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Autore: Girl_in_Blu    04/11/2011    6 recensioni
Mirai Trunks riporta in vita il gruppo dei guerrieri morti durante lo scontro con gli Androidi e chiede a Polunga che anche Goku ritorni sulla Terra. Questi come lo considereranno? Cosa succederà con Vegeta?
Una storia che racconta i piccoli passi compiuti dai Mirai Brief per diventare una famiglia.
La nota AU è inserita perchè racconta del mondo dei Mirai.
[One-shot trasformata in una piccola long fiction]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Another universe. '
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Premessa: scusate il ritardissimo, ma causa contest vari e indecisione su questo capitolo e il finale ho tardato la pubblicazione di questo quarto aggiornamento. Spero comunque vi piaccia.
Buona lettura, Jo.



 










***Parte quarta***

Inquietudine












 

Nonostante avesse ridipinto la stanza, Trunks avvertiva sempre un forte senso di oppressione.
Non era il colore delle pareti a turbarlo o a fargli provare quelle stesse sensazioni già conosciute nella stanza dello Spirito e del Tempo. No, era Vegeta a provocargli quell’inquieto stato d’animo, bastava la sua presenza in casa per mettere il giovane saiyan a disagio.

Lui, principe fiero e orgoglioso, torturava il ragazzo con sguardi taglienti e battute altrettanto affilate, alternando ciò all’indifferenza tanto odiata da Trunks, quella stessa che gli aveva riservato il padre di un passato lontano nella stanza dello Spirito e del Tempo.

Cercava di distrarsi, di uscire, ma nulla riusciva quietare i suoi turbamenti.
Sul tetto della Capsule Corporation si era ritrovato a ridere di se stesso, pensando che sembrava un adolescente normale in crisi con i genitori e che tentava in tutti i modi di evitare la fonte dei suoi problemi, invece di risolverli.
Riflessione ridicola, ma metafora perfetta di quella condizione d’insofferenza.

Scacciato quel pensiero, rifletté sul da farsi: sarebbe andato a trovare Gohan, il suo amico e maestro.
Sì, il fratello di mille dolori e battaglie, l’uomo con il quale aveva condiviso la sua vita e che gli aveva insegnato ad essere ciò che era: un uomo giusto, buono, un uomo che aveva sempre lottato in nome di un’unica speranza, alla quale si era aggrappato e che non lo aveva deluso, quella di un futuro migliore, di un nuovo e gioioso inizio.

Gohan gli aveva insegnato a sperare, una dote che pochi possedevano, figurarsi poi trasmetterla.
Trunks, caratterialmente, era sempre stato più incline a pensare in modo catastrofico, forgiato dall’assenza di un padre, dalle ferite delle sconfitte e sì, forse, anche dalla somiglianza con quel genitore burbero e arrogante.
Ma Gohan gli aveva insegnato che la speranza lo avrebbe salvato, li avrebbe salvati tutti, che la vendetta, l’odio e il rancore non erano sentimenti opportuni per dei guerrieri come loro.

L’oro aveva bisogno di qualcosa in più, qualcosa che andasse oltre la voglia di rivalsa, l’oro e la forza necessaria per sconfiggere i cyborg dovevano essere nutriti e cresciuti con la speranza di un nuovo inizio.
Poiché era necessario sperare in un mondo dove polvere e macerie erano il suolo sul quale camminavano…
Perché se Trunks non avesse sperato, non sarebbe tornato da vincitore, non avrebbe riportato in vita i guerrieri che avevano versato il loro sangue su quella terra anni addietro, mischiandolo alla polvere e alle prime macerie.

