CAPITOLO 15
-Si può sapere dove stiamo
andando?- gli chiese Kaori mezz’ora dopo
Dopo “l’intermezzo” in ascensore,
Ryo l’aveva fatta salire sulla sua auto e si era diretto fuori Tokyo.
-Non te lo dico- rispose lui con un
sorriso
-Uffa, ma io sono curiosa!-
protestò lei –Dai, ti prego...- insistette poi facendogli gli occhi
dolci
-È inutile che fai così, tanto non
te lo dico lo stesso. Comunque, se non l’hai ancora capito, questo si tratta di
un rapimento in piena regola e ora ti sto portando nel mio nascondiglio- scherzò
Ryo
-Ah sì? Un rapimento? Devo
ricordarti che mio fratello è un poliziotto? Stai rischiando grosso, mio caro-
fece Kaori stando allo scherzo
-Cosa vuoi, sono un tipo a cui
piace il pericolo...-
Poco dopo, arrivarono a Chiba, una
piccola città a est di Tokyo, affacciata sulla baia e molto apprezzata dai
turisti. Ryo parcheggiò l’auto di fronte alla spiaggia e fece il giro per
aprirle la portiera. Kaori scese e si ritrovò davanti uno dei luoghi più belli
che avesse mai visto. La spiaggia era circondata da una folta e lussureggiante
vegetazione, dando l’impressione di essere magicamente atterrati su di un’isola
tropicale. Nonostante a soli pochi metri da lì ci fosse una zona residenziale,
l’unico rumore che si udiva era il dolce mormorio del mare. A tutto ciò faceva
da sfondo un cielo limpido e azzurro, con il sole che aveva iniziato ad
abbassarsi verso l’orizzonte, preannunciando l’arrivo del tramonto.
-Allora, ti piace?- le chiese Ryo
al suo fianco
-È bellissimo- gli sorrise Kaori
–Grazie per avermi portato qui-
-E non è ancora finita- le disse
lui dirigendosi verso il retro della sua auto e aprendo il
bagagliaio
Pochi secondi dopo, era di nuovo al
suo fianco, sorreggendo con una mano un cestino da pic-nic e una coperta.
-Vieni- fece prendendola per mano e
dirigendosi verso la spiaggia
Dopo essersi tolti le scarpe per
godersi il calore della sabbia sotto i piedi, stesero la coperta e iniziarono il
loro pic-nic, cenando, chiacchierando e godendosi quel meraviglioso scenario.
Dopo aver mangiato, Ryo le propose una passeggiata lungo la riva.
-Come mai conosci questo posto? Sei
già stato qui?- gli chiese Kaori ad un certo punto
-Sì, ci venivo spesso in vacanza
con i miei genitori da piccolo. Vedi quella casa laggiù?- fece lui indicandole
una villetta a qualche centinaio di metri da loro
Lei annuì e Ryo
proseguì:
-Apparteneva ai miei genitori e
quando ero piccolo venivamo qui ogni estate in vacanza. Ora ci vive mio zio
Rei-
-Quello che ti ha
cresciuto?-
-Esatto. Mi piacerebbe fartelo
conoscere, se ti va-
-Mi farebbe molto piacere- gli
sorrise Kaori
Tornarono indietro per raccogliere
i resti del pic-nic, che lasciarono nel bagagliaio dell’auto, poi tornarono sui
loro passi e raggiunsero l’abitazione dello zio di Ryo. Da vicino era ancora più
bella, dipinta interamente di bianco, con le imposte in legno colorate di
azzurro e circondata interamente da una veranda.
Tenendola per mano, Ryo bussò alla
porta e poco dopo la porta si aprì. La prima cosa che pensò Kaori fu che
l’altezza doveva essere proprio nei geni della famiglia Saeba visto che lo zio
Rei, nonostante dovesse essere intorno alla sessantina, raggiungeva
tranquillamente il metro e ottanta. Si ricordò che un tempo era stato un agente
governativo e si disse che la pensione non aveva appesantito il suo fisico, che
restava prestante e muscoloso. Se non fosse stato per i capelli grigi e le rughe
del volto, si sarebbe tranquillamente potuto scambiarlo per una persona più
giovane.
