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Autore: Melanto    03/11/2011    9 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 9: Ritrovare la fede (parte I)

Sendai, Dogato di Rhalesta – Regno degli Ozora, Terre del Sud

Kenichi Iwami(1) sbatté il pugno sul tavolo con estrema violenza facendo tremare i numerosi alambicchi posti sulla superficie. Il cozzare del vetro provocò un sonoro quanto confuso tintinnio.
“Ora stai passando il limite!” disse rivolto al Naturalista che restava compostamente seduto nella poltrona accanto al caminetto spento. Le gambe accavallate e un calice di vino rosso stretto in una mano; lo faceva roteare smuovendo il liquido scuro al suo interno e osservandolo ondeggiare. Poi si fermò, piantando l’occhio azzurro, libero dai capelli, sul viso del giovane dalle gote arrossate per la collera.
Quest’ultimo continuò, ignorando la sua espressione gelida e il mutismo.
“Si era parlato di ‘conquistare’ non di ‘provocare un’ecatombe’! Non erano questi gli accordi, Hans!”
Il suo compare, quello mastodontico armato di balestra, annuì e gli si fece di fianco.
“Hai distrutto due villaggi liberando quel... quel mostro!” Kenichi indicò l’Elemento d’Aria seduto nei pressi della finestra e intento a scrutare l’esterno.
Sentendosi nominato, il volante gli rivolse un’occhiata di compatimento, abbozzando un sorriso, poi tornò a guardare fuori senza degnarlo oltremodo di attenzioni.
“Noi non siamo più disposti a continuare, se è questo il prezzo!” concluse il bracconiere. “La nostra collaborazione finisce qui.”
“Lo avevo sospettato che sarebbe finita così...” La voce calma del Naturalista lo bloccò che era già arrivato alla porta. Emise un sospiro. “Speravo di poter illuminare le vostre menti per indirizzarle alla complessità delle arti oscure, ma, a quanto vedo, siete solo dei sempliciotti bifolchi che non si rendono conto di come l’ordine delle cose si stia ribaltando.” Abbozzò un sorrisetto malefico. “Sciocchi. Avreste potuto godere della disfatta totale degli Elementi e della salita al trono di Gamo da un posto d’onore.”
Iwami scosse il capo, sputando ai piedi dell’uomo. “Ti sei totalmente bevuto quel poco di cervello che ti era ancora rimasto, vecchio. Continua pure a filosofare insieme a quell’essere senza pietà, e buon divertimento!”
Aprì la porta senza nemmeno attendere una risposta, ma si ritrovò bloccato poiché un piccolo mulinello imperversava proprio fuori dall’uscio. Kenichi lanciò un’occhiata in tralice al volante, che continuava a restare seduto per osservare l’oscurità del bosco dai vetri della finestra.
“Togli subito quell’affare!” gli disse brusco, attirandosi lo sguardo soddisfatto di Yuzo. Quest'ultimo sorrise e, per tutta risposta, gli strappò la porta dalle mani, con una folata di vento, facendola richiudere con uno schianto.
Il bracconiere rimase per qualche momento sorpreso a osservare la mano ormai vuota. Poi ringhiò irato.
“Piantala con questi stupidi scherzi!” Ma di nuovo, una volta aperto l'uscio, il vortice era ancora lì, a imperversare dispettoso. “Allora?! Ti ho detto di togliere quell’affare!”
Ancora, l’Elemento lo sbeffeggiò, chiudendogli la porta. Il volante ridacchiò della sua espressione incollerita, quando intervenne Taichi.
“Se non la smetti subito io-”
“Non avere fretta, ce n’è anche per te” disse Yuzo con sguardo minaccioso, bloccandolo che aveva la balestra già a mezz’aria.
Tutto quello cominciava a essere abbastanza per Kenichi che afferrò saldamente la maniglia della porta. “Prega la tua Dea che quel vortice sia scomparso o ti giuro che me la pagherai cara.”
Ma, quando aprì l’entrata per la terza volta, trovò qualcos’altro ad attenderlo. Certo, la tromba d’aria si era dissolta, però aveva lasciato il posto a decine e decine di sottilissimi pugnali di vento che erano tutti rivolti verso di lui.
“Che... che significa?” balbettò intimorito.
“Significa che o siete con me o contro di me” rispose il Naturalista, bevendo una lunga sorsata dal calice. “Un’ottima annata” annuì soddisfatto.
“A noi non frega un accidente di quello che fai!” sbottò Kenichi allarmato. “Vogliamo solamente andarcene!”
L’uomo dai capelli bianchi scosse il capo. “L’indifferenza non è una scelta e io non voglio codardi tra i piedi. Quindi siete contro di me.”
“No, aspetta-” La sua frase venne troncata di colpo quando gli aghi lo passarono da parte a parte, facendo zampillare il sangue da ogni foro. Il bracconiere rimase immobile, poi barcollò e cadde con il viso rivolto al pavimento pregno del rosso della sua linfa vitale.
Taichi Nakanishi (2) inorridì nell’osservare il cadavere. Era successo tutto così velocemente da essere inevitabile. Accecato dalla rabbia, alzò la balestra e la puntò contro l’Elemento.
Dannati bastardi!” gridò, facendo partire il dardo che si infranse contro la barriera di vento che il giovane aveva eretto.
Il bracconiere non si mosse, osservando l’altro che si alzava adagio per avvicinarsi a lui. Troppo ci sarebbe voluto per ricaricare l’arma che, inoltre, si sarebbe dimostrata nuovamente inutile. Lasciò così che la balestra toccasse terra con un tonfo, mentre Yuzo si portava proprio davanti a lui. Nonostante Nakanishi lo superasse di tutta la testa e oltre, il colosso sembrava inerme e rimase a osservarlo terrorizzato.
Yuzo sorrise; un candore raggelante. Con l’aiuto del vento, lo costrinse a sedersi.
“Ora” disse e nei palmi si formavano delle correnti sferiche. “Sarò io a schiacciarti la testa come un acino d’uva.”
Poco dopo, la materia grigia di Taichi Nakanishi tinteggiava le pareti della casa del Naturalista.

