Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    03/11/2011    3 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente batte il Karma

Eravamo davanti alla porta della sala d'imbarco mano nella mano intenti a fissare la folla che aspettava di imbarcarsi su un aereo per andare chissà dove e stare via chissà quanto.
Lui non parlava ed io men che meno, troppo impegnata a ricordare ciò che era successo ieri sera: più ci pensavo e più mi venivano i brividi. Avevamo sentito entrambi il peso dell'assenza dell'uno nella vita dell'altro e ieri sera eravamo riusciti a dimostrarcelo: i suoi occhi famelici che mi fissavano, le sue mani che esploravano il mio corpo, il suo respiro che soffiava sulla mia pelle, le scie bollenti che lasciava sul mio corpo, la sua dolcezza nel farmi sua…quello di ieri sera era stato decisamente il miglior sesso della mia vita.
< Non mi resta che augurarti buon viaggio > gli dissi senza lasciargli la mano e Robert la strinse < ci rivedremo prima o poi, no? >
< Certo > replicò sorridendomi.
< Divertiti con i tuoi amici e pensami mentre sarai nella città più bella del mondo >
< E tu non combinarmi scherzi > replicò accarezzandomi la guancia.
< Definisci scherzi >
< Non farmi pentire di lasciarti qui da sola, o… >
< Al tuo ritorno mi sculacci? > domandai ridendo interrompendolo.
< Credi davvero che mi serva un motivo così futile per toccarti il sedere? > ribatté e la sua mano scese a sfiorarmelo.
< Dai! > esclamai allontanandomi da lui, gesto che lo fece ridere una seconda volta.
< Buona fortuna per gli esami, Mitchie >
< Ci vediamo quando torni > replicai portando le braccia attorno al suo collo e lo baciai, ignorando i paparazzi che ci stavano fotografando come degli ossessi.
Robert prese il borsone con del cambio dentro e mi salutò con un cenno di mano, gesto che ricambiai, e rimasi lì finché non lo vidi sparire dalla mia visuale, poi presi il telefonino e cliccai sulla casella dei messaggi.
L'allocco si è imbarcato, ti aspetto tra venti minuti a casa mia per il miglior sesso selvaggio della tua vita
Cercai il numero di Robert e glielo inviai, curiosa come non mai di leggere la sua risposta.
Fottiti, donna” mi scrisse in un messaggio che ricevetti nemmeno un minuto dopo e risi.
Ti amo
Io no.
Sorrisi e posai il telefonino nella borsa, poi uscii dall'aeroporto con estrema difficoltà a causa dei paparazzi che mi avevano preso di mira ed entrai in auto, pensando a quanto lui fosse fortunato perché lui si sarebbe preso una bella vacanza con i suoi amici, mentre io ero obbligata a sostenere quei test prima di potermi rilassare. Non era per niente giusto! Ma il pensiero di due settimane in Grecia con le mie più care amiche mi rendeva più allegra.
Una volta arrivata a casa mandai un messaggio a Megan per chiederle informazioni sul viaggio, ma non mi rispose ed era strano, perché lei viveva in simbiosi con il suo telefonino.
Trascorsi il pomeriggio a pulire la camera e di sera Jeremy venne da me per vederci un film, ma non appena mi misi sul divano mi addormentai.
Quando mi svegliai iniziai a sudare freddo: ero terribilmente agitata, come avrei potuto sostenere un test in quelle condizioni?
Sentii dei brontolii accanto a me e mi voltai spaventata, trovandomi Jeremy che mi stava abbracciando. L'ultima cosa che mi ricordavo era che stavamo guardando un DVD, ora perché me lo trovo nel mio letto?
< Jer? > lo chiamai scuotendogli il braccio < Jer? >
< Cosa? > brontolò aprendo i suoi bellissimi occhi marroni.
< Perché sei nel mio letto? >
< Ci siamo addormentati sul divano e quando mi sono svegliato ti ho portato a letto e sono rimasto anche io a dormire qui, ero troppo stanco guidare fino a casa >
< Nient'altro, vero? >
< Michelle, questa notte ne ho approfittato e visto che avevo del tempo da perdere ho pensato di rivestirti per non farti sospettare di niente…ma che razza di domande fai? >
Sbadigliai e mi stiracchiai.
