Storie originali > Introspettivo
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Autore: jacknorwind    04/11/2011    0 recensioni
Si parla di me, di voi, di lei, di me, di me se fossi morto, e se lei fosse me.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci conoscemmo un giorno d’inverno. Non ricordo bene come. Credo un amico. Lui aveva un maglione blu a righe grigie, che si adattava parecchio al suo fisico da finto magro, esile e plastico. Sorrideva, sorrideva sempre lui, come se fosse semplicemente felice di essere. Intendiamoci: non sorrideva come un ebete, ma le sue labbra erano sempre ornate da una gioia segreta e da bonario scherno, velate di una leggerissima malinconia. Non sapevo quasi nulla di lui, sapevo solo che era carino, e mi stava immediatamente simpatico. Lo era con tutti, in pubblico dava il meglio di sé. Era istrionico, sembrava recitasse, aveva sempre la battuta pronta, ma sembrava lo stesso così vero. Inutile parlare di come ci siamo avvicinati, non saprei neanche descriverlo. Iniziò lui ad avvicinarsi, e io con la consueta riluttanza a tenerlo lontano. I primi giorni, nel gruppo, era tutto un tira e molla, in fondo al branco che si forma quando si esce a fare niente per assorbire la noia il sabato pomeriggio. Sembrava non avere tempo. Né fretta. Con a volte troppa insistenza mi circondava di attenzioni, faceva discorsi, disegnava in aria le sue intenzioni nei gesti con cui esprimeva il proprio disappunto o il proprio stupore riguardo a qualsivoglia argomento. Era un conversatore incredibile. Poteva resistere per ore, era logorroico come lo sono quasi tutti i timidi, e solo in certi strani attimi si perdeva nel fissare il mio viso a qualche decina di centimetri dal suo, tacendo e facendomi inavvertitamente vergognare della mia inadeguatezza, specchio della sua. Dopo un po’ cedetti. Ci vedevamo nel parco, dietro casa mia, e ci sedevamo sull’erba e ci baciavamo. Baciava in modo meraviglioso. Forse era solo una mia impressione. La sua lingua era decisa, aveva un sapore metallico e umido, e non esitava a chiedere ciò che voleva, ogni tanto esagerando, ma mai al punto di farmi pentire di aver allacciato le mie labbra alle sue. I suoi baci duravano dei minuti, non nascondeva mai di amarmi. Lo diceva subito, lui, parlava subito dell’amore. Non era tipo da mezze misure, non sapeva d’altronde descrivere le sue sensazioni meglio. Era solo stupida passione, si ripeteva, ma poi si convinceva che fosse giusto chiamarlo amore, dato che questa parola ogni tanto si dovrà pur usare, dato che nessuno sa cos’è nessuno aveva fatto in tempo a dettarne le leggi né a reclamarne il copyright. Mi amava da tempo. Non me l’aveva mai detto, né io lo sospettavo. Lui dice che non era stato subito così, ma che a forza di guardarla si era innamorato di questa ragazza con i capelli ricci e castani. Diceva che avevo gli occhi profondi. Non avevo mai sentito un’idiozia più scema di questa, i miei erano dei normalissimi occhi marroni e basta. Due buchi neri che ti attraggono, ti portano dentro di loro e ti trasportano in un nuovo infinito. Vederli accesi di desiderio per lui era il più profondo godimento, vedere la luce del sole che dalle finestre si attaccava all’iride era luce di santità. Durò tre giorni, i tre giorni più belli della mia vita. Poi lui morì.    
  
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