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Autore: elyxyz    03/11/2011    32 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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In ritardo, ma eccomi

In ritardo, ma eccomi. Per farmi perdonare, vi offro il capitolo più lungo scritto finora.

 

SPOILER FREE: Come l’anno scorso, sento doveroso fare una precisazione. Dopo aver visto le prime puntate della quarta stagione e dopo aver letto tutti gli spoiler generali in circolazione, ricordo a tutti che questa storia NON contiene/conterrà alcuno spoiler; e che eventuali coincidenze con la quarta serie sono appunto casuali coincidenze. La trama di questa fic è già scritta da due anni e va solo sviluppata nelle bozze già pronte, se gli autori copieranno le mie idee (ahaha!), non è colpa mia! ^__=

 

Il seguente capitolo è il diretto seguito del precedente: ripresa e continuazione del dialogo.

 

Riassunto: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

 

Questo capitolo è dedicato alle splendide ragazze che, finalmente, dopo vari scambi e incroci nel web, ho conosciuto di persona a Lucca. E anche a quelle che ho riabbracciato dopo un anno. E’ stato bellissimo, il mio unico rammarico è che il tempo sia volato. Ç_ç

 

Affettuosa riconoscenza anche a chi ha commentato il precedente:

Emrys__, Harmony89, _ichigo85_, chibimayu, agrumi, _Saruwatari_, Raven Cullen, Ninive Shyal, crownless, elfin emrys, Lily Castiel Winchester, principessaotaku93, xMoonyx, miticabenny, mindyxx, saisai_girl, Agito, ginnyred,, Orchidea Rosa e Tao.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo XLVIII         

 

 

Dannazione a te e a quella volta che ho dato retta all’idea di Gaius!”

 

L’urlo del principe rimbombò nella stanza e zittì Merlin all’istante, mortificandolo.

Calde lacrime presero a spuntare fra le sue ciglia ed egli non riuscì a trattenerle.

 

Arthur se ne accorse troppo tardi, a metà di un cenno d’impazienza, mentre gesticolava a mezz’aria.

“No! No-no-no! Ti ordino di non piangere!” si allarmò, afferrando le braccia di Lin, preso dal panico.

 

“La-lasciatemi! Non vi faccio ribrezzo?” lo sfidò, balbettando e tirando su col naso, in modo assai poco signorile.

 

“No, Linette!, non farmi scherzi!” rispose il nobile, incoerente, ancora scosso e in ansia vedendola singhiozzante. “Tiprego-tiprego-no!” la supplicò. “Smettila!” insistette, sfilando un fazzoletto dalla propria tasca e, nella foga, strappò la cucitura laterale dei calzoni. “Toh!” le offrì.

 

“Lo dovrete bruciare, sono impura!” lo schernì il mago, con cattiveria e risentimento.

 

Per un istante Arthur fu certo che lei avrebbe rifiutato il suo aiuto, e invece lo prese e si soffiò rumorosamente il naso, cercando di calmare i singhiozzi.

 

Ma ella tremava ancora, più per l’agitazione che per un reale freddo. E l’erede al trono, seguendo un impulso, afferrò una delle sue camicie sull’appendiabiti e gliela lanciò sbrigativo.

Merlin la afferrò per puro istinto, trattenendola appallottolata fra loro.

 

Dovrete bruciare anche questa, ora che l’ho toccata.” Ironizzò l’ancella, acre. “Così come la vostra preziosa casacca, poiché ieri sera l’ho contaminata!” sibilò, indicandosi, poiché già si era cambiata per la notte e l’aveva rindossata.

 

Arthur la guardò a metà fra il risentito, l’indeciso e il panico.

Alla fine, quando non sapeva che pesci pigliare, come sempre finiva con l’agitarsi. E andare fuori di testa.

 

“Come credi che mi senta, io?! Dormire nella stessa stanza di una donna indisposta… Bontà Divina! Mi costerà abluzioni fino alla luna nuova!” la incolpò. “Anzi! Dovrei fare una lavanda già oggi, prima del tramonto!”

 

“Il tramonto è passato da un pezzo, Sire.” Stridé il mago. “Prima di domani non se ne parla!”

