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Autore: SmokingRum    04/11/2011    1 recensioni
Il seguito di Burn, burn me down. Cosa è successo in dieci anni dopo la morte di Layla? Nuovi personaggi, vecchie conoscenze, ma una storia completamente nuova.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Chapter 4
 

 
Chris

 
Il fiato mi si mozzò quando disse quel nome.
-Cosa? –chiesi, incredula.
-Layla! –disse, ora con voce più alta –Layla!
Lo pronunciava con una tale veemenza, con una tale passione che io rimasi immobile mentre mi prendeva fra le braccia e mi stringeva forte.
-Sei viva! –urlò –Sei ancora viva!
Le sue gambe cedettero e il suo peso mi buttò a terra insieme a lui.
Mi guardò e mi si avvicinò al viso. Compresi le sue intenzioni e cominciai a scalciare. Non riuscivo a scrollarmelo di dosso e mi stava cominciando a fare paura.
Continuò a chiamare il nome di Layla. Alla fine cedetti.
-REN! –urlai con tutto il fiato che avevo in gola –REN!
I passi veloci di Ren arrivarono fino a me e vidi il suo viso completamente deturpato dalla rabbia.
Prese quell’ uomo per le braccia e con molto sforzo riuscì a togliermelo di dosso. Quello si allontanò con uno sguardo perso, come se avesse perso la memoria.
-Dico, sei impazzito?! –urlò Ren, che intanto mi aiutò a rimettermi in piedi.
Io guardai dritta negli occhi quell’ uomo e mi chiesi cosa aveva. Perché mi aveva chiamata così? Come faceva a conoscerla? Chi diamine era?
-Ehi, Stefano! Rispondimi! –urlò ancora.
Stefano… dove avevo già sentito questo nome?
Ren intanto mise le sue attenzioni su di me.
-Chris stai bene?
-Chris? –chiese intanto l’ uomo.
Io mi girai verso di lui. Vidi che mi si avvicinava di nuovo. Ren mi spinse dietro di lui e mi si mise davanti.
-Piantala. Che cosa ti sei bevuto, eh? –gli chiese Ren.
-Tu hai gli occhi azzurri? –mi chiese scioccato l’ uomo –Che fine hanno fatto i tuoi occhi neri? Perché lui ti chiama Chris? Tu sei ….
Regnò il silenzio a lungo. Poi mi rivenne in mente una scena. Ero al SUO funerale e un uomo mi si era avvicinato dopo la cerimonia. Aveva la SUA chitarra in spalla e me l’ aveva data, dicendomi che LEI  avrebbe voluto così…
-Tu… -dissi –Tu sei il ragazzo di mia sorella.
Lui mi guardò con occhi tristi.
-Tu non sei Layla. Tu sei Chris... Tu sei sua sorella.
-Sì…  Sono sua sorella.
 
 
Stefano
 

 
 
