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Autore: xMurderScenex    05/07/2006    3 recensioni
[Cambiato titolo]Virginie è ricca, ha un ragazzo invidiabile e va alla scuola più prestigiosa di Montrèal. David è abbastanza povero, vive in perfieria e ha continui problemi con la famiglia. A causa di un incidente, i due si conoscono e da poco a poco nasce qualcosa di più. Una storia che si alterna con i pensieri di lei e quelli di lui.. Spero che vi piaccia ^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


Hey ragazze guardate!- dissi correndo verso le mie amiche che erano sedute comodamente al bar. Ma loro non mi ascoltavano. Non erano sole. Stavano ridendo con quelli di quella scuola così stupida. Quella in cui andava lui. E quelli erano i suoi amici. Stavano infrangendo una delle regole più importanti delle Costituzione della Guerra Fra Scuole
Mai avere contatti o rapporti con ragazzi o ragazze delle scuole avversarie.. Come potevano averla dimenticata? Caro si girò e mi sorrise con un frappè in mano.
-Ciao tesoro.. dicevi?-
Avevo tutti gli occhi puntati su di me. Sorrisi un po’ triste e poi strinsi forte il sacchetto che avevo in mano.
-Niente.. volevo dirvi.. che ritorno a casa..- Mi avrebbero di sicuro raggiunto. Quello era sicuro.
-Ah va bene.. ti chiamiamo più tardi..- disse Emy sorridendo e bevendo un sorso del Milkshake. Cosa??? Mi voltai rabbiosa e cominciai a correre come un fulmine. Perché lo avevano fatto? Non erano state loro a dire che non dovevo parlare con quelli? Dio, quanto li odiavo tutti. Mi trovai davanti al cancello di casa mia. Entrai subito e di fretta, prima che i miei genitori mi vedessero. Salii in camera mia e chiusi la porta chiave. Poi mi buttai sul letto. Il mio cuore batteva a mille. Rabbia e confusione stavano prendendo posto nella mia testa. Perché sono così diversa dagli altri?
Toc Toc.
-Avanti!- dissi aggiustandomi un po’ i capelli. Entrò mia madre. Una donna di colore che aveva fatto tipo quaranta operazioni chirurgiche su tutto il corpo.
-Ciao tesoro..- disse con voce mielosa.
-Ciao ma’..- dissi con voce alquanto depressa. Il suo sorriso non sparì dalla faccia come tutte le mamme quando sentivano la voce preoccupata della figlia, no sembrava che le piacesse vedermi soffrire.
-Senti, stasera ci sarà una bellissima cena qua.. Devi essere molto gentile con tutti e voglio che tu non parli di quei ragazzacci che suonano quella robaccia.. Ah per ultimo- disse prima di uscire dalla porta- Attenta a quei meschini con quella tavola con le ruote.. Grazie tesoro.. ciao.- Chiuse la porta delicatamente e poi se ne andò. Sentivo il mio respiro accelerare dalla rabbia. La odiavo.
Mi guardai allo specchio. Indossavo una felpa con sotto la maglietta con il teschio e i jeans. Sentii la musica e il chiacchierio della gente al piano di sotto. Non volevo essere di quel gruppo. Odiavo essere così. Anzi io non sono così.
Aprii le finestre e calai quella specie di fune che avevo “ costruito” legando le lenzuola. Strinsi l’estremità al “palo” del letto e mi calai giù. Per fortuna scesi viva e vegeta ma purtroppo mi graffiai con un ramo. Sentii la mia guancia bruciare.
-Su Virginie resisti- dissi fra me e me. Scesi e mi toccai la guancia. Vidi che sanguinava un po’. Sentii dei passi avvicinarsi e uscii di fretta dal cancello ma..