 

“E pensare che, dopo la disavventura con Suzanne, credevo che niente di peggio potesse capitarmi! Ma questa ci va vicino!” reiterò il Babbeo, passandosi nervosamente le mani tra i capelli e camminando in tondo.

 

“Se la cosa vi turba tanto, se… vi disgusta, andrò a dormire nella stalla. O nel fienile.” Si risolvette Merlin, deciso ad infilarsi un abito da giorno e ad abbandonare la camera.

 

Ma a quella risposta il principe si allarmò ancor di più. “Sei forse impazzita?! Hai una vaga idea della gentaglia che passa nelle stalle di una locanda? Sai quanti uomini potrebbero molestar-” egli si congelò. “No! Non se ne parla neppure! Dormirai qui!” decise.       

 

“E voi cosa farete?!” lo interrogò, spazientito. “Ormai il danno è fatto, ma il letto è ancora disponibile. Potete sempre purificarvi domattina, magari con un rituale doppio.” Propose beffardo.

 

Arthur scrutò la sua valletta da capo a piedi, meditando incerto.

Ma… tu sei… sei… indisposta.” Lo disse con una smorfia che gli era costata cara.

 

“Sappiate che non è mica contagioso!” lo schernì il servo, compatendolo, metà offeso e metà ironico.

 

“Dormire nella stessa stanza di una donna indisposta! Cielo!” si lagnò Arthur, nuovamente, come se fosse la causa di ogni male del mondo.

 

Lo stregone si trattenne, contando fino a dieci. Altrimenti l’avrebbe tramutato in un rospo e tanti saluti ad Albion.

 

“Quali sciagure pensi che potrebbe portare?!” rifletté il principe, ad alta voce, sentendosi la parte lesa della coppia.

 

“Sentite un po’!” sfuriò Merlin, perdendo la pazienza. “Non ho chiesto io di diventare donna! E comunque voi ritenete una disgrazia sfiorare un donna impura, ma io non ho mai allontanato mia madre, quando lo era! E neppure Gaius allontana me, se sono indisposta! E vorrei farvi notare, Mio Signore,” pigiò con enfasi, picchiettandogli un indice contro il torace tornito “che ci sono centinaia di donne impure che ogni giorno dormono con i loro mariti, lavano, cucinano, puliscono il palazzo e Camelot si fermerebbe, se dovessimo rispettare tutti i vostri capricci perché siamo impure!” calcò bene, con disprezzo.

 

Ma…”

 

“Non ho ancora finito!” riprese il mago, con foga. “Lo sapete perché le donne sono impure?! Perché non hanno concepito! E visto che voi avete minacciato ogni uomo del castello di starmi lontana, dovreste considerarla una grazia che io sia impura! Perché, se non lo fossi, tutta la Corte Reale penserebbe che è figlio vostro!”

 

Arthur allora boccheggiò, s’indignò e per poco non stramazzò, tutto insieme.

“Non… non…” tartagliò, infuriato.

 

“Oh, . Lo penserebbero.” Lo contraddisse la sua serva. “E siccome non sono un’appestata e questo è il vostro male minore, vi pregherei di smetterla di farmi pesare la mia condizione di impura.”

 

“Asp-”

 

“No! Ho un’ultima considerazione da proporvi: se per miracolo vostra madre – che è morta di parto e quindi impura – tornasse da voi, le chiedereste forse se è impura prima di abbracciarla?!” lo provocò. E Arthur trasalì, in risposta, rivolgendole uno sguardo smarrito.

 

D’accordo. Considerò lo stregone. Forse aveva un po’ esagerato, ma con quell’Asino Reale ci volevano le maniere forti e i discorsi chiari!

 

Il principe assorbì la ramanzina e sbiancò. Borbottando qualcosa di indistinto, aveva girato sui tacchi ed era uscito in fretta da lì, sbattendo la porta.

 

Lo scudiero, per contro, si accasciò sul letto, sfinito dal malessere e spossato da quel litigio.

La sua parte cattiva e ferita stava pensando che l’Idiota se l’era meritato. Oh, sì. Eccome!

