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Autore: Mary_Whitlock    04/11/2011    1 recensioni
Le persone possono sempre cambiare e Narcissa ne è l'esempio. Negativa, ecco come era vista, negativa. Ma qualcosa poi è successo, Narcissa ha salvato Harry Potter e questo secondo me non può nascere dal nulla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Narcissa Malfoy, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Ted Tonks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Noi siamo le nostre scelte

 

 

 

 

Un urlo di dolore squarciò la fredda aria della notte per poi morire come il proprio artefice.

La donna che poco prima aveva dato sfogo alle proprie emozioni ora giaceva a terra inerte, con gli occhi spalancati a fissare le stelle e la bocca aperta in cerca di quel respiro che sembrava non venire.

Il corpo steso sopra alla perfetta erba inglese del giardino di quel babbano che ignaro di quello che stesse succedendo si era affacciato alla finestra cercando di capire perché quella donna era immobilizzata al suolo.

Vide l’uomo che l’accompagnava restarsene indietro come in disparte per alcuni lunghi minuti e poi muovere un piede dopo l’altro avvicinandosi alla donna dai capelli bianchi che non aveva ancora dato segno di vita.

Il biondo la raggiunse senza fare rumore, con estrema delicatezza si sdraiò anch’esso sul prato e stette lì. Senza fare niente, senza muovere un muscolo.


“Quei due sono pazzi, da manicomio” pensò l’uomo per poi scostare la tenda con decorazioni floreale e tornare a leggere il giornale.


Gli occhi dello straniero si soffermavano sulle parole scritta in grassetto del quotidiano ma nella sua testa quell’urlo continuava a rimbombare.

Una strana sensazione lo percosse, come se quello che era successo lo riguardasse in prima persona, come se sentisse il dolore che quella donna aveva provato suo.

Cercò di ignorarla e concentrarsi sui risultati di calcio ma niente: ne la gola finiva di punzecchiargli ne le mani di tremare.

Chiuse dunque il giornale e lo posò sul tavolino di vetro davanti facendo un lungo e profondo respiro.


- Anche io ho urlato così, sai? – disse poi togliendosi i fini occhiali da vista e fissando con occhi lucidi il ritratto appeso sopra il camino acceso – Mi viene da chiamarli pazzi, da sbuffare e anche da andare fuori a cacciarli per aver invaso la proprietà privata. Ma l’hai sentito anche te quell’urlo, quel grido che spiegava tutta la situazione. Quella parola che fino ad allora aveva usato con disinvoltura per riferirsi all’uomo che mai l’ha tradita e che sempre c’è stato. Anche io l’ho gridata a mio tempo. -


L’uomo tirò fuori un fazzoletto di stoffa grigia dalla tasca e ci si asciugò quell’unica lacrima che ancora oggi ripensando a quello avvenuto vent’anni prima gli rigava il volto.


- Mi manchi ancora tanto papà –


***


I suoi fiori preferiti erano le margherite.

Le semplice e tenere margherite.

E come per esaudire un desiderio mai richiesto quel giorno il prato ne era colmo.

Salivano alte quasi a toccare il cielo, rendendo quel luogo in un certo qual modo vivace.

Se fosse stato un giorno normale certamente le persone che si trovavano ora riunite intorno al lago del St James's Park si sarebbero divertite a correre a piedi nudi in quell’erba dai colori smaglianti.

Invece nessuna risata riempiva quella giornata, nessun urlo di gioia squarciava l’aria e le uniche cose che avevano toccato il prato erano le lacrime interrotte di quella donna vestita di nero che se ne stava in prima fila, le mani strette a reggere una scatoletta di legno e il cappello chinato tanto da non far scorgere nemmeno un tratto del suo viso distrutto.

Le stava accanto una ragazza, quella giovane dai capelli bianchi che come due giorni prima non  era riuscita ancora a versare una lacrima e si limitava a stringere il braccio intorno alle spalle della madre cercando di consolarla bensì stesse peggio di lei.

Ed infondo a quattro o cinque persone che si erano riunite, con la schiena appoggiata a un albero, guardato male da tutti il resto della famiglia se ne stava l’uomo che quella notte era riuscito alla fine a prendere la donna in braccio e trasportarla fino a casa.

Ma bensì nessuno se ne fosse accorto non era l’unico ad usare quell’albero come scudo.

Anche lei se ne stava appoggiata a quella corteccia robusta senza muovere un muscolo, cercando di nascondersi dagli occhi degli invitati al funerale del caduto Ted Tonks.