Aprì gli occhi molto lentamente cercando di mettere a fuoco il soffitto color sabbia sopra di lui, ma l’immagine gli si presentò come un confuso tremolio di puntini bianchi e gialli. Così li richiuse più volte fino a che non si fu abituato alla luminosità tenue della stanza.
Poi si concentrò sul resto del corpo. Lo sentiva indolenzito e percorso da un dolore sordo e costante.
D’un tratto, il viso di Hajime apparve nel suo raggio visivo.
“Ben svegliato, Mamoru, come ti senti?” domandò il giovane che prese a controllare le sue ferite.
“Dove sono?” mormorò, nonostante la bocca pastosa e dal sapore ferrigno.
“Siamo nel palazzo di Koji, a Sendai.”
“Non ricordo come ci sono arrivato...”
“Infatti eri privo di conoscenza. Poco dopo che il Naturalista e Yuzo sono andati via da Krrish è arrivato Koji con i suoi e ci hanno soccorso...”
Appena udì il nome del volante, Mamoru si destò completamente, cercando di mettersi a sedere.
“Lui... lui...”
Hajime lo prese per le spalle, costringendolo a restare sdraiato.
“No, Mamoru, non sei ancora in grado di alzarti...”
Ma il ragazzo di Fuoco si aggrappò, con tutta la poca forza che aveva riacquistato, al suo braccio.
“Tu... tu devi ascoltarmi, Hajime!” gli disse con sguardo atterrito. “Lui... ha usato la Magia Nera contro di me... è uno Stregone, Yuzo è uno Stregone!”
L’altro sospirò, scuotendo il capo. “No, non è uno Stregone...”
“Ma io gli ho sentito pronunciare una formula nella lingua proibita! Con questi occhi ho visto i suoi divenire neri come le tenebre...” Per lo sforzo gli sfuggì un lamento di dolore.
“Mamoru, ti prego, devi sdraiarti, sei ancora troppo debole.”
Questa volta, l’Elemento di Fuoco non riuscì a opporsi oltre, lasciando che il compagno d’Acqua lo aiutasse a distendersi.
Hajime gli sistemò le coperte, dopodiché versò in una ciotola, posta sul tavolino accanto al letto, del liquido caldo dal colore trasparente e verdastro.
“Bevi questo” gli disse, sorreggendogli la testa, “ti farà bene.”
Mamoru mandò giù un paio di lunghe sorsate dello strano intruglio dall’aroma dolciastro, poi affondò il capo nel cuscino, osservando il soffitto. Le immagini presero nuovamente a tremolare, mentre avvertiva le palpebre farsi pesanti.
“La pietra sul suo collo...”, doveva dirglielo prima di addormentarsi, “...pulsava... di una luce oscura... cos’è davvero?”
Hajime rimase a guardare gli oggetti sul tavolino per qualche secondo, senza rispondere. Ormai non aveva più senso tacere per quanto, parlando, avrebbe infranto il solenne giuramento fatto davanti al Consiglio Anziani e alle Quattro Dee. Un peccato gravissimo per qualsiasi Elemento, ma in quella situazione non aveva alternative. Quali che sarebbero state le conseguenze, avrebbe svelato il segreto suo, di Yuzo e di molti altri come loro, prendendosene le responsabilità. Osservò il palmo sinistro avvolto dal liscio tessuto di seta blu; al centro campeggiava, in bianco, la Conchiglia con l’Onda, il simbolo della Scuola di Agadir.
“Quando ti sarai ristabilito” disse, osservando il profilo assonnato dell’amico, “c’è qualcosa di cui devo parlarvi, sia a te che a Teppei. Una cosa importante.”
Mamoru si girò lentamente per incrociare il suo sguardo.
“...cosa?...”
“Non ora. Pensa a riposarti, ne riparleremo quando ti sentirai meglio.”
L’Elemento di Fuoco avrebbe voluto replicare, ma non era più in grado di contrastare l’effetto soporifero del liquido che aveva bevuto. Così, anche contro la sua volontà, chiuse gli occhi, cadendo in un sonno profondo.

Sendai era in fermento.
L’intero villaggio sembrava percorso da un’invisibile scarica elettrica che manteneva in palpabile tensione i nervi di tutti gli abitanti. Questi ultimi si muovevano velocemente tra le abitazioni preparandosi a dovere nel caso Hans lo Stregone avesse deciso di sceglierli come prossime vittime.
Era stato tutto deciso al ritorno di Koji da Krrish. Il capo villaggio aveva indetto un consiglio di emergenza per parlare della loro situazione attuale e organizzare la difesa del villaggio. Erano stati tutti concordi: non si sarebbero arresi alle richieste del Naturalista impazzito, ma, nonostante la loro buona volontà, sapevano di potere poco o nulla contro la forza inarrestabile dell’Elemento d’Aria.
Un messaggero era stato inviato a Rhalesta, la città cui facevano riferimento tutti i borghi rurali della zona, per riferire al Doge i fatti fin lì occorsi e richiedere l’intervento della Guardia Cittadina.
Dopo una nottata passata insonne a discutere e assegnare i vari incarichi, gli abitanti di Sendai erano passati all’azione già alle prime luci dell’alba e ora, che il sole era ben alto nel cielo, continuavano a lavorare senza sosta: fortificando le mura, raccogliendo viveri, facilitando una possibile evacuazione e sorvegliando l’intorno dalle torrette di guarda, ininterrottamente.
Hajime osservava la loro laboriosità seduto presso una delle finestre della piccola saletta, nel palazzo di Koji, dove solitamente si riunivano. Sul tavolo rimestava, quasi meccanicamente, il tè con il cucchiaino, producendo un leggero tintinnio.
“Credo che lo zucchero si sia sciolto, ormai...”
La voce di Teppei lo distolse dai suoi pensieri, facendogli voltare il capo per incrociare il viso sorridente dell’amico seduto di fronte.
“Oh, sì... ero distratto.” Si giustificò sorridendo a sua volta.
L’altro inarcò un sopracciglio, poggiando il viso in una mano.
“E’ da ieri sera che sei pensieroso, sei preoccupato per Mamoru? Tranquillo, lui è un osso duro!”
“Sì, lo so.” Tornò a osservare l’esterno. “Ma questa gente? Che ne sarà di loro se quel folle decidesse di attaccare Sendai? Sarebbe l’ennesima carneficina.”
“Per questo dobbiamo fermare Yuzo” concluse Teppei con sguardo deciso. “Il tutto sta a togliergli quell’affare dalla testa... anche se sembra impossibile.”
Hajime osservò l’amico dalla folta massa riccia che picchiettava nervosamente un dito sul legno del tavolo. Sorrise della sua espressione concentrata in cerca di una probabile soluzione.
“A proposito”, disse, “come vanno le tue ferite?”
“Benissimo! Erano solo dei graffi e qualche livido!” minimizzò con un sorriso trionfante. “E tu?”
Hajime assaporò un sorso del tè ancora caldo, annuendo. “Va molto meglio, nonostante continui a prendere ancora delle piccole scosse quando vengo a contatto con dell’acqua o del metallo. Sto finendo di perdere la corrente residua.”
“E le bruciature?”
“Quelle andranno via più lentamente.”
Teppei annuì, facendo cadere la conversazione per qualche secondo prima di aggiungere: “E Mamoru? Come sta?”
La situazione dell’Elemento di Fuoco era più complessa. “Il Naturalista di Sendai gli ha suturato le ferite alle spalle, ma ha perso sangue quindi ha bisogno di più tempo per ristabilirsi."
“Se non l’avessi visto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto, sai?” Il tyrano si volse a osservare l’esterno dalla finestra aperta.
I rumori e le voci degli abitanti arrivavano concitate e confuse alle loro orecchie, mentre un flebile filo di vento si insinuava, smuovendo leggermente le tende e i loro capelli, deviando il rettilineo percorso della scia di fumo proveniente dal tè di Hajime.
“Per un attimo, ho pensato fosse tutto uno scherzo o un’allucinazione... un incubo. Poi ho guardato meglio i suoi occhi e vi ho letto così tanta cattiveria da averne paura. La sentivo strisciare nel mio stomaco come una serpe. Ma, nonostante tutto, mi fidavo talmente di lui che ero convinto che non avrebbe mai potuto aizzare i suoi poteri contro di noi.” Teppei sorrise, passando un dito sulla medicazione che aveva sulla guancia. “Avere torto non è una bella sensazione.” Poi incrociò con decisione lo sguardo di Hajime. “Il male intrinseco della Magia Nera è sconvolgente, ma come Elementi abbiamo il dovere di opporci a esso, in questa guerra, affinché venga definitivamente debellato da Elementia. Lo so, magari è estremamente utopico questo mio pensiero, ma farò qualunque cosa sarà in mio potere per renderlo più vicino alla realtà, e il primo passo sarà quello di strappare Yuzo dall’influsso malefico del manufatto che ha attorno alla fronte.”
Hajime rimase a osservare i suoi occhi scuri non senza sentirsi in colpa per la delusione che gli avrebbe dato e solo la Divina Yoshiko sapeva come avrebbe voluto tacergli quell’odiosa verità, ma i fatti erano tutti contro di lui e continuare a restare in silenzio non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Si sforzò, quindi, di accennare un sorriso, mentre il suo amico di infanzia riprendeva il solito atteggiamento scherzoso.
“L’avresti mai detto che sarei diventato così saggio?” concluse Teppei, rilassandosi contro lo schienale della sedia.