Volò così dal saiyan che per lui era stato maestro, fratello e amico.
Bussò alla porta di una piccola casetta, quella in cui un tempo vivevano i Son, prima della morte di Goku.
Era strano ritornare lì e vedere quelle mura abitate, ricordava che un paio di volte aveva trovato Gohan seduto su alcune macerie, pensieroso e sofferente, ma adesso aveva riavuto la sua famiglia. Lo meritava davvero.
Aprì Chichi raggiante –oh Trunks, sei tu! Entra ti prego-
Era la prima volta nella sua vita che vedeva la donna sorridente e gioiosa, quella nuova vita stava iniziando a riempirgli il cuore di letizia.
Finalmente i suoi cari erano felici.
-Gohan è in casa?- aveva chiesto arrossendo.
-No, ma lo puoi trovare nelle vicinanze, è andato a pescare la cena- gli aveva risposto la donna che sussultò per l’emozione, contenta di poter ridire quella stessa frase che un tempo ripeteva agli amici del marito.
I due si congedarono cordialmente, con la promessa che presto il giovane eroe avrebbe pranzato alla casetta sui monti Paoz.

Trunks trovò il suo maestro seduto sulla riva di un ruscello.
Questa volta la stretta di mano si trasformò in un abraccio fraterno, testimonianza di un affetto sempre vivo.
-Per te deve essere stato difficile- chiese Gohan, osservandolo attentamente –sei un eroe e dovresti goderti la pace, non lasciare che qualcosa o qualcuno t’impedisca di essere felice- gli aveva detto, leggendo negli occhi del suo giovane amico l’ombra di un padre troppo arrogante, per esprimere la sua gratitudine.

Quel saiyan si era insinuato nel suo spirito, Trunks lo aveva conosciuto e amato, ma era stato difficile farlo e adesso, in tempo di pace, non sapeva proprio come comportarsi.
L’eroe lo vedeva diverso, spento e cambiato, osservando quel nero pece dei suoi occhi, cupo e non vivo come quello dell’uomo del passato.
Il cipiglio di Vegeta era offuscato, velato dalle fiamme che ardevano ancora sulla sua pelle.
Capì quanto l’inferno gli bruciasse l’animo, non era stupido, conosceva le colpe del padre…

Era riuscito a trascorrere del tempo con lui soltanto perché costretto dagli eventi.
Vegeta un figlio non lo voleva e data la diversità della situazione, era convinto di non poter mai conoscere suo padre, quello del suo tempo.
Più che infelice era stressato, la casa tutta d’un tratto era diventata troppo piccola.

Troppo spesso si sentiva in imbarazzo, come quella stessa mattina.

-Cosa fai ragazzino, non ti alleni? Da quando sono tornato, non ti ho visto muovere un muscolo…-il principe lo osservò attentamente e rise vedendolo sporco di vernice –che fai eroe, dipingi e domani lavorerai a maglia, suppongo- in fine aggiunse sarcastico, deridendolo ancora.
Trunks non aveva proferito parola, non aveva pronunciato una sola sillaba, l’unica reazione fu un lieve rossore apparso sulle gote.

-Il solito Vegeta- gli disse Gohan sospirando, dopo aver ascoltato il racconto del giovane –non dovresti prendertela, è fatto così, ma ha comunque combattuto i cyborg ed è morto, anche per te. Non lo ammetterebbe mai ma è così- aveva aggiunto Gohan, cercando di consolarlo, come quando da bambino s’incupiva pensando a quel burbero saiyan che non aveva mai conosciuto.
Il ragazzo mestamente calò lo sguardo –sinceramente sono stanco. Ho combattuto nemici e ho bisogno di riposo, almeno mentale…-

Poco prima di salutarsi l’amico gli urlò –domani ci alleniamo, sono curioso di vedere i tuoi progressi-
Ricevendo per risposta un cenno d’assenso da parte dell’altro.

Sì, se si fosse allenato, avrebbe scaricato quella frustrazione che lo stava attanagliando inesorabilmente.
Ripensando al passato, comprese che l’unico modo per farsi accettare, ma soprattutto per conoscere suo padre, fosse combattere.
Attraverso la lotta avrebbe forse creato un rapporto con lui, almeno sperava.
















 
 
 

 

   
 
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