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Autore: ka_chan87    05/07/2006    13 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehilà, gente, sì, sono proprio io!!! Come state?!? Vi sono mancata? A me voi tantissimo, ed ora che, finalmente, questo dannato Esame di Stato è finito sono qui, con il nuovo capitolo tutto per voi!!! Vi giuro, non sapete quanto sia dispiaciuta per tutto il tempo che vi ho fatto attendere, ma penso che questo capitolo ripagherà l’attesa!
Ma l’esame andava fatto, e dopo 5 anni di impegno costante, per quanto poco me ne importasse, alla fine ci tenevo a concludere in modo dignitoso… e 90 credo che lo sia ^_____^. Spero che anche agli altri maturandi come me tutto sia andato per il meglio! Tralasciando questi discorsi, torno alla carica con un capitolo che porterà ad una sorta di svolta… bè, lo vedrete leggendo.
Ora passerei a ringraziare, invece, chi ha commentato: Lorimhar, Ragnarok79, Chiba, Elychan, Rika 92, raska81, Elly, Chicca91, akane_val, cri-chan e inukun.
Grazie mille a tutti, indistintamente, perché continuate a seguirmi nonostante ultimamente mi faccia attendere!
P.S. Sto apportando delle modifiche ai capitoli precedenti, ma si tratta di piccole cose, e per adesso ho modificato solo il primo… volevo solo avvertirvi! ^______^

CAPITOLO 25° “IL RUMORE DEL CUORE INFRANTO”

Una settimana era passata, una settimana fatta di pesanti ed estenuanti allenamenti e rappresaglie, accompagnati dagli umori allegri ed eccitati dei membri dell’esercito, e i via vai di servitori che si occupavano di addobbare in modo adeguato il Palazzo Reale per l’occasione di quella sera.
Il ballo annuale della Milizia del Dragone.
Una tradizione che veniva tramandata e protratta dai tempi di Eldeor, un’occasione di buon auspicio per coloro che avevano e davano la loro vita per la protezione della loro città, della loro terra, del loro Continente.
E in quel periodo, non poteva esserci augurio migliore che quello di avere la forza per affrontare tutti i nemici, i pericoli e le avversità che, presto o tardi, si sarebbero abbattuti su di loro.
Una settimana era passata, una settimana fatta di battibecchi, allegre uscite e, per qualcuno, giorni per riflettere e cercare di mettere ordine nei propri pensieri.
Anche se questo, bene o male, è arduo per tutti.
In quei giorni, però, anche se l’idea della festa aveva sicuramente rinvigorito gli animi dei soldati, di certo la minaccia incombente di Naraku non era stata dimenticata, e numerose squadre speciali di Cavalieri continuavano imperterrite a controllare il territorio della Terra Centrale, assicurandosi di non tralasciare alcun punto.
Un varco nelle difese del Paese significava la morte.
Sango si aggirava per i corridoi del piano terra, guardando eccitata e curiosa il via vai di servitori che si stavano occupando di addobbare a dovere il Palazzo Reale, ogni dove vasi e ghirlande di fiori coloratissimi illuminavano l’ambiente che sapeva di fresco.
Erano stati sette giorni di attesa infinita e logorante, ma finalmente… il giorno del ballo era arrivato.
E lei… ci sarebbe andata, accompagnata da… Miroku.
Già, infine, quel bizzarro ragazzo amante del gentil sesso… le aveva chiesto di concedergli l’onore di accompagnarlo al ballo.
Non era stata una vera e propria dichiarazione, oltre che essere stata assolutamente improvvisa – visto che glielo aveva chiesto solo due giorni prima.
E, ne era quasi convinta, in tutta questa storia c’era lo zampino di Kagome.
Aggrottò le sopracciglia. Probabilmente l’amica si era accorta di qualcosa… di quello che aveva sconvolto e sorpreso lei stessa.
Bè, ecco, come dire… a lei, forse, Miroku ‘interessava ’.
In quegli ultimi giorni lei e il Majutsushi non avevano avuto molte occasioni per incontrarsi, eccezion fatta per i pasti, visto che per il resto allenamenti e riunioni straordinarie riempivano le loro giornate.
Ma comunque, di certo non si aspettava che il ragazzo l’avrebbe invitata visto che, giorni prima, lo aveva visto parlare con una certa confidenza – ancora di più di quanta non ne vedesse quando il Cavaliere parlava con qualsiasi donna – con una ragazza, anche lei facente parte dei Cavalieri. Era convinta che sarebbe stata lei la sua prescelta.
E invece, due giorni prima, se lo era visto piombare all’improvviso, proprio mentre un altro membro della Milizia le stava chiedendo di venire con lui al ballo, con una faccia a dir poco adirata.
Si era avvicinato a loro, fermandosi di fronte al ragazzo con cui poco prima lei stava parlando, guardandolo con occhi fiammeggianti
‘ Scusa tanto – gli aveva detto – Ma se stai invitando questa graziosa fanciulla al ballo, sappi che è già impegnata con me ’.
L’altro lo aveva guardato per qualche istante smarrito, e lei si era ritrovata con i due che la fissavano: uno confuso, e l’altro che se avesse detto il contrario, sarebbe scoppiato.
‘ Già… mi spiace, avrei dovuto dirtelo prima ’ aveva detto lei, senza pensare, al ragazzo con cui stava parlando prima, che, seppur con faccia leggermente dispiaciuta, se ne era andato lasciandoli soli in quella strana situazione.
‘Accidenti, sono proprio un cretino! – gli aveva sentito dire poi - ‘Dovevo immaginarmelo che ti avrebbero invitata in tanti, sei una così bella ragazza che è naturale! Ci è mancato poco che sarei rimasto senza la mia dama!’.
Lei lo aveva guardato con tanto d’occhi, arrossendo furiosamente. Di certo non si aspettava quelle parole.
‘Ma sono ancora più contento che tu abbia accettato, anche se con un invito del genere! Mi rifarò l’anno prossimo!'
‘I… io, ecco…’ aveva balbettato invece lei, più imbarazzata che mai. Che lei… che lei piacesse a Miroku? Ma poi un altro pensiero aveva invaso la sua mente
‘Ma, Miroku… come facevi a sapere che ero qui?’
‘Oh, bè, ecco… un caso, sì, è stato un caso, eheheh!’ aveva tergiversato lui, non convincendola per niente.
Ma aveva lasciato correre… in fondo era così contenta!
Talmente felice che, quella sera, era piombata nell’appartamento di Kagome
‘Ti è successo qualcosa di bello?’ le aveva detto sorridendole nonappena ebbe incontrato i suoi occhi luccicanti di gioia
‘Bè, ecco… Mi… Miroku mi ha chiesto di andare al ballo con lui!’