In quel momento, il valoroso erede di Camelot sarebbe andato di sotto ad ubriacarsi, così forse avrebbe trovato il coraggio di sopravvivere un’intera notte accanto ad una donna indisposta!

 

Merlin fece una smorfia disgustata. Maledetti, stupidi ed inutili Dettami di Cavalleria!

 

La parte buona di Merlin, quella che porgeva sempre l’altra guancia anche quando si trattava di farsi calpestare a piè pari, lo rimproverava sul fatto che i morti andavano lasciati in pace. E che Lady Ygraine non aveva avuto colpe, se quel figlio idiota era stato cresciuto a pane e stupide superstizioni e uomini misogini con l’intelligenza grossa quanto un uovo di pidocchio.

 

Con buonsenso, il mago chiuse fuori dalla mente entrambe le sue posizioni e considerò solo che, se avesse sentito pronunciare – o se avesse dovuto dire – un’altra volta le parole ‘indisposta’ o ‘impura’, avrebbe vomitato di riflesso.

 

Egli, dopo essersi preparato definitivamente per la notte, attese il ritorno del suo padrone.

Non gli andava di lasciare le cose così, in sospeso; e, se lo conosceva esattamente quanto credeva, Arthur non sarebbe affatto andato a sbronzarsi.

Avrebbe piuttosto scelto un cantuccio calmo, da qualche parte, e se ne sarebbe stato in silenzio, a rimuginare e a tirare di spada, per buona parte della veglia seguente.

Merlin sapeva bene che all’Asino coronato serviva sempre un certo tempo per digerire le notizie.

 

 

***

 

 

“Perdonami.” Se ne uscì d’un tratto, ricomparendo dal nulla, come se avessero semplicemente chiacchierato fino ad un momento prima. “Mi dispiace se ti ho ferita col mio comportamento.” Ammise Arthur, chiudendo a chiave la porta della stanza e cercando uno straccio con cui detergersi il sudore – o forse stava solo evitando di incrociare lo sguardo della sua ancella, perché si vergognava, e un Pendragon non si vergogna mai. “Ma sono stato educato così, e non mi è semplice rimettere in discussione le mie convinzioni e cambiarle da un giorno all’altro.”

 

“Lo so, Sire. Per questo, apprezzo il vostro sforzo.” Rispose Lin, facendogli capire che aveva accettato le sue scuse. “E anche io mi rammarico di aver preso in causa vostra madre. Non avrei dovuto nominarla…” si dispiacque. “Mi perdonate?”

 

Il cenno di capo, che il principe le fece, bastò per farle tornare il sorriso. Ancor più contribuì la tazza che Arthur le portò in dono, come ramoscello d’ulivo, con dentro l’analgesico grazie al quale avrebbe dormito.

 

“Altro che abluzioni!” lo canzonò il mago, quando il cavaliere gli fu così vicino da poter sentire l’odore del suo sudore. “Adesso sì che avreste bisogno di un bel bagno!”

 

Linette!” ruggì il principe, mostrando i canini con una smorfia contrariata. “Impudente!”

 

L’ancella nascose un sorriso dietro la scodella che stava sorseggiando, divertita dal rossore sulle gote reali, che certo non era imputabile all’allenamento da poco concluso.

“L’acqua nella brocca è ancora tiepida, mi è stata portata poco fa.” Gli annunciò. “Potete darvi una ripulita con quella, e domattina risolveremo il resto…”

 

L’erede al trono si rifece di colpo serio.

“Ascolta… Posso accettare la tua…” tentennò, cercando la parola migliore “condizione. Ma i Riti di Purificazione per un cavaliere del mio rango sono una cosa seria e non posso ignorarli. Lo comprendi?”

 

Merlin gli annuì di rimando.

“D’accordo. Domani accenderò il fuoco per scaldare il paiolo e riempirò la tinozza, così potre-”

 

Ma non puoi aiutarmi a fare le abluzioni… mi sto purificando da te!” protestò il nobile.

 

“Guardate che non è mica una malattia…” replicò il servo, offeso, mettendo su un adorabile broncio.

 

Arthur stiracchiò le labbra suo malgrado.

