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Autore: Fran97    05/11/2011    7 recensioni
La mia storia, ve la racconto, non pretendo che la leggiate o la appreziat però dovevo sfogarmi, volevo sfogarmi e quale miglior modo se non quello di scrivere?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia storia, la mi storia fin'ora.
La scrivo perché devo parlare con qualcuno, qualcuno che ascolti...  e chi ascolta meglio della carta, quella stessa carta dove fra poco verranno scritti i miei pensieri.
Spero vogliate leggerla, magari è pallosa, ma è la prima volta che mi apro completamente e ho deciso di farlo così, scrivendo.



Salve, mi chiamo X,  sono qui per cercare di raccontare la mia storia, di parlare con voi, voi che avrete la costanze di leggermi.
Il primo interrogativo che potreste porvi è: “Perché X?” e la mia risposta sarebbe, se fossimo in un faccia a faccia: “Perché ho paura”.
Ho paura di cosa? Fondamentalmente di niente, praticamente di tutto.
Perché ho paura? Perché sono un ragazzo gay.
Ho  quattordici anni, e sì, sono davvero gay.  Perché ho detto “Davvero gay”, bhè, perché la maggior parte della gente con cui mi sono  confessato, non ha fatto altro che dirmi dire che sono piccolo, che non posso decidere la mia identità sessuale a 14 anni, che è solo una moda e un periodo passeggero.
Ma..io mi chiedo.. passeggero in che modo? Come fai ad essere gay in modo passeggero, non puoi.
Come fai ad essere troppo piccolo per definirti gay? Non c’è un età, si sa e basta, d’altronde non è che alle persone etero viene detto che sono troppo piccole per essere sicuri di esserlo, eppure, ogni qual volta un omosessuale, un bisessuale e chi ne ha più ne metta, si dichiara, la frase più usata è questa.
Ho quattordici anni e sono sicuro di essere gay, perché lo sono? Perché ho fatto le mie esperienze.
Esperienze con entrambi i sessi, e posso essere, alla luce di queste, sicurissimo di esserlo.
Prima ho detto che ho paura, e proprio ora mi sto chiedendo di cosa io abbia paura realmente, del coming-out, degli insulti, delle possibili botte … non lo so.
Sono stato picchiato, ho portato un occhio nero per due settimane, ma ne andavo orgoglioso, perché pur di non negare di essere quello che sono avevo quello, probabilmente sarò scemo ma è così.
Sono stato insultato, ci ho fatto l’abitudine, non ci faccio quasi più caso, non mi interessa.
Però nel profondo, mi colpisce ancora, sento ancora accompagnato alla parola “FINOCCHIO” quella leggera pressione sul petto, la sento, ma non le do peso. Ho imparato, a non darle peso.
Sì, riflettendoci, la cosa che mi fa più paura è il coming-out.
E’ una paura razionale, almeno credo.
Sono arrivato ad accettarmi come omosessuale che non è molto tempo, prima mi odiavo, mi facevo schifo, passavo le notti a torturami dicendomi che non ero così, non potevo essere così.
Ho passato un anno cercando di cambiare il mio modo di essere, cercando di essere quello che per i canoni della società moderna viene definito “giusto”.
Ed è durante questo periodo che ho fatto le mie esperienze eterosessuali che mi hanno portato, devo ammettere, ad una maggiore consapevolezza di me stesso.
Ora, mi sono accettato ma con l’accettazione è arrivato anche il bisogno di fare coming –out
Perché ne ho paura? Non lo so,  razionalmente so che non dovrei perché io sono giusto come sono e non dovrei  farmi condizionare, ma ne ho un grande timore ugualmente.
Da un lato ho i miei amici che si dicono pronti a sostenermi e dall’altro ho l’uomo nero della mia famiglia, so’ che mia madre mi accetterebbe, o almeno ci proverebbe. Ma mio padre? Lui è tutta un’altra storia.