‘Oooh…! Sono molto contenta per te, Sango!’
‘Mi chiedo però come sia riuscito a trovarmi, prima, e proprio mentre stavo ricevendo un altro invito… sai chi era? Hiroshi, quel ragazzo carino di cui ti avevo parlato… sinceramente mi era venuta in mente anche l’idea di accettare il suo invito ’
‘Chissà, avrà un buon tempismo ’
le aveva detto, con un tono un po’ strano che l’aveva fatta insospettire… infondo Kagome era l’unica a sapere che quel pomeriggio Hiroshi l’aveva chiamata per parlarle e l’idea che l’arrivo di Miroku fosse stata una coincidenza, sinceramente, l’aveva convinta poco.
Ma ci era passata sopra. L’importante era che ci sarebbe andata con quello che avrebbe voluto come accompagnatore.
“Sango!” si volse e poco dietro di lei scorse la figura di Kagome che la salutava gentilmente.
Le si avvicinò mentre gli occhi già le brillavano, facendo spaventare l’altra.
“Quello sguardo mi fa paura!” le disse, infatti, mentre indietreggiava leggermente
“Avanti, non dire così! Stavo solo immaginandoti con un bellissimo abito lungo addosso!” le rispose Sango, ridacchiando nel vederla sospirare di rassegnazione.
Si erano date appuntamento lì, per quel pomeriggio, per prepararsi con calma in vista della serata… la Cacciatrice, in particolare, voleva essere perfetta per far colpo sul Majutsushi.
“Ho visto Miroku poco fa…” esordì poi Kagome mentre si stavano dirigendo al primo piano, per andare nella camera Reale della ragazza, quella che l’aveva ospitata per i primi tempi
“A- ah sì?” disse Sango, le gote leggermente arrossate
“Già… sai, credo di non averlo mai visto così…” continuò l’altra con tono quasi malizioso, facendo incuriosire l’amica
“Che… che vuoi dire?” le chiese infatti quella, sulle spine
“Anche se non lo ammetterebbe mai… sai, mi è sembrato davvero nervoso per questa sera! Me lo ha confermato anche Kouga… ha detto che non l’ha mai visto così per un appuntamento con una ragazza! Credo che tu sia una delle poche che riesca a metterlo in difficoltà!”
“M- ma che dici!” farfugliò la Cacciatrice rossa in volto, all’idea che quella semplice uscita avesse potuto far agitare anche quel libertino abituato a rapportarsi col gentil sesso….
“Perché, scusa? Non mi dire che pensi di essere indifferente a Miroku!”
“Ma se corre dietro a tutte le ragazze del Palazzo!”
“Sarà, ma come si comporta con te non l’ho mai visto farlo con nessun altra” le disse convinta Kagome, guardandola negli occhi.
Sango tacque, riflettendo sulle parole dell’amica. Che Miroku davvero la vedesse in modo speciale?
“A proposito… - disse poi, fulminata da un pensiero – E Inuyasha? Viene sta sera?”. Kagome nel sentire il nome del mezzo- demone sobbalzò leggermente.
“Da quello che mi ha detto Miroku, sì” le rispose, la voce velata di tristezza. Dal giorno in cui lui le aveva confessato di volerle bene, il suo atteggiamento nei suoi confronti era radicalmente cambiato. Le volte che si erano visti l’aveva trattata con una gelida freddezza che non riusciva a comprendere… eppure le era sembrato che finalmente le cose si fossero sistemate.
Serrò la mascella, irritata. Quel cretino di un Hanyou ne aveva sempre una!
Ah, ma se credeva che sarebbe stata in pena per i suoi capricci, sbagliava di grosso!
“Kagome?” la chiamò Sango, i suoi occhi che la guardavano incuriosita nel vederla con quell’espressione corrucciata sul volto.
“Eh?” rispose l’altra, in modo un po’ brusco
“Che ti prende? Hai una faccia…”
“Niente, non ti preoccupare… però adesso diamoci una mossa, altrimenti arriveremo che il ballo sarà già finito!” le rispose, ora più rilassata, un radioso sorriso a illuminarle il volto.
“Forza, abbiamo due Cavalieri da far restare a bocca aperta!” ribatté allegra Sango, prendendo a braccetto l’amica, eccitata per l’imminente serata.

“Forza Inuyasha! Dammi una mano a decidere!”
“E non scocciarmi! Ti ho già detto che non sono pratico di questo cose, chiedi a qualcun altro!”
“Capirai, devi solo dirmi quale per te è il colore migliore! Non vuoi aiutarmi a fare colpo sulla dolce Sango?!”.
Miroku guardò con un sopracciglio alzato il mezzo- demone stravaccato sul suo letto, i suoi abiti per quella sera spiegazzati sulla sedia lì vicino
“Uff, vabbè, allora vuol dire che farò da solo… vediamo… massì, penso che la divisa chiara sarà perfetta!” disse il Majutsushi afferrando la divisa estiva dei Cavalieri, dal colore bianco perlaceo dai ricami dorati, riponendo invece nell’armadio l’altra, sempre estiva, ma di colore nero con le rifiniture argentate
“Tu pensi di stare lì a poltrire ancora per molto? Guarda che il ballo comincia solo tra poche ore!” chiese Miroku all’Hanyou che continuava imperterrito a starsene steso sul letto, sbuffando di tanto in tanto
“Per quello che me importa… odio questi stupidi balli!” esclamò seccato Inuyasha, aprendo un occhio ambrato, guardando l’amico che nel frattempo si stava sfilando la casacca, rimanendo a torso nudo
“Non è che sei così irritato perché non hai trovato con chi andarci? E dire che ti ho dato l’elenco delle ragazze più carine di tutto il Palazzo! Oppure, tra loro, non c’era colei che desideravi…” gli disse con tono malizioso, guardandolo furbetto
“Ma che cavolo stai dicendo?!? Se sono così nervoso è perché odio questi sciocchi eventi mondani! Tzè, figurati, sai cosa me ne faccio di una ragazzina!” sbottò accigliato
“Ragazzina? Io non ho parlato di ragazzine…” gli fece notare Miroku, mentre lo guardava divertito nel vederlo arrossire di vergogna per quella frase pronunciata di getto
“Tzè, per me sono tutte ragazzine!” cercò di rimediare Inuyasha, ottenendo la risatina dell’altro in risposta che però preferì non insistere… tanto ormai quello che c’era da capire, lo aveva già capito.
“E il lupastro?” sbottò poi il mezzo- demone, fingendo indifferente curiosità
“Chi, Kouga? Oh, lui è nei suoi appartamenti, sicuramente si starà preparando… più tardi ci dobbiamo incontrare per andare a prendere le nostre fanciulle! Saranno belle come angeli!”