- Cosa ci fai qui Narcissa?- la voce del biondo fece trasalire la donna che sentitasi presa in discussione si girò verso di lui.

- Tu nemmeno l’hai conosciuto veramente Lupin, quindi... cosa ci fai qui?- gli rigirò la domanda la donna scostandosi i capelli biondi e mostrando gli occhi di quell’azzurro che tanto ricordavano quelli del figlio.

- So cosa vuol dire perdere un padre – rispose bruscamente l’uomo raggiungendo la donna all’ombra dell’albero.

- So cosa vuol dire perdere un marito – sussurrò la donna con voce flebile.

- Comunque non dovresti essere qui – gli occhi di Remus scesero verso il lungo abito nero della donna soffermandosi un minuto sul braccio sinistro che questa si affrettò a nascondere dietro alla schiena.

- Lo so – si affretto poi a dire – So che dovrei essere da tutt’altra parte...-

- Se lo sai vattene – esclamò l’uomo interrompendola prima che potesse proseguire – L’avete fatto voi dopotutto. Voi luride bestie senza cuore –

- Non sarai certo tu Lupin a darmi della lurida bestia, quando voi ne siete l’esempio migliore. –

 - Lo ammetto. – rispose con voce pacata l’uomo, troppo abituato a quelle osservazioni perché queste lo colpissero – Ma almeno io lo sono una volta al mese, voi l’intera vita. Io posso scegliere cosa essere negli altri ventotto giorni, voi siete obbligati come marionette a esserlo fino alla morte. Io non ho mai ucciso, tu hai ucciso il marito di tua sorella!-

- Non sono stata io – disse con voce spezzata la donna.

- Tu, Draco, Bella, Dolhov che differenza fa? Quando tuo marito ti ha trascinato in questo gioco tu hai perso identità, nome e dignità. Sei diventata solo quel segno che porti sul braccio sinistro. Un marchio. Una dei tanti. Incapace di avere la forza di andare contro una decisione del tuo padrone. Mandando a morte il tuo unico figlio. Chiamata solo Mangiamorte. Nessun Cissy è urlato più per le scale di casa tua, nessun Narcissa ti viene rivolto nemmeno da tua sorella. Cosa cambia se sei stata tu o qualcun’altro se ormai siete solo esseri senza volto? Quando a quell’assemblea hai taciuto l’hai condannato.-


La donna presa la bacchetta dalla tasca si avvicinò di scatto all’uomo puntandola sotto il mento pronta a ucciderlo, pronto a porre fine a quella voce irritante.


- Uccidendomi non negherai di certo quello che ho detto. Lo sai che è vero. – disse l’uomo continuando a guardarla in quegli occhi pieni di tristezza. Sapeva che non gli avrebbe fatto del male, sapeva che non doveva temerla ne avere paura perché era lei la prima a provare questi sentimenti.

- Lo so – disse poi la bionda mentre le lacrime incominciarono a rigargli il viso – LO SO!-

Narcissa Black Malfoy sentì il cuore rompersi, spezzarsi in due parti nette, che niente avrebbe mai più riunito.

Si lasciò allora cadere senza forze sul prato e si prese la testa tra le mani mentre la frase “Lo so” continuava imperterrita a uscire dalle sue labbra.

Remus sentì la bacchetta della donna cadere a terra e i suoi occhi si riempirono di tristezza. Non poteva che provare pietà per quella donna che non aveva colpe se non quella di aver amato tanto un uomo da seguirlo e ascoltarlo incondizionatamente. Si sedette quindi accanto a lei fissando gli Auror travestiti da poliziotti che bloccavano la gente che voleva passare la domenica nel parco.

- Perché non mi consegni? – chiese la donna poi sollevando gli occhi e guardando anche lei quegli uomini che le incutevano terrore – Perché non mi dai a loro?-

- Perché sei qui – rispose lui sorridendo – Ti ho provocato, ti ho fatto vedere come stanno le cose, ti ho detto di andartene… ma sei restata. Questo vale molto di più di mille frasi di scuse. –


Narcissa non rispose si godè per alcuni pochi minuti quel momento. Da tanto, troppo tempo una persona non le rivolgeva un sorriso e il calore che aveva provato nel vederlo le riempiva ancora il cuore.

Voltò la testa verso il gruppo di persone occupate nel cercare le parole giuste da dire a Andromeda e Ninfadora e appena il suo sguardo si soffermò sulla sorella lo distaccò subito quasi imbarazzata.