Mi sedeva davanti. Lì, proprio lì davanti a me. Stava seduta sul divano. Sul MIO divano. Lo stesso divano dove lei si sedeva. Ha il suo stesso modo di non guardarti in faccia quando è in difficoltà. Lei, però, era più adulta… Quanti anni aveva ora?
-Scusami? –le dissi.
Lei sussultò per un attimo e mi guardò senza dire niente. Fece solo un cenno con la testa.
-Quanti anni hai?
-Venti.
Sorrisi.
-Sei più grande di tua sorella.
-Mia sorella è morta. –disse, seria –E io non so perché. Tu sì. Tu c’eri. Tu… te lo ricordi no?
Risi. Come avrei potuto dimenticarmi di quella notte. Dell’ ultima volta in cui io la potei abbracciare.
In un istante mi passarono nella mente immagini sporche che mi insozzavano l’ anima. Il suo sangue così scuro, dello stesso colore dei capelli della sua sorellina.
-Sei cresciuta. –dissi io.
-Sono passati dieci anni. –disse severa –E’ ovvio che io sia cresciuta.
-Sei molto bella.
Tacque.
-Le somigli così tanto… Però Layla aveva gli occhi neri come la morte.
-Per questo la morte se l’ è portata via? –mi chiese con freddezza –Per invidia?
-Come non si poteva essere invidiosi di lei? Lei era perfetta. Così bella e pura.
-Lei non era pura.
-Ai miei occhi era la creatura più pura del mondo. Nei suoi occhi non ho mai visto l’ombra dei suoi peccati, solo rimorso.
Seguì un lungo silenzio. Il suo modo di parlare era come il suo: freddo, tagliente. Sicuro di poter lasciare il segno, qualsiasi cosa dicesse.
-Suoni la chitarra, vero? –le chiesi.
-Si, la suono.
-E canti? Diceva che avevi una voce meravigliosa…
Le ciglia le si aggrottarono. Io risi brevemente.
-Anche Layla aveva il vizio di aggrottare le ciglia quando non le tornava qualcosa. E aveva un sacco di espressioni. Io avevo dato un nome ad ogni sua espressione.
-Tu… -mi interruppe–Ti ricordi tutto alla perfezione?
-Io mi ricordo ogni singola parola che è uscita dalle labbra di tua sorella.
-Sei strano.
-Sono uno stalker.
-Questa conversazione l’ abbiamo già avuta.
-Hai una buona memoria. –convenni –Ti sei fatta spiegare da tua madre cos’è uno stalker?
-Sì. Anche tu hai una buona memoria.
Feci spallucce. Nel vederla così dubbiosa mi si strinse il cuore.
-Tu non ti fidi di me, vero?
-Per quanto ne so potresti essere stato tu a uccidere mia sorella.
Quelle parole mi pugnalarono.
-Come? –chiesi.
-Quando l’ hanno ritrovata era piena di ferite che non erano causate dalla collisione con l’ auto. Aveva due costole incrinate, una gamba rotta e una ferita alla testa.
Seguì il silenzio. Io quasi trattenni il respiro, mentre una lacrima mi rigò una guancia. Avrei voluto ricacciarla dentro, ma non mi era possibile.
-Mai e poi mai le avrei fatto del male. Mai. Sono stato chiaro? Io ho fatto di tutto per salvarle la vita. Tutto. Ero disposto a morire per lei. Se la avesse resa felice mi sarei addirittura tagliato le vene. Io amo tua sorella.
-Ami?! –urlò –Mia sorella è morta! Tu amavi mia sorella! Amavi! Detesto chi parla di lei come se fosse ancora qui!
-Le volevi bene, vero?
-Io amavo mia sorella più di chiunque altro, maledetto stronzo!
-Perché mi odi?! Pensi davvero che io la abbia uccisa?!
-No, penso solo che tu sei stato con lei per molto più tempo di me! Tu eri con lei quando è morta! Io l’ ho saputo il giorno dopo!
Vidi che dai suoi occhi azzurri volevano uscire delle lacrime, ma lei era più forte di me, le trattenne lì.
-Layla mi lasciò una lettera. Mi scrisse che dovevo dimenticarla e trovare la felicità con un’ altra persona…
-E tu che hai fatto?
Cominciai a piangere come un bambino mentre il suo odio nei miei confronti sembrava affievolirsi. Cominciava a capire?
-Io non riesco a dimenticarla! Non riesco a dimenticare tua sorella! Non ci riesco!  L’ ho amata troppo!