Il sole filtrò tra le tende nonostante queste fossero tirate. Riuscì a penetrare, con un sottilissimo raggio, attraverso un piccolo spiraglio. Intrappolò l’intangibile pulviscolo sospeso nell’aria e si infranse sul viso di Mamoru, strappandogli una smorfia di disappunto.
Il giovane respirò profondamente, aprendo gli occhi.
Aveva dormito come un sasso e non osava nemmeno immaginare che diavolo ci fosse nell’intruglio che gli aveva dato Hajime per sortirgli un simile effetto. Però il dolore era notevolmente diminuito.
Mise a fuoco l’ambiente circostante, riconoscendo la sua camera nel palazzo di Koji. Ma non c’era nessuno oltre lui e doveva parlare con Hajime per spiegargli meglio quello che aveva visto riguardo Yuzo.
Prese un paio di ampi respiri prima di tirarsi lentamente a sedere. Sì, stava meglio del giorno prima, ma non era ancora guarito. Le spalle e l’addome protestarono vivacemente ai suoi sforzi, ma riuscì a ignorarli grazie alla notevole forza di volontà, sedendosi ai bordi del letto e poggiando i piedi sul pavimento. Osservò le fasciature che coprivano le spalle e parte del torace.
Avrebbe potuto evitarli, quegli aghi di vento, se Yuzo non lo avesse immobilizzato con la Magia Nera. Poi sospirò profondamente, stringendo i pugni.

“Potresti cancellare i rimorsi dalla sua coscienza?”

Quella frase lo aveva perseguitato anche mentre era immerso nel sonno. Lo ossessionava con la pesante risposta che si portava dietro.
No.
Lui non avrebbe mai potuto annullare i crimini di cui le sue mani si erano macchiate. Anzi, gli avrebbe dato il colpo di grazia, raccontandogli di quante vite aveva strappato, di quanto terrore aveva seminato e quanto dolore aveva arrecato. E le lacrime che aveva fatto versare, e il sangue.
Mamoru si nascose la testa tra le mani, mentre l’indecisione sulla scelta da prendere gli rodeva le interiora così lentamente da farlo impazzire.
Riportarlo indietro, uccidendolo poi con il resoconto di ciò che aveva fatto, oppure lasciare la sua bontà ignara e sopita sotto l'influsso malvagio dell’incantesimo, e poi ucciderlo comunque perché pericoloso per le altre vite?
Oddea!
Come poteva anche solo pensare di togliergli la vita? Non ne sarebbe mai stato capace davvero. Per quanto trovasse insopportabile la sua natura di Elemento d’Aria, erano compagni, ormai! Detestava i suoi slanci altruistici, il suo essere pateticamente affettuoso e la sua stucchevole positività, ma, al tempo stesso, sapeva che non avrebbe più potuto farne a meno, che quel viaggio non sarebbe più stato lo stesso senza i loro battibecchi quotidiani e i suoi disastri.
Fin dalla prima volta che l’aveva visto, quando era piombato nel cortile del castello degli Ozora, rischiando quasi di venir infilzato come uno spiedo dai soldati della Guardia Reale, Mamoru aveva capito che avrebbe dovuto vegliare maggiormente su di lui per evitare che si cacciasse nei guai, assumendo quell’atteggiamento da ‘mamma chioccia’ che in più di un’occasione si era rimproverato. Ma ora c’era dell’altro a mantenere l’equilibrio nella bilancia della sua indecisione ed era la certezza che, qualunque scelta lui avesse compiuto, lo avrebbe perso. E questo era ciò che maggiormente lo feriva.
Un’improvvisa fitta alle tempie gli strappò un lamento di dolore. Ci mancava solo un’emicrania e poteva dirsi al completo. Sospirò a fondo, cercando di alzarsi. Le gambe lo sorreggevano, anche se traballanti, ma era il pavimento che non voleva star fermo e oscillava come un tappeto volante sotto i suoi piedi. Barcollando, raggiunse la poltrona sulla quale era appoggiata la sua casacca e, lentamente, per non riaprire le ferite, se la adagiò sulle spalle. L’occhio gli cadde sul mobile lì vicino: raggomitolato su sé stesso c’era il lungo orecchino di Yuzo. Lo guardò per qualche secondo, sentendosi preda di una strana sensazione di sconforto sulla quale, però, si sforzò di non soffermarsi, lasciando la stanza alla ricerca degli altri compagni.