< Era solo una domanda la mia! Me la sto facendo sotto dalla paura > gli dissi abbracciandolo e lui mi baciò la fronte.
< Hai visto la morte in faccia e hai paura di un misero test? > ribatté ridendo e lo guardai offesa < Michelle, te la caverai alla grande > continuò sorridendomi < forza, vestiti e poi andiamo a fare colazione fuori. Ti aspetto di sotto >
Sorrisi e schizzai fuori dal letto, prendendo la mia divisa dall'armadio.
< E la tua divisa? > domandai guardandolo.
< Hai ragione…okay, passo a prenderti tra venti minuti per andare a mangiare fuori, poi andiamo a scuola >
Mi alzai dal letto, lo accompagnai di sotto e quando richiusi la porta dietro di me le gambe mi abbandonarono e finii per terra: sentivo un grandissimo caldo, tremavo tutta, la testa mi fischiava e i miei respiri erano più degli affanni. Serrai gli occhi e cercai di rilassarmi facendo respiri profondi e quando mi sentii meglio andai a vestirmi: avevo appena indossato la camicia quando il mio cellulare squillò e lo afferrai senza guardare chi mi stesse chiamando.
< Jeremy, non dirmi che sei già qui di sotto! >
< Ciao, Mitchie >
< Rob! > esclamai sedendomi sul letto < Ma come mai mi chiami a quest'ora? Non è ancora notte a Buenos Aires? >
< Sono appena tornato da una festa organizzata da Giorgio e ho pensato di chiamarti per farti i miei auguri >
< Giorgio? > ribattei ridendo < Ora lo chiami per nome? >
< Stai zitta > disse in un mix tra risata e sbadiglio < ti senti pronta? >
< Ho quasi avuto un attacco di panico, ma ora sto bene. Dopotutto è solo il test di matematica. Domani ci sarà quello di inglese e spagnolo e il giorno dopo ancora quello di letteratura e storia. Una passeggiata >
< Poi finalmente ci sarà la consegna dei diplomi >
< Finalmente > ribattei mentre indossavo la gonna.
< Vado a stendermi, non ce la faccio più a stare sveglio. Mandami un messaggio quando hai finito >
< Certo e riposati. Ciao, Rob >
< In bocca al lupo, Mitchie >
Posai il cellulare dentro lo zaino e dopo aver indossato la cravatta e le scarpe scesi di sotto, aspettando Jeremy fuori dalla porta.
< Michelle! > esclamò Bianca prima che uscissi da casa.
< Cosa vuoi? > replicai guardandola in cagnesco e lei mi mostrò le foto che mi ritraevano ubriaca alla sua inaugurazione.
< Hai idea dell'umiliazione che sto provando? >
< E la cosa mi distrugge, infatti > risposi sorridendo mentre chiudevo la rivista < vuoi che non ti umili più? E allora lasciami fuori dal tuo mondo, io vivrò la mia vita >
Mi guardò con un'aria di superficialità e uscì dalla stanza.
< Non ti conviene parlarmi così, ragazzina >
< È una minaccia la tua? > ribattei scoppiando a riderle in faccia < Stai tranquilla, non appena riceverò una risposta da qualche college me ne andrò >La guardai negli occhi e poi uscii di casa, trovando Jeremy davanti alla porta.
< Stavo per suonare il campanello > disse sorridendomi, ma non ricambiai il sorriso < è tutto okay? >
< Lasciamo perdere e andiamo a mangiare > risposi afferrandolo per il braccio e mi sedetti nella sua automobile < non la reggo più > gli dissi dopo cinque minuti di silenzio < ma ti rendi conto, mi ha detto che l'ho umiliata! Quella donna non è degna di essere chiamata madre, lei non dovrebbe nemmeno essere una madre! >
< Se così non fosse, tu non esisteresti >
Alzai le spalle e guardai fuori dal finestrino, ma mi voltai verso il mio amico quando posò una mano sulla mia.