-Guarda, guarda, finalmente ti sei
deciso a farmi conoscere la donna che ti ha fatto perdere la testa!- esclamò
ironico l’uomo
Sorpresa, Kaori guardò
interrogativamente Ryo.
-Gli ho parlato un po’ di te- le
disse questo con un’alzata di spalle –Perdona il suo modo di fare così diretto,
lo zio Rei non sa cosa sia il tatto-
-Non preoccuparti, mi ha detto solo
il minimo indispensabile. Mio nipote non ama molto parlare della sua vita
privata, in questo ha preso tutto da me- Rei si rivolse a Kaori, prendendole la
mano –Piacere di conoscerla, signorina Makimura-
-Piacere mio- gli sorrise lei
ricambiando la stretta –E mi chiami pure Kaori-
-Solo se lei mi chiama Rei. Forza,
entrate-
L’interno della casa rispecchiava
il fatto che vi abitasse un uomo solo. L’arredamento era sobrio ed essenziale,
su toni neutri, ma ciò non toglieva che tutto fosse pulito e in ordine. Lo zio
Rei li fece accomodare in soggiorno e preparò loro del caffé, poi, sotto
esplicita richiesta di Kaori, raccontò alcuni aneddoti sugli anni in cui aveva
fatto da tutore a Ryo. Quest’ultimo, seduto accanto a Kaori, un braccio intorno
alle sue spalle, si limitava ad ascoltare, facendo solo qualche commento di
tanto in tanto.
-Questa città è veramente bella. Da
quanto tempo vive qui, Rei?- gli chiese Kaori ad un certo
punto
-Saranno sei anni più o meno-
rispose l’uomo
-Quindi non ha seguito suo nipote
negli Stati Uniti...- fece lei perplessa
Ryo, al suo fianco, si
irrigidì.
-No. Perchè avrei
dovuto?-
-Ma...mi era parso di capire che
Ryo aveva dovuto partire per una questione di famiglia...-
-Ehm...sì, però...era una cosa che
riguardava solo lui- replicò Rei improvvisamente a disagio –Scusatemi, porto
queste tazze di là- fece poi sparendo in cucina
-Ti do una mano- disse Ryo
seguendolo
Kaori lo guardò andarsene,
perplessa. Cosa diavolo si celava dietro l’improvvisa partenza di Ryo di sei
anni prima? Cos’è che non le aveva detto? Perchè era palese che lui le
nascondeva qualcosa. I suoi sospetti ebbero ulteriore conferma quando si alzò e
si avvicinò alla porta della cucina per sentire quello che i due uomini si
dicevano.
-Non le hai detto niente?- esclamò
in quel momento Rei
-Abbassa la voce- gli intimò Ryo –E
comunque no, non le ho detto niente. Non ancora, per lo
meno-
-Questa storia non mi piace per
niente-
-So già quello che stai per dirmi,
zio Rei, e ti assicuro che le dirò tutto. Nel momento che riterrò
opportuno-
-D’accordo, fai come
vuoi-
Sentendo che i due stavano
tornando, Kaori si allontanò dalla porta della cucina. Si avvicinò al camino,
sopra il quale c’erano alcune foto e si mise ad osservarle. Una di esse ritraeva
due uomini adulti, una donna e un bambino.