 

“Venire qui è stata una pessima idea” pensò la donna mentre il calore che fino ad allora l’aveva avvolta se ne andava così velocemente com’era arrivato “Tanto cosa cambia? Non posso certamente andare lì e dirle –eccomi qui-. Quanto sono stupida. Pensavo che ormai avessi capito che la tua vita si è distrutta quando Lucius ti ha detto di non lasciarlo. Cosa hai pensato allora? Che fosse una gioco? Una cavolata che sarebbe finita in pochi mesi? Ma la verità Narcissa è che non hai mai avuto le palle di fare quello che ha fatto Andromeda, mollare Lucius, Bella, i nostri genitori e tutti gli amici per incominciare a vivere. Pensavi di riscattarti con Draco, pensavi che dopo che fosse nato sareste diventati una bella famiglia felice, come quella che aveva tua madre. Eppure non è cambiato niente. Pensavi che dopo la scomparsa dell’Oscuro Signore, dopo il bambino che è sopravvissuto, sarebbe ricominciato tutto da capo. Eppure non è cambiato niente. Pensavi che potevi arrivare a occhi chiusi fino alla fine di questa guerra, di arrivarci indolore. Eppure eccoti ancora qua a piangere perché non hai più il coraggio di arrivare alla fine, che non ce la fai più di tacere ed eseguire, che ti stai massacrando dal dolore. Ma in quel dannato momento, in quel fondamentale momento quando hai deciso di diventare un mangiamorte, in quel momento a cosa stavi pensando?”


- Ti ammiro sai? –disse dopo minuti di silenzio la donna guardandolo negli occhi.

- Non capisco perché dovresti – rispose Remus fissandola sconcertato – non sono stato un bravo amico com’è stato Sirius, non sono stato un bravo studente com’è stata Lily, non sono mai stato un bravo insegnante com’è stato Silente…-

- Ma sei stato un bravo marito e alleato e hai avuto quel coraggio che a me è mancato.- lo bloccò lei alzando finalmente la testa - Gli altri pensavano che eri un mostro, ti avevano già deciso la vita. Per gli altri tu saresti stato solo un uomo senza futuro, senza amici, senza famiglia propria. E invece guardati! Sei l’uomo che tutti sognerebbero d’essere. –

- Non credo – continuò il biondo mentre con una mano incominciava a giocare con i sassolini del terreno – e non cambierò idea al riguardo. Sono però felice che tu la pensi così… è bello sentirselo dire ogni tanto –

- Sei un uomo fantastico Remus – disse Narcissa questa volta trasmettendo lei il calore che Remus aveva bisogno di sentire e che nessuno era stato capace di dargli da quando Sirius se n’era andato. Dora era tutto per lei e gli aveva dato quell’affetto che solo Lily gli in precedenza era stata capace di fargli provare, ma non gli bastava: lui voleva quel sorriso pronto ad aiutarlo, quel sorriso pieno di amicizia, quel sorriso che diceva che era perfetto così. Il sorriso dei suoi malandrini. Strano pensare che fosse proprio la moglie di uno di quei ragazzi che prendeva in giro ogni giorno a trasmetterglielo.

- Non ci vuole molto a esserlo allora! – fu la risposta di Remus soffocando una tenera risata – Se mi ritiene una così bella persona per così poco lo puoi essere anche tu. Puoi cambiare. Basta fare le scelte giuste e…–

- Troppo tardi, – lo bloccò la donna – è troppo tardi. Ho provato a cambiare ma non ci riesco. Draco sta per rischiare la sua stessa vita e io non sono stata capace di fare altro… oh lascia perdere. Sta di fatto che non ho fatto nulla! E’ troppo tardi –

- Non è mai troppo tardi. Te lo dice un esperto. Se l’avessi vista come te a 4 anni avevo già smesso di vivere. – rispose il biondo spostando poi gli occhi verso Andromeda e la moglie che ora se ne stavano sole a fissare il lago nel quale erano state sparse le ceneri del vecchio Ted - Puoi ancora fare molto, puoi andare a consolare tua sorella e farle capire che le sei comunque vicino… –

- Una pazzia – esclamò immediatamente lei – Non mi vorrà parlare, come hai detto tu ho ucciso suo marito -

- Invece lo desidera, molto probabilmente lo sogna anche. Perché avrebbe dovuto fare un funerale nel bel mezzo di una guerra se non volesse ricordarlo? Perché avrebbe dovuto creare questa pagliacciata se non per ricevere un po’ di conforto, per sperare che qualcuno si dimenticasse del conflitto e si dedicasse solo a lui. Tu sei qui e il coraggio di dire anche un solo “Mi dispiace” ti renderebbe qualcuno, ti renderebbe molto più importante di quelle quattro persone che sono venute qui solo per convenienza. Puoi essere Cissy se lo vuoi -

- Secondo te è possibile… cambiare il destino? E’ possibile cambiare il pensiero che il mondo ha su di te? – chiese la donna mentre le certezze che fino ad allora aveva avuto le crollavano aprendogli una nuova strada, un nuovo futuro.

