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Autore: ivi87    03/11/2011    11 recensioni
“Non andare..” sussurrò sua figlia.
Rick restò in silenzio, concentrato sulla ragazzina.
“Non tornare al distretto. Per favore..” riuscì a dire prima che gli occhi le diventassero lucidi.
nuova storia, nuova avventura.
Castle accetta la richiesta della figlia. Riuscirà a stare lontano da Kate? E se venisse a conoscenza di qualcosa di sconvolgente e pericoloso per Kate?
Buona lettura a tutte!! ;D
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Avviso: capitolo un filino tendente al rosso! ;D minorenni avvisate!!

 

 

# L’universo ha parlato

 

 

Richard Castle camminava a testa alta per la strada.

Dopo la bellezza di soli tre mesi poteva dire di averla dimenticata.

Certo, non completamente dimenticata. Era pur sempre una delle donne più straordinarie che avesse mai conosciuto ed era praticamente la sua migliore amica, perciò no, non poteva farla uscire del tutto dalla sua vita.

Ma se la stava facendo passare. Questa mostruosa e gigantesca cotta che aveva per lei stava pian piano scemando e il non vederla di continuo cominciava a dare i suoi frutti.

Con questi pensieri si fermò ad un chioschetto a prendere un caffè caldo. Dicembre era appena iniziato e il freddo invernale penetrava nelle ossa. Si scaldò le mani stringendo il bicchierone di cartone.

Si sarebbe mai autoconvinto di essersela scordata?

Riprovò a concentrarsi, meglio non abbassare mai la guardia.

Avevano ormai riaperto da un pezzo ma oggi era il giorno di chiusura settimanale e voleva starsene un po’ in pace nel suo seminterrato a scrivere.

Io, Richard Castle, NON sono più innamorato di Kate Beckett! Per niente, nada, nisba, tutto passato. 

Respirò a pieni polmoni passeggiando distrattamente verso l’Old Haunt.

Il giorno che fosse riuscito a dirlo anche ad alta voce avrebbe dato un party!

Schivò un passante per un soffio. New York era caotica per via dell’ennesimo sciopero dei taxi e di conseguenza i marciapiedi erano affollati.

Destreggiarsi nella folla e concentrarsi sulla negazione dei propri sentimenti era pressoché impossibile. Tra spintoni e dribblaggi  vari si schiantò addosso ad un’altra persona, rovesciandole addosso tutto il caffè.

Rick si maledì per la sua goffaggine ma quando alzò gli occhi sulla sua povera vittima un sorriso stupito e spontaneo sbucò sul suo volto.

Io, Richard Castle, sono completamente e incondizionatamente innamorato di Kate Beckett e NON mi passerà mai!

Kate alzò gli occhi per vedere chi l’aveva inondata di caffè proprio quel giorno che andava di fretta. Aveva solo un ora da concedersi per mangiare e volle uscire dal distretto per respirare un po’ di aria fresca. Al suo rientro l’attendeva l’ennesima riunione del nuovo capitano. La Gates adorava le riunioni, neanche fosse una manager aziendale. E non poteva tardare, quella non ammetteva sgarri!

Incenerì con lo sguardo il malcapitato; ora si sarebbe dovuta scapicollare fino a casa per cambiarsi e arrivare puntuale.

Ma quando incrociò i suoi occhi l’irritazione sparì nel nulla e il suo cuore, dopo tanto, ricominciò a battere regolare. Anzi no, un pochino più veloce.

Restarono a bocca aperta a fissarsi per degli interminabili secondi, come se non si vedessero da tre anni, anziché tre mesi.

Poi il caos di New York li riportò alla realtà.

Il clacson di un auto, l’abbaiare di un cane, il chiacchiericcio della gente in strada li rese consapevoli di essersi persi l’uno negli occhi dell’altra, come un tempo.

Sbatterono più volte gli occhi per uscire da quella trance e Rick si costrinse ad abbassare lo sguardo. Fu allora che la vide. L’enorme macchia di caffè. Aveva centrato in pieno il petto della detective. Vedendo il suo sguardo, anche lei controllò il danno.

La camicetta era inguardabile, ormai non più bianca, la sciarpa leggermente macchiata con qualche schizzo all’altezza della gola mentre il suo cappotto beige era diventato marrone solo sui due lembi aperti. 