“Ah sì, sei diventato proprio un filosofo!” scherzò Hajime. “Non li facevo così profondi gli Elementi di Terra!”
L’altro gli fece una smorfia, sorridendo. “Come sei spiritoso!” Poi assunse un’espressione dubbiosa. “Forse dovremmo controllare se Mamoru stia ancora dormendo, che ne dici?”
Stupido!” si sentì rispondere con ira. Hajime si alzò in piedi sbattendo i pugni sul tavolo e facendo tintinnare la tazza di tè.
Teppei sgranò gli occhi. “Bastava un semplice ‘no’...” disse confuso, poi vide l’altro oltrepassarlo con passo sostenuto e, seguendolo con lo sguardo, capì a chi fosse indirizzata la sua invettiva.
Mamoru era comparso sull’uscio della saletta e avanzava lentamente nella loro direzione, sostenendosi lungo la parete.
“Ma come ti è venuto in mente di andartene in giro nelle tue condizioni?!” lo ammonì Hajime, prestandogli immediato soccorso. “Sei proprio uno sciagurato!”
Naaaa, piantala di urlare... ho mal di testa!” borbottò l’altro. “E poi sto bene...”
“Sì, certo! Vediamo: se ti tocco qui?”
Ahiaaaa!” fu la risposta che ottenne.
“Appunto.”
Teppei spostò una delle sedie, aiutandolo a sedersi. “Hajime ha ragione, non puoi ancora permetterti di strapazzarti, sei convalescente.”
“Sì, ma quel folle di Hans non aspetterà di certo che io mi rimetta in forze prima di attaccare un altro villaggio.” Mamoru si appoggiò lentamente allo schienale, emettendo un profondo sospiro. I due amici lo osservarono preoccupati e lui sorrise, cercando di rassicurarli. “Dai, state tranquilli, stasera sarò come nuovo.” Comprese di non averli convinti, così preferì cambiare argomento. “Allora, cosa è successo mentre dormivo?”
“La gente di Sendai si è mobilitata per la difesa del borgo” disse Teppei, indicando l’esterno dalla finestra. “Hanno passato la nottata ad organizzare il lavoro e già dall’alba si sono rimboccati le maniche.”
Mamoru si sporse per quanto il suo fisico glielo permettesse. Annuì, osservando le persone che si muovevano rapidamente.
“E del Naturalista? Nessuna traccia di lui... e di Yuzo?”
Teppei scosse il capo. “No, è quasi un giorno che se ne stanno buoni, rintanati da qualche parte, ma non vorrei aver parlato troppo presto.”
Annuì nuovamente, mentre l’altro aggiungeva: “Dovremmo cominciare a elaborare una strategia d’attacco per salvare Yuzo.”
Era arrivato il momento di dare fiato ai suoi pensieri, ma già sapeva quale sarebbe stata la loro risposta.
“Qualsiasi cosa faremo, il volante morirà...”
“Cosa? Ma che stai dicendo?”
“...sia che noi lo liberassimo, sia che lo lasciassimo nelle mani dello Stregone.”
“Dannazione Mamoru, rallenta! Non riesco a starti dietro!” si impuntò l’Elemento di Terra. “Che cosa vorresti dire? Noi abbiamo il dovere di salvarlo-”
“Sì, dall’influsso del male, certo! Ma chi lo salverà, poi, dai suoi stessi rimorsi per ciò che ha fatto?”
“Rimorsi? Ma non è stata colpa sua! Non era in sé...”
“Questo vaglielo a dire a tutte le persone che sono morte.” Lo sguardo di Mamoru era serio come Teppei non glielo aveva mai visto. “E vaglielo a dire a Yuzo che i suoi poteri hanno mietuto decine e decine di vittime, poi dagli una pacca sulla spalla e digli che non è stata colpa sua. Credi che lui si nasconderà dietro questa fragile scusa, seppur vera? Credi che farà finta che la cosa non lo riguardi?”
L’amico abbassò lo sguardo, mortificato. A quello non aveva affatto pensato e adesso che Mamoru glielo aveva fatto notare, si vergognò di quanto fosse stato ingenuo, ma quale altra soluzione poteva esserci?
“Non mi starai dicendo che dobbiamo lasciarlo nelle mani di quell’Hans?”
“No.” La Fiamma scosse il capo, spostando lo sguardo altrove. “Sarebbe troppo pericoloso lasciarlo libero di agire con quel dannato manufatto a condizionargli la mente...”
E allora? Cos’altro restava da fare? Teppei sembrava non riuscire a capire dove l’Elemento di Fuoco volesse andare a parare, mentre Hajime parve cogliere il ragionamento dei suoi pensieri. Sgranando gli occhi con incredulità e con la speranza di aver frainteso disse: “Dobbiamo ucciderlo?”
“E’ una possibilità.”  
“E’... cosa?!” Balzò in piedi il tyrano, sconvolto. “Ora stai scherzando, vero? Non azzardarti nemmeno a ripeterlo, Mamoru Izawa, e non pensarlo neppure! Io non ucciderò un amico, puoi scordartelo!”
“Teppei non-” tentò Hajime.
“Un accidente!” Lo zittì l'Elemento di Terra, per poi tornare a osservare l’altro seduto al suo fianco. “Che razza di discorsi stai facendo?! Eh?! Le botte che hai preso ti hanno mandato in pappa il cervello?! Lui è Yuzo, per tutte le Dee! E' Yuzo! Anche se malvagio è sempre lui! Non possiamo liquidarlo con un ‘uccidiamolo’ e passare oltre! Una possibilità di salvarlo ce l’abbiamo ed è a quella che dobbiamo aggrapparci!” Poi ammorbidì il tono, poggiando una mano sulla spalla di Mamoru per attirarsi finalmente il suo sguardo. Uno sguardo di chi non aveva vagliato quella evenienza a cuor leggero.
“Lo so che non vuoi che soffra, nessuno di noi lo vuole, per questo gli saremo vicini e lo aiuteremo a superare il dolore. Perché siamo suoi amici.”
Hajime sorrise. “Sono perfettamente d’accordo con Teppei. Lui non sarà da solo a sostenere il peso della sua coscienza. Ogni Elemento deve imparare a convivere con le proprie responsabilità e noi lo aiuteremo.”
Mamoru mosse lo sguardo dall’uno all’altro, abbozzando il primo sorriso da quando si era svegliato. Un sorriso di gratitudine nei loro confronti e per le loro parole che erano riuscite a riaccendere un nuovo filo di speranza anche in lui.
“Vedo che sono in minoranza” borbottò ironico, cercando di camuffare i suoi sentimenti. “E io che credevo di potermi finalmente liberare di quel dannato volante!”
“Ti sarebbe piaciuto, eh?” scherzò Teppei, che era tornato a sedersi. “Ora però dobbiamo organizzare una strategia per riuscire a bloccarlo. Forse, se lo attaccassimo tutti e tre insieme, avremmo più possibilità di vittoria.”
Mamoru scosse il capo, pensieroso. “Non sarà così facile. Ricorda che è riuscito a rigirare contro di noi i nostri stessi poteri, per non parlare degli incantesimi di Magia Nera che-”
“No, aspetta: che incantesimi?”
L’Elemento di Fuoco parve sorpreso. “Ma Hajime non te l’ha detto? Mentre combatteva contro di me, ha lanciato un maleficio nella lingua di Kumi! Ho visto i suoi occhi diventare neri come quelli degli Stregoni mentre preparano i sortilegi.”
Teppei non riusciva a crederci. “Assurdo! Fino a questo punto arriva l’effetto di quell’affare che gli ha messo il Naturalista?!”
Mamoru annuì, per quanto non ne fosse totalmente convinto. “Chi può dirlo... anche se ho visto qualcosa che mi ha lasciato perplesso...”