- Non esiste il destino, tutto dipende da chi decidiamo di essere. Come mi disse una volta un uomo saggio “Noi non siamo ciò che appariamo ma siamo le nostre scelte”. Io ho deciso anni fa di essere Remus Lupin e non il lupo. Tu puoi decidere ora di essere Cissy e non il mangiarmorte. Non è mai troppo tardi per prendere una decisione, per cambiare –


Narcissa sorrideva mentre per la seconda volta nel giro di pochi minuti si trovava a piangere  lacrime salate questa volta ricche di felicità. E mentre con il bordo del maglione cercava invano di asciugarsi quelle gocce incontrollabili che gli rigavano il volto si alzò guardando Remus, il suo salvatore, il suo aiutante e consigliere, negli occhi.


- Grazie Remus spero che tu possa vivere il tuo sogno – disse mentre il giorno incominciava a lasciare spazio alla notte e il cielo si dipingeva di rosso.

- Anche tu – rispose l’uomo con un leggero sorriso.


Con ancora il segno della sua felicità stampato in faccia la donna si allontanò cercando di non farsi notare dal numero di Auror che ancora occupavano l’area.

Remus la seguì con lo sguardo senza scostarsi dall’albero. Se ne restò lì dietro a guardare la donna che finalmente aveva ritrovato se stessa. La vide avvinarsi alla sorella da sempre tanto amata, la vide abbassare il capo mentre pronunciava le sue condoglianza che suonavano però più come scuse. Infine vide Andromeda abbracciare Narcissa stretta al petto, stritolarla con tutta la forza che aveva. Così senza senso, senza che l’avesse premeditato, senza che capisse il perché di questa sua reazione ma desiderandolo con tutta se stessa.


- Sono felice di riavere la mia sorellina - le parole di Andromeda giunsero alla orecchie di Remus che ancora nascosto non poteva che sorridere.

- Ti voglio bene Andromeda e sempre te ne ho voluto – furono queste le ultime parole che il lupo rinnegato udì prima che la mangiamorte rinnegata si distaccasse dall’abbraccio e scomparisse con un sonoro POP.

 

 


Remus pensava che il suo compito fosse finito lì, pensava che il suo aiuto fosse stato semplicemente quello di riunire una famiglia che si era distrutta solo per paura di non essere più accettate l’una dall’altra.

Ma si sbagliava. Remus Lupin non sapeva quanto quel gesto fosse stato importante, quanto quelle parole avessero cambiato la vita della donna. Non si immaginava infatti che la donna avesse davvero deciso di cambiare, che avesse veramente deciso di rifiutare quello stile di vita che le era stato importo. Se Remus non avesse parlato, se Remus non l’avesse accettata e capita, se Remus non fosse stato paziente e coraggioso, Harry Potter sarebbe morto. Se Narcissa non avesse compreso che non era più Cissy ma solo un marchio, se Narcissa non si fosse ricordata che per lei era sempre stata più importante la famiglia che tutto il resto, se Narcissa non avesse deciso di prendere in mano la sua vita, il mondo magico sarebbe stato distrutto. Un frase può fare la differenza, un uomo può fare la differenza e ora più che mai la ormai rinominata Cissy capiva il significato della frase.


- Ricordati sempre Draco – sussurrò Narcissa mentre a casa cercava di curare le ferite che il figlio aveva subito nella battaglia avvenuta poche ore prima – non importa cosa pensano di te gli altri, non importa quello che hai fatto o chi sei stato. Puoi sempre cambiare e soprattutto, caro figlio mio, ricorda sempre che noi non siamo chi appariamo ma siamo le nostre scelte –

- Chi te l’ha detto? – chiese il figlio sconvolta dalle parole della madre.

- Un vecchio amico -

 


Non so bene come sia nata questa storia, non sono i personaggio che mi piacciono di più. Devo dire però che nell'ultimo periodo mi sono avvicinata molto ai Malfoy, penso siano una famiglia splendida, dei personaggi spettacolari. Quindi ho voluto dare un po' di spazio anche a loro, volevo poter rendere onore alla donna che alla fine ha dimostrato di avere un grande coraggio.

Spero vi piacci

Mary

   
 
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