“Feh! Vorrà dire che vi aspetterò giù, nella sala. Sia chiaro, però: non mi costringerete a ballare in alcun modo! E voglio essere lasciato in pace, non ne voglio sapere delle vostre-”
“Accidenti, ho capito Inuyasha! Se continui in questo modo arriverai a fine serata a dir poco distrutto… potresti cercare di rilassarti, ogni tanto!” gli consigliò Miroku, per poi finire di indossare l’elegante divisa dei Cavalieri.
“Allora? Come sto?” domandò all’amico
“Feh!” si limitò a bofonchiare l’altro, facendo sbuffare il Majutsushi.
“Va bene, ho capito che non è il caso di insistere oltre… io ora esco, tu preparati con calma, eh? Però cerca di presentarti, dopo, non vorrei essere costretto a trascinarti con la forza!”
“Tsk! Non ho bisogno della balia” gli rispose acido l’Hanyou, aspettando che finalmente l’amico se ne andasse
“Va bene, va bene… a dopo Inuyasha!” lo salutò, per poi lasciarlo solo nell’appartamento.
Il mezzo- demone aprì gli occhi ambrati, guardando il soffitto con aria sconsolata e irritata.
Perché lui doveva ridursi in quello stato?
Perché… per una ragazzina?!
Sì, perché, era inutile negarlo, se era ridotto così era per Kagome.
Diede un pungo sul letto, dandosi dello stupido.
Perché si sentiva così?
Poi, sentire cosa? Neanche lui ne aveva idea di quello che gli stava accadendo.
Sapeva solamente che quando aveva saputo che Kagome sarebbe andata al ballo accompagnata da Kouga, una rabbia gli era insorta, che lo aveva portato poi a comportarsi in malo modo con lei, le volte che si erano visti in seguito.
Sbuffò, se prima non ne era entusiasta, adesso la voglia di andare a quello stupido ballo era scemata completamente.
Ma sapeva anche che se non si fosse presentato, Miroku sarebbe stato capace di rendergli la vita un vero inferno.
Guardò quasi con sospetto le due divise spiegazzate davanti a lui.
E adesso che cavolo si metteva?
Le guardò incerto per qualche istante, per poi afferrare quella nera… infondo il bianco non gli si addiceva più di tanto.
Prese con calma a spogliarsi, guardandosi in torno… certo che Miroku, a differenza sua, era decisamente ordinato!
Camera sua sembrava un campo di battaglia, e per questo infatti era stato ripreso più volte da Harliem, che non mancava mai di farglielo notare, e soprattutto nei momenti meno opportuni.
Dopo pochi minuti si era già cambiato. Si guardò allo specchio che aveva davanti… bè, non stava poi tanto male.
Guardò l’orologio appeso alla parete di fronte a lui: le sette in punto. Il ballo sarebbe cominciato alle otto… face spallucce, avrebbe fatto passare il tempo in compagnia di Harliem.
- Sempre se non è insieme a Hirador… - pensò leggermente infastidito. Nelle ultime settimane i due Draghi avevano passato tantissimo tempo insieme, e come Inuyasha aveva intuito tempo prima… la dragonessa era interessata al Drago d’Oro e lei, altrettanto, non gli era indifferente.
Sbuffò. Sembrava che in quel periodo si fossero messi d’accordo per metterlo da parte.
- Non sarebbe la prima volta… - pensò tristemente – Sei stato solo per quattordici anni, Inuyasha… se ti abbandonassero non ti sorprenderesti più di tanto… -.
Dopo aver formulato quel pensiero si sentì soffocare, ma cercò di allontanare quella sgradevole sensazione.
Afferrò la sua spada, allacciandosela al fianco, per poi abbandonare l’appartamento di Miroku.
Si diresse verso le sue stanze, per poter così imboccare il passaggio che l’avrebbe condotto agli appartamenti di Harliem.
- Forse potrei anche incontrare anche Kagome… - si bloccò, colpito da quel pensiero. Era uno stupido, in quel momento Kagome si stava di sicuro preparando per la serata… si sarebbe fatta bella per Kouga…. Aggrottò le sopracciglia a quel pensiero.
- Tzè, che faccia quello che le pare, quella stupida! –
Con l’umore nero, arrivò alle stanze di Harliem, aspettandosi già di trovarle vuote. Negli ultimi giorni era successo qualche volta che non l’avesse trovata perché in compagnia di Hirador.
Entrò quindi senza alcuna aspettativa, quando invece si ritrovò davanti al figura maestosa della dragonessa, le squame lucenti che brillavano di mille sfumature calde.
La guardò quasi stupito, rimanendo immobile sulla porta.
- Bè, che fai lì fermo, con quella faccia? – gli chiese Harliem, gli occhi di fuoco che lo guardavano curiosi
“Che ci fai qui?” le chiese lui di rimando
- Cosa vuol dire che ci faccio qui? Sono le mie stanze! – ribatté confusa lei
“Già… - cominciò Inuyasha con tono leggermente infastidito – È che non mi sarei aspettato di trovarti. Ultimamente è capitato che non ci fossi quando venivo…”
- Proprio per questo! Sono rimasta tutto il pomeriggio qui, proprio aspettando che tu venissi! Mi sei mancato in questi giorni, e mi spiace se qualche volta non mi sono fatta trovare senza dirtelo -
Inuyasha la guardò con occhi sorpresi per quelle parole. Si diede dello stupido per quello che aveva pensato poco prima… come aveva potuto dubitare di Harliem? Come aveva potuto pensare che lei lo avrebbe abbandonato?
- Inuyasha, cos’è che ti turba? – gli domandò lei, avendo percepito l’irrequietezza del Cavaliere.
Lui la guardò per qualche istante, per poi avvicinarsele e sedendosi contro il suo ventre caldo, sospirando.
“Niente, sono solo confuso” le disse, ammettendo che c’era qualcosa che non andava.
- È difficile comprendere i nostri sentimenti -
“Già. Ma non preoccuparti, sistemerò tutto” e restarono in silenzio, godendo ognuno della vicinanza dell’altro.
Casualmente Inuyasha fece vagare lo sguardo per la stanza, notando l’orologio che segnava le sette e venti.
“Accidenti, Harliem! È tardissimo, e io non ti ho ancora preparata!” esclamò agitato, andando a prendere da un grande armadio nella stanza attigua l’armatura da cerimonia della dragonessa.
Riemerse dalla stanza con il necessario in mano, un’armatura di squisita fattura, dal colore nero pece che faceva così risaltare le squame purpuree del Drago, con motivi in alto rilievo rifiniti d’argento che la rendevano ancora più preziosa.