Intanto una porta si aprì e si richiuse, ma io non ci feci caso. Chris sì.
-Stefano… -disse. Mi prese un colpo nel sentirmi chiamare così con la stessa voce di Layla.
-Cosa?
-Dalla tua stanza è appena uscita una donna nuda.
Io mi girai e vidi la ragazza con cui avevo passato la notte completamente nuda bere un caffè.
“Merda” pensai.
-Quella… non è la mia stanza. E’ di Jonathan.
-Jonathan è gay, Stefano.
-Senti! Io ci sto provando a dimenticarmi di tua sorella! Se poi non ci riesco non è colpa mia! Ma ti giuro che ci provo!
-Beh, meno male! Pensavo che fosse una da una botta e via, una puttanella! Senza offesa, ovvio! –disse rivolgendosi alla ragazza –E dimmi, come si chiama?
“Merda”.  Quella notte ricordavo solo di essermi sbronzato.
-Camilla. –azzardai.
-Non è vero. –disse.
-Sei uguale a tua sorella.
Lei si irrigidì. Frugò nella borsa e prese un pacchetto di sigarette. Ne accese una e prese un posacenere che era poggiato davanti a lei sul tavolo. Sorrisi. Fumava nello stesso identico modo di Layla. Era come se fosse lì.
-Seven Stars. –dissi, mentre lei mi lanciò uno strano sguardo –Anche tua sorella le fumava.
-Io ho trovato un diario nella camera di mia sorella. –disse, interrompendomi.
Intanto “Camilla” si era rivestita e se ne andò senza dire una parola sbattendo la porta di casa.
-Un diario? –chiesi.
-Sì. Ci ha scritto tutto l’ ultimo anno della sua vita. E quando intendo tutto intendo proprio tutto. - Mi lanciò un’ occhiata eloquente. Io capii e mi si gelò il sangue.
-Ah.
-Già.
-E tu cosa hai fatto?
-Ovviamente ho cercato altre notizie. Mi sono informata. Ho indagato. Sono riuscita a entrare nel giro di informazioni grazie a Cheza. Non so il suo vero nome. Ma mi ricordavo di lei perché ogni tanto la avevo vista con mia sorella. Allora tre anni fa, quando ho trovato il diario, sono riuscita anche a scovare il numero di telefono di Cheza che è stata felice di darmi notizie su Layla. Da lì sono risalita a Kain. Io e lui continuiamo a sentirci. Ormai ha lasciato il giro ma ogni tanto alcuni vecchi compagni che nutrono rancore verso di lui lo sfidano a duello. Si sta per sposare. Ma io non sono sicura di potermi fidare di me. Lui mi sembra colpevole. Mia sorella lo odiava, era disposta ad ucciderlo per ciò che le aveva fatto.
-Perché, cosa le aveva fatto? –chiesi.
Lei tacque e si guardò i piedi. Sentii una rabbia salirmi dentro, ma non capivo perché.
-Che cosa le ha fatto?
-Se non te lo ha detto allora non credo di avere il diritto di dirlo a te. –disse quel “te” con un tale disprezzo che la mia rabbia si mutò in tristezza.
 Calò di nuovo il silenzio. Io cercavo di non cedere alla tentazione di chiederle cose di Layla. Se lo avessi fatto avrei lasciato un doloroso solco nel suo cuore. Non potevo costringerla a tirare fuori ricordi di sua sorella e di sputarmeli in faccia come se niente fosse.
Lei spense la sigaretta nel posacenere e si alzò.
-Stai con mio fratello? –le chiesi.
Lei si girò e sembrò pensarci.
-No, non sto con lui.
-Non ti piace?
-Non è questo. Non lo so… -spostò il peso su una gamba.
-Ah! –esclamai, rivedendo una scena veloce nella mia mente –Anche Layla spostava il peso sulla gamba destra quando pensava a qualcosa che non le tornava.
Mi sembrò di intravedere un sorriso illuminare il viso di Chris. Ma sparì subito.
-Ren! –urlò.
Lui arrivò in fretta e furia.
-Cosa?
-Accompagnami a casa. Qui ho finito.
Senza degnarmi di uno sguardo, lei se ne andò.
Mio fratello mi guardò serio.
-Devi dirmi qualcosa? –gli chiesi.
-No.
-Tienitela stretta.
-Perché?
-perché se è come Layla, allora è la donna che ti renderà felice.
Lui andò verso la porta e prima di uscire mi guardò.
-Se è davvero come Layla allora mi ridurrà ad una merda ambulante come te.
Detto questo, se ne andò.
 