Trova gli omosessuali depravati, quasi al pari dei pedofili, contro natura, privi di senso.
Lo so, sembra tanto un libro stampato de “Il perfetto omofobo” ma  è così, purtroppo.
Lo so, me ne rendo conto, la mia famiglia non è delle peggiori, ma io questa ho, con questa mi devo relazionare, e con questa, purtroppo, deve combattere le mie battaglie.
Ho paura di non essere accettato da loro, da essere considerato come un reietto, da essere scartato come figlio.
Paura innaturali magari, ma sempre presenti nel mio cuore e difficili, dannatamente difficili, da chiudere fuori dalla mente.
Ho timore di uscire allo scoperto perché ho paura, non tanto di essere oggetto di prese in giro, ma quanto di essere etichettato.
Etichettato nel senso di “Vedi, io ho l’amico gay” e fidatevi, succede e non fa mai piacere.
Ho 14 anni ed ho avuto le mie esperienze omosessuali.
Non positive devo dire, ma le ho avute. Ho avuto grandi cotte epiche, tali che si potrebbero mettere sotto la sezione “Epica cavalleresca”, altre no.
Due fra queste sono state particolarmente importati, quella che chiameremo di Y e quello di Z
Ora parleremo di quella di Y, un ragazzo dolcissimo, un tenero puffo dai capelli blu.
Ci vedevamo quasi ogni giorno,ci volevamo, ma nessuno aveva il coraggio di confessarsi, così ci siamo allontanati.
Quando poi, mesi dopo, ho avuto il coraggio di confessarmi lui m’ha detto che provava le stesse cose ma che giunti a quel punto, avremmo dovuto smettere di sentirci, e così fece.
Sparì, di punto in bianco, senza pre-avviso, senza due righe, senza nulla.
Per poi riapparire mesi dopo dicendo semplicemente, scusa.
Ora, invece, prenderò in esame la cotta per Z.
Lui, ultimo arrivato, presentatomi da un’amica.
Molto simile a me, con la passione per la scrittura e per quel dato gruppo musicale. Bello, bellissimo.
Stavamo insieme, per quanto si può stare effettivamente insieme a quest’età.
Poi, un giorno mi arriva un messaggio nel quale mi dice di essere innamorato del suo ex, e che dovevamo chiudere.
Perché vi ho raccontato di questi due momenti della mia vita? Perché ho bisogno di parlare con qualcuno.
Non sono bravo con le parole, mi vergogno.
Ma la scrittura non ha limiti, non conosce paure, e io, timido come sono mi nascondo dietro di lei; nella speranza che un giorno io trovi il coraggio necessario per  far uscire queste parole dalla mia bocca, e non dalle mie mani.
Ma ora torniamo a noi, io credo nell’amore, quello vero, quello del  tenersi per mano, quello del baciarsi a abbracciarsi all’ombra di un albero, malgrado tutto io ci credo, perché voglio crederci, voglio credere che laggiù nell’ombra, ci sia il ragazzo della mia vita, quello a cui correrò in contro, quello che saprà dirmi le parole che mi renderanno pazzo di lui.
Il lato positivo di tutta questa faccenda solo gli amici, cosa farei senza di loro.
Non posso dargli lettere. Consumerei l’intero alfabeto italiano e Greco, per non dire le miriadi di pagine che dovrei usare per raccontare le loro storie.
So’ che ci sono per me, e voglio dirgli grazie, grazie infinite di sopportarmi, di sopportare i miei piagnistei e le mie sclerate. Grazie. Grazie di tutto.
E voi, voi che avete avuto la costanza di ascoltarmi, a voi va il grazie più grande, perché avendo letto questa storia, mi avete fatto capire che qualcosa di buono al mondo c’è.
Grazie.

Angolino dell'autore:

La storia fa schifo, ma è tutta originale e devo dire, scritta piuttosto di getto.
Se lo ritenete opportune recensite, mi fa sempre piacere, qualsiasi cosa abbiate da dirmi.
Per il resto...che dire...un abbraccio.

  
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