Al ballo, infatti, era consuetudine far partecipare anche i Draghi della Milizia, per i quali veniva allestito un imponente gazebo nel grande parco del Palazzo, nella parte sulla quale la bassa balconata della sala da ballo si affacciava.
- Ma guarda, siamo pure in tinta! – osservò Harliem, riferendosi alla divisa nera e argento del Cavaliere.
“Sì, ma adesso sbrighiamoci altrimenti arriveremo domani mattina!” e Inuyasha prese, con alcune difficoltà, a far indossare al Drago l’armatura splendente, come le sue squame infuocate.
- Non avrò la ragazza che mi accompagna al ballo, ma sicuramente la donna più bella delle Tre Terre non potrebbe mai farmi fare più bella figura rispetto alla mia Harliem! – pensò allegro e soddisfatto, mentre il suo umore, finalmente, in quella serata, cominciava a essere più sereno.

“Faremo tardi, faremo tardi!”
“Sango, ti prego calmati! Sono dieci minuti che vai ripetendo la stessa cosa!”.
Kagome e l’amica Sango, ormai sull’orlo di una crisi isterica, si trovavano ancora nella stanza della prima, preparandosi per la serata imminente.
“Ma Kagome non vedi quanto è tardi?! E non ci siamo ancora sistemate i capelli!!” le fece notare agitatissima la Cacciatrice mentre vagava come un’anima in pena fra la marea di vestiti sparsi sul pavimento, come soldati caduti dopo una cruenta battaglia.
“Ah, parla per te, i miei capelli non si toccano!” asserì decisa la miko, ritraendosi sospettosa dall’altra
“Fa come vuoi, non c’è tempo per discutere” la ignorò Sango che invece stava cercando di acconciare i capelli in un elegante chignon, con scarsi risultati, facendola agitare maggiormente.
“Dà qua – le ordinò il Cavaliere Supremo – Siediti e calmati. Agitandosi non si risolve niente”.
La Cacciatrice obbedì remissiva, respirando lentamente mentre Kagome prendeva ad acconciare i suoi lunghi capelli.
“Non essere così agitata, Sango. So che vuoi fare colpo su Miroku, e ti assicuro che ci riuscirai, questo vestito ti sta da favola!” la rassicurò la mora, guardandola fasciata nel suo abito fatto di velluto e seta leggera, il colore rosa pesco che faceva risaltare la carnagione leggermente scura della ragazza.
“M- ma che dici! Non è vero che voglio fare colpo su Miroku!” ribatté imbarazzata l’altra, le guance imporporate
“Ah no? E come mai sei così agitata? Non mi sembra che ti sentissi così per l’altro ballo” le fece notare Kagome, andando a segno
“Bè, ecco, io…”
“Avanti, non essere così imbarazzata! E poi credo proprio che il tuo interesse sia ricambiato”
“Tu credi? Non so come tu faccia a dire una cosa del genere, tuo cugino corre dietro a qualsiasi donna del Palazzo, se non di tutta Eldoras!” esclamò infastidita la Cacciatrice.
“È una sensazione. E sono sicura di non sbagliarmi…. Oh, ecco fatto!” disse infine, guardando soddisfatta il suo operato.
I capelli di Sango erano stati raccolti in un alto concio che però lasciava libere alcune ciocche che le incorniciavano il volto, mentre altre cadevano morbide dietro la nuca, leggermente arricciate.
“Sei stata bravissima Kagome!” esclamò stupita l’altra, ammettendo che così stava veramente bene.
“Davvero non vuoi che ti sistemi i capelli?” chiese poi a Kagome, ottenendo come risposta il suo deciso diniego “Bè, in effetti stai benissimo anche così… quel vestito è meraviglioso!” le disse sincera, guardandola con occhi adoranti. Kagome sorrise, voltandosi verso lo specchio per vedere la sua immagine riflessa.
In effetti quel vestito era davvero incantevole. Senza spalline, di un leggero raso del colore della pece, dai riflessi bluastri, le fasciava morbidamente il petto, mettendo in risalto le sue forme ma non in modo eccessivo, per poi cadere dolcemente sul resto della sua figura, la gonna larga che toccava quasi terra. I lunghi capelli del colore dell’inchiostro le cadevano delicati sulle spalle nude, appena trattenuti sulla fronte dal diadema regale che portava.
“Sono sicura che Kouga sverrà nel solo guardarti!” commentò Sango con un largo sorriso mentre invece Kagome soppesava quelle parole.
Lei sarebbe andata al ballo con Kouga, avendo accettato la sua proposta come l’invito di un amico.
Ma forse non si era accorta di qualcosa di importante: che l’ookami Youkai non la vedesse esattamente come una semplice amica.
E se le cose stavano così, era un problema. Lei non voleva ferirlo, a lei Kouga piaceva sul serio, ma come un ottimo amico sul quale poter sempre contare.
“Cos’hai Kagome?” le chiese l’altra notando la sua espressione seria
“Oh, niente, scusami… allora? Direi che siamo pronte, no?”
“Bè, sì, direi di sì… che dici, diamo una sistemata a questo macello?” le chiese, ridacchiando nel guardare la distesa colorata di tessuti che si presentava ai loro occhi
“Forse è il caso, se lasciamo tutto così, chiunque entri penserebbe che c’è stato un tornado, qui!”.
Così, armate di buona volontà, presero a riordinare, riponendo accuratamente i vari vestiti che si erano provate e che poi avevano scartato, finché il bussare di una porta le interruppe.
Le due ragazze si guardarono per qualche istante, per poi volgere contemporaneamente gli occhi all’orologio sopra le loro teste.
Le otto meno dieci.
Di sicuro si trattava di Miroku e Kouga, i quali avevano detto loro che sarebbero passati a prenderle.
“Oddio, Kagome, sono loro!” esclamò con voce strozzata Sango, guardando quasi con terrore la porta
“Avanti, Sango, non fare così! Sono solo Miroku e Kouga! Vai ad aprire, io arrivo subito, devo riporre questi ultimi abiti”.
La Cacciatrice annuì e prendendo un gran respiro, si avvicinò alla porta per poi aprirla di scatto, ritrovandosi così davanti i due ragazzi.
“Buonasera! Accidenti, Sango, sai che stai davvero benissimo?” il primo a parlare fu Kouga, sinceramente colpito dalla bellezza della ragazza del Nord. Miroku, invece, se ne restava ammutolito a fissarla, cosa che la mise in imbarazzo, anche se c’era rimasta un po’ male nel non ricevere alcun commento dal Majutsushi
“E Kagome? Non è ancora pronta?” domandò poi ansioso lo Youko
“Lei…” prese a rispondergli Sango venendo però interrotta dall’emergere dall’altra stanza della ragazza in questione
“Sono qui, buonasera a tutti e due” li salutò, facendosi avanti accompagnata dal leggero frusciare del lungo abito.