“Forse hai ragione.” Fu il massimo di ciò che era disposto a concedere. “Ma prova a metterti anche nei miei panni…

 

“Di sicuro voi non entrereste nei miei!” rise il mago, per spezzare la tensione, finalmente felice che si fossero chiariti o, quantomeno, che avessero raggiunto una specie di accordo. “Siete troppo gras- grosso!” corresse, per il semplice piacere di stuzzicarlo, sapendo di aver toccato un argomento sensibile per Sua Maestà Sono Perfetto.

 

 

***

 

 

Purtroppo per Linette, l’infuso curativo cessò il suo effetto verso mezzanotte.

La fanciulla passò il resto della notte trattenendo a stento il dolore, rigida sul letto, in posizione fetale, ferma, per non destare il principe, che però non dormiva bene come avrebbe voluto, perché percepiva inconsciamente la tensione di lei.

 

Verso l’alba – o almeno doveva essere l’alba, poiché la pioggia fuori imbrogliava tradendo una luce soffusa, ed era ancora troppo presto per alzarsi –, Arthur sbuffò.

“Stai tanto male?”

 

Merlin sussultò, spaventato.

“No, non preoccupatevi. Dormite un altro po’.”

 

“Non sei brava a mentire.” La sgridò il principe, sollevandosi e infilando gli stivali.

 

“Do-dove andate?!” si allarmò Lin, alzandosi seduta di scatto sul letto, ma mugugnando e contorcendosi un attimo dopo.

 

“A prenderti qualcosa.”

 

Arthur tornò con un panno caldo da mettere sulla pancia, che le diede sollievo, e una tazza nuova di infuso – omettendo il fatto che la locandiera, anziché brontolare perché l’aveva tirata giù dal letto a quell’ora infame, lo aveva riempito di elogi per il suo atto di servizievole premura.

 

Linette collassò mezz’ora dopo, sfinita, quand’ebbe fatto effetto la tisana.

 

Nel freddo dell’alba – quella vera, poiché il gallo aveva cantato malgrado la pioggia –, il corpo infreddolito di lei cercò il tepore di quello del principe e Arthur, che finalmente aveva sperato di dormire almeno un po’ dopo l’incursione nelle cucine, fu risvegliato da quella presenza improvvisa accanto a sé e, benché imbarazzato, non glielo negò.

 

Anche se era sgradevole come situazione, e quel contatto gli aveva fatto passare del tutto il sonno, egli strinse i denti, rimanendo immobile, e ripassò a mente tutto il Codice della Cavalleria – come aveva fatto la sera precedente – soffermandosi a lungo sul Giuramento che aveva pronunciato diventando Cavaliere, quello di proteggere e aiutare i più deboli che erano in difficoltà e di non macchiarsi mai di onta-infamia-disonore e mille altre cose del genere.

 

Certo. La teoria la conosceva. Ma nella realtà dei fatti, come doveva comportarsi?

 

D’istinto si sarebbe alzato, rammentando la coperta di scorta sulla sedia a dondolo. Ma s’era reso conto subito che, muovendosi, avrebbe fatto cigolare quel letto sgangherato risvegliandola irrimediabilmente. E non ebbe cuore di destarla, visto che non aveva dormito praticamente nulla per tutta la notte.

 

E poi Linette aveva dei piedi sorprendentemente piccoli e gelidi.

Dei pezzetti di ghiaccio intrappolati tra i suoi, caldi e confortevoli.

 

Arthur sospirò interiormente. Con che coraggio le avrebbe sottratto quel po’ di calore che cercava?

 

Eppure… eppure c’era una parte del suo animo che brontolava come suo padre, il re, quando lui non eseguiva alla lettera ciò che gli era stato comandato.

Era quella parte legata all’uomo d’arme che era. Quella intransigente. Quella severa. Quella che ora gli pesava sul cuore come un macigno. Quella che gli sussurrava, malevola e irremovibile, che stava sbagliando. Che non doveva cedere… e che avrebbe pagato per tutto questo.

 

Dormire e condividere il letto con una donna indisposta. Come avrebbe dovuto classificare la disgrazia?