Sfortunatamente non aveva il cappotto abbottonato. Per lei non era così freddo il clima, adorava l’inverno e la neve. E comunque non era niente in confronto al gelo che sentiva dentro da quando avevano smesso di vedersi.

A Kate non importava poi molto. Rick era davanti a lei dopo quella che le era sembrata un’eternità. Ma il ringhio della Gates le risuonò in testa. Se si fosse presentata così conciata al suo cospetto avrebbe fatto una pessima figura oltre che perdere quel minimo di rispetto che quella si sforzava di dimostrarle.

“M-mi dispiace da morire..i-io non ti avevo proprio vista..” cercò di giustificarsi Rick.

Kate si sciolse di fronte a quel balbettio. Era il solito cucciolone imbranato di sempre.

“Lo so, non ti preoccupare” rispose gentile “Ti trovo bene..” aggiunse poi un po’ incerta.

“Anche io” rispose Rick sorridendo.

Sarebbe restata lì in mezzo alla strada con lui per ore, ma doveva scappare a casa per cambiarsi ora, ed era lontana; si doveva affrettare.

“Scusa ma vado di fretta. Ero di corsa già prima e adesso lo sono ancora di più..” indicandosi il petto “Devo correre a casa a cambiarmi e forse riesco a mangiare un boccone prima di tornare al distretto” spiegò velocemente spostandosi dalla calca.

Rick la tallonò prontamente. L’universo aveva parlato, li aveva appena fatti rincontrare e nemmeno per sogno se la sarebbe fatta scappare nuovamente, tanto di dimenticarla non se ne parlava proprio…

Ci aveva provato, ma era una causa persa in partenza.

“Come mai? Avete un caso scottante?” domandò, aiutandola ad uscire dal flusso di persone che scorreva in giù, verso Main Street.

“No, niente di speciale, ma la Gates è fissata con le riunioni e ne ha programmata una alle 14:30 e se la perdo sono guai!” istintivamente guardò l’orologio “oh, non ce la farò mai..” non avrebbe fatto in tempo a cambiarsi nemmeno senza sciopero dei taxi.

Castle si sentì colpevole e inutile. Aveva combinato un casino come suo solito e voleva aiutarla a tutti i costi.

“E’ tutta colpa mia, scusa..” disse tutto sconsolato.

Vederlo così le fece male. Posò una mano sul suo avambraccio con l’intenzione di confortarlo ma Castle prontamente le bloccò la mano sgranando gli occhi “il golfino!!”

“Come?” domandò confusa

“Vieni con me!” e così dicendo la prese per mano trascinandola pochi metri più in là fino a fermarsi davanti al suo pub.

Kate guardò l’insegna dell’Old Haunt. Quanto gli era mancato! Ma gli avrebbe fatto solo più male continuare a frequentare il suo locale.

Con un sorriso enorme, Rick alzò la serranda e con le chiavi che aveva in tasca aprì la porta e accese le luci.

La fece accomodare e richiuse la porta a chiave, per impedire ai clienti di entrare credendo il bar aperto.

“Perché siamo qui, devo proprio andare Castle..”

“Abbi fede, vieni”

La portò in fondo al locale e con un’altra chiave aprì la porta del seminterrato che portava al suo ufficio.

“Ma..che fine ha fatto il passaggio segreto?” domandò sorpresa guardandosi intorno.

In effetti notò parecchi cambiamenti e le pareti erano fresche di vernice.

“Ho dato una rinfrescata all’ambiente e poi il passaggio segreto era scomodo. Fico, ma scomodo..” rispose sorridendo, tralasciando che si era dovuto tenere occupato in quei mesi senza di lei e che aveva riversato parte delle sue energie nella ristrutturazione.

Scesero le scale e Kate osservò bene anche l’ufficio.

C’era una scrivania con un portatile, una stampante e un telefono.

L’armadio che copriva l’ingresso alle fogne era sparito e l’ingresso stesso era stato murato.

Vari mobili avevano preso posto attorno alle pareti compresa una mini libreria. Sembrava una piccola riproduzione in scala dello studio che aveva a casa sua.

Rick la osservò mentre si guardava attorno, finchè non la vide posare lo sguardo sul suo mobile preferito.

“Hai un divano?” domandò scettica

“Si”

“Qui sotto?”