Come Miroku prima di lui, anche Kouga restò ammutolito nel guardare la figura meravigliosa di Kagome. Ripresosi, però, le si avvicinò, prendendole la mano destra e facendole un elegante baciamano
“Buonasera Kagome. Mi hai lasciato senza parole per la tua bellezza” le disse con sguardo intenso, facendola imbarazzare
“Ma che dici! Comunque anche tu stai molto bene” si complimentò lei, guardandolo nella sua elegante divisa bianca e nera e non di un unico colore, in quanto di grado più alto rispetto ai semplici Cavalieri.
Sango, nel frattempo, guardava i due, invidiando leggermente l’amica, visto che lo Youkai sembrava avere solo la sua immagine negli occhi. Lei, invece, non aveva ricevuto alcuna attenzione dal suo accompagnatore.
“Sango” mentre formulava quei pensieri, sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla, e il suo nome sussurrato al suo orecchio. Voltò leggermente il capo, notando così quanto Miroku le si fosse avvicinato
“Perdonami per prima, ma mi hai lasciato senza fiato. Sei assolutamente meravigliosa” le disse con voce roca, facendola rabbrividire, sentendo il suo respiro sul collo.
“G- grazie” balbettò lei in risposta più imbarazzata che mai, senza riuscire a guardarlo in quei occhi che ora, lo sentiva, la stavano scrutando.
“Ragazzi? – li chiamò Kouga, attirando la loro attenzione – Che ne dite di andare? Ormai il ballo sarà già cominciato”
“Sì, andiamo, altrimenti ci perderemo tutto il divertimento” commentò Miroku con un gran sorriso rivolto a Sango, prendendola a braccetto, imitato dall’ookami Youkai dietro di lui.
I quattro uscirono così dagli appartamenti Reali di Kagome, dirigendosi verso la scalinata principale, quella che il Cavaliere Supremo aveva dovuto scendere insieme al Governatore al ballo in suo onore.
E come quella volta, nonappena si affacciarono sulla tromba delle scale, la maggior parte dei partecipanti all’evento si voltarono a guardarli, ammirati dalla bellezza ed eleganza delle due giovani, anche se in particolare l’attenzione era focalizzata sulla Principessa, quella sera più bella che mai.

Tra la distesa di ammiratori ce n’era uno poi in particolare, in quel momento irritato, nell’attesa dei suoi amici.
Inuyasha, infatti, appena finito di far indossare l’armatura ad Harliem, si era diretto con lei al piano terra, dove si stava già radunando una notevole crocchia di persone.
Non avendo visto tracce di Miroku o di chiunque altro di familiare, aveva accompagnato all’esterno la sua dragonessa, rimanendo qualche minuto in compagnia di Sieg, Hirador e Harliem, dopodichè si era allontanato, rientrando nel Palazzo, appostandosi in un angolo nei pressi della scalinata.
E tra uno sbuffo e l’altro, la sua attenzione era stata poi attirata da un brusio eccitato. Scocciato, ma in cerca di qualcosa che riempisse la sua attesa, volse lo sguardo al principio della scalinata cosicché i suoi occhi ambrati poterono riempirsi della figura di Kagome.
Allo stesso modo del ballo di qualche tempo prima, non poté che restare ammaliato dalla sua bellezza così naturale e misteriosa, il suo sguardo ora più rilassato da quando l’aveva conosciuta, velato come sempre della sua caratteristica fierezza.
Ma mentre faceva scorrere le sue iridi sulla figura di lei, non poté fare a meno di notare il braccio di Kouga che circondava il suo, e i loro corpi estremamente vicini. Digrignò i denti terribilmente irritato da tutta la confidenza che quel dannato lupo si prendeva con la ragazza. E perché lei non glielo impediva?
I suoi pensieri furono interrotti dai quattro che, avendolo notato, gli si erano avvicinati.
“Inuyasha, allora sei venuto!” esclamò Miroku, lasciando il braccio di Sango per avvicinarsi all’Hanyou
“Non mi era sembrato di aver detto il contrario” ribatté secco Inuyasha, ignorando completamente Kagome e Kouga, accennando invece un saluto a Sango
“Bene, bene, che bello, ci siamo tutti! Vedrete, ci divertiremo un sacco!” asserì felice il Majutsushi, ignorando l’atmosfera tesa che si era creata tra il mezzo- demone, l’ookami Youkai e il Cavaliere Supremo.
Kagome, infatti, come Kouga, si era accorta dell’atteggiamento di indifferenza di Inuyasha nei loro confronti, ma a differenza dello Youko che riteneva quel comportamento come una vittoria sul mezzo- demone, la miko ne era rimasta ferita, ancora una volta in quella settimana in cui il Cavaliere del Sud non le aveva rivolto mai la parola, se non per necessità.
A sua volta si irritò, non tollerava simili atteggiamenti, soprattutto se senza motivo.
Dal giorno in cui avevano avuto modo di parlarsi sinceramente, nei giardini, non era successo nulla – che lei ricordasse – che avrebbe potuto scatenare un simile comportamento da parte dell’Hanyou.
Se era l’indifferenza che voleva, l’avrebbe avuta.
Girò il volto di scatto, facendo avvicinare Kouga per parlargli in un orecchio, gesto che non passò inosservato a Inuyasha, il quale si innervosì ancora di più.
“Bene signori – cominciò poi Kouga, una volta che la ragazza si era allontanata da lui – Io e Kagome andiamo a fare un giro, ci si vede!” e detto questo, sempre tenendola a braccetto, si allontanò con Kagome per poi scomparire tra la folla che era aumentata rapidamente.
“Questa sera mia cugina è davvero incantevole – osservò in seguito Miroku – Non trovi Inuyasha?”
“Feh!” sbottò quello in risposta, piantandoli lì senza aggiungere altro, allontanandosi dalla parte opposta in cui si erano diretti l’ookami Youkai e la miko poco prima.
Il Majutsushi si volse verso Sango, in cerca di una possibile risposta per l’atteggiamento del mezzo- demone, ottenendo uno sguardo allibito indietro
“Per una volta, se hanno dei problemi, potranno cavarsela anche senza di noi – disse allora il Cavaliere dal codino – Perché per questa sera voglio solo pensare a te, mia cara” e le si avvicinò, prendendola nuovamente a braccetto, ottenendo il suo sorriso imbarazzato, mentre prendevano, anche loro, a girovagare per la sala da ballo, le note allegre ed acute degli strumenti dall’orchestra che si diffondevano nell’aria, accompagnati dalla brezza leggera proveniente dalle porte-finestre aperte, spandendo così il profumo dei fiori nell’ambiente.