“Che cosa?”
“Hai presente la pietra sul collo di Yuzo? Ecco, pulsava di un’intensa luce purpurea. Quasi fosse stata viva... ma non capisco cosa significhi. Lui aveva detto che era solo un ornamento...” Poi si rivolse al Tritone che non aveva proferito parola. “Hajime, ma non gli hai detto nemmeno questo?”
L’interpellato non rispose, rimanendo con lo sguardo fisso al tè, ormai freddo, che riempiva metà della tazza. Forse sperava di trovare la giusta soluzione a tutto scrutando tra le trame del liquido scuro o, forse, solo le parole adatte a spiegare uno dei segreti più oscuri della Magia Elementale.
“Hajime?!”
O, magari ancora, una plausibile giustificazione verso una scelta che lui e gli altri erano stati costretti a prendere.
“Hajime!”
Il terzo richiamo di Mamoru riportò la sua attenzione al presente, mentre Teppei si portava le mani dietro la testa, esclamando: “Lascia stare! È in quello stato di assenza da ieri sera, e io non sono riuscito a cavargli un ragno dal buco! Magari tu sei più fortunato.”
“Hajime, va tutto bene?” domandò la Fiamma.
“Sì... sì, certo.”
“Riguarda forse la questione che mi avevi accennato ieri?”
“Ecco! Nemmeno di questo sapevo nulla!” si intromise Teppei.
“Beh, nemmeno io so di cosa si tratti. Mi ha solo detto che doveva parlarci di una cosa importante.” Mamoru si rivolse nuovamente al Tritone che stava loro di fronte. “Ora siamo entrambi qui. Dicci pure.”
Hajime spostò lo sguardo ansioso su entrambi, rimanendo in silenzio per qualche secondo, prima di annuire lentamente.
“Va bene” disse schiarendosi la voce e preparandosi ad affrontare quel discorso, anche se non sapeva bene da dove cominciare. Decise che partire dall’inizio fosse la cosa migliore.
“Dovete sapere che esiste un ordine chiamato: I Cavalieri dell’Onice.”
I due Elementi si scambiarono un’occhiata perplessa: come era ovvio, non ne avevano mai sentito parlare.
“Vennero fondati in gran segreto circa mille anni fa, all’alba del giorno che mise la parola ‘Fine’ al più devastante conflitto del pianeta.”
“Parli del Nihil.
Mamoru lo aveva capito all’istante. Il Nihil, il Nulla. Il momento più oscuro della storia di Elementia dove il conflitto fra il Bene e il Male aveva raggiunto il suo apice più estremo dando vita alla più grande battaglia che si fosse mai svolta sull’intero pianeta, dove non si era mai riuscito a comprendere se davvero ci fosse stato, o meno, un vincitore. Tutti avevano perso, generando, appunto, il Nulla.
“Sì, proprio quello, il cui esito bandì, definitivamente, la Magia Nera da tutti i territori del pianeta, relegandola a una scienza clandestina. Lo scontro più sanguinoso della storia che finì col dimezzare la popolazione di Elementia. In quell’occasione, il Consiglio Anziani, in accordo con i quattro Master e il Re, promisero, davanti alle Dee, che mai e poi mai si sarebbe ripetuta una simile ecatombe. Decisero che, qualora si fosse ripresentata una nuova minaccia da parte degli Stregoni, l’avrebbero annientata con la più devastante arma mai creata. Un’arma così potente che avrebbe permesso di condurre una guerra-lampo, scongiurando le paure di un’altra catastrofe. Un’arma che non avrebbe dovuto avere la minima pietà per i propri nemici. Con questo spirito e intento nacquero I Cavalieri dell’Onice.”
“Fammi capire: questi cavalieri cosa sono esattamente? Un gruppo di soldati scelti della Guardia Reale, degli Elementi potenziati o cosa?” domandò Teppei.
“Elementi potenziati.”
“E in cosa consiste questo ‘potenziamento’?”
“In un incantesimo...” e la parte peggiore “...di Magia Nera.”
Teppei trasalì, alzandosi in piedi di scatto. La sedia rovinò con un tonfo alle sue spalle.
“Che cosa?! Non è possibile! Quello che stai dicendo è un controsenso! Come possono degli Elementi far uso dell’arte bandita? È contro natura!” Per quanto si sforzasse non riusciva a capacitarsene. “Mamoru, diglielo anche tu che è impossibile! Un Elemento non ricorrerebbe mai a una cosa simile!”
La Fiamma si sporse leggermente senza perdere di vista lo sguardo di Hajime, troppo serio perché stesse scherzando. “Come si può vincere una guerra combattendo il Male con altro Male? E perché né io e né Teppei sapevamo nulla di tutto questo?”
“Perché nessuno deve sapere dell’esistenza dell’Ordine.”
“Ma tu lo sai...” E, nel momento stesso in cui la formulò, Mamoru capì il significato di quell’affermazione; era fin troppo palese.
L’Elemento d’Acqua si sfilò lentamente il guanto che avvolgeva il palmo sinistro. “I Cavalieri vengono suddivisi in tre ruoli: Evocatori, Esecutori, Annullatori.” Alzò la mano in modo che potessero vedere la pietra nera rifulgere di oscuri riverberi sotto la luce del sole. Emergeva, bombata e liscissima, dal palmo all’interno del quale era stata incastonata. “Gli Evocatori vengono scelti tra gli Elementi di Acqua” disse senza esitare, mentre i due amici riconoscevano in quell’onice la stessa pietra che Yuzo aveva nella nuca. “Nostro è il compito di sciogliere ‘il giogo delle bestie’” spiegò, citando testualmente il Codice che regolava I Cavalieri. “Gli Esecutori sono il braccio armato dell’Ordine, sono coloro che affrontano i nemici sul campo, sono le ‘bestie’ e vengono scelti tra gli Elementi d’Aria.” E prima che gli altri due potessero anche solo domandarlo annuì: “Sì, Yuzo è un Esecutore.” Infine concluse con l’ultimo ruolo. “Gli Annullatori sono solo due e sono gli unici in grado di estinguere l’incantesimo che ci tiene legati all’onice e sono, rispettivamente, il Master del Fuoco e il Master della Terra.”
No!” gridò Teppei, sbattendo le mani sul tavolo e facendo sobbalzare i due amici. “Non è vero! Stai mentendo! Quello che dici è falso... loro... voi... non potete aver tradito quello che è lo spirito degli Elementi! Non potete esservi fatti corrompere fino a questo punto, fino a impiantare nel vostro stesso corpo un manufatto del Male!”
“Teppei, noi non abbiamo potuto scegliere!” Anche Hajime si era ritrovato ad alzare la voce. “Era un ordine diretto del Consiglio e il nostro compito era quello di obbedire. Né io e né Yuzo abbiamo mai detto di essere d’accordo con tutto questo, ma ci era preclusa qualsiasi altra possibilità!”
“Balle! C’è sempre una scelta!”
Non per noi!
L’acqua della fontana nella piazza di Sendai si increspò improvvisamente, lanciando sbuffi irati verso il cielo azzurro. Anche il liquido rimasto nella tazza prese a ribollire nervosamente, mentre Hajime e Teppei si scambiavano sguardi astiosi fino a che il Tritone di Agadir non si riscosse e l’acqua e il tè tornarono alla loro pacifica natura.
