Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Mademoiselle Moody    03/11/2011    4 recensioni
Ambra è una ragazzina di undici anni decisamente problematica, costretta ad una vita di inferno. Ma, un giorno, scopre di essere una semidea dal futuro già segnato ed aiuterà Percy nelle sue missioni impossibili.
Genere: Avventura, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Okay, okay, okay. Prima di iniziare questo delirio più totale vorrei fare una breve introduzione: ho sempre odiato inserire personaggi nuovi (cosidetti OOC) all'interno di storie già scritte. Davvero, è una cosa che detesto. Infatti, non so perché, l'abbia appena fatto.  
E' una sorta di esperimento.
Spero di migliorarla nel corso dei capitoli e no, non vi voglio costringere a recensirla per forza: se vi va, bene, se non vi va, pazienza. Non a tutti piace lasciare commenti (me compresa), quindi vi capirò. Spero che questo primo capitolo non faccia del tutto schifo. Grazie per l'attenzione, e che il disastro abbia inizio. :D PS: i personaggi sono tutti inventati però, vi prego, spero che non vi offendiate. Nel senso che io non ce l'ho assolutamente con le suore o i preti, ma era per dare più drammaticità al tutto. :D 

  

»M.Moody

 

Il lampadario crolla.

 

Quella mattina il sole picchiava violentemente contro una piccola e lugubre finestra di un terzo piano.

Come se ci dovesse entrare per forza, svegliò la bambina che ancora era beata tra le braccia di Morfeo.

Ambra strabuzzò gli occhi controvoglia: un'altra infernale giornata stava per avere inizio.

Mise a fuoco la camera, anche se ci voleva un coraggio disumano per definirla tale.

Infatti, Il suo letto sudicio si trovata di fronte alla piccola finestrella gotica, unica fonte di luce della stanza.

Certo, perché permettersi una lampada o chicchessia era troppo!

La camera, eccezion fatta per l'armadio di legno chiaro nell'angolo, era completamente vuota e stretta.

« Ehi Amb! » chiamò una voce maschile bussando da dietro la porta. « È tardi, muoviti! »

Ambra si alzò e si stiracchiò, osservando la sveglia che si trovava sul comodino in mogano.

Erano le sette in punto di un afoso maggio, il ventisette per l'esattezza.

Dopo di che, girò le chiavi dietro la tapparella e aprì la porta.

« Ben alzata, eh! » fece un ragazzino magro ed alto. « Sai che non devi fare mai ritardo quando... »

« Cresc, andiamo! » tagliò freddamente la ragazza, afferrandolo per un braccio e trascinandolo con sé.

« Buongiorno anche a te, allora » fece l'amico sghignazzando, socchiudendo gli occhi verde bosco. « Come mai così di buon umore, oggi? »

« Il solito ... » fece lei allusiva.

« Ancora con questo dannato sogno? » chiese mentre iniziavano a percorrere il corridoio tappezzato da foto di suore e bambini.

« Sì, ancora Cresc. Solo che stavolta la scena era più nitida » disse Ambra imboccando le scale. « Come al solito lui era lì, davanti a lei. In mano aveva qualcosa di luminoso e lo puntava contro la donna, mentre blaterava. Non so che lingua fosse. Era strana, articolata. Sembrava... »

« Greco » concluse l'amico, mentre scendeva al fianco di Ambra. « Lo so, Amb! È da quando sei piccola che hai questo dannato incubo ... »

« Scusami, hai ragione... »

« Macché, sai che mi fa piacere quando ti confidi con me! »

« Grazie, Cresc. Comunque, questa volta l'ho visto bene ».

« E sei sicura che quello fosse tuo padre? »

« Ah boh, chi l'ha mai visto? » ridacchiò lei, riacquistando la sua solita aria allegra.

« È inutile che ridi laggiù, io da qui non ti vedo! » scherzò Cresc, dandole una pacca sulla schiena.

L'altezza di Ambra rientrava perfettamente nella media di una ragazzina undicenne. Cosa che, invece, secondo l'amico, non era affatto vera: continuava a punzecchiarla perché, vicino a lui, la bambina era decisamente bassa.