-Cazzo ma guardi dove vai qualche volta?- esclamò lei incazzata.
-Oh scusa se il mio skate non si fermava..-
-Ma tu c’eri sopra coglione!-
Ci fu un silenzio imbarazzante quando notai del sangue sulla sue guancia.
-Hey ma sanguini..- dissi avvicinandomi a lei.
-No lascia perdere..- borbottò. Ma io toccai la ferita.
-Hey ti ho detto lascia stare!- Ma non era accusa. Era quasi non so.. più dolce.
-Senti quella roba lì prende infezione vieni andiamo a casa mia..-
Sapevo che avrebbe protestato. Ma invece non fece niente. Mi sarei dovuto vergognare per quello che stavo per fare. Stavo per andare a casa mia con una della MaryLand. Posai lo skate per terra e presi la bici.
-Siediti..-
-Dove?-
Sbuffai e poi le indicai la sbarra davanti al sellino. Lei si sedette di lato e guardò lo skate.
-E quello?-
-Beh non è neanche mio..- dissi ridendo mentre partivo. Ad un certo punto della discesa, eravamo a tutta velocità, lei appoggiò la mano sul manubrio incontrando la mia.
Sentii come una nuvola di farfalle volarmi nello stomaco. Sembrò imbarazzata e poi la tolse. Frenai davanti a casa mia.
-Eccoci qua..- dissi scendendo dalla bici. Lei si alzò e guardò casa mia. Era uno schifo. Le luci erano accese e vedevo le figure dei miei genitori muoversi e gesticolare. -Ehm è casa tua?-
-Si. Niente commenti grazie.- dissi dirigendomi verso la porta di casa. Mi voltai. Mi guardava offesa.
-Hey scherzavo..-
-Tu scherzi troppo..- ribattè lei. Poi aprii la serratura e mi vergognai di averla fatta venire lì. Subito sentii le urla disperate di mia madre e quelle di mio padre ubriaco. Julie era da un’amica per fortuna. Chiusi la porta. Mi voltai verso di lei che stava guardando attentamente un album. Era il mio album. Non lo stava sfogliando, ma semplicemente osservando dal di fuori. Mio padre come una furia arrivò sulla soglia.
-Beh ciao Coglione! Stai via tutto il giorno eh?- Lo superai ed andai al bagno per prendere la cassetta del Pronto Soccorso. Mio padre era sulla soglia.
-Rispondi cazzo!-
-Jack lascialo in pace!- urlava mia madre tra le lacrime. Non lo degnai di uno sguardo e lo superai. Virgy era sulla porta che mi aspettava con l’album in mano.
-Non ti permettere mai più hai capito? Noi sgobbiamo per te tutto il giorno e tu mi porti a casa puttanelle!!- Era fin troppo. Il suo alito mi dava la nausea.
-stai zitto te! Tu non fai un cazzo dalla mattina alla sera e io e mamma lavoriamo! Ti odio! Mi hai rovinato la vita!- Mi diressi verso Virgy e la presi per mano andandomene via. Presi la bicicletta.
-David..-
-No .. andiamo da qualche altra parte perché non ne posso più..- Lei annuì un po’ preoccupata e prese l’album e i cerotti con dentro il disinfettante. Poi partimmo. Io e lei in verità, non eravamo proprio sconosciuti. Ci conoscevamo da un bel po’ solo che litigavamo sempre. Mi vergognavo di avere una famiglia così brutta. Arrivammo in un posto che era vicino a casa sua. Un laghetto bellissimo con un pontile.. Io adoravo quel posto di notte. Mi faceva riflettere.
-Eccoci.. – dissi buttando la bici per terra e mi sedetti sul pontile. Mi tolsi le scarpe e le buttai vicino a me. Lei si sedette delicatamente e si tolse le Vans uguali alle mie. Le appoggiò vicino con lo stesso modo in cui lo avevo fatto io. In fondo non eravamo così diversi. Calò un grosso silenzio interrotto solo dall’acqua che andava contro i pali del pontile. Immerse le punte nell’acqua e poi andò lasciare tutto il piede.
-Come fai a fare la punta così?- chiesi.
-Beh mia madre mi ha obbligato a fare danza classica e lì ho imparato molte cose..-
-Ah..- Ri-calò quel silenzio fastidioso.
-Su dai disinfettiamo sta cosa prima che si espandi..- -okey..- Mi passò il disinfettante e dopo cinque minuti non c’era altro che un minuscolo graffietto. La rendeva ribelle e carina allo stesso tempo.
-Virgi..- Alzò lo sguardo. –Beh mi dispiace che ti abbia chiamata in quel modo..-
-Oh non importa non ti preoccupare..- Prese l’album e accarezzò la copertina.
-Posso vederlo?-
-Beh ormai lo hai preso no?- dissi ridendo portando le gambe al petto. Sfogliò le pagine lentamente.. Accarezzava le foto quasi come se volesse portarle in vita..
-Sono bellissime.- disse con un luccichio negli occhi..
-Già erano dei tempi in cui… -sentii i miei occhi bruciare. –in cui.. non c’erano problemi..- Sentii una piccola bastarda goccia di lacrima bagnarmi la guancia. Lei mi guardò preoccupata.
-Senti, non dovrei farlo.. Ma solo perché sei tu faccio un’eccezione..- Non capii. Un momento dopo avevo le sue braccia che mi stringevano contro di sé. Il solo perché sei te, mi rimbombò nella mente. Si staccò e poi si alzò sorridendomi.
-Beh io devo andare..ah senti tieni questa..Aspe’ tienimi tirata la felpa.- presi i bordi della felpa e li tesi. Si tolse la maglietta che aveva addosso e me la diede. Sorrisi.
-Ah ma ..- -Te l’ho fatta pagare.. mi sembra giusto.. io vado.. ciao Piagnone..- mi arruffò i capelli e poi se ne andò. Lo aveva detto non in un modo offensivo, ma buffo e affettuoso. Quando vidi ormai la sua sagoma sparire, mi sfilai la maglietta e misi quella con il teschio. Era calda e ogni cellula del mio corpo era piena di lei. Sentivo il suo profumo dolce e frizzante.
Forse avevo proprio sbagliato a pensare così in quel modo di lei.
Ma non potevo tradire i miei amici. Cazzo però, anche loro lo avevano fatto. Feci per sdraiarmi, ma sentii qualcosa farmi male alla schiena. Mi alzai a vidi un cellulare. Doveva averlo dimenticato lì.. Era tipo un motorola, di quello apribili e aveva l’aria che costasse un bel pacco di soldi.
Lo tenni in mano per un po’ pensando se avrei dovuto o no leggere qualcosa.. Ma si tanto non lo avrebbe mai scoperto.. Andai su Menù e su messaggi. Ce ne era uno di un certo Logan.

HEY TESORO, COME VA? QUANDO USCIAMO? CI VEDIAMO STASERA PER LA CENA DAI TUOI.. DV ANDARE AL CIRCOLO DI GOLF.. UN BACIO.. TIAMOTANTO
Cosa? Era fidanzata? David stai calmo, insomma che te ne frega? Guardai gli altri sempre di quel Logan ed erano tutti pieni di smancerie. Cazzo, perché non me lo aveva detto subito? Beh in effetti non avevo fatto niente quindi.. Continuai a leggerli con angoscia.
  
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