“Scu-scusate...” balbettò, riprendendo il controllo. “L’incantesimo di Magia Nera che ti è stato lanciato contro, Mamoru, non era altro che legato all'Onice.”
“Vuoi dire che Yuzo è un Esecutore, ora?”
“No, solo un Evocatore può richiamare un Esecutore tramite un incantesimo specifico. Il problema occorso a Yuzo è che l’onice, venendo in contatto con un altro manufatto magico, è come se fosse entrata in risonanza con il potere di quell’oggetto, potenziandolo e permettendo all’Esecutore di richiamare alcuni sortilegi di Magia Nera.”
“Basta!” ringhiò il tyrano, volgendo loro le spalle. “Questa discussione mi ripugna. Ne ho abbastanza.” Si allontanò senza più voltarsi indietro nonostante i numerosi richiami di Hajime. Quest’ultimo sospirò affranto nel vedere la sua schiena scomparire nei corridoi adiacenti.
“Lascia che metabolizzi quello che ha appena sentito” intervenne Mamoru, ma non c’era conforto nella sua voce. “Non è un boccone facile da mandare giù.”
“Anche per te?”
“Sì, anche per me. Ma io devo sapere. Tutto.”
L’altro annuì. “Quello che penso è che il manufatto del Naturalista sia un prodotto troppo dozzinale. Se fosse stato creato da un vero Stregone non sarebbe mai entrato in risonanza con l’onice perché i loro campi di azione sarebbero rimasti distinti. L’incantesimo di Hans ha delle falle e, attraverso queste, l’influsso della Magia Nera si è espanso fino ad arrivare nella zona del cervello sulla quale agisce la pietra.”
“Quindi, se gli togliamo il diadema...”
“Cesserà anche la risonanza.”
Mamoru intrecciò le mani all’altezza del naso, poggiando i gomiti sul tavolo. Il suo sguardo si perse in un punto indefinito della superficie.
“Siete sopravvissuti per mille anni... e nessuno si è mai accorto di niente” disse, più a sé stesso che al giovane d’Acqua, scuotendo il capo. Ma aveva ancora delle domande da porre e decise di non perdere altro tempo. I suoi occhi scuri si mossero per incontrare quelli di Hajime.
“Chi sceglie I Cavalieri?” cominciò e la fermezza della sua voce era raggelante.
“Il Consiglio.”
Tsk! Quell’accozzaglia di vecchi rimbambiti! Dannazione il padre di Yuzo è uno di loro! Come ha potuto fare una cosa simile a suo figlio?”
“Non saprei. Bisogna vedere quando Yuzo è stato arruolato nell'Ordine. Io ignoravo addirittura che fosse un Esecutore. L’ho saputo quando eravamo alle terme di Dhèver ed è stata una vera sorpresa per entrambi.”
“Perché gli Elementi d’Aria vengono scelti come Esecutori?”
“Per la loro ferrea disciplina di autocontrollo e meditazione.” Il Tritone si rilassò contro lo schienale della sedia. “Vedi, l’onice nel collo agisce sulla parte inconscia del cervello. Quindi è una zona molto delicata che gli Elementi d’Aria riescono a circoscrivere e contenere proprio grazie alla concentrazione. Differentemente da tutti gli altri, per loro l’inconscio non è una zona d’ombra.”
“E voi d’Acqua perché siete gli Evocatori?”
L’altro abbozzò un accenno di sorriso. “Perché siamo meno impulsivi degli Elementi di Fuoco e di Terra.”
Sì, il ragionamento era abbastanza logico, decretò Mamoru. “Dove ce l'hanno l’onice gli Annullatori?”
“Loro non hanno la pietra a contatto diretto con il corpo, come gli Evocatori o gli Esecutori. Utilizzano un manufatto magico, un anello, al centro del quale è incastonata la pietra.”
Dopo questo, la Fiamma si alzò lentamente, venendo imitato dall’amico.
“Vuoi che ti aiuti?”
“No. Ce la faccio.” Mamoru gli volse le spalle, cominciandosi ad allontanare, mentre Hajime rimaneva fermo al suo posto. In fondo, non era rimasto sorpreso dalle loro reazioni, erano state le stesse che aveva ipotizzato... e molto simili alla sua quando l'allora Master Katagiri gli aveva comunicato di averlo scelto come Evocatore.
“Ho un’ultima domanda.” La voce di Mamoru richiamò la sua attenzione. “Cosa succede quando si attiva un Esecutore?”
“L’Esecutore verrà totalmente sopraffatto dalla Magia Nera, assopendo la sua coscienza. Egli non farà distinzioni tra amici o nemici, ma ucciderà chiunque troverà sul suo cammino, fondendo, in maniera perfetta, il potere Oscuro e la Magia Elementale. Avendo dalla sua sia il Male che il Bene diverrà automaticamente il mago più potente sul campo di battaglia.”
Sulle labbra di Mamoru si delineò una smorfia afflitta che l’altro non riuscì a vedere.
“Creerà un nuovo Nihil” mormorò, lasciando definitivamente la stanza, sorreggendosi alle pareti.
Con passo incerto riuscì a raggiungere la sua camera. Aveva chiesto troppo al suo fisico e ora aveva bisogno di stendersi almeno per un’ora. Maledizione, non poteva rimettersi così lentamente! C’era sempre la minaccia di Hans a pendere sulle loro teste.
Rimase a fissare il soffitto quasi con la speranza che le ferite si rimarginassero di colpo, ma, in fondo, i suoi pensieri non erano affatto interessati ai suoi acciacchi.
- I Cavalieri dell’Onice... -
Non era stato palese come Teppei, ma anche lui ne era rimasto sconvolto. Il Consiglio, i Master... avevano tenuto nascosto un segreto terribile che avrebbe minato l’intero sistema se fosse venuto a galla. Forse era anche per questo motivo che in mille anni non erano mai ricorsi al loro utilizzo. Sarebbe stato uno shock per tutti gli altri Elementi che vivevano ignari di quello che le alte sfere avevano costruito. Ma se quei quattro barbogi avevano davvero a cuore il pianeta, il motivo principale, per il quale I Cavalieri erano ancora avvolti nel segreto, era dovuto alla loro devastante potenza. Anche il Consiglio Anziani doveva temere ciò di cui erano capaci e di come avrebbero potuto perderne il controllo.
“Che stupidi!” ringhiò, rigirandosi lentamente su di un fianco, mentre l’immagine di Yuzo che lo guardava con gli occhi da Stregone appariva e scompariva per dargli il tormento. Strinse le palpebre con forza nel sentire che la rabbia veniva pompata in tutto il corpo come sangue.
- Maledizione! Guarda cosa ti hanno fatto! Ti hanno ridotto a una marionetta pronta ai loro comodi! - si disse quasi, come se il volante avesse potuto ricevere i suoi pensieri ovunque fosse stato. - Tu, Hajime e tutti gli altri... nessuno di voi si meritava questo... e nessuno di noi... - Poi si ritrovò ad abbozzare un sorriso triste mentre ripensava al loro arrivo a Sendai, a Yoshiko e a come Yuzo avesse cercato di allietare i suoi ultimi giorni. - Che ironia che proprio voi, Elementi di Aria, così pacifici, siate i più adatti a custodire un terribile potere come quello. - Affondò il viso nel cuscino, mentre i capelli serpeggiavano liberi attorno a lui. - Perché tu? Perché? -