< Jer, grazie di esserci sempre >
< Lo sai che per te farei qualunque cosa >
< Lo so > replicai sorridendogli e in quel momento arrivammo a scuola.
< Stai bene? >
< Sì, certo > risposi uscendo dalla macchina e non appena fui fuori Megan e Sarah mi corsero incontro.
< Michelle! > esclamò Sarah afferrandomi il polso < Corri! >
< Ma cosa…? >
< Non fare domande > ribatté Megan facendomi segno di stare zitta e dopo aver girato l'angolo vidi che il resto delle mie amiche erano rannicchiate sotto la finestra dell'ufficio della preside.
Mi fecero segno di non fiatare e di chinarmi come loro.
< Questo è inaccettabile > sentii dire dalla preside < una studentessa come lei, poi! Mi ha profondamente deluso, non me lo sarei mai aspettato. Corrompere un insegnante per avere le risposte dell'esame? > continuò e sentii qualcuno piangere.
< Mi dispiace > disse la ragazza in questione: Olivia Taylor.
Sgranai gli occhi e guardai stranita Megan, la quale mi fece capire dai gesti che Olivia aveva corrotto qualche professore con un servizietto di bocca per conoscere le risposte.
< Non è sufficiente. Signorina Taylor, lei non potrà dare l'esame ed è espulsa da questa scuola.
Se fossi stata in un cartone animato la mia mascella sarebbe arrivata a terra e ci sarebbe stata una musichetta in sottofondo.
< No, la prego, non lo faccia! > esclamò Olivia.
< La mia decisione è irrevocabile . Lei è espulsa, torni a casa >
Non ero una persona meschina, ma finalmente il Karma aveva agito e Olivia era stata punita per tutti i mali che aveva commesso. Ci allontanammo dal nostro nascondiglio e quando ritornammo al parcheggio esultammo tutte.
< Jeremy! > esclamai raggiungendo il mio amico e lo abbracciai.
< Michelle, qui sta girando la voce che la Taylor non darà l'esame, è vero? > domandò e annuii sorridendo.
< È stata espulsa. Ha corrotto un insegnante per ottenere le risposte >
< Chi? >
< Non lo so, ma secondo me è quel pervertito di Beacle > risposi alludendo all'insegnante di musica e in quel momento Olivia uscì dalla scuola senza guardare in faccia nessuno, nemmeno le sue amiche oche < sai, generalmente mi dispiacerebbe, ma si tratta della Taylor, non posso che essere contenta che finalmente sia stata punita >
Jeremy mi posò un braccio intorno al collo e sorrise compiaciuto.
< Mi piaci quando sei cattiva >
Scossi la testa ridendo e mi liberai dall'abbraccio.
< Studenti! > esclamò la preside richiamandoci all'ordine < Ora basta > continuò e guardò un foglio che teneva tra le mani < quelli di voi che iniziano il cognome con la lettera che va dalla A alla M si rechino in palestra, gli altri vadano nell'aula magna >
Guardai Jeremy e sporsi il labbro inferiore: saremmo stati divisi perché il suo cognome iniziava per D, mentre il mio per W. Mi baciò la fronte e mi sorrise.
< Ci vediamo fuori. Michelle, in bocca al lupo >
< Crepi > risposi sorridendogli e mi incamminai con Jenny verso l'aula magna.
Dentro l'aula ci saranno stati almeno una cinquantina di banchi, con sopra un plico di fogli rivolto verso il basso e una penna sopra.
Il professor Coleman ci fece accomodare velocemente nei banchi.
< Ragazzi, questa è una prova seria. Se becco qualcuno parlare, copiare o suggerire gli ritirerò il compito e dovrà ripresentarsi l'anno prossimo. Sono stato chiaro? >
< Sì, professore > rispondemmo in coro.
< Il test durerà un paio d'ore. Spegnete tutti i cellulari, se squillano sono costretto a ritirare il compito. Potete iniziare…ora >
Nel silenzio di tomba più assoluto girammo tutti il nostro plico di fogli, scrivemmo il nostro nome sul primo foglio e poi iniziammo il nostro test. Ero sconvolta, credevo che il test fosse molto più difficile e infatti consegnai mezz'ora prima dello scadere del tempo, poi uscii dall'aula. Mi misi a sedere sul cofano dell'auto di Jeremy e aspettai che anche il mio amico uscisse dalla palestra.