 
 
 
Chris

 
 
 
Mi resi conto che mi tremavano le mani. Provai a  prendere fiato ma l’ aria mi graffiava i polmoni.
Dovevo calmarmi. Dovevo calmarmi. Dovevo riprendere il controllo del mio corpo. Non avrei mai dovuto incontrarlo. Non ci potevo credere. Era assurdo incontrarlo di nuovo. E la colpa era sua. Solo sua.
-Chris? –Ren mi chiamò.
Mi girai verso di lui con gli occhi ancora lucidi, ben decisa a non cedere alla mia tristezza. Lui mi si avvicinò e mi prese la mano.
-Ti giuro che io non lo sapevo che eri sua sorella.
-Lo so. Ne sono sicura. Mi devi accompagnare in un  posto.
Sembrò spiazzato.
-In che posto?
-Al cimitero.
 
 
 
Ren
 
 
 
 
Di  nuovo, ci ritrovammo nella mia macchina piccola e vecchia. Ma questa volta nessuno di noi due era in procinto di mostrarsi come mamma ci aveva fatti. E ancora più soprattutto non stavamo certo andando in un locale a divertirci… Bensì ad un cimitero. Io, tutt’ora, detesto i cimiteri. Odio andarci e odio pensarci. Ma per lei, pensai, sarei disposto ad andare ovunque. Quel piccolo pensiero mi balenò in testa e mi sorprese. Decisi di tacere e diedi una rapida occhiata a Chris. Lei stava….   sorridendo.
-Perché ridi? –le chiesi.
-Stavo pensando che hai pulito qui dentro…
Io strinsi le mani sul manubrio e tentai di non arrossire. Ma non avevo ancora imparato a controllare il sangue nelle mie vene.
-Beh, mica potevo lasciare tutto incasinato. Guarda che io ho un…
Mi bloccai pensando alla grossa cazzata che stavo per dire.
-Tu hai un.. cosa ?
-Un fratello che si fa spesso e volentieri i cazzi miei. –nella mia mente tirai un sospiro di sollievo.
Arrivammo al cimitero. Lei scese e sospirò. Io la seguii in silenzio. Mi porto esattamente al centro del cimitero. Cimitero che risultava quasi piacevole: la giornata era bellissima e una leggera brezza faceva frusciare le fronde degli alberi.
Indicò la lapide davanti a noi.
-Questa è la tomba di mia sorella.
Guardai la foto. Era come vedere Chris. Erano davvero due gocce d’acqua, solo che Chris era più grande di almeno due anni della ragazza raffigurata nella foto. E poi Chris aveva gli occhi azzurri, non neri.
-Era davvero bellissima. –dissi.
-Sì, lo era. Ma questa foto non le rende giustizia. Io ne volevo mettere una in cui era felice, ma non ne ho trovata nemmeno una. E poi i mia madre ha bruciato tutte le altre.
Chris si sedette e io mi misi accanto a lei a gambe incrociate.
-Mi chiamo Christine Saverio. Mia madre è francese, mio padre italiano. Io e Layla abbiamo sempre vissuto in Italia, non siamo mai andate in Francia e non sappiamo una sola parola di francese. Io so dire solo Je m’ appelle,  Nemmeno il nome.  Quando seppi che mia sorella era morta piansi tutte le lacrime del mondo. Poi al funerale incontrai Stefano. In quel momento non lo odiai. Poi però lessi il diario di mia sorella. Gli ultimi sei mesi della sua vita non c’erano scritti. Questo mi fece infuriare. Pensai che si era completamente dimenticata di me.  Fu in quell’ istante che cominciai a provare puro odio per Stefano. Cosa facevano insieme? Come passavano le giornate? Stefano la trattava bene, come lei si meritava? Era diventata un’ ossessione ormai, e siccome non riuscivo a trovare tutte le risposte, decisi di continuare a odiare Stefano.  Ma nella mia mente sapevo bene che non dovevo… Sapevo che lui era una vittima in questa storia, proprio come Layla. Mio padre, che non mostrava mai le sue emozioni, cominciò a disperarsi. Lui era un chirurgo ed era stato lui ad operare Layla per riuscire a salvarla dopo l’ incidente. Non ci riuscì. Si lasciò andare di brutto e troncò con mia madre. Mia madre che era terribilmente debole e stupida cominciò a bere. Io me ne fottevo, della sua vita poteva fare quello che voleva. Bruciò tutte le foto di mia sorella e distrusse ogni oggetto che le apparteneva. Quando compii diciotto anni tornai da scuola e la vidi supina a terra. Si era tagliata le vene, ma non era morta. Tutt’ora si trova in un centro di recupero. Appena potei lasciai scuola e mi trasferii con Marta nella casa dove abitiamo attualmente. I soldi non furono mai un problema: la mia famiglia è ricca sfondata e tutto il patrimonio è finito dentro le mie tasche. Io e Marta abbiamo lavorato per parecchio tempo come barista io e come commessa in un negozio di Prada lei. Abbiamo messo su un bel gruzzolo e poi ci siamo rese conto che potevamo anche smetterla di spaccarci il culo quando i soldi ce li avevamo. Quando ce lo chiedono suoniamo a cerimonie tipo matrimoni o anche in piccoli pub. Pensavo che avrei potuto continuare a vivere così all’ infinito. Poi ho incontrato te. Tu mi hai stravolto l’esistenza. In mezzo secondo sei riuscito a far vacillare ogni mia sicurezza. Per questo ho deciso che non farò parte della tua band.
 