Lui non ne era un esperto, visto che l’unica pietra di paragone a sua disposizione era la sua sorellastra e, in quei giorni, Morgana si rinchiudeva nei propri appartamenti – a strillare come un’aquila a cui avevano rotto le uova – mettendo a dura prova la pazienza di quella santa donna di Gwen.

Forse era un fatto grave quanto l’essersi contaminato con una puerpera… in fondo… le cose giravano sempre là attorno… e lui era sopravvissuto alla disavventura con Suzanne, perciò si sarebbe purificato anche da questo…

Ma lui era un cavaliere che doveva sottostare ad un rigido Dettame; e ancor più era un principe, un futuro sovrano che non avrebbe dovuto sporcarsi con queste ignominie e lei… (lei, lei era solo una serva, dannazione. E lei, lei gli era capitata tra capo e collo e lei…) lei aveva piedi piccoli e gelati.

 

Allungando incerto una mano sul lenzuolo, incontrò una mano di Linette e gliela sfiorò, e anche quella era fredda e intirizzita, come quella volta nella grotta.

 

Di colpo ripensò al discorso che Lin gli aveva fatto su sua madre. E seppe con certezza che la regina non sarebbe stata affatto orgogliosa di lui.

Facendo piangere la sua valletta, probabilmente, ne aveva offeso la memoria per qualche legame collaterale che al momento gli sfuggiva.

E umiliandola involontariamente per una colpa che non aveva, si era insudiciato di un’ulteriore pecca.

 

D’improvviso, fu quasi fin troppo semplice capire quello che doveva fare.

Avrebbe riparato alle sue mancanze, così la sua coscienza avrebbe smesso di mordere e forse, forse l’anima della sua defunta genitrice si sarebbe sentita meno affranta dalla sua condotta riprovevole.

 

Inspirando dal naso per raccogliere la determinazione, il principe aprì cautamente gli occhi per sondare il campo di guerra in cui avrebbe combattuto e si ritrovò ad un palmo da naso il rosso della sua casacca; nella penombra della stanza, egli intravide la curva rigida della schiena della sua valletta e le spalle strette, quasi a risparmiare calore, i capelli lunghi infilati fin dentro al colletto.

Fingendo di dormire, egli fece aderire il torace al dorso di lei, e le passò un braccio attorno alla vita sottile – senza stringere, per carità! –, trascinandosela addosso con movimenti lenti e trepidanti.

Si sarebbe aspettato di vederla protestare e scostarsi, ma non accadde.

 

Il corpo di Linette si plasmò con naturalezza contro al suo, ammorbidendosi spontaneamente in risposta al suo calore.

 

Quando si accorse di aver trattenuto il fiato per un’eternità e riprese a respirare, Arthur realizzò anche che nessun fulmine l’aveva colpito all’istante, anche se fuori pioveva, e che il suo peccato non sarebbe stato poi così grave, se nessuno lo avesse saputo.

Poi ricordò con chi aveva a che fare, lanciando uno sguardo alla fanciulla fra le sue braccia, e considerò che avrebbe dovuto ucciderla, per farla stare zitta.

 

Ma, a dispetto delle sue preoccupazioni per sua Integrità di Cavaliere intonsa, anch’egli cedette al sonno e affondò il naso nella casacca prestata, dove riconosceva il proprio odore e quello di lei che – se non fosse stato così scombussolato, se ne sarebbe accorto – aveva un che di anticamente familiare.

 

 

***

 

 

Quella quarta giornata di permanenza nella locanda fu segnata da un’interminabile cateratta piovuta dal cielo e il giovane Pendragon aveva deciso di ammazzare la noia rendendosi utile, facendo la spola tutto il dì dalla camera alla cucina con panni caldi e tisane.

 

Il fatto, poi, che si fosse persuaso di essere riuscito a tenere nascosta la sua buona azione mattiniera persino alla diretta interessata – il nobile s’era distanziato da Linette giusto poco prima che ella si destasse – fu una cosa che l’aveva messo di buonumore, anche se in realtà Merlin se n’era accorto eccome (per caso, ma l’aveva fatto), e aveva avuto la delicatezza di fingersi ancora assopito, mentre Arthur conservava le rispettabili parvenze.

