Bene ragazze. Siamo giunti all’epilogo. Lo so , non è molto sostanzioso ed è cortissimo ma è così che lo volevo. Breve e conciso , non troppo struggente.
Per quanto riguarda il sequel , vi dirò , il primo capitolo sarà postato domani , Domenica , perché ha bisogno di qualche ritocco dal momento che non tanto mi soddisfa.
Comunque si chiamerà Shadi , quindi non potrete sbagliarvi v.v
. Beh , che dire..
E’ meglio fare un ringraziamento generale :
Grazie a TUTTE , e con ciò intendo non solo coloro che hanno sempre commentato o commentato sporadicamente ( a cui comunque vanno i doppi ringraziamenti , perdonatemi ) ma grazie anche a coloro che hanno sempre letto nell’ombra e inserito la mia storia nelle seguite.
Insomma grazie a tutte voi che mi avete spronato a giungere all’epilogo.
Ci vediamo presto , promesso!
Lipsia.
Da quel felice e tragico giorno trascorsero ben dieci anni.
Bill non li aveva mai abbandonati , neanche dopo la morte , Tom continuava a sentirlo nel cuore e al suo fianco.
Il regime di Hitler , ormai arrivato al culmine della pazzia , crollò con la stessa brutalità con la quale si era imposto. Gli ebrei , coloro che erano riusciti a sopravvivere all’inferno , furono liberati dagli Americani e ricondotti alle loro rispettive vite.
La guerra era cessata ed era solo un lontano e sbiadito incubo.
I campi di concentramento erano rimasti intatti ma vuoti.
Le camere non erano più piene di urla.
Erano divenute camere silenziose. Der ruheraum , che , in tedesco , significa proprio camera del silenzio. Nessuno ne voleva più parlare ma non era neanche permesso dimenticare.
E comunque, nonostante tutto , Tom e Annerie non tornarono mai più a Berlino.
La loro casa , situata nelle campagne di Lipsia , era ormai divenuta la culla della loro famiglia.
Aveva visto nascere Suri , nome che in ebraico significa principessina , e Jörg , nome tedesco , quello che Bill avrebbe voluto tanto dare a un suo eventuale bambino.
Si viveva un tranquillo pomeriggio , forse un po’ particolare rispetto agli altri : mentre Tom e il suo figlioletto erano a giocare in giardino , Suri occupata con le sue prime faccende domestiche , dal momento che aveva già compiuto i dieci anni , una Annerie , ormai donna matura , stringeva tra le braccia una creaturina avvolta in una copertina rosa confetto.
Raha , la terza ed ultima arrivata.
Raha significa , sempre in ebraico , felicità.
Quella felicità che si era insinuata nelle loro vite e che mai li avrebbe abbandonati.
Quella felicità figlia di sacrifici , sofferenze e dolori.
Quella felicità tanto agognata e che a pieno stavano vivendo da dieci anni.
-Sull’attenti- Tom impartiva ordini ridendo , giocando.
Non faceva più parte delle ss ma del normale esercito tedesco , raggiungendo , dopo duro lavoro e dedizione , il grado di sergente.
Jörg si impettì quanto possibile , portandosi la manina alla fronte. –Si signore!- esclamò con quel suo tono vivace e infantile.
-Bravo il mio soldatino- sorrise il padre –Allora.. voglio che vai a dare dieci baci alla mamma. Capito soldatino?-
-Si , Herr commandant!- scoppiò a ridere , correndo sulla veranda che incorniciava l’ingresso. Salì quei pochi gradini , Annerie era seduta al tavolino in vimini a cullare la sua nuova bimba.
-Mamma , ordini del sergente-
-Si?- la donna alzò lo sguardo , sorridendo divertita –E quali sono questa volta?-
-Dieci baci!- esultò , sporgendosi per baciarla tante volte sulla guancia.
Nel frattempo Tom li raggiunse.
-Nove..dieci! Papà- il bambino si girò verso il padre , un sorriso smagliante e sguardo vispo –Allora , che altro devo fare ora?-
-Niente soldatino.- l’uomo si sporse un po’ per scorgere, poco distante , Suri impacciata nel stendere i panni allo stendino esterno , in giardino –Anzi.. qualcosa puoi fare. Vai ad aiutare tua sorella , mh?-
-Ma..-
-Su forza soldatino. Vuoi diventare sergente si o no?-
-Agli ordini!- era un buon metodo per spronarlo ad obbedire quello.
Ridacchiò nel vedere il figlio correre verso la primogenita e , dopo , andò a sedersi accanto a quella che ormai era sua moglie.
-Ciao- sorrise , sporgendosi per baciarle le labbra.
Raha , con i suoi grandi occhi azzurri , lo scrutò , schiudendo le labbra e muovendo un po’ le manine strette in due pugnetti.
-Le sei mancato vedo- commentò Anastasiya , anche se da tempo non veniva più chiamata così , posando delicatamente la piccola tra le braccia del padre.
-No piccolina , sono qui- la strinse al petto , piegando appena la testa per baciarle la fronte.
Si respirava un clima così sereno e spensierato , come se si stesse vivendo una favola.
Ed effettivamente quella era una favola.
Era la loro favola.
E sempre lo sarebbe stata.