Fandom: Harry Potter.
Pairing: James Sirius/Teddy.
Rating: Pg.
Genere: Introspettivo, Romanico.
Warning: Flash-Fic, Post 7° libro (con epilogo), Slash, Relazione implicita.
Words: 321 (fiumidiparole).
Summary: Ci sono giorni, come quello, in cui James ha l’impressione di aver passato tutta la propria vita ad aspettare.
Note: Scritta per il prompt: sguardo oltre un vetro di nefene per la Notte Bianca di maridichallenge.
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
Ticking clock (then suddenly not)
Tutti gli dicono che è impaziente, ma non è vero. Ci sono
giorni, come quello, in cui James ha l’impressione di aver trascorso tutta la
propria vita ad aspettare; aspettare che suo padre tornasse a casa da una
missione, aspettare di essere abbastanza grande per
entrare a Hogwarts, aspettare che Ted si accorgesse
di lui. O meglio, aspettare che Ted aprisse gli occhi e si rendesse conto che
lui aveva smesso di considerarlo un semplice amico e – Merlino non voglia! – un fratello maggiore già da
tempo.
Anche ora, con lo sguardo rivolto oltre il vetro della
finestra ed una tazza di caffè ormai tiepido tra le
mani, James sta aspettando. Aspettando, stavolta, che sia Ted
– il suo Teddy
– a tornare da una missione. E lo sta facendo da mesi, sta aspettando di
finire l’Accademia e poter finalmente entrare all’Ufficio Auror
come recluta, per poter guardare le spalle al suo
uomo, per poter dare una mano a suo padre e a suo zio, per fare qualcosa di
utile, maledizione.
E poi lo vede, un puntolino blu in
mezzo alla neve, quando Teddy finalmente si
Materializza all’angolo della strada ed il vento cattura le ciocche colorate
dei suoi capelli come dita avide.
I seguenti minuti, James li vive come istantanee babbane – la tazza che cade a terra e si frantuma, il caffè
che si sparge sul pavimento, la porta spalancata quando la supera, le scale, la
strada –, ogni fotogramma un battito di cuore, finché non getta le braccia
attorno ai fianchi di Ted – il suo Teddy, del quale
non ha notizie da un’intera settimana – e se lo tira addosso.
«Jamie, non hai preso il mantel-» comincia lui, preoccupato come suo solito. E se è
per quello, James non ha nemmeno le scarpe, è uscito in pantofole, ma non ha
alcuna importanza. Almeno finché non strattona il compagno per i capelli blu e
preme la propria bocca sulla sua.
FINE.