Rimasi in silenzio. Cosa voleva dire che non avrebbe fatto parte della band. Io ero sicuro che sarebbe stato il contrario, che mi avrebbe detto di sì. E’ buffo quando sei sicuro di una cosa e poi qualcuno riesce subito a riportarti con il culo per terra e a dirti “Ehi, chicco, questa è la realtà, non un sogno ad occhi aperti! Quindi se non ti sta bene bestemmia o fai come ti pare”. La realtà… ma se la realtà è troppo dura da affrontare allora… no okay, basta, mi sto perdendo nei miei ragionamenti…
-Ah… -riuscì a bofonchiare.
-Ma non ti preoccupare, Marta vi farà da chitarrista.
-No, tu non ci sei, quindi non ci farà da chitarrista.
-Ma io ci sarò nella vostra band.
-Hai appena detto che non ci sarai!
-La pensavo così prima di incontrare tuo fratello. –disse, abbassando lo sguardo –Ho cambiato idea appena siamo usciti da casa tua. Ci sarò.
Mi venne l’impulso di abbracciarla, ma sapevo che se l’ avessi fato mi sarei solo preso un pugno in faccia.
-Grazie. –le dissi.
-Bene, ora accompagnami a casa.
Si alzò e ci avviammo verso la macchina. Prima di allontanarmi troppo mi girai per l’ultima volta verso verso quella tomba e guardai Layla. La ringraziai. La ringraziai perché capii che se non fosse stato per lei, se non si fosse innamorata di mio fratello, io Chris non la avrei mai incontrata.
 
 
 
 
 
 
Chris 
 

Arrivammo davanti a casa mia. Ren spense il motore dell’ auto ma  non mi guardò. Io mi tolsi la cintura di sicurezza ma sentii nell’ aria una certa tensione. Lo guardai.
I suoi occhi verdi guardavano le sue mani, ben piazzate sul volante. Provai a tranquillizzare l’ atmosfera, a sdrammatizzare.
-Non ho mai pensato di poter incontrare il fratello del ragazzo della mia defunta sorella in una città grande come Roma! Soprattutto, non avrei mai immaginato di poterci andare a letto.
A quell’ultima frase lui sembrò sofferente. All’ improvviso si girò e mi guardò dritto negli occhi.
-Chris, ti devo dire una cosa.
-Sei incinto.
-Cosa? No! NO! E’ assolutamente impossibile e…
-Calmati, dotto House, stavo scherzando. Dai, dimmi.
-Lo so che mi odierai o mi reputerai un essere meschino, ma devo dirtelo. Ho una fidanzata.
Non sentii più niente. Mi svuotai. In un secondo, con una semplice frase. Ma lo shock non mi avrebbe impedito di dire ciò che pensavo… oh no, non lo avrebbe impedito.
-Che cosa sono io per te? –gli chiesi.
-Come?
-Sono una trombatina di turno? La ruota di scorta quando la tua ragazza non te la da? La povera fanciulla da consolare perché ha perso una persona cara quando era piccola?
-No! –lui sembrò quasi offeso –Assolutamente no! Tu sei…
-Io non ti reputo meschino. Per me sei solo come tutti gli altri uomini. –Aprii la portiera della macchina –Un grosso figlio di puttana!
Scesi e chiusi la portiera con tutta la forza che avevo in corpo. Lo sentii chiamarmi ma io non mi girai, gli lanciai solo un vaffanculo e corsi dentro casa mia.
Appena entrai nell’ appartamento vidi Marta che beveva un bicchiere d’acqua. Dalla mia espressione capì subito che c’era qualcosa che non andava.
-Chris?
-Sei innamorata di Dave?
-Come?
-E’ la prima volta da quando ti conosco che una tua storia con un uomo dura più di due giorni, quindi te lo chiedo di nuovo: Dave ti piace davvero?!
-Sì…
-Allora va bene. Starà nella band con te e tutto quanto ma non ti aspettare che io e Ren diventeremo amici o altro, chiaro! Ringrazia solo che ti voglio molto ma molto bene.
Non diedi nemmeno il tempo a Marta di chiedermi cosa mi fosse successo perché ero già corsa in camera mia, sbattendo con fragore la porta tra parentesi.
Mi buttai sul letto e accesi la televisione su mtv. C’era il world stage di Mika e decisi di guardarlo, perché le canzoni di Mika ti infondono allegria. E poi perché Mika è un figo.
 