Del resto Cresc aveva anche due anni di più, ma secondo lui non era rilevante.

« Le tue battute continuano a fare schifo » chiarì Ambra.

I due amici, dopo essere scesi dalle scale, si trovarono in un ampio ingresso di una palazzina d'epoca.

Così girarono subito a destra per aprire un'alta porta pesante.

« Siete in ritardo » declamò un voce fredda.

« Scusate signora, è che abbiamo avuto difficoltà ad alzarci … » iniziò il ragazzo che venne bloccato dall'amica.

« È colpa mia, Madre Agata. Crescenzo non c'entra nulla, anzi: è venuto anche a svegliarmi ».

Davanti alla porta che avevano aperto, si estendeva un lungo tavolo imbandito, al quale sedevano tre suore, un prete e dieci bambini, di diverse età.

La suora che aveva parlato era quella seduta a capotavola.

« Come al solito, figliola » disse pungente la donna.

Il viso della Madre era scarno e arcigno. I suoi occhi, due fessure verde chiaro, fissavano i ragazzi con odio. I capelli crespi e grigi erano coperti dal velo.

« La prego, non la punisca … » balbettò timoroso Crescenzo, ma venne fermato dal gesto di mano della donna.

« Benedetto ragazzo, non preoccuparti. Siete ormai arrivati alla fine di quest'anno ».

« Beh, mica tanto, Madre » la interruppe Crescenzo, mentre prendeva posto a tavola. « Io devo anche fare gli esami di terza media ».

« Suvvia, signorino. Non intendevo quello ».

« E allora cosa? » chiese con tono zelante un'altra ragazzina castana, corpulenta.

« Non penserete mica di rilassarvi, Clelia. Finito il corso di quest'anno inizierete a prepararvi per quello successivo...»

« Quello successivo? » ripetè Ambra . « Andiamo, Madre, tra meno di tre settimane inizieranno le vacanze. Un po' di riposo è consentito anche per noi … »

Lo sguardo di Crescenzo fece ammutolire la ragazza e, allo stesso tempo, sia gli adulti che i bambini rabbrividirono.

« Che Dio la perdoni » sibilò Madre Agata alzando gli occhi al cielo. « L'ozio è il nemico dell'anima, figliola ».

« È la prima cosa che ti è stata insegnata, da quando hai messo piede qui all'orfanotrofio, signorina! » la rimproverò la suora tarchiata seduta alla destra del tavolo.

Gli altri annuirono consenzienti.

« Certo, non lo metto in dubbio, suor Assunta, ma non potete obbligarci a lavorare tutto l'anno! È una cosa da matti! »

« Sta' zitta, Amb! » fece Crescenzo, impallidendo.

Tutti, all'interno della sala, sapevano benissimo della brutta fine che avrebbe atteso Ambra.

Perfino quest'ultima ne era consapevole.

« Ma tu guarda da quale pulpito viene la predica » parlò per la prima volta il prete anziano. « Signorina, da quello che ci ha riferito la maestra, Mrs Clayton, quest'anno né la tua scrittura, né la tua lettura sono affatto migliorate ».

« Migliorate? » ripeté la bambina. « Che c'entra adesso? L'importante è ciò che imparo, non come scrivo o come leggo! Sono dislessica, ma non è colpa mia. È vero, tendo ad essere sempre molto attiva! Ma se solo potessi usare la mano sin ... »

« NON DIRLO NEMMENO! » la gelò il padre, guardandola con collera, attraverso gli occhi di ghiaccio. « Non pronunziare nemmeno quella cosa! »

« Ma è vero, Padre! Non è colpa mia se sono mancina! Mi sono data molto da fare quest'anno, davvero! Ho provato a scrivere con la destra, ma non ci riesco! In più, ho imparato tutto quello che c'era da studiare » si giustificò la bambina. « Solo perché scrivo male, non è giusto punirmi! Quella donna mi odia! »

« E ti sei chiesta il perché? »

Clelia ridacchiò. Anche un altro bimbo castano che le sedeva affianco, fece lo stesso.

