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Autore: Miss Mysty    03/11/2011    1 recensioni
Brevi shots in cui i personaggi scoprono delle verità, dalle più banali alle più eclatanti.
81: “Non è molto gentile da parte tua, Hiro-san.”
82: “Kamijou-san? Kusama-san? Va tutto bene lì dentro?”
[Raccolta | Traduzione | Cross-over con Sekaiichi Hatsukoi]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso dell’autrice, Miss Mysty.
Qui potete trovare la sua risposta alla mia richiesta;
Qui il link al capitolo originale;
Qui il link all’account dell’autrice.






A collection of Truths


di

Miss Mysty



The Neighbour’s First Truth.





Alle tre del mattino, gli allarmi antincendio cominciarono a suonare a tutto spiano nel condominio in cui vivevano Hiroki e Nowaki. Hiroki si svegliò gridando, nel sentirli, ma non riuscì ad alzarsi; Nowaki era con lui, quella notte, e lui era imprigionato tra le sue braccia forti. Le grida di Hiroki svegliarono anche l’altro, però, e Nowaki aveva l’aria confusa mentre sempre più sirene continuavano ad azionarsi.

“Hiro-san? Che sta succedendo?” domandò, ancora mezzo addormentato. Lo sciolse dal suo abbraccio, e Hiroki saltò giù dal letto. A quel punto, sentirono entrambi il fracasso della gente che si precipitava fuori dagli appartamenti. Alcuni si fermavano all’ascensore, ma altri erano talmente in preda al panico da non riuscire ad aspettare così a lungo, e la porta che dava sulle scale era continuamente sbattuta e ribattuta in quell’apri-chiudi generale.

Alla fine, scattò anche l’allarme proprio di fronte alla loro porta, e Eri-chan squittì terrorizzata nella sua gabbietta, in salotto. Hiroki si accigliò. “Tu esci di qui, io prendo Eri-chan e c’incontriamo fuori.”

“Hiro-san-” Nowaki cercò di protestare, ma Hiroki gli lanciò un’occhiataccia, e lui era ancora troppo assonnato per poter insistere. Annuì e poi uscì, senza preoccuparsi d’indossare una giacca o le scarpe. Il suo torso nudo riuscì a distrarlo per qualche momento, ma poi Hiroki scosse la testa.

Hiroki e Nowaki si erano trasferiti in quel condominio da appena un mese, perciò non conoscevano bene i loro vicini. E, ovviamente, neanche i vicini sapevano granché di loro. Una donna con una neonata in lacrime tra le braccia adocchiò Nowaki mentre quest’ultimo riemergeva dall’edificio, mezzo svestito e con l’aria scarmigliata.

“Sta bene?” le chiese Nowaki, allarmato, quando la bimba cominciò a tossire.

La donna scosse la testa. “Era il nostro appartamento, la stufa ha preso fuoco e il fumo si è sparso su tutto il pianerottolo. Credo che ne abbia inalato un po’.”

Nowaki sgranò gli occhi e corse via senza pensarci due volte. La donna rimase a guardarlo, l’espressione terrorizzata. Non si accorse nemmeno di Hiroki che usciva dal complesso, con Eri-chan tra le braccia e avvolta in un panno per evitare che inalasse il fumo anche lei. Non più di due minuti dopo, però, Hiroki rispose al cellulare e guardò dall’altro lato della strada, per trovare Nowaki che si sbracciava dal convenience store. Aveva dimenticato il portafogli.

Quando la bambina fu stesa sull’erba, dopo aver bevuto un po’ d’acqua, con un asciugamano umido per rinfrescarsi (tutto grazie alla generosità di Hiroki, con suo sommo dispiacere, almeno all’inizio), la mammina sospirò di sollievo. Guardò la sua bimba, prima di spostare l’attenzione su Nowaki. “Grazie. Non ha idea di quanto lo apprezzi.” Nowaki si limitò a sorriderle, e lei proseguì, “Non credo ci siamo mai visti, prima. Vi siete appena trasferiti?”

Nowaki s’inchinò brevemente. “Sono Nowaki Kusama, e questo è Hiroki Kamijou. Probabilmente siamo sullo stesso pianerottolo.” Accennò a Hiroki, seduto distante da loro, intento a brontolare qualcosa sui suoi libri, ora che la bambina stava bene. Eri-chan sembrava altrettanto irrequieta, ma, nel suo caso, doveva essere per via degli allarmi ancora accesi. Quando riuscì a sporgersi abbastanza dal suo asciugamani da arrivare a rosicchiare qualche filo d’erba, fu a posto anche lei.

“Voi due... vivete insieme?” chiese la donna, inarcando le sopracciglia nel notare gli sguardi teneri che Nowaki dedicava a Hiroki.

“Sì,” rispose lui, annuendo. “E poi, è vero che abitiamo qui da poco, ma è anche vero che lavoro come pediatra all’ospedale, quindi non riesco mai a stare a casa tanto quanto vorrei.”

Lei lo osservò mentre Nowaki s’inchinava e si alzava per raggiungere Hiroki. Tutti quelli che erano stati evacuati dall’edificio avevano l’aria spaventata, irritata o una combinazione delle due cose, ma Nowaki sorrise e si sedette accanto a Hiroki, appoggiandosi a lui. Hiroki lo guardò in tralice, ma non lo respinse.

La piccola si era addormentata, ormai, così la donna la riprese tra le braccia. Avrebbe dovuto scambiare quattro chiacchiere con quei due, la prossima volta.














N.d.T.
Yo, Junjou fans! <3
La giornata non è stata prolifica come avrei sperato, quaggiù, perciò l’addolcirò così. ^^
Vedere che apprezzate questa raccolta – ci sono quattordici persone che la seguono ufficialmente, perciò sì, direi che vi piace abbastanza XD – mi rende davvero felice. *_*
A tal proposito, un ringraziamento speciale va a jashder (hai ragionissima su tutto, dalla caratterizzazione alla plausibilità di ogni scena; è proprio per questo che ho deciso di tradurre questa fanfiction, dopotutto <3), ma non dimentico tutti i lettori, quel solitario preferito, e i succitati inseguitori: siete tutti preziosi, ragazzi. O forse dovrei dire ragazze?, sarebbe più appropriato, mi sa. XD
Alla prossima, con una nuova verità per Misaki! <3

  
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