Ma non un sabato mattina come tanti altri.
Sabato mattina, uno dei tanti sabati mattina di tirocinio
in medicina. Un sabato come un altro.
Sei e dieci segna l’orologio della macchina. Freno e
scalo marcia: quinta, quarta, terza; è una brutta curva questa.
Svolto e vedo un uomo, un uomo sul marciapiede alle sei e
dieci di sabato mattina. E’ vicino al cancello di una casa, la sua casa. Faccio
appena in tempo a notare delle macchie rosa adornare tutta la recinzione dalla
parte della strada: sono dei fiocchi, come quello che tiene in mano lui e che
sta fissando con cura al cancello. Prima di passare oltre guardo il suo viso: mi
regala un sorriso. Un uomo, un padre mi regala un sorriso in questo sabato
mattina.
Sabato mattina, uno dei tanti sabati mattina di tirocinio
in medicina. Un sabato come un altro.
Undici e mezza segna l’orologio che ho davanti. Mi
affretto lungo il corridoio, con la mia divisa bianca; poi ad un tratto
rallento fin quasi a fermarmi.
La vedo: non fa altro che andare avanti e indietro, piange
a tratti, senza più forze o forse non ancora rassegnata. Era giovane suo
marito, ed erano sposati da solo undici mesi. Mi guarda e non mi viene una sola
parola da dire, forse il silenzio è cura migliore. Sostiene lo sguardo e mi
regala le sue lacrime. Quella donna, quella moglie mi regala le sue lacrime in
questo sabato mattina.
Strano, mi dico. Oggi è nata una bambina, e un uomo mi ha
regalato il suo sorriso; oggi è morto un uomo, e sua moglie mi ha regalato le
sue lacrime.
Sabato mattina, uno dei tanti sabati mattina di tirocinio
in medicina., ma non un sabato mattina come tanti altri.
L’ho
scritta col cuore, spero apprezzerete.
J.