All’esterno, invece, si poteva ammirare il numeroso gruppo di Draghi che occupava gran parte del giardino anteriore al Palazzo, le fiaccole disposte ordinatamente nel terreno che facevano risaltare le loro squame, creando un arcobaleno metallizzato, nel quale si riflettevano le stelle e la falce di luna argentea.
Uno spettacolo mozzafiato, questo pensava Inuyasha dall’alto del ramo sul quale si era rifugiato per sfuggire alla bolgia di persone che riempivano e animavano completamente il Palazzo, e nemmeno il resto della città era tranquillo, anzi, anche i popolani festeggiavano nelle taverne e per le strade, cantando vecchie canzoni, e narrando antiche storie.
Era… una bella atmosfera, anche se strana, ammise.
Di quel poco che ricordava, le feste tradizionali che si celebravano a Kaosu erano molto diverse, in quei giorni l’aria veniva permeata di un senso quasi di eccitata violenza, il grido di sangue degli Youkai che cresceva a dismisura e che si esplicitava in sacrifici e preghiere quasi tribali.
Nel ricordarle, Inuyasha si ritrovò a rabbrividire.
Dall’alto, cercò con lo sguardo il profilo di Harliem, confuso dalle tenebre della sera.
La vide, in compagnia di Varandir, Sieg e Hirador che però cercava, come sempre, di stuzzicare Slyfer, poco più in là.
Lei, almeno, si stava divertendo.
Mosse le candide orecchie canine, percependo il crescere della musica. Evidentemente i balli erano cominciati, ciascun Cavaliere avrebbe invitato la sua dama in quel vortice di passi e note, gli sguardi, i corpi complici.
E tra tutti, Kagome tra le braccia di Kouga.
Con rabbia afferrò un ramo da lui poco distante, spezzandolo.
Si prese la testa tra le mani, stringendo gli occhi, in cerca nel silenzio di una qualche risposta, soluzione a quello che gli stava accadendo.
Perché provava tutte quelle emozioni sconosciute? Che significavano?
Aprì di scatto gli occhi ambrati, resi più scuri dalle tenebre della sera.
Stare lì a struggersi con domande senza senso – oltre che non essere da lui – non lo avrebbe portato a niente.
Spiccò un balzo, atterrando con eleganza sul terreno, il suo passo attutito dall’erba fresca.
Con passo deciso prese poi a camminare verso la veranda della sala da ballo, salutando qua e là Cavalieri che aveva conosciuto in quei giorni di permanenza.
Attraversò una delle porte finestre aperte, per poi appostarsi in un angolo appartato, in modo da avere la visuale completa della sala, senza dare nell’occhio.
Ma questo non era esatto, visto che nonappena aveva messo piede nel salone, un gran numero di ragazze si erano voltate a guardarlo – con disapprovazione dei loro accompagnatori – col il remoto desiderio di essere invitate per almeno un ballo.
Ma Inuyasha aveva altro a cui pensare e, soprattutto, ad altri era rivolta la sua attenzione. Con occhi scrutatori prese ad osservare con attenzione ogni parte della sala, non senza una certa fatica a causa del forte vociare e dello tsunami di odori che lo circondavano, facendo scorrere le sue iridi ambrate su quel fiume di colori.
Tra i tanti notò anche Miroku e Sango che ballavano quasi al centro della pista, i passi intervallati, quasi a tempo, da uno schiaffo della ragazza quando il Majutsushi osava mettere le mani dove non doveva.
Continuò la sua ricerca finché non la vide. Tra i tessuti dai colori tenui o accesi, spiccava lei, vestita col manto della notte, negli occhi i raggi della luna. Lei, Kagome.
La sua figura elegante che si muoveva fluida tra la folla danzante che la circondava, i lunghi capelli neri che ondeggiavano con lei.
E con lei, danzava anche Kouga, che la teneva ben stretta tra le sue braccia, fissandola con quello sguardo che Inuyasha odiava.
Restò ad osservarli mentre ballavano tranquilli nel vortice della musica, mentre emetteva un ringhio basso che intimoriva chiunque gli passasse vicino, e i minuti passavano.
“Inuyasha!” una voce familiare gli fece distogliere lo sguardo dai due, e voltandosi incontrò gli occhi gentili del Ministro Mendion.
“Che ci fai qui da solo, non mi dire che non sei riuscito a trovarti una dama!” gli chiese l’uomo sorridendogli gentilmente, ora al suo fianco
“No, non l’ho trovata” si limitò a rispondere l’Hanyou, tornando a guardare il Cavaliere Supremo che in quel momento stava sorridendo gentilmente all’ookami Youkai
“Non l’hai trovata o non l’hai cercata?” gli domandò poi Mendion, avendo notato verso cosa, o meglio, chi era rivolto il suo sguardo
“Entrambe le cose”.
Restarono in silenzio per qualche minuto, osservando il vorticare di quella distesa colorata che si parava loro davanti.
“Sai, anche io il mio primo ballo della Milizia l’ho trascorso da solo – prese a raccontare il Ministro, attirando un poco la curiosità del mezzo- demone, che però si limitò a guardarlo – Proprio come te non avevo cercato una dama con cui trascorrere la serata… bè, questo anche perché non era mia intenzione cercarne una qualsiasi”
“E allora perché non l’hai chiesto a quella che ti interessava?” domandò Inuyasha, guardandolo stranito, senza capire dove volesse andare a parare
“Perché nel momento in cui mi ero quasi deciso ad invitarla, lei aveva già accettato la proposta di un altro. In un primo momento mi arrabbiai, ma poi capì che non potevo pretendere che chi mi stava intorno mi aspettasse per sempre”
“Non capisco cosa vuoi dirmi” ammise sinceramente il Cavaliere, scatenando l’ilarità del Ministro
“Non voglio dirti niente di speciale, Inuyasha… semplicemente che se anche pensi di essere arrivato troppo tardi o di non avere più alcuna possibilità di recuperare quello che hai perso… bè, ti sbagli. Le occasioni a tua disposizione sono infinite, devi solo imparare a coglierle e a sfruttarle appieno” detto questo gli diede una pacca sulla spalla, sorridendogli, prendendo ad allontanarsi
“Aspetta! E quella ragazza che fine ha fatto?” gli domandò di getto l’Hanyou, guardandolo voltarsi con un largo sorriso.
“È mia moglie” e se ne andò, lasciando un Inuyasha con un mezzo sorriso dipinto sul volto.