Il primo esame è andato e credo sia andato bene” scrissi a Robert e gli inviai il messaggio, ricevendo una faccina sorridente in risposta pochi minuti dopo.
Vidi Jeremy uscire dalla palestra mezz'ora dopo ed era stranamente pallido.
< Jer, ti senti male? > domandai preoccupata mentre gli correvo incontro.
Mi guardò tentando di sorridermi, ma il suo sorriso era più simile ad una smorfia di dolore e lo vidi che si teneva lo stomaco.
< Non mi sento molto bene > replicò biascicando e si sedette sul cofano della macchina.
< Ti porto in ospedale? > continuai apprensiva, ma lui mi guardò scuotendo la testa.
< La solita premurosa Michelle > disse sorridendomi dolcemente < ho solo mal di stomaco e credo che tra poco vomiterò >
< Coraggio > gli dissi circondandogli la vita con le braccia < ora camminiamo un po', così prenderai una boccata d'aria >
Jeremy mi sorrise e lasciò che lo portassi a fare una passeggiata. Camminammo fino in fondo alla strada, dopodiché si accasciò per terra e vomitò, mentre io gli restavo accanto e gli tenevo una mano sulla fronte, cercando di essere forte e di non vomitare io stessa.
< Puoi guidare tu? Non me la sento >
< Ma certo > risposi sorridendogli.
Parcheggiai nel primo parcheggio libero davanti al suo appartamento, scesi dall'auto e aiutai il mio amico a fare lo stesso e quando entrammo in casa lo feci stendere a letto.
< In bagno ci sono i medicinali, mi porti un'aspirina? >
Mi alzai dal bordo del letto e andai in cucina per cucinargli qualcosa, optando per una veloce frittata, poi presi un bicchiere d'acqua, recuperai l'aspirina dal bagno e dopo aver posato il tutto su un vassoio, ricomparsi in camera di Jeremy.
< Prima mangia la frittata, dopo ti do la medicina >
< Non ho fame > ribatté storcendo il naso.
< Non mi interessa, Jer, non ti faccio prendere una medicina a stomaco vuoto > replicai tagliando un pezzo di frittata e lo infilzai con la forchetta < coraggio, ti imbocco io >
Il mio amico mi sorrise e si lasciò imboccare, dopodiché gli diedi la sua tanto agognata aspirina e prima che si addormentasse gli misurai la febbre, constatando che era abbastanza alta. Dal momento che era mezzo moribondo gli tolsi io le scarpe, la maglia e i pantaloni, lasciandolo in boxer, e lo aiutai a infilarsi sotto le lenzuola, appoggiando su di lui una coperta più pesante che avevo trovato nell'armadio.
< Non abuserai di me, vero? > domandò con un piccolo ghigno.
< Non desidero altro > replicai prendendo il vassoio tra le mie mani e gli baciai la guancia.
< Grazie, Michelle >
< Per te questo ed altro > continuai accarezzandogli i capelli < lo sai che mi mancano i tuoi capelli ricci? >
Jeremy mi guardò e mi sorrise: la febbre lo rendeva ancora più affascinante, com'era possibile?
< Io li detestavo, invece. Così mi piaccio molto di più. Sono più figo >
Risi e scossi la testa.
< Jeremy, saresti figo anche pelato >
< Ma tu non sei fidanzata? >
< Jer, ti sto solamente dicendo che sei un bel ragazzo, non ti sto facendo alcuna proposta indecente >
< Sì, sì, certo…poi a Robert glielo dico io >
< Che paura! Credi che mi punirà per questo? >
< Ti sculaccerà > rispose e scoppiai a ridere.