« Sorella, ti prego » fece la suora mingherlina che ancora non aveva parlato. Aveva un viso anziano e stanco, ma era ravvivato dai suoi occhi azzurri come l'oceano. « Io l'ho sentita parlare parecchie volte in Inglese ed è davvero brava! Inoltre si da sempre da fare... »

« Taci, Eulalia! » la interruppe la Madre, senza nemmeno guardarla. « Questa bambina utilizza la mano sinistra, hai idea della gravità della cosa? »

« Sì, però non è giusto! » continuò Ambra, nonostante gli sguardi supplichevoli di Crescenzo per convincerla a fermarsi.

Ormai la Madre era paonazza dalla rabbia.

« Sta' zitta, piccola ignorante » disse la donna.

« Perché dovrei, scusate? Continuate a darmi addosso riguardo cose di cui non ho colpe! Io non sono ignorante! »

« Ah no? Eppure non ti vedo mai studiare! »

« Forse perché apprendo facilmente ciò che viene detto in classe, senza applicarmi a casa.. ehm, qui?! » chiese retoricamente la bimba.

« Come se fosse vero ... » mormorò il Padre.

« Lo è! » tagliò Ambra. « Non potete giudicare. Non mi controllate mai. NON CI CONTROLLATE MAI. Insomma, vi divertite solo a metterci in castigo perché amate vederci soffrire ».

« STA' ZITTA! » urlò Crescenzo.

« Non sto zitta, Cresc, mi spiace. È la pura e semplice verità. E tutti quanti la pensano così ».

« Come osi dire una cosa del genere? » sibilò Suor Agata.

Il silenzio piombò improvvisamente all'interno della sala. Prima che qualcun altro potesse prendere parola, la donna continuò.

« Sai perché ti hanno abbandonato qui, mostro? Sei una sottospecie di... incidente di percorso, ecco. Volevi le tue dannate risposte, non è vero? Eccotele servite, cara. Tua madre è morta, assassinata. Sai da chi? Da tuo padre ».

Il silenzio, nuovamente, riempì la stanza.

Ambra era in piedi e non muoveva un muscolo. Era abituata ai vari litigi con la suora, ma non erano arrivate mai fino a quel punto.

Di solito era proprio lei quella che veniva punita maggiormente.

Usciva di nascosto, parlava a sproposito, chiedeva troppo, rubava i giocattoli degli altri bambini ed era un'attaccabrighe. Insomma, non proprio ragazzina semplice.

Ma sputarle in faccia la vera morte della madre... Beh, quello era stato un colpo decisamente basso.

« Ogni anno qualcuno lascia una quota, una retta, per così dire, per mantenere i tuoi studi » continuò pacata, la donna. « Qualcuno vuole che impari l'Inglese, perché mi hanno chiesto di iscriverti alla scuola vicino al centro, quella di madrelingua. Ma, ogni volta, a causa tua, succede sempre qualche problema e sono costretta a cambiarti istituto. Volevo inserirti in una scuola apposita, per ragazzi problematici, ma niente! É come se qualcuno fosse sempre a conoscenza della tua situazione e mi ricorda dell' Inglese. Ne hai cambiate cinque, IN CINQUE ANNI! Ma io mi chiedo, perché versare i soldi e non prendersi la bambina? Gli altri parenti dove sono? Semplice, sanno che sei crudele e ti hanno lasciato qui ».

Improvvisamente, il lampadario di cristallo sopra la sala, iniziò a vacillare pericolosamente.

« Che stai facendo adesso? » chiese il Padre, terrorizzato. « Smettila, ora ».

La ragazzina non rispose. Guardava con impeto, attraverso gli occhi ambrati, quasi gialli, la Madre.

« La terra! SI MUOVE! » urlò una bambina piccola.

Il lampadario cadde giù, distruggendosi sul tavolo della colazione.

Tutti si nascosero, ovunque fosse possibile, mentre Ambra correva fuori dalla sala, prima che le urla della Madre potessero riecheggiarle sulla testa. Uscì dalla porta principale e sparì. Quel giorno non la videro nemmeno alla Scuola di Inglese.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Mademoiselle Moody