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Autore: dalon    03/11/2011    2 recensioni
Sognare è potere. Questa storia nasce sognando, si basa sui sogni e vuole far sognare coloro che la leggono. Dalon e gli altri protagonisti della storia vivono per i loro sogni e sono pronti ad affrontare le Tenebre per proteggere i Sogni di tutte le creature dell'universo. Perchè sognare è ciò che ci rende vivi. Vi prego di recensire la storia e dare la vostra opinione per potermi migliorare, grazie mille.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dalon rientrò a casa infreddolito. Era un ragazzo di quindici anni, che frequentava il secondo anno del Liceo Scientifico e abitava in un piccolo paesino della provincia di Torino. Era piuttosto alto per la sua età e possedeva un fisico magro, asciutto e muscoloso al punto giusto. Aveva i capelli e gli occhi neri, di una tonalità particolarmente intensa. Non era molto interessato alle apparenze o a mantenersi in forma, ma gli allenamenti di basket gli avevano permesso di temprare il suo corpo e anche la sua anima. Il suo nome, alquanto curioso, era stato giustificato dalla madre come il nome di un suo antenato, che era vissuto in tempi remoti. Era molto bravo a scuola e non aveva difficoltà nell'imparare grandi quantità di nozioni. Si riteneva un po' come Paride, un eroe dell'Iliade, belloccio d'aspetto ma pavido nel cuore. In realtà era molto più coraggioso di quanto immaginasse, anche se le paure si erano accentuate da quando una banda di ladruncoli si era infiltrata a casa sua e l'aveva messa a soqquadro, prima di svaligiarla dei suoi beni. Per questo appena fu a casa si premurò di inserire l'allarme.
Quella sera, l'allenamento si era protratto più a lungo del solito e a casa non c'era nessuno, essendo i suoi genitori andati al cinema e sua sorella a casa del suo fidanzato. Ascoltò per un attimo il silenzio che regnava nella casa e fissò l'orologio: erano le nove e trenta minuti. Buttò per terra il borsone e osservò il display del cellulare, che lampeggiava a causa di un sms da parte del suo migliore amico, Marco.   
Si conoscevano solo da tre anni, ma non avevano avuto difficoltà a diventare grandi amici, grazie ai loro caratteri molto simili. Il suo amico aveva i capelli biondi e gli occhi verde chiaro, con sfumature verde acqua. Era meno alto di lui, ma leggermente più muscoloso e anche meno intelligente, per quanto non lo si potesse nemmeno considerare il peggiore della sua classe. Era rimasto orfano quando era molto piccolo ed era stato adottato da William Anderson, un professore di inglese madrelingua, trasferitosi in Italia. Marco non era l'unico figlio del professore, che aveva adottato  anche altri tre ragazzi della loro età, Vincent, Lea ed Elena. La famigliola si era trasferita nel paese di Dalon quando Marco aveva dodici anni ed erano andati a vivere in una casa piuttosto antica, che si trovava a pochi metri dalla sua.
<< Mi potresti portare i compiti di mate per domani? >>, recitava il messaggio. Dalon ragionò un attimo sul tempo che avrebbe impiegato per andare e tornare dalla casa dell'amico. Non gli piaceva per niente uscire a quell'ora, soprattutto in inverno, lasciando la casa vuota. Tuttavia, Marco era il suo migliore amico e poteva anche fare quel sacrificio per lui. Poi, non sapeva con quale coraggio gli avrebbe detto che non gli avrebbe portato i compiti solo perché aveva paura. Gli rispose di sì e dopo aver preso il quaderno dall'armadio della sua camera, uscì nella gelida notte. Si riabituò in fretta alla temperatura e iniziò a camminare velocemente verso la casa di Marco, che si trovava circa trecento metri al di sopra della sua, al limitare della zona abitata. Qui iniziavano alcuni prati, che venivano utilizzati occasionalmente da pascolo per le mucche. Non c'era un anima viva a quell'ora, come se tutti si fossero rintanati in casa, per difendersi dal freddo siberiano di quella sera. Si sentiva molto inquieto e qualsiasi rumore o ombra attiravano la sua attenzione. I lampioni che illuminavano la strada emettevano una luce sinistra e inquietante almeno quanto lo spicchio di luna nel cielo.
Si impose la calma. Si sentiva un idiota per colpa delle sue paure e non era una sensazione molto piacevole. Alla fine che cosa poteva temere? Non passava mai nessuno da quella strada e non c'erano sicuramente animali pericolosi nella zona.