Circa un’ora dopo era ancora lì, anzi, per quanto possibile meno visibile di prima.
Circa un quarto d’ora prima, aveva visto Kagome fermarsi al centro della pista, dicendo qualche cosa all’orecchio di Kouga, per farsi sentire, e con sguardo leggermente dispiaciuto allontanarsene per poi dirigersi verso i tavoli del rinfresco. Proprio vicino dov’era lui.
Preso dal panico si era riparato ancora di più contro la finestra dietro di lui, semi nascosto dalla tenda.
Rimase lì a guardare i movimenti della ragazza, ghignando nel vederla ingurgitare bicchieri su bicchieri di acqua. Così imparava a ballare senza sosta con quello stupido lupo. Lo incuriosì però vederla mentre si guardava intorno senza sosta, come in cerca di qualcuno, e lo stesso aveva fatto quasi sempre mentre ballava con Kouga.
Si domandò chi potesse cercare.
- Magari un altro stupido spasimante – pensò acido.
Fu sollevato, poi, nel vederla sedersi nei divanetti lì vicino disposti, senza la minima traccia dell’ookami Youkai, ed era quasi tentato di avvicinarsele se non fosse stato per le resistenze del suo orgoglio.
Ma come un flash, le parole dettegli dal Ministro poco prima gli balenarono nella mente, facendolo riflettere.
- Al diavolo l’orgoglio! – esclamò mentalmente, prendendo così ad avvicinarsi al punto in cui si trovava la ragazza.
Peccato che le sue intenzioni vennero bloccate sul nascere, visto che Kouga lo precedette, appostandosi proprio di fronte a Kagome, col suo solito sorriso smagliante dipinto sul volto, dicendole qualcosa di cui il Cavaliere Supremo non fu immediatamente entusiasta.
Lo vide insistere parecchio, cosa che lo fece irritare visto che l’espressione della miko parlava chiaro: non aveva più voglia di ballare, questo aveva capito.
Ma poi l’aveva fatta alzare, portandola al centro della pista, cingendole immediatamente i fianchi e prendendo la mano di lei tra la sua.
“Eh no, questo è troppo!” sbottò infuriato Inuyasha, dirigendosi spedito verso i due, facendosi strada a suon di spintoni e gomitate tra la folla.
Arrivò di fronte a loro in un batter d’occhio, attirando immediatamente la loro attenzione, in modo particolare quella di Kagome che lo guardava stranita per la rabbia che gli leggeva negli occhi
“Toh, guarda chi c’è, il cagnolino! Che c’è, hai bisogno per caso di qualche lezione di ballo? Spiacente, ma io e Kagome adesso siamo occupati” lo schernì il Demone lupo, ma dal mezzo- demone non ottenne risposta, questo infatti si limitava a fissare la ragazza
“Adesso vieni con me!” le disse, quasi ringhiando, strappandola dalla presa di Kouga e trascinandola fuori dalla sala tenendola per il polso, mentre sentiva le imprecazioni dello Youko allontanarsi man mano che aumentava la folla che li separava.
Continuò a camminare, senza pensare di preciso a dove stava andando e senza nemmeno essersi accorto che Miroku e Sango avevano assistito alla scena, per poi ritrovarsi, ansante, nel bosco con Kagome insieme a lui.

Qual era quello?, il sesto, settimo ballo?
Ormai aveva perso il conto, sapeva solo che di quel vorticare non ne poteva più.
Kagome guardò per un attimo Kouga, che le sorrise immediatamente appena incontrò i suoi occhi. Gli sorrise a sua volta, per poi spostare lo sguardo per la sala e le persone che li circondavano, alla ricerca di volti conosciuti.
Tra abiti colorati e divise bianche e nere, scorse anche le figure di Miroku e Sango e sorrise ampiamente nel vederli insieme, il volto dell’amica, anche nelle volte in cui si ritrovava a schiaffeggiare il cugino per le sue palpatine fuori luogo, era illuminato da una luce di pura gioia.
Ci aveva visto giusto. A Sango piaceva Miroku, ed era dell’idea che anche il cugino provasse un particolare interesse per la Cacciatrice.
Il suo sguardo argenteo passò oltre, sempre alla ricerca di qualcosa di preciso.
Di qualcosa o di qualcuno?, si domandò.
Ma lei sapeva bene cos’è che andava cercando. Inuyasha.
Lui, con quel suo carattere assurdo, e quei suoi repentini cambiamenti di umore senza senso.
Non lo capiva, e meno lo capiva più ci pensava.
La canzone finì, e l’ennesima cominciò.
- No, basta, vi prego! – esclamò mentalmente quasi esasperata. Prosciugata di forze e volontà si avvicinò al volto di Kouga, protesa verso il suo orecchio
“Vado un attimo fino al buffet, ho bisogno di rinfrescarmi” gli disse, separandosi da lui senza aspettare nemmeno la sua risposta. Aveva bisogno di allontanarsi da lì, altrimenti sarebbe scoppiata.
Si fece largo tra la folla il più velocemente possibile, qualche volta senza prestare attenzione se ‘per sbaglio ’ colpiva qualcuno con qualche gomitata.
Arrivò ai tavoli del buffet quasi senza fiato, rivolgendo una preghiera di ringraziamento per la possibilità di godersi un attimo di riposo.
Le si illuminarono gli occhi quando vide, invitanti, le grandi caraffe ricolme di acqua fresca, in attesa solo che lei le afferrasse.
Ignorando il luogo, l’occasione e, soprattutto, la sua posizione, prese a bere voracemente il liquido che le scivolava per la gola, rigenerandola.
Quando si ritenne soddisfatta si sedette su una delle poltroncine che erano state posizionate lì vicino, guardando le coppie che ballavano e i diversi capannelli di persone che qua e là chiacchieravano allegramente.
Era già dell’idea che avrebbe passato lì il resto della serata, quando però Kouga recise sul nascere le sue intenzioni.
“Kagome, sei qui! Avanti, andiamo a ballare, dai!” le disse il Demone, con occhi imploranti
“Bè, ecco… in verità sarei un po’ stanca, Kouga…” cercò di rifiutare lei, sentendosi quasi a disagio… sperava che lo Youkai avesse intuito il suo stato d’animo
“Ti prego, almeno un altro ballo!” insisté lui, guardandola con occhi suadenti, prendendole una mano e attirandola verso di lui, tant’è che Kagome si limitò a sospirare ed evidentemente fu una risposta più che sufficiente per lo Youko.