D’altra parte… come non accorgersene? Le coperte erano divenute improvvisamente calde e muscolose tutto attorno a lui, il lenzuolo aveva preso a respirargli sul collo e il profumo leggero che sentiva provenire dalla casacca del principe lo aveva accerchiato in un bozzolo tutt’altro che sgradevole. Ma soprattutto… quei piedi. Ooohhh!, Gloria Imperitura agli dèi dell’Antica Religione! L’Asino avrà anche avuto un cervello grosso come un fagiolo, ma aveva dei piedi deliziosamente caldi e confortevoli. Quelle piccole fornaci regali erano la sua salvezza.

 

 

***

 

 

Ma quello era soprattutto il giorno stabilito per lo scambio della merce rubata ai Pendragon e, benché fino a mezzodì nessuna faccia nuova si fosse presentata alla locanda, il principe aveva tenuto sotto controllo ogni movimento sospetto e ogni cosa che risultasse potenzialmente indiziaria fin quasi al tramonto.

 

Il Caso volle, però, che la signora Rosy bussasse alla loro porta, giusto poco dopo che egli era salito, finita la sua ronda ipotetica, per portare alla sua valletta del nuovo decotto.

 

“Vi è un uomo di sotto, un tipo… bizzarro, che chiede di un certo Arthur e io ho pensato a voi…” spiegò l’ostessa.

 

I due sposini si scambiarono un’occhiata stupita, mentre condividevano i medesimi pensieri. Che fosse uno dei cavalieri? Che fosse cambiato qualcosa?

 

“Vengo immediatamente.” Replicò egli, seguendola, mentre Merlin gli rivolgeva uno sguardo preoccupato, raccomandandogli prudenza.

 

E se fosse stata una trappola?

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Viceversa, i personaggi originali inseriti in questa fic – in passato, ora e in futuro – sono esclusivamente miei. In particolare, lo è la signora Rosy, slasher merthur inconsapevole e accanita. XD

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Mika, che mi coccola col suo entusiasmo!

 

Note: Come avete letto, la prima sfuriata di Merlin era solo un assaggio.

Credo che qui abbia prevalso il mio animo femminista, ma credo anche che Merlin sarebbe d’accordo con me – si sente molto donna, ultimamente. XD

 

“Guardate che non è mica una malattia…” è lo stesso concetto che spiega Gaius quando Merlin dichiara che sta morendo, alla sua prima PMS (cap. 27).

 

Vorrei farvi notare una gaffe di Merlin. Lui, al colmo dell’ira, grida di non aver mai allontanato sua madre quando era indisposta. In realtà, secondo la logica di Arthur, questa fase non ha senso, poiché una donna non serve che ne allontani un’altra. La fortuna è che entrambi erano sopra le righe e nessuno ci ha dato peso. XD

 

I piedi di Arthur hanno già avuto il loro momento di gloria nel cap. 44, quando Merlin risponde alle pesanti insinuazioni di Gaius dicendo:

“L’unica parte di Arthur che ho sfiorato sono stati i piedi! E solo perché erano caldi!”

 

Credo che per capire Arthur (e tutte le sue nobili pare) si debba necessariamente calarsi nella mentalità del tempo e nel suo status. So che è molto lontano dal nostro ragionare ma, da quello che ho letto documentandomi a riguardo, lui sarebbe (il condizionale è d’obbligo) nel giusto.
Apprezzate che il suo cervello di fagiolo stia facendo gli straordinari? ^_=

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

 

- Concordo, Rosy è il nostro orgoglio merthur! ^_^

- Sì, pioverà spesso. XD

Da quando scrivo questa fic (anche in capitoli mooolto precedenti, ho sempre accostato la pioggia al malumore del principe che non poteva allenarsi) l’Inghilterra è diventata peggio di Forks, il che è tutto dire! XD

- Arthur è un IDIOTA (merita il maiuscolo) INTEGRALE, Merlin ha ragione; però ha anche un cuore grande ed è questo che ci piace di lui, no?