“Si”

Aggrottò le sopracciglia, incerta.

Ma perché nessuno capiva. “Mi piace stare comodo..”

“Come vuoi, ma ancora non ho capito perché siamo qui” guardando nuovamente l’orologio.

“Ah, si..” lo vide avvicinarsi all’attaccapanni posto accanto alle scale. Prese un capo nero e glielo porse “E’ il golfino che hai dimenticato l’ultima volta che ci siamo visti qui a bere tutti insieme..” spiegò abbassando lo sguardo “speravo che saresti venuta a riprenderlo..” L’aveva tenuto con sé per tutti quei mesi come.. un porta fortuna forse?

Kate se lo ricordava bene. Nei giorno seguenti aveva pensato molte volte di usare quel golfino come scusa per rivederlo ma non lo aveva mai fatto. Aveva deciso di provare a dare un taglio netto al loro rapporto, proprio come Rick, perciò si convinse che fosse meglio smettere di pensarci e andare avanti.

Afferrò l’indumento e le loro dita si sfiorarono.

Bastò un attimo. Nessuno dei due seppe come, ma si stavano baciando. Con foga, come se avessero fame l’uno dell’altro.

Gettò a terra il golfino che le occupava una mano. Una volta libera lo afferrò alla nuca per attirarlo più a se. Quasi senza accorgersene entrambi cominciarono a liberarsi di cappotti e sciarpe. Il profumo di caffè aleggiava nell’aria dalla camicetta di Kate.

Era da tanto che non lo respiravano assieme. Si staccarono controvoglia per prendere ossigeno.

Kate ansimava come se avesse corso al maratona di New York.

Poche boccate e gli si scagliò nuovamente addosso, completamente in balia delle sue emozioni.

In un barlume di lucidità Rick la bloccò.

“Ferma..ferma..” disse ancora ansimando per il bacio.

Kate tentò di divincolarsi e proseguire nel suo intento ma lui era più forte “Non voglio fermarmi” sussurrò appena lei, preoccupata che invece fosse proprio quello che volesse lui.

“Nemmeno io, davvero” la rassicurò “ma non voglio fare l’amore con te per poi vederti scappare via dicendo che è stato solo un errore..” le disse guardandola negli occhi.

Kate scosse la testa annegando in quel mare azzurro “sono sicura” e la decisione con cui lo disse dissipò qualsiasi dubbio lui avesse.

Con il pollice le sfiorò un labbro schiudendolo leggermente per poi scendere sul collo.

Lei lo fissava con il respiro accelerato, ipnotizzata dal suo tocco caldo e delicato e dal modo in cui le contemplava il collo.
Quando si piegò a baciarglielo, Kate chiuse gli occhi e si aggrappò alle sue spalle.

Ci pensava spesso, soprattutto in quei mesi in cui l’aveva evitato sperando di dimenticarlo.
Pensava a come sarebbe stato se loro due avessero.. ma poi scacciava quel pensiero doloroso che le attorcigliava lo stomaco.
Con foga Rick sollevò la sua camicetta sporca premendo le mani sulla sua schiena morbida. Finalmente poteva toccare la sua pelle liscia.

Kate si sentì bruciare sotto quel tocco. Quanto tempo sprecato a rimandare l’inevitabile...

Rick tentò di slacciargli la camicetta ma lei lo fermò bloccandogli i polsi a mezz’aria “Piano, Rick...”, sussurrò al suo orecchio “Lo sai che ci sono sempre io al volante...”.
Disse stuzzicandolo, ricordandogli che a lui non era mai permesso guidare la sua auto.

Solo una volta aveva guidato Castle, a Los Angeles, ma quella era un’occasione particolare. Sia emotivamente che professionalmente.

Si morse il labbro provocandolo come solo lei sapeva fare, e poi gli lasciò i polsi.

Un lampo di passione transitò nei suoi occhi e lei capì che acconsentiva a lasciarle il comando.
Le mani di Kate cominciarono a slacciare la camicia di Rick, un bottone dopo l’altro, lentamente, partendo dall’alto. Ad ogni lembo di pelle scoperto Kate lasciava una scia di baci umidi e caldi che lo stavano facendo impazzire.

Una volta aperta tutta la camicia si rialzò da terra e gliela sfilò lasciandola al suolo.