Ma mentre veniva trascinata verso il centro della pista, il suo volto esprimeva chiaramente quanto poco fosse entusiasta di trovarsi lì e si trovò a sentirsi veramente a disagio quando Kouga la strinse a sé, prendendola per i fianchi, senza lasciarle quasi il tempo di respirare. E in effetti, pensò in quel momento, che fin dall’inizio della serata, il sentirsi stringere a quel modo dall’ookami Youkai non l’aveva fatta sentire a suo agio, ed ora che di ballare non ne aveva per niente voglia, lo era ancora meno.
Per inerzia, cominciò a muoversi al ritmo della musica, e con lei il ragazzo che la fissava intensamente, mettendola ancor di più in imbarazzo.
Poi, dal nulla, si era ritrovata davanti un Inuyasha a dir poco furioso, con gli occhi che, se avessero potuto, avrebbero lanciato saette.
Lo guardò interrogativa, fermandosi, come Kouga, che però manteneva la presa su di lei.
“Toh, guarda chi c’è, il cagnolino! Che c’è, hai bisogno per caso di qualche lezione di ballo? Spiacente, ma io e Kagome adesso siamo occupati” sentì dire da Kouga, mentre lo guardava con occhi di sfida, senza però suscitare alcuna reazione dall’Hanyou che continuava a guardarla
“Adesso vieni con me!” le disse poi quello, e lei si sentì portar via dalle braccia del Demone lupo, per poi essere trascinata per il polso fuori dalla sala, finché non si ritrovò, da sola col mezzo- demone, nel bel mezzo della parte più fitta del giardino del Palazzo Reale.
Visto che Inuyasha continuava a camminare spedito, cominciò a protestare quella strana fuga, facendo resistenza alla sua presa
“Accidenti Inuyasha, ti vuoi fermare?!?” esplose poi infuriata, ottenendo l’arresto del mezzo- demone che si voltò a guardarla quasi spaesato
“Si può sapere che cavolo ti è preso?!” continuò poi lei, liberandosi della presa sul suo polso con uno strattone.
Quella domanda, posta con un tono quasi di accusa, fece trasalire Inuyasha che, a sua volta, si arrabbiò
“Mi pare di aver visto che non ti andasse molto di ballare! Evidentemente mi sono sbagliato e volevi rimanere ancora a volteggiare insieme a quel damerino!” le ruggì contro lui, avvicinandosele.
“È vero che non avevo più voglia di ballare, ma questo non giustifica il tuo comportamento! Insomma, cosa penserà la gente che mi ha visto andarmene a quel modo, portata via da quello che non era il mio accompagnatore?!”
“Non ti è mai importato niente di quello che dice la gente” ribatté lui testardo
“Ma a Kouga ci hai pensato? Io sì! Sono venuta con lui, non posso andarmene così!!”
“Ah, vedi?! Lo sapevo che volevi rimanere con quell’idiota!!!”
“Non ho detto questo, semplicemente non mi pare bello piantare a quel modo una persona! E poi, si può sapere cosa te ne importa?!? Per una settimana mi ignori, quando mi hai visto non mi hai degnato nemmeno di uno sguardo e adesso fai queste scenate perché stavo con Kouga? Si può sapere cosa vuoi da me Inuyasha?!?” ma quelle domande che ormai da giorni le martellavano nella mente, non trovarono risposta e nemmeno poté protestare il suo diritto di sapere visto che le sue labbra erano state sigillate da quelle del mezzo- demone che ora la stava baciando con una passione che non credeva possibile, mentre con occhi sgranati pensava stupita a quello che stava accadendo, senza sapere che fare.
Perché non si allontanava?, perché non gli impediva di fare quello che stava facendo?
La risposta a quelle domande fu l’abbandono contro il petto di lui e la risposta al suo bacio.
Lui, dall’altra parte, non ne aveva potuto fare a meno, averla tra le braccia e assaporare quelle labbra, era diventato un impulso a cui non aveva saputo resistere.
E perché avrebbe dovuto? Perché, ora che sapeva a cosa erano dovuti quegli atteggiamenti?
L’amava, l’amava da impazzire e alla sola idea che un altro avrebbe goduto della sua compagnia per quel ballo, lo aveva reso cieco di rabbia e gelosia, e lo aveva portato a comportarsi a quel modo.
Ma adesso basta. Voleva Kagome, e non ci sarebbe stato alcun modo per rinnegare questa realtà.
E così l’aveva baciata, senza pensare a quale sarebbe stata la sua reazione. Ma non gli importava, almeno non avrebbe avuto sulla coscienza anche questo rimorso e, anzi, i suoi giorni sarebbero stati pieni del ricordo del suo profumo che lo avvolgeva e le sue labbra calde in suo possesso.
Il sentirsi ricambiato, poi, lo mandò in paradiso, il cuore che gli esplose nel petto per la felicità e la marea di emozioni che lo stavano sconvolgendo.
Lei, testarda, fiera, forte, ma anche così fragile, debole e sola, sola come lui, ora stava rispondendo al suo amore, a quell’amore che aveva cercato fino a quel momento di ignorare e di cancellare, senza però riuscirvi.
Ma tutte le sue aspettative e le sue speranze vennero spezzate quando la sentì irrigidirsi e staccarsi frettolosa da lui. E quello che gli fece più male furono i suoi occhi confusi e spaventati, come se quello che era successo fosse stato uno sbaglio.
“I- io… no, no, no, non posso… i- io…” balbettò lei confusa e agitata, per poi guardarlo nuovamente in quelle meravigliose iridi ambrate con gli occhi pieni di dolore.
E poi corse, fuggì via da lui.
Era fuggita senza dargli un perché, senza ascoltare i suoi perché… senza ascoltare il rumore del suo cuore infranto.

FINE 25° CAPITOLO.

Eurekaaa!!! Q__Q Mamma mia, come sono commossa! Finalmente è arrivata la svolta che tanto aspettavo e che forse voi attendevate più di me! Vi avrò fatto aspettare un po’, ma credo ne sia valsa la pena, eh?!?
Che bello, che bello, non sapete come sono felice, visto che so già, più o meno, come continuare il tutto *____*.
E adesso che l’impedimento ‘scuola’ è stato eliminato tornerò a farvi visita presto!
Non so cos’altro aggiungere, se non una rassicurazione per i fan della coppia Miroku/ Sango, nel prossimo capitolo mi dedicherò anche a loro, eheh! -___^
Bueno, allora io vi saluto, mi scuso ancora per l’enorme ritardo però questo esame mi ha assorbito completamente e avevo bisogno di tempo per dedicarmici. Ma ora è tutto finito e mi potrò concentrare su questa ff ed anche su Un Lavoro Per Una Vendetta!
Aspetto i vostri commenti, e auguro ancora a tutti buone vacanzeee!!!
Baci,
la vostra ka_chan ^________^

  
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