< Scemo, ora riposati. Non voglio che tu domani salti l'esame. Io sono di là se hai bisogno di me >
< Grazie, Michelle >
Gli feci l'occhiolino, mi chiusi dietro le spalle la sua porta e mi sedetti sul divano in sala. Presi in mano i miei quaderni di spagnolo e inglese con l'intendo di ripassare, ma non ne avevo voglia, per cui andai verso la sua libreria e presi il suo fumetto di X-man, chiedendomi come facesse a piacergli quella roba: non ero contraria ai fumetti, anzi, ne avevo letti molti da piccola, ma la saga di X-man non mi era mai piaciuta. Mi stufai ben presto di leggere quel giornale e lo rimisi al suo posto e nel momento in cui il fumetto toccò la libreria, il telefono di Jeremy squillò.
< Pronto? > risposi dopo aver alzato la cornetta.
< Ehm…cercavo Jeremy > rispose una voce femminile dall'altra parte del telefono.
< Jeremy in questo momento sta dormendo, ma se posso sapere con chi sto parlando non appena si sveglia gli dico di richiamare >
< Sono sua madre >
< Isabel! > esclamai sorridendo < Sono Michelle Waldorf, non so se si ricorda di me >
< Michelle, ma certo che mi ricordo di te! Come stai? >
< Sto bene, la ringrazio. Lei? >
< Anche io. Ma come mai in casa di mio figlio? Posso per caso sperare in un vostro riavvicinamento? >
Risi e scossi la testa. Jeremy mi aveva presentato sua madre quando eravamo in clinica e quella volta lì mi aveva conosciuto in veste di fidanzata e mi aveva adorato sin dal principio.
< Solo in veste di migliore amica. Suo figlio si è ammalato e mi sto prendendo cura di lui >
< Cosa ha? > chiese preoccupata.
< Un po' d'influenza, ma niente di che. Gli basterà sicuramente un po' di riposo >
< Beh, volevo chiedergli dell'esame, ma chiamerò più tardi. Il tuo come è andato, cara? >
< Direi bene, non era poi così difficile. E devo ammettere che una volta consegnato il foglio mi sono sentita più leggera > risposi ridendo.
< Chiamerò più tardi per sapere come sta Jeremy. È stato un piacere parlare con te, Michelle >
< Anche per me, Isabel > le dissi e posai di nuovo il telefono nella sua culla, poi tornai a sedermi sul divano, prendendo in mano il quaderno di inglese, giusto per ripassare qualche concetto fondamentale, ma in quel momento fu il mio cellulare a squillare ed era un numero che non conoscevo < pronto? >
< Michelle, sono Emma >
< Emma! > esclamai riconoscendo la voce della manager di Robert < Come stai? >
< Sto bene, grazie. Volevo sapere come sono andati gli esami >
< Beh, quello di oggi è andato bene, spero di poter dire lo stesso anche domani. Come va in Argentina? >
< Molto bene direi, ma non vedo l'ora di tornare a casa. Tesoro, qui c'è Robert che vuole parlare con te, te lo passo? >
< Certo! > risposi sorridendo felice.
< Ciao, Mitchie >
< Robert! > esclamai.
< Come stai? Ti senti meglio ora? >
< Sì, la crisi di panico è finita > replicai ridendo.
< Michelle! > sentii esclamare Jeremy dalla sua stanza.
< Mitchie, allora, raccontam… >
< Robert, scusa, devo lasciarti. Jeremy ha bisogno di me. Richiamami tra dieci minuti > gli dissi sbrigativamente e spinsi il tasto rosso, poi corsi verso la camera del mio amico < Jer, tutto bene? Cosa posso fare per te? >
< Mi aiuteresti ad alzarmi? Dovrei andare in bagno, ma non ho la forza >
< Sicuro > risposi sorridendo e feci ciò che mi aveva chiesto < tua madre ti ha chiamato, ha detto di richiamarla più tardi. Come stai? >
< Ho male a tutte le ossa > rispose poco prima di giungere davanti alla porta del suo bagno.
< Ti aspetto qui fuori > gli dissi sorridendogli e gli aprii la porta del bagno < ce la fai a stare in bagno da solo, vero? >
Rise e mi baciò la guancia.