“When you’re young and you’re handsome!”
 
-Young lo sono, non c’è dubbio, ma handsome proprio no!- Urlai.
 
“Everybody can love today can love today can love today”
 
-Non c’è dubbio che he can love. He can love e pure troppo, mortacci sua! –Urlai.
 
“I wanna be like Grace Kelly!”
 
-Pure io, lei non si sarebbe mai fatta inculare in questo modo!-urlai.
 
“Uohohohoho Lollipo Lollipop!”
 
-Vedi il lollipop dove glielo infilo! Non lo posso dire perché tu sei troppo carino Mika e perché mi rilassi particolarmente! –Strillai con tutta la voce che avevo in gola.
Sentii Marta che bussava violentemente alla porta e abbassai il volume.
-Che c’è? –chiesi io..
-Piantala di ascoltare Mika, lo sai che ti fa incazzare di più perché dalle sue canzoni sembra che tutto vada a gonfie e vele mentre invece a te va tutto una merda! –mi disse Marta.
Oh, voce della verità! Marta aveva ragione! Fu per questo che mi alzai, spensi la televisione, aprii la porta, mi avviai in cucina e mi resi conto che dovevo fare solo una cosa in quel momento per ristabilire la mia dignità.
-Marta, fammi un drink. Doppio. Doppio e lungo. Anzi, no. Dammi tutta la bottiglia. Se devo affogare il mio dolore  nell’ alchool devo farlo con stile. Che alchool abbiamo?
-Abbiamo lo cherry, che è il tuo preferito.
-Oppure?
-Oppure la vodka, che è la mia preferita.
-Oppure?
-Oppure abbiamo il Rum, che fa schifo a tutte e due.
-Ah. E perché ce lo abbiamo?
-Perché quando mi porto a casa un uomo quello mi chiede sempre il rum.
-Dammi quello.
-Ma ti fa schifo.
-Dammi il fottuto Rum.
Marta mi mise in mano la bottiglia con riluttanza e io mi sedetti sul tavolo della cucina. Stappai la bottiglia e mandai già un lunghissimo sorso, mentre mi sembrò quasi che alla mia testa spuntassero due ali e cominciasse a volare. Le labbra mi si seccarono e lo stomaco mi bruciò. Poggiai la bottiglia e mi resi conto che la mia espressione era tirata, tesa, disgustata e incazzata nello stesso momento. Guardai Marta.
-Wow, fa davvero schifo. –la mia voce era quella di un rospo che fumava sigari cubani.
Marta mi sorrise dolcemente e mi diede un bacio sulla fronte.
-Non dirmelo… ha una ragazza. –disse lei.
-Non dirmelo… Dave lo sapeva e te lo ha detto.
-Esattamente.
-Perché non me lo hai detto?
-Perché… non lo so… -Marta abbassò lo sguardo. Lo faceva sempre quando si rendeva conto di aver fatto una cazzata.
-Passiamo oltre. –dissi, passandomi una mano fra i capelli –Sai che Ren ha un fratello?
-No. E’ figo?
-Sì… cioè no. Non lo so, non posso fare commenti su di lui.
-Perché?
Guardai Marta.
-E’ Stefano.
Marta aggrottò le sopracciglia.
-Il ragazzo di mia sorella.
Spalancò gli occhi e portò la mano alla bocca.
-Oh mio Dio.
-Mi ha scambiata per Layla.
-Non è possibile.
-Tutto mi sarei aspettata tranne rivederlo. Davvero. Ma soprattutto, non mi sarei mai aspettata che avrei scopato con suo fratello. Credo che l’universo stia cercando di dirmi qualcosa.
-Ah. E cioè?
-Fatti suora.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dave
 