“No! Il muro così non va bene! Bisogna rinforzare qui, qui e qui!”
Teppei dava perentorie disposizioni a un gruppo di uomini che stava lavorando alle fortificazioni aggiuntive della cinta muraria. Questi annuirono ai suoi comandi senza controbattere, rimettendosi subito all’opera.
Uno dei più giovani attirò la sua attenzione. “Elemento Kisugi abbiamo quasi terminato i mattoni, li vado a prendere?”
“Lascia, faccio io” rispose l’interpellato, dirigendosi a passo spedito verso la casupola che era stata adibita a magazzino.
Era arrabbiato, e non si sforzava nemmeno di nasconderlo agli sguardi altrui che assistevano con perplessità ai suoi atteggiamenti collerici e perentori, così diversi dal suo essere scherzoso con tutti. Lo avevano visto uscire dalla casa di Koji come una furia e subito si era messo al lavoro, aiutando gli uomini nella fortificazione delle mura. Non gli avevano visto abbozzare nemmeno l’ombra di un sorriso, ma manteneva, irremovibile, un’espressione arrabbiata.
Attraversò le case arrivando alla sua destinazione e con decisione aprì la porta dirigendosi verso il mucchio di mattoni lasciati in un angolo. Li osservò sommariamente decidendone la quantità da portare ai lavoratori.
Un leggero rumore di passi alle sue spalle attirò la sua attenzione, ma non si girò nemmeno, riconoscendo l’ombra che la luce proveniente dall’esterno proiettava sul pavimento.
“Che vuoi? Sono impegnato.” Il suo tono non fu conciliante.
“Volevo parlare un po’ con te...”
Teppei si portò le mani ai fianchi, emettendo uno sbuffo ironico. “Qualche altro sconvolgente segreto da spifferare? No grazie, ne ho avuto abbastanza per oggi!” Sollevò alcune pile di mattoni con la telecinesi.
“Capisco che tu sia deluso-”
“No, tu non capisci proprio un cazzo, Hajime!” I blocchi di pietra cadessero al suolo con un rumoroso tonfo quando il tyrano volse lo suo sguardo al Tritone dietro di lui. “Non sei certo tu quello a cui hanno mentito per anni! E se non fosse saltato fuori il Naturalista pazzo avrei continuato a vivere nella mia beata ignoranza forse per tutto il resto della mia vita!”
Hajime abbassò lo sguardo fino a incrociare il pavimento polveroso del magazzino; l’Elemento di Terra non si rendeva conto che, differentemente da ciò che pensava, lui lo capiva benissimo.
“Mi sento un idiota”, continuò Teppei, “mi sento preso in giro. In cinque-minuti-cinque sono cadute tutte le certezze che avevo. Puff. Sono scomparse nel nulla. E sono arrabbiato con te perché non mi hai mai detto niente! Dea Santa, Hajime, ci conosciamo da quanto camminavamo ancora carponi, come hai potuto tacermi una simile verità?!”
“Abbiamo giurato di fronte alle Dee di portare questo segreto nella tomba” spiegò il Tritone, seguitando a tenere lo sguardo basso. “E io che l’ho infranto, parlandone a voi, ho commesso un peccato gravissimo.” Poi sospirò, sedendosi stancamente sul limitare della soglia e volgendogli le spalle. “Ti ho deluso, non è così?”
L’espressione irata di Teppei virò in una più dispiaciuta. Lentamente si avvicinò all'amico di una vita, sedendosi accanto a lui.
Entrambi scrutavano la stradina lì davanti senza essere realmente interessati a quello che vedevano.
“Non mi hai deluso, Hajime, non tu. E lo so che non potevi sottrarti a tutto questo: quando il Consiglio ordina, nessuno può rifiutare.” Gli poggiò una mano sulla spalla, abbozzando una specie di sorriso. “Scusa se me la sono presa con te.”
“Mi spiace di non avertene mai potuto parlare prima. Non immagini quanto avrei voluto farlo...”
“Lo so, invece.” Poi sospirò, osservando l’acciottolato intorno a loro. Con la telecinesi sollevò un sassolino, facendolo volteggiare nel vuoto. “Il sistema che regola Elementia è corrotto”, esordì, “e io non sono un ipocrita.”
“Che vuoi dire?”
Teppei volse lo sguardo per incrociare quello scuro di Hajime; il sassolino ricadde al suolo.
“Appena avremo concluso questa missione... lascerò Tyran.”
“Cosa?! Perché, Teppei?!”
“Perché non posso tornare alla scuola come se niente fosse e fingere che I Cavalieri dell’Onice non siano mai esistiti! Come potrei ascoltare una lezione dei Magister che dicono che la Magia Nera è uno strumento del Male senza pensare: ‘Balle! I Master la usano!’? Tutto quello che mi è stato insegnato finora non erano altro che bugie; dovrei fingere di credere a una bugia? Che esempio potrei dare agli Elementi più giovani?”
“Non è vero, Teppei, non sono bugie! La Magia Nera è davvero il Male e cancellandola dal pianeta anche l’Ordine dell’Onice scomparirà. Tutto quello di cui mi avevi parlato poco prima che arrivasse Mamoru non sarebbe più solo un’utopia!”
“Ma come posso gioire se la vittoria l’abbiamo ottenuta barando?”
A quello Hajime non seppe come rispondere, ma non voleva che Teppei commettesse un grave errore rinunciando a ciò per cui stava lottando da quando erano solo dei bambini. Non era giusto che per colpa di ciò che il Consiglio aveva istituito mille anni prima, lui dovesse gettare alle ortiche tutta la fatica fatta per divenire un Elemento.
“Lo so che ti è difficile e io non sono certo la persona più adatta a darti torto, ma ti prego: non abbandonare Tyran, Elementia ha bisogno di guerrieri come te.”
“Creduloni come me, vuoi dire…” Dipinse un ironico sorriso sulle labbra.
“No. Entusiasti come te, fiduciosi e fieri... per cancellare i nostri errori e liberare finalmente il pianeta dalla piaga della Magia Nera.”
Si scambiarono un lungo sguardo senza aggiungere altro. Teppei osservò la mano sinistra che Hajime teneva celata nel guanto. Sotto quel sottile e liscio strato di stoffa era custodito il segreto più antico di Elementia. Un fardello piccolo come un sassolino, ma pesante come una montagna.
“Se tu avessi potuto scegliere” disse, senza smettere di osservare la sua mano, “saresti divenuto comunque un Cavaliere dell’Onice?”
L’amico scosse il capo. “Io non posso scegliere...”
“Questo lo so, ma rispondimi e basta.” Mosse lo sguardo ai suoi occhi scuri.
“No” rispose il Tritone, “non sarei mai divenuto uno di loro.”
E Teppei sapeva che quella era la verità.
Il tyrano annuì, sorridendo. “Allora darò al sistema una seconda possibilità. Quando lo troveremo, parlerò al Principe Tsubasa: chi detiene il potere della Chiave Elementale è al di sopra dello stesso Consiglio Anziani, ebbene, io convincerò Sua Altezza a sciogliere l’Ordine dell’Onice!” E, mentre lo diceva, nei suoi occhi l’Elemento d’Acqua scorse il solito coinvolgente entusiasmo che riuscì a farlo sorridere.
“E se dovesse rifiutare”, continuò Teppei, “allora lascerò la Scuola!”. Con decisione si alzò in piedi. “Ma sono sicuro che accetterà, riuscirò a far valere le mie ragioni e nessun altro Elemento sarà più costretto a soffrire come è toccato a voi.”
I raggi del sole alle sue spalle rimasero come intrappolati nell’intricata tela dei suoi ricci castani, conferendo loro un bagliore bronzeo.
Si girò, mostrando la trequarti ad Hajime.
“E ora forza, dobbiamo riprenderci Yuzo!”