Poi fu la volta della cintura. Rick si lasciò spogliare come fosse un manichino, ammaliato dall’intraprendenza della sua musa. Quando anche i pantaloni furono a terra, lo aiutò a sfilarsi scarpe e calzini. Kate si allontanò di qualche passo per ammirare la visione completa di Rick in boxer davanti a lei.

Decisamente aveva un bel fisico. Spalle larghe e stomaco piatto. Pensò che si fosse messo a dieta, perché lo trovò molto meno appesantito di come se lo ricordava.

Non che l’aspetto esteriore le importasse più di tanto, quello che c’era tra loro andava ben oltre il mero lato estetico; comunque non le dispiaceva affatto che si tenesse in forma e quello che aveva davanti a sé la spinse a mordicchiarsi nuovamente il labbro.

Questa volta lo fece spinta dalla voglia e dalla passione.

Rick non resistette oltre, la afferrò per un braccio e se la tirò letteralmente addosso.

“Tocca a me guidare ora” le sussurrò all’orecchio nello stesso modo usato poco prima da lei.

Come in un passo di danza figurato le sollevò il braccio destro sulla testa e la fece ruotare su se stessa, per poi ritrovarsi abbracciato a lei di spalle.

Pareva scomparire dentro quelle braccia muscolose.

Lasciò la presa e lei non si mosse di un centimetro. Non ne aveva la minima intenzione.

Le mise le mani attorno al collo accarezzandole la gola, per poi scendere sulle spalle e proseguire lungo le braccia fino ad intrecciare le loro dita.

Posò le loro mani unite sul ventre di Kate, completamente rilassata sul suo petto.

Slegò le loro dite per cominciare a slacciarle la camicetta. Con una mano sbottonava e con l’altra accarezzava la pelle che man mano gli si rivelava sotto gli occhi, fino a ritrovarsi nuovamente con entrambe le mani attorno alla sua gola.

Kate inarcò la schiena e reclinò la testa all’indietro. Rick ne approfittò per salire ancora di più e  infilare le mani tra i capelli, massaggiandole la testa.

Un gemito gutturale le sfuggì dalla gola. Adorava i brividi provocati dalle carezze ai capelli.

Fiero di quel gemito, Rick le tolse la camicia accompagnandola sulle spalle, abbassando anche gli spallini del reggiseno e affondando il viso nel suo collo.  

Kate, sentendo le sue labbra su di sé, gli afferrò le mani e se le portò sul seno, che lui strinse prontamente. Lo massaggiò e torturò per qualche secondo, infilandosi anche sotto la stoffa, per poi abbandonarlo e spostare entrambe le mani verso il basso.

Con l’indice tracciò il contorno del bottone dei jeans, con l’altra mano trovò invece la zip.

Stette per un attimo fermo e immobile ad assaporare il momento. Respirò forte il profumo di ciliegia dai suoi capelli “Rick..” la sentì sospirare. Lei non voleva che si fermasse.

“Lo so, lo so, hai fretta...” rise lui contro il suo orecchio, sapendo bene che non era la fretta di tornare al distretto per la riunione quella che aveva Kate.

Cercava di mantenere un tono giocoso, per alleggerire la tensione e perché era così che voleva fare l’amore con lei.

Le baciò la nuca e da quel punto fece partire una lunga scia di baci che terminarono sul fondo schiena, appena sopra i jeans.

In ginocchio alle sue spalle Rick slacciò i jeans e lentamente li fece scorrere lungo le sue lunghe gambe fino ai piedi. Kate scalciò in avanti le scarpe col tacco, perdendo così almeno dieci centimetri. Una gamba alla volta l’aiutò a sfilare i pantaloni.

Con le mani rifece il percorso al contrario, rialzandosi.

La sua musa era perfetta, sotto ogni aspetto.

Una volta in piedi lei si voltò per essere nuovamente di fronte a lui e lo aggredì, letteralmente, con un bacio, spingendolo verso il divano.
Quando Rick ci sbattè contro con i polpacci la fermò nuovamente “Solo un secondo…” dandole un altro bacio “.. un secondo..” la allontanò di poco, si piegò su divano e infilò le mani fra i cuscini.

Con un colpo di braccia ben assestato tirò verso di se, arretrando, permettendo al materasso di spiegarsi davanti a loro.