Cercò di distogliere la mente dai pensieri negativi e si avviò in tutta fretta verso la casa di Marco. Dalon c'era stato spesso e la vedeva quasi come una seconda casa. Era un costruzione imponente, che risaliva all’inizio del novecento ed era rimasta abbandonata per quasi un secolo. William Anderson l'aveva comprata per una cifra stratosferica e in pochi anni l'aveva completamente ristrutturata e resa abitabile. Tutti si erano chiesti dove un semplice professore si fosse procurato tutti quei soldi e strane voci erano girate in paese. Alcuni pensavano addirittura che come secondo lavoro facesse il ladro. In realtà, l'uomo aveva giustificato l'acquisto della casa con il fatto che discendeva da una ricca famiglia di lord inglesi e inoltre, nel periodo in cui aveva lavorato in Inghilterra, aveva messo da parte un bel po' di soldi, visto che gli stipendi degli insegnanti universitari in Inghilterra erano più alti che in Italia. A Dalon era sempre stato simpatico il Signor Anderson e lo riteneva una persona molto comprensiva e affabile, disposto ad ascoltare i pareri e le opinioni degli altri.
La sua villa aveva mantenuto esternamente il suo aspetto originale, ma all'interno era un paradiso tecnologico. Qualsiasi piattaforma di gioco fosse uscita sul mercato era presente nelle camere dei ragazzi e ognuno dei componenti della famiglia possedeva un proprio personal computer. A parte questo, una serie di televisioni full hd erano sparpagliate per le stanze della casa e un efficiente sistema di antifurto difendeva la casa dai ladri.
Imboccò una stradina sterrata secondaria che conduceva alla casa, quando improvvisamente un latrato terribile squarciò il silenzio. Il sangue gli si gelò nelle vene. Quel suono terribile non apparteneva sicuramente a nessun cane e i lupi avevano abbandonato quella zona da tempo. Si guardò intorno terrorizzato, ma la poca luce non gli consentiva di vedere  Ebbe appena il tempo di voltarsi che una terribile creatura dall'ispido pelo nero balzò nella stradina. Era grossa quanto un piccolo pony e aveva la schiena ricurva, con la colonna vertebrale ben in evidenza. La testa piccola era incassata nelle spalle e occhi di brace fiammeggiavano nella notte, appena sopra le zanne gialle ricurve, che sporgevano dalla piccola bocca.
Dalon trattenne a stento un grido e si mise a correre in direzione della casa di Marco, ormai a pochi metri da lì. Cos'era quella bestia? Se avesse creduto nell'impossibile avrebbe tranquillamente affermato che si trattava di un lupo mannaro o di qualcosa di simile. Dopo aver fatto neanche mezzo metro, la bestia gli fu addosso e lo fece cadere pesantemente a terra. Sentì la sua bava vischiosa rigargli il volto e si preparò alla fine. Che morte terribile...morire a causa di una bestia feroce, a pochi metri da casa propria.
Le mani cominciarono a formicolargli ferocemente e senza che se ne rendesse conto, le levò di fronte alla creatura. Un lampo di luce gli esplose nelle mani e si condensò sotto forma di una lancia di energia, che trafisse la testa dell'animale e lo scagliò lontano.
Si sentì improvvisamente spossato e ogni energia abbandonò il suo corpo, facendolo svenire.
Intanto tre figure avanzarono verso di lui e la creatura, correndo.
<< Divoratori di Sogni...per loro fortuna sono riusciti ad attaccarlo prima dell’inizio della barriera.... ormai manca poco… >> sussurrò con accento inglese, la figura più alta. Era particolarmente affannato, come anche gli altre due.
<< Bamboccio...stava per farsi uccidere. Tutta colpa tua che lo hai chiamato qui a quest'ora >>, sbuffò quello che più si era avvicinato alla bestia.
<< Non chiamarlo così Vincent. E' riuscito a uccidere un Divoratore con un solo colpo, cosa che nemmeno tu sei mai riuscito a fare >> lo rimbeccò la figura più bassa.

<< Smettetela di litigare...a quanto pare abbiamo trovato l'Erede del Primo. Non è ancora pronto per sapere tutta la verità. Per il momento riportalo a casa Marco e fai in modo che non si svegli prima di domani mattina. Tu, Vincent, vai a chiamare le ragazze, invece di stare a guardare il cadavere del Divoratore. Dobbiamo evocare uno scudo sulla sua casa prima che sia troppo tardi >> ordinò il Professor Anderson. I due ragazzi eseguirono gli ordini. L'inglese si strinse le tempie, come per ordinare meglio i pensieri. Le Tenebre lo avevano trovato più in fretta di quanto avesse previsto.

  
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