 


[1]KENICHI IWAMI: ovvero l’uomo dalla capigliatura impossibile! XD Chi non ricorda il mitico: Timothy Vance?! Ovviamente nemmeno lui poteva mancare in questa fic, quindi, eccolo qua (foto di BelliCapelli: *clicca qui*).

[2]TAICHI NAKANISHI: non avrebbe bisogno di tante presentazioni, ma per chi non lo conoscesse col suo nome originale basta solo dire che lui è Teo Sellers! (Teone Seller(s)one: *clicca qui*)


 

…Il Giardino Elementale…

E così arrivò il suo momento.
Sto parlando della morte di Kenichi XD Dovete sapere, che Solarial è una grande fan di Iwami e lei, poverina, l'ha sempre saputo che sarebbe morto ç_ç. Sollyna, mi dispiace tanto. *abbraccia*
Allora, ecco finalmente svelato il famoso segreto nascosto dietro l'altrettanto famosa Onice di Yuzo e Hajime. L'Ordine dei Cavalieri dell'Onice non ricordo nemmeno come nacque, nella mia testa, ma all'inizio dovevano chiamarsi: Ordine del Cerchio Bianco. Poi ho introdotto l'onice, che fa decisamente più fashion X3
Insomma, la battaglia è ben lungi dall'essere terminata, anzi, sta proprio per entrare nel vivo! *ridacchia*
Riusciranno i nostri eroi a salvare il povero Yuzo dalle mani del perfido e spietato Hans, lo Stregone?!

Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia! :***


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti

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