< Sono malato, ma non moribondo. E poi sarebbe un po' troppo strano, senza contare che se Robert lo venisse a sapere mi ucciderebbe >
< Già > replicai mentre chiudevo la porta < sai, dovrò farmi perdonare da lui > dissi alzando la voce in modo che mi sentisse.
< Perché? >
< Perché quando stavo parlando con lui tu mi hai chiamata e gli ho sbattuto il telefono in faccia per venire a darti una mano. E non credo ci sia rimasto bene >
Sentii il rumore dello scarico dell'acqua e quello dell'acqua corrente, poi quando Jeremy uscì mi guardò sporgendo il labbro inferiore.
< Mi dispiace >
< Non esserlo > replicai sorridendogli.
< Mi dispiace se Robert dovesse farti una scenata >
< Che solo ci provi! > esclamai < Sei il mio migliore amico e stai male. Ho detto che mi sarei presa cura di te e lo farò, dovessi interrompere la conversazione con Robert altre centomila volte. E poi se Tom fosse malato e Robert dovesse prendersi cura di lui io non batterei ciglio >
< Ma loro due sono due ragazzi, mentre tu ed io siamo di sesso opposto >
< Jeremy…ma tu sei la sorella che non ho mai avuto > replicai ridendo e dopo averlo aiutato a ritornare sotto le coperte lo lasciai tornare a dormire.
Mi sedetti sul divano e composi il numero di Robert.
< Mi butterai di nuovo il telefono in faccia? > domandò leggermente seccato.
< Scusami, ma dovevo aiutare Jeremy. Sta male e mi sono offerta di dargli una mano >
< Niente di serio, vero? >
< No, solo una leggera malattia. Mi manchi tanto, lo sai? >
< Mi manchi anche tu, Mitchie. E devo confessarti che sapere che trascorri tanto tempo con Jeremy quando io non sono accanto a te mi manda il sangue al cervello. Sono geloso >
Risi e scossi la testa.
< Rob…Jeremy non deve essere una minaccia per te. Te l'ho già detto, lui per me è solo il mio migliore amico. È un bel ragazzo, ma non sono attratta da lui fisicamente >
< Questo mi consola…perché sono io che ti attraggo, vero? > domandò ridendo.
< Il solo ed unico, Rob > risposi arrossendo.
< Com'era il test? >
< Facile, nonostante non sia un'appassionata della matematica. Sono abbastanza tranquilla anche per i testi in lingua di domani, ma non vedo l'ora di arrivare alla consegna dei diplomi. Rob, sai che la Taylor è stata espulsa dalla scuola? >
< Cosa? Come mai? >
< Ha corrotto un insegnante ed è stata scoperta. L'ho sempre detto che non bisogna schierarsi contro il Karma! > esclamai ridendo.
< Non ti dispiace nemmeno un po' per lei? >
< Assolutamente, categoricamente e decisamente no. Le sta bene. Che bisogno aveva di corrompere i professori? Avrebbe potuto e dovuto studiare. E poi è una persona pessima >
Sentii Robert dall'altro capo del telefono ridere e chiusi gli occhi, immaginandomelo.
< Mitchie, ora devo lasciarti. Ci sentiamo più tardi >
< Certo, divertiti >
< Buona serata >
Posai il telefonino sul tavolino e mi rannicchiai sul divano, accesi la televisione e guardai una stupida sitcom spagnola, finché non mi addormentai. Non sapevo quanto avessi dormito, ma quando mi svegliai trovai Jeremy che mi stava sorridendo.
< Come ti senti? > chiesi toccandogli con il palmo della mano la fronte.
< Sto molto meglio, Michelle > rispose sorridendomi < e ho anche fame. Ti va una pizza? >
< Che ne dici se ti cucinassi un piatto di riso? La pizza è un po' troppo pesante >
< La solita guastafeste > borbottò seguendomi in cucina.
< Smettila di lamentarti o prenderò una pizza e la mangerò davanti a te > dissi facendogli la linguaccia < te la senti domani di venire a scuola? >
< Mi sento un po' debole, ma sì, verrò. Non posso saltare questi ultimi test. Mi rifiuto >
In quel momento il campanello squillò e quando vidi che Isabel.