Kate sorrise maliziosa “non scherzavi quando dicevi che ti piace stare comodo..” avvicinandosi nuovamente a lui.

“Visto che si può, non vedo perché non approfittarne” concluse la frase a fior di labbra, depositandovi un bacio.

Le raccolse le gambe passandole il braccio dietro le ginocchia, la prese in braccio e la depositò sul letto.

Con infinita dolcezza le accarezzò i capelli, scendendo sul viso, disegnando con l’indice il contorno del naso per poi finire sulla bocca. Non aveva mai staccato gli occhi dai suoi. Era certo che lei lo volesse, ma aveva sempre quella paura che lei potesse scappare da un momento all’altro, che la sua maledetta razionalità sbucasse fuori e ripensasse a ciò che stavano per fare.

Ma Kate aveva dimostrato ampiamente che non voleva essere in nessun altro posto se non lì, con lui, ad accarezzarsi, baciarsi e fare l’amore. Baciò il suo indice, facendo aderire le sue labbra.

Richard la fissava ancora. Lui non aveva fretta, voleva godersi il momento appieno, perché finalmente poteva essere libero di amare la sua musa.

Con la mano continuò ad accarezzarle lentamente il collo, scendendo sulla clavicola.

E poi non resistette. Avvicinò la sua bocca ad essa, lasciando una lunga scia di baci infuocati lungo il collo.

Kate aspettava una sua mossa.

Gli aveva accarezzato le braccia e il petto, ma voleva che fosse lui a fare la prima mossa. Quando sentì le sue calde labbra lungo la sua clavicola, non capì più nulla.

Gli afferrò il viso e lo costrinse a guardarla, e finalmente unirono di nuovo le loro bocche.

Rick ruotò un po’ di più ritrovandosi completamente sdraiato su di lei, reggendosi con le mani, per paura di farle male.

Le loro lingue erano fuse insieme, e in quella stanza si udivano solo i loro respiri profondi uniti a lunghi e prolungati gemiti.

Rick scese con la mano, sfiorandole nuovamente il petto. Voleva liberarla di quell’inutile pezzo di stoffa che intralciava la vista su quel corpo perfetto.

Infilò una mano dietro la schiena per poterlo sganciare, ma con sua sorpresa, il gancio non c’era.

Rimase un attimo perplesso e allo stesso tempo confuso. Kate invece capì subito, e portandosi un dito sul labbro, maliziosamente esclamò “La chiusura… è sul davanti…”

Rick sbattè le palpebre incredulo, ma ancora non muoveva un muscolo. Così Kate, con una voce estremamente sexy, che mai lui aveva potuto udire, gli disse: “Guarda..”

Portò entrambe le mani sull’incavo del seno, proprio dove stava la chiusura e con una lentezza infinita sganciò il gancetto.

Rimase ammaliato da quella visione, ma si riprese subito in modo da non dover far attendere oltre la sua musa.

Allontanando da lei il reggiseno, iniziò la sua lenta tortura. Con una mano le sfiorò uno dei seni, iniziando a massaggiarlo con cura, stuzzicandolo il tanto che bastava per farla sospirare di piacere. Invece sull’altro seno concentrò la sua bocca, assaporandolo, eccitandola come non mai. Si bloccò in quel punto per interminabili secondi, prolungando l’attesa.

Si spostò poi sullo stomaco, mentre con la mano scendeva sul suo ventre piatto, per poi fermarsi quando arrivò al bordo degli slip di cotone.

Avrebbe voluto sfilarglieli e farla gemere di piacere, ma come gli aveva ricordato poco prima, era lei a guidare.

In un rapido gesto, Kate, cambiò le posizioni, ritrovandosi sopra.

Si inchinò su di lui per baciarlo e Rick avvertì il calore e l’eccitazione del suo seno contro il suo petto.

Rick la teneva forte a se, non la lasciava andare, stringendola per la schiena, sentendole la pelle liscia sotto le sue mani.

Le sfiorò i glutei, ma l’obiettivo delle sue grandi mani erano le sue cosce vellutate, che attendevano solo di essere toccare e accarezzate da lui.

Kate muoveva il suo bacino contro il suo avvertendo la chiara eccitazione maschile farsi sempre più presente, contro di lei, tanto che non riuscì proprio a nascondere un gemito di frustrazione per tutta quella lunga attesa.