- Come ho scritto proprio in questo capitolo, Arthur non ha particolare esperienza di ‘donne in quei giorni’, ma Morgana dev’essere stata una buona palestra di vita per lui! XD

E, secondo me, lui è molto recettivo sull’argomento perché la prima volta con Linette l’ha sconvolto e adesso ha un po’ l’incubo che risucceda e parte prevenuto.

- Come (quasi) tutti i maschi, Arthur ha la sensibilità di un elefante ed è egocentrico; in più, crede(va) di essere nel giusto, indignandosi per questo guaio.

- Come dicono molte del fandom: Arthur sembra in perenne PMS! XD E’ sempre così lunatico e volubile che davvero, davvero è una donna mancata! Ha ragione Merlin!

- Il saltimbanco è un giullare, un buffone, colui che intrattiene gli ospiti nei banchetti.

- No, non mi sono vestita da niente. ^^ (Ero il cosplay di me stessa! XD)

Ma appena Giuls mi darà la foto del cosplay di Merlin la metto; anche se il povero tizio era brutto come le bestemmie XD, il costume era fighissimo! *ç*

- Sì, a furia di stare vicini, ad un certo punto Merlin ragionerà (male) come Arthur, e Arthur imparerà ad essere saggio come Merlin. XD

- Merlin si ‘complesserà’ presto su ciò che prova, prima della fine di questa avventura. Merlin, non Linette. Lo preciso.

- Ma nessuna che si scandalizza alla frase: “Ho veduto donne nei bordelli con abiti più lunghi e casti di questo!”?
Quindi il principe va a donnacce, come avevano ipotizzato le dame sconce durante la Lezione di Ricamo?! XD

D’accordo. Tenetevi il dubbio. U_U

- No, Linette non ha una PMS che dura sei giorni, ha il ciclo in anticipo. XD

- Ahahaha! X°D vi adoro quando lasciate scorrazzare la vostra mente perv. *ç*
Ma no, Arty non ha male alla spalla per aver usato troppo la mano destra. XD
E’ il ricordino del Torneo a fargli visita. (O forse no? ^_=)

- Rosy è una stalker merthur. Sì, l’avete scoperta!

 

 

Vi metto ben TRE anticipazioni del prossimo capitolo:

 

1) “Siate premuroso con lei!” si raccomandò la donna, con cipiglio protettivo. “E lei vi ricompenserà più di quanto possiate desiderare.” Gli disse, con tono di profezia. “Ora vi è fedele, nutre dell’affetto per voi.” Gli spiegò. “Ma abbiate pazienza, col tempo imparerà ad amarvi…” lo consolò la locandiera.

 

“Lo so.” Rispose Arthur.

Anche se esattamente non sapeva cosa.

 

Quel che invece sapeva era che infinite volte Linette gli aveva confermato di nutrire cieca fiducia in lui.

Si era sempre dimostrata leale e devota nei suoi confronti.

Ed egli avrebbe cercato di non farla più soffrire, finché fosse rimasta sotto la sua custodia, e poi…

poi avrebbe preso Merlin, e l’avrebbe mandato alla gogna finché non fosse giunta la Fine del Mondo.

 

(…)

 

2) Anche quella notte, molto prima dell’alba, Arthur fu svegliato dal tocco glaciale dei piedini di Linette – così gelido da far resuscitare anche i morti.

Però, essendo ormai esperto, egli se l’era tirata contro e l’aveva scaldata come la volta prima e Merlin, zitto zitto, aveva goduto del suo tepore.

 

‘Siete davvero pessimo come cuscino, Arthur. Ma nelle notti invernali sareste comodo come scaldaletto’. Avrebbe voluto dirgli. Ma sapeva che avrebbe osato troppo.

 

 (…)

 

3) Posso dirvi che Arthur dovrà scontrarsi con i propri princìpi, e che la cosa riguarderà la magia. *_*

 

 

 

Angolo pubblicità:

L’ultima fic che ho pubblicato prima di questo aggiornamento è:A Loyal (Liar) Friendspoiler 4x03.

Se vi va di darci un’occhiata e di lasciarmi un parere, ne sarò felicissima! ^^

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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