-È la tua famiglia?- chiese a Ryo
che le si era avvicinato in quel momento
-Sì. Questo è mio zio Rei, mio
padre, mia madre e questo bambino sono io- le indicò lui
-Eri bellissimo anche da piccolo-
gli disse Kaori con un sorriso –Inoltre, adesso sei uguale a tuo
padre-
-Sentite, ormai è tardi per tornare
a Tokyo. Che ne dite di restare a dormire qui?- intervenne in quel momento lo
zio Rei uscendo dalla cucina
-Tu che ne dici?- le chiese
Ryo
-Perché no? Se a Rei non da troppo
disturbo...- rispose Kaori
-Ma quale disturbo? Mi fa piacere
avere un po’ di compagnia. E poi, per una volta che mio nipote mi porta a casa
una bella ragazza, ne approfitto- replicò l’uomo facendole l’occhiolino
-Ehi, non fare la corte alla mia
ragazza, capito?- esclamò Ryo con tono scherzoso
-Che c’è? Hai paura che te la
rubi?-
-Figuriamoci se un vecchietto come
te può competere con il mio fascino-
-Io non ne sarei così sicuro-
intervenne maliziosa Kaori –Non dovresti sottovalutare il fascino dell’uomo
maturo e devo dire che tuo zio si difende bene-
-Ah, è così, eh?- fece lui offeso
mentre Rei scoppiava a ridere, poi si chinò e, in modo che sentisse solo lei, le
sussurrò all’orecchio con voce sensuale:-Questo le costerà caro, signorina
Makimura-
-Allora, cosa dicevi prima riguardo
agli uomini maturi?- Ryo chiuse la porta della camera degli ospiti dietro allo
zio Rei e vi si appoggiò contro, incrociando le braccia sul
petto
-Ohh, non dirmi che ho ferito il
tuo orgoglio di maschio...- gli disse Kaori con un sorriso divertito sulle
labbra
-Adesso ti insegno io a prenderti
gioco di me-
Mentre lei scoppiava a ridere, lui
le se avvicinò con sguardo da predatore, se la caricò in spalla e raggiunse poi
il letto, dove la depositò senza tante cerimonie.
-Ora sei nelle mie mani- le disse
poi stendendosi su di lei
La baciò, accarezzò, assaporò fino
a farle perdere la testa, finché lei stessa non lo supplicò di appagare quel
desiderio travolgente che sentiva scorrerle nelle vene. E, finalmente, lui
l’accontentò, fondendosi con lei e trascinandola con se nella danza
dell’amore.
-Ti amo- le sussurrò Ryo
all’orecchio nel momento di massimo piacere
Stanchi ma appagati, rimasero
abbracciati a parlare, sottovoce, per non guastare l’atmosfera di quella notte
magica. Tuttavia, c’era una domanda che continuava a tormentare Kaori e che le
premeva sulle labbra.
-Ryo?-
-Mmh?-
-Perché te ne sei andato sei anni
fa?-
-Mi sembrava che avessimo già
affrontato questo discorso- sospirò lui
Kaori si alzò a sedere per poterlo
guardare negli occhi, coprendosi con il lenzuolo.
-No, mi hai detto che non potevi
fare altrimenti, ma non mi hai detto il perchè. Lo so che mi nascondi qualcosa,
Ryo, e capisco anche perchè tu non me l’abbia detto finora, visti il difficile
rapporto che c’era tra noi prima, ma adesso voglio sapere la
verità-
Ryo si alzò a sedere a sua volta,
fissando lo sguardo nel suo.
-Visto che siamo in vena di
domande, perchè non mi hai ancora detto che mi ami?-
Kaori sussultò, sorpresa da
quell’improvviso cambio di argomento.
-Io...non ce la faccio. Non mi
sento ancora pronta-
-Kaori, di cos’è che hai ancora
paura?-
Lei abbassò lo sguardo verso le sue
mani, che in quel momento stavano giocherellando nervosamente con il bordo del
lenzuolo.
-È solo che...Se c’è una cosa che
ho imparato dalla vita è che le cose belle non durano. Ed io non voglio buttarmi
a capofitto in questa relazione senza prima essere sicura che avrà un
futuro-
Ryo le prese il mento con una mano
e le alzò il viso, costringendola a guardarlo negli occhi.
-Kaori, non puoi continuare a
vivere nella paura di soffrire, la vita è troppo bella e troppo breve per
sprecarla in questo modo. Lo so che non è facile lasciarsi andare, ma devi aver
fiducia nel sentimento che ci lega. Io non posso darti garanzie certe, non posso
dirti che vivremo sempre felici e contenti, perchè non è così. Sicuramente
affronteremo delle difficoltà, ma insieme potremo superarle e uscirne più uniti.
L’unica cosa che posso assicurarti è che io ti amo e che non ti farò mai
soffrire- le sfiorò le labbra con le sue –Non puoi controllare l’amore, devi
solo lasciarti trascinare e vedere dove ti porta, seguire il tuo cuore senza
lasciarti condizionare dalla mente. Io mi sono già arreso a ciò che provo per
te. Quando farai lo stesso? No, non rispondermi, posso aspettare, ma ricorda che
non ti lascerò andare, Kaori Makimura. Ormai sei mia e sarà bene che ti abitui
all’idea-