Attesa dei preliminari. Attesa repressa in questi 4 lunghi anni.

Attesa di non aver saputo aprire le braccia all’amore molto tempo prima, e aver sprecato tempo prezioso.

Ma ora non aveva nessuna intenzione di perdere altro tempo con lui.

Era lui l’uomo giusto.

Era lui che c’era sempre.

Era lui che l’amava davvero per quello che è. Sempre.

Gliel’aveva detto svariate volte.

E ora erano lì, beandosi di un piacere che solo le persone davvero fortunate riuscivano a capire, la completa fusione, non solo fisica ma anche di anime.

Perché lui ci credeva. Se lo ricordava bene, lui credeva negli unicorni e nei doppi arcobaleni, ma soprattutto nelle anime gemelle.

Sempre guardandosi negli occhi, si tolsero reciprocamente gli ultimi indumenti intimi.

Rick si tirò su a sedere e la prese in braccio.

Fece un respiro profondo.

“Ne sei davvero sicura, Kate?”

Lei gli si avvicinò e premette nuovamente le sue labbra sulle sue.

“Se non fossi stata sicura, sarei scappata via subito. Sono sicura, Rick.” disse, ma poi abbassando il tono di voce continuò “Sono sicura, perché ho sognato questo momento così tante volte”

Felice come non mai di sentire che anche la sua musa attendeva da tempo che accadesse, la baciò di nuovo, con passione, con amore. Era davvero innamorato di lei e quei tre mesi di lontananza non avevano fatto altro che incrementare i suoi sentimenti.

Kate si sedette a cavalcioni su di lui, e Rick lentamente la penetrò, cercando di non farle male.

Quando fu completamente dentro di lei, entrambi emisero un gemito di piacere, ma lui notò che in quel suono oltre al piacere Kate nascondeva anche un po’ di dolore.

Il panico s’impossessò di lui, aveva troppa paura di farle male e non voleva che lei soffrisse a causa sua.

“T-ti ho fatto male?”

“….no.”

“Ma…se ti faccio male dimmelo e io…” ma Kate lo bloccò.

“Rick… sta zitto!” disse sorridendo maliziosamente, iniziando a muovere il bacino contro di lui in segno che ormai era pronta.

Iniziarono quella che era una danza antica come il mondo, baciandosi e muovendosi insieme, simultaneamente, come se i due corpi fossero stati fatti per incastrarsi alla perfezione come due pezzi dello stesso puzzle.

Rick la strinse a se, e la fece sdraiare sul materasso, ancora preoccupato che quella posizione potesse arrecarle dolore.

Continuava a sfiorarle ogni centimetro del suo corpo, avido di averla tutta per se. Era sua.

Le spinte si fecero più veloci, incitate da lei, che non avvertiva ormai nessun dolore. Solo passione, calore e amore.

Gli allacciò le gambe dietro il bacino, avvicinandolo maggiormente e facendo aderire il petto sudato e ansante contro il suo.

I gemiti da prima soffocati si stavano trasformando in urla di piacere che nessuno dei due poteva nascondere.

Quando le unghie di Kate scavarono la sua pelle sulla sua schiena, lui capì che era molto vicina al piacere supremo, e alcune spinte dopo entrambi raggiunsero l’apice, di quello che era un piacere che mai con nessun altro avevano provato.

Le urla e il fiatone si spensero un po’ più tardi del previsto. I loro corpi sudati aderivano l’uno all’altro, come se non volessero staccarsi.

Kate tremava ancora per le forti emozioni appena provate, e Rick, staccatosi da lei, la strinse in un abbraccio, facendole posare la sua testa sul suo petto.

E lì Kate sentì il cuore di lui, battere per lei, e lei soltanto.

Si coprirono maldestramente e rimasero lì, abbracciati, con le gambe intrecciate, poco importava se la Gates avrebbe urlato contro Beckett.

In quel momento esistevano loro due. Rick e Kate.

 

 

Angolo dell’autrice:

Mariiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii grazie mille per avermi gentilmente arrossato il capitolo!!!

Fatele tutte un bell’appaluso!!!

CLAP CLAP

Ahahahaha e detto questo sotto con i commenti!

Sbaglio o questo chapter lo aspettavate da tanto?? xD

 

Un bacione grosso a tutte!!!!

 

Ivi87

   
 
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