< Jeremy, tesoro, come stai? > domandò guardandolo apprensiva.
< Sto meglio, mamma > rispose abbracciandola.
< Salve, Isabel >
< Michelle, ciao > disse vedendo ad abbracciare anche me.
Mi avvicinai al divano e presi le mie cose.
< Allora io vado >
< Ci vediamo domani mattina, Michelle. Prendi la mia auto per tornare a casa e domani mattina prima di andare a scuola mi passi a prendere >
< No! > esclamò sua madre < Non voglio che tu te ne vada per causa mia >
< Signora, devo tornare a casa, non è assolutamente per lei > replicai sorridendole e dopo aver abbracciato Jeremy uscii da casa sua.
Guidai fino a casa e quando vidi la casa di Robert presi le sue chiavi dal mio mazzo e aprii la porta, richiudendola alle mie spalle. Sorrisi nel vedere il solito disordine del mio bellissimo ragazzo e mi incamminai verso la cucina per cucinarmi qualcosa. Quando aprii il suo congelatore misi a cucinare in forno una pizza, che mangiai sul divano mentre guardavo la televisione.
Stavo guardando CSI in attesa di vedere il film Legally Blonde e durante la pubblicità presi il telefonino e mandai un messaggio a Robert.
Mi sono auto-invitata a casa tua, sto mangiando una tua pizza che ho scaldato nel tuo forno sul tuo divano e sto guardando la tua televisione
Attesi qualche minuto prima di vedere il display illuminarsi.
Io sono a pochi chilometri da Buenos Aires al concerto dei Simple Plan. Non so come, ma Emma a rimediato due biglietti. 1-0 per me
Guardavo il display con gli occhi sgranati.
TI ODIO!” scrissi velocemente e gli inviai il messaggio e poco dopo Jeremy mi chiamò al telefono.
< Disturbo? > domandò.
< Jer! Quello sfigato di Robert Pattinson è ad un concerto dei Simple Plan! I Simple Plan! Ti rendi conto? > esclamai e sentii il mio amico ridere.
< Dove sei? >
< A casa sua >
< Da sola? >
< Sì. Non avevo voglia di entrare in casa mia, temevo di incontrare Bianca >
< Potevi restare da me >
< C'era tua madre, volevo lasciarvi soli >
< Beh, mamma se ne è andata. Vuoi ridere? >
< Certo > replicai sistemandomi sul divano.
< È disperata perché non stiamo più insieme. Mi ha detto che devo riconquistarti. Le ho detto che tu sei fidanzata, ma ha continuato a ripetere che tu ed io siamo fatti per stare insieme. E sai cosa mi ha risposto quando le ho detto stai con Robert? >
< Cosa? > domandai curiosa.
< Che se mi metto in mezzo a voi due mi lancia dal cornicione della mia finestra >
Risi e ben presto mi vennero le lacrime agli occhi.
< Tua madre è una sagoma > gli dissi mentre mi asciugavo gli occhi con il lembo della mia maglietta.
Per il resto della serata chiacchierammo sugli ultimi test e quando finimmo di parlare andai in camera di Robert, mi spogliai, indossai una sua maglietta e mi misi a letto, che aveva ancora il suo odore.

 

Finalmente (e dico finalmente) sono riuscita a postare! :)
Ho ospitato un'amica per il fine settimana, ho recuperato sonno arretrato e sono andata alle lezioni varie e…beh, sono riuscita a postare ora xD
Spero che il capitolo vi piaccia!

Giulls

P.S. Dite addio a quella stronza (sì, la odio anche se è frutto della mia mente) di Olivia. Ha avuto quel che si meritava e ora sono contenta! :D
P.P.S. Mi sono arrivate un po' di domande e ci tengo a rispondervi qui in modo che tutti leggano la risposta e non si preoccupino: Jeremy è innocuo, non si metterà in mezzo a Mitche e Rob, tranquilli ;P)
Ho pubblicato il prologo di una nuova storia e mi farebbe piacere se ci deste un'occhiata :)

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=854817&i=1

   
 
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