a

divertirsi un po’…sorrise tra sé e sé, avrebbe eventualmente dovuto chiedere a

Lui di non coinvolgere quei ragazzi, almeno per un po’. Sicuramente non sarebbe

stato molto d’accordo.

Passò a testa alta davanti ai giovani, che la squadravano curiosi e un po’

perplessi, cercò con lo sguardo la sua casa e poi la trovò, proprio a qualche

metro dal bar: salì le scale che portavano al terrazzino, aprì la porta con

qualche difficoltà e si ritrovò davanti un’altra serie di scale. Le salì e

finalmente si trovò dentro casa: non molto grande, ma carina e accogliente,

anche perché da poco avevano finito di ristrutturarla. Mollò con poca grazia i

bagagli per terra e ridiscese le scale, leggermente soprappensiero, e si andrò a

scontrare proprio con uno di quei ragazzi riuniti lì sotto, forse il più carino

di tutti. Lo squadrò con un espressione infastidita, mentre lui invece la

guardava con aria gentile e un po’ divertita. Era snello, alto, decisamente più

di lei, con i capelli castano chiaro e gli occhi castani tendenti al verde,

molto espressivi. Aveva la carnagione chiara, ma bruciata dal sole, segno che

sicuramente doveva trascorrere molto tempo all’aria aperta, e un sorriso molto

bello, luminoso.

“Sì? Vuole qualcosa?” chiese la ragazza, con voce musicale ma freddissima.

Parlava bene inglese, ma aveva uno strano accento.

“Mi chiedevo se per caso aveva bisogno di una mano” rispose il ragazzo, cercando

di rimanere impassibile sotto lo sguardo glaciale della sua interlocutrice.

“Oh, grazie, in effetti un po’ d’aiuto non mi dispiacerebbe…ho parecchie casse,

nella macchina” la voce della giovane donna si era fatta molto più cordiale.

“Bene, chiederò anche a quei pelandroni dei miei amici” disse il ragazzo,

strappando un sorrisetto alla nuova arrivata “…ma non mi sono ancora

presentato…scusa per la maleducazione: mi chiamo Luke Dery” concluse, porgendo

la mano.

“Piacere, Aksin’ya Novorossjsk” replicò l’altra, rassegnandosi al commento che

Luke avrebbe sicuramente fatto.

“Eeeeh?!?”

“E’ un nome russo, mio padre veniva da lì…Se hai dei problemi a pronunciare il

mio nome, puoi chiamarmi Sin” sospirò la ragazza, passando inconsciamente al tu.

“Ah, sì, credo proprio che ti chiamerò Sin…”

“Da quando sto in Inghilterra, ormai mi chiamano tutti così…”

“Beh, lo credo bene, hai un nome un po’ impossibile per noi poveri inglesi”

La ragazza sbuffò, ravviandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Luke la osservò attentamente, non si poteva certo negare che fosse una bella ragazza…Alta, slanciata e snella, anche se con tutte le sue curve al posto giusto. La carnagione era cerea, bianchissima come l’alabastro più puro, sembrava non aver mai visto la luce del sole. Il viso, dai lineamenti finemente cesellati, era bellissimo, con gli zigomi alti e delicati, gli occhi un po’ allungati di quel verde intenso, gelido, e il naso piccolo e dritto. I capelli, lunghi fino alla vita, erano liscissimi e fini come la seta, rosso rame, che alla luce del sole aveva degli splendidi riflessi color fuoco. Luke si meravigliò dell’assenza di lentiggini sul viso di Sin.

“Hai intenzione di stare a guardarmi tutto il giorno, oppure vieni a darmi una mano?” chiese, decisamente sarcastica la ragazza, che si era accorta dell’attento esame del suo nuovo ‘amico’.

Luke arrossì vistosamente, si girò per chiamare i suoi amici, che si alzarono piuttosto svogliatamente, e si decise a seguire Sin fino alla macchina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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