 
-You really are an idiot...- dissi, lisciandomi immaginari capelli.
-Non è vero…
-Imbecil.
-Non è vero.
-Stupid.
-Non è vero!
-A fucking motherfucker…
-La vuoi smettere!- scoppiò Ren
Eravamo a casa mia, come ogni volta che lui aveva un qualsiasi tipo di problema, anche il meno grave. Intanto continuava a sbraitare scuse di ogni genere per il suo comportamento e cose varie, ma io smisi di ascoltarlo. Già, erano proprio dei problemi ridicoli i suoi. Il più assurdo fu quello di due anni fa. Io ero a casa mia che mi facevo allegramente i  cazzi miei. Anzi no! Quella era un’ altra volta! Quella sera avevo invitato una donna a casa! Mi ricordo che alla fine lei si invaghì di Ren che si lamentava del fatto che il fratello non gli lasciava usare la sua moto. Mi pare che alla fine siano anche andati a letto insieme. “Shit, mi frega sempre le donne.” mi dissi. Poi però mi corressi subito. Marta no. Marta lo odia. Forse una delle uniche donne al mondo che odia con tutto il cuore Ren. E dire che nemmeno lo conosceva… Non mi ha mai spiegato il perché di tanto odio. Credo che Chris lo sappia, per cui sicuramente ve lo racconterà lei… Comunque, torniamo al racconto. Al pensiero di Marta mi spuntò uno strano sorriso sul viso. Il suo viso, il suo copro e i suoi capelli mi causavano sempre quell’ espressione. Per non parlare della sua voce e della sua risata (la maggior parte delle volte strafottente). 
-Ehi, Dave! Mi stai ascoltando? –la voce di Ren mi riportò sulla terra.
-What?
-Che diavolo di faccia stai facendo?
-Perché, che faccia ho?
-Quella di uno che ha raggiunto la pace dei sensi.
-Ah. Sorry, my fault.
-A chi stavi pensando?
-A nessuno.
-Sì, come no! E magari quel nessuno inizia per “m” e finisce per “arta”.
-Sai, stavo pensando al fatto che tu, facendo incazzare a morte Chris lei non vorrà più stare nella band e che quindi also Marta lascerà perdere tutto.
-Stai dicendo che è colpa di Chris?
-Assolutamente no. Lei ha tutte le ragioni del mondo per volerti picchiare a sangue, l’hai presa per il culo. Sto dicendo che è colpa tua.
-Mia?! –si alzò e cominciò a fare avanti e indietro per la stanza, passandosi la mano fra i capelli –Che dovevo fare, non dirle che avevo una ragazza?
Anche io mi alzai e diedi quasi un pugno al muro per quanto mi stava dando i nervi il suo comportamento.
-No, razza di idiota!  Dovevi lasciarla la tua ragazza! Prova a pensare anche solo per un attimo a come si sarà sentita Chris! Maledizione, te la sei scopata e poi semplicemente l’ hai buttata via come se fosse un tovagliolo usato! E Chiara?! Damn it, con tutte le corna che le hai messo mi stupisco ancora che riesca a passare oltre le porte!
Gli diedi le spalle borbottando qualche imprecazione in inglese. Lo capivo dal suo silenzio che si sentiva in colpa. Probabilmente ora si stava grattando la nuca come faceva ogni volta che si accorgeva della grossa cazzata da lui commessa. Ovviamente, un uomo come me (cioè saggio, intelligente, attraente e pelato) non sarebbe mai riuscito a tenergli il muso a lungo. Mi girai verso di lui e quasi mi prese un colpo.
-…Ren? –esitai, incredulo di quello che vedevo. Me lo stavo immaginando, non c’era alcun dubbio.
-Dimmi. –lui alzò gli occhi verso di me. Una fitta dolorasa come una lama mi trafisse il cuore. No. Non me lo stavo immaginando.
-Are… are you okay?
-Certo che I’m okay. –si alzò e si grattò la nuca –Comunque, non credo che Chris lascerà la band, vuole troppo bene a Marta per farle una cosa del genere.
Camminò verso la porta e fece per prendere le chiavi. Mi allarmai subito.
-No, resta a dormire qua per stanotte. –dissi.
Lui rimase immobile e la sua espressione fu quella della persona più incredula del m0ndo.
-Davvero?
-Si.
-Ah. Bene. Il letto matrimoniale è il mio.
Lo vidi saettare verso una delle stanze del mio appartamento. Io poggiai la mia testa pelata sul muro e sospirai. No… no, non me lo ero immaginato. Ren non aveva mai pianto in vita sua, ma non me lo ero immaginato. Aveva gli occhi di chi sarebbe scoppiato a piangere da un momento all’ altro. Perché?
-Maybe he really loves her. –dissi, fra me e me.
Poi alzai la testa di scatto. Letto matrimoniale?
 –Ehi, il letto matrimoniale è il mio, stronzo parassita!
 
 
  
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