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Autore: MissysP    05/11/2011    1 recensioni
Storia partecipante al concorso a turni "Le dodici stanze - Chi la dura la vince" indetta da ellacowgirl.
Hidan è un famoso torero, molto richiesto. Ma ha un problema, si annoia terribilmente. Una sera, però, un ragazzo dai capelli rossi troverà un modo per far divertire entrambi; un modo doloroso solo per uno dei due e che per l'altro sarà motivo di divertimento assoluto.
[cit.| dal capitolo 4: "Segreteria di Kakuzo. In questo momento non voglio essere scocciato sto contando i miei soldi e se sei Hidan non tornare nemmeno più a casa" disse la voce fastidiosa del suo inquilino. Hidan sbatté l’apparecchio con forza a suo posto (...) "Ehi! Calmati scemo! Vorrei poter usare anch’io il telefono" sbraitò una voce femminile. ]
Spero che vi piaccia e lasciate tanti commenti. ^^
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Autrice: MissysP / _MulticoloR_

Stanza: Corrida

Personaggio base: Hidan

Personaggio aggiunto: Sasori

Promt: Vaso

Luogo: Vicolo

Titolo: Lo zampino della noia

Generi: Comico, Slice of life

Raiting: Verde

Avvertimenti: AU, One-Shot

 

 

Lo zampino della noia

 

 

Mentre guardava il cielo, pieno di stelle lucenti, ricordava molto bene la sfida che aveva sostenuto quella mattina. Le grida, le acclamazioni, il suo nome, il colore rosso e il giallo, l’odore della terra secca e arida, il ruggito del toro e le corna che lo sfioravano. Il suo lavoro era pericoloso, ma a lui piaceva uccidere per poi spargere il sangue dell’animale per tutta l’arena. Sebbene non tutti fossero d’accordo per il trattamento che riservava all’animale, c’era molta gente che lo acclamava.

Sorrise, chiudendo gli occhi. Non gli importava nulla della fama, dei soldi. Quello era Kakuzo, il suo agente, che non faceva altro che rimproverarlo per spendere soldi, i suoi soldi, inutilmente. Semplicemente lo ignorava, concentrandosi sul divertimento. I soldi dovevano essere spesi, altrimenti non c’era gusto nel guadagnarseli, o rubarli. Scosse le spalle, godendosi quell’attimo di tranquillità. Dopotutto si era rifugiato in quel vincolo per sfuggire ai suoi impegni da torero. Lui voleva gareggiare quando più gli piaceva, non voleva ricevere ordini da nessuno. Più volte erano ricorsi alla minaccia di non chiamarlo più nelle arene, ma lui serviva a quel branco di lupi affamati, che ricavavano su certi spettacoli, se così potevano essere chiamati.

Non gli importava nulla di quello che loro organizzavano, gli importava solamente continuare a fare sacrifici per il suo Dio.

Il silenzio fu interrotto dal rumore di oggetti metallici che tintinnavano, seguiti dai rintocchi di pezzi di legno. Hidan riaprì gli occhi, vedendo che davanti a lui c’era la figura di un ragazzo. Ci mise un attimo a riconoscerlo: Sasori. Lo aveva incontrato un po’ di tempo fa, vendeva delle marionette che assomigliavano a persone vere. Non si stupì di trovare anche una marionetta che gli assomigliava, d’altra parte i bambini volevano essere come lui. Sogghignò a quel pensiero così stupido. A lui non importava nulla della fama, come aveva detto prima.

-Hidan, ancora a vagabondare per le strade?- domandò il ragazzo. I capelli rossi si nascondevano fra le ombre e il buio della notte. L’albino alzò lo sguardo verso il cielo, ben comodo nella sua posizione. Il cielo gli parve infinito e molto distante, provò ad allungare una mano, cercando di raggiungerlo. Era impossibile, però, arrivarci. Il cielo era e sarebbe stato sempre troppo lontano per lui. Sospirò e alla fine si ricordò della presenza del rosso, in piedi davanti a lui.

-Non ho voglia di ritornare a casa. Non se c’è Kakuzo pronto a farmi un’altra ramanzina su come spendere il mio denaro!- esclamò scocciato l’albino, calcando bene la parola mio. Sasori lo guardò scuotendo la testa, abituato a sentirlo parlare in quel modo del suo agente.

-Ho visto il tuo “spettacolo” oggi... Come sempre sei un esibizionista. Non dovresti trattare in quel modo un povero animale la cui unica colpa è quello di averti incontrato- lo informò.

Hidan fece spallucce, poco gli importava quello che pensava. Non gli aveva chiesto nulla e non capiva perché a volte parlava senza che nessuno gli avesse chiesto nulla.

-Non dovresti vendere le tue marionette?- domandò, con la speranza di toglierselo di torno e ritornare a godersi il suo silenzio, la sua pace.

-No, oggi ho voglia di romperti le palle- rispose, sedendosi vicino a lui, abbandonando la sua carretta proprio davanti al vincolo.

Hidan sbuffò, non poteva avere un attimo di pace? A quanto pare no.

Restarono in silenzio, non avevano nulla da dirsi. Non erano amici, semplicemente dei conoscenti che ogni tanto si rivolgevano la parola quando capitava. L’atmosfera si era fatta pesante, a Hidan non piaceva restare in silenzio, soprattutto quando c’era qualcuno con cui parlare. Per questo gli dava fastidio che rimanesse nella stessa posizione, fissando il vuoto davanti a lui e restando il silenzio. Lui era fatto per essere sommerso dai rumori, dalle voci che lo acclamavano e che ripetevano solamente il suo nome. Il silenzio lo sopportava quando pregava e basta. Scattò in piedi, abbandonando la sua posizione comoda, e fissando a sua volta un punto vuoto e senza interesse.

-Lo sai che odio il silenzio!- borbottò contrariato. Non amava dover tirare fuori le parole dalla bocca degli altri, ma in mancanza di un’alternativa non poteva far altro.

-E lo sai che a me non importa- rispose Sasori, per poi ritornare in silenzio. Hidan si voltò a guardarlo. Il suo profilo delicato e gli occhi che non esprimevano nulla. Proprio come quelle marionette, anche lui sembrava perfetto e di legno. Hidan rivolse poi lo sguardo verso il carretto e notò qualcosa di bislacco, un luccichio strano. Si alzò e gli si avvicinò, afferrando l’oggetto fuori posto. Era un vaso, un antico vaso cinese. Alzò un sopracciglio confuso, che cavolo ci faceva in mezzo a quelle cianfrusaglie di legno? Si voltò verso il rosso, guardandolo, ma lui non si era accorto di nulla.

-E questo?- disse alzando un poco la voce, per attirare l’attenzione su di se. Solo allora Sasori si accorse che l’albino non era più al suo fianco e alzò lo sguardo. Lo vide con in mano il vaso. Scrollò le spalle, alzandosi e avvicinandosi al torero.

-L’ho trovato... Così, in giro- rispose, guardandolo nelle mani dell’uomo. Sinceramente non si ricordava nemmeno che c’è lo avesse.

–Tienitelo se vuoi, a me non interessa- continuò, per poi superare Hidan e prendere il carretto.

Incominciò ad avviarsi, per ritornare verso la propria abitazione. Le strade erano buio a eccezione di alcuni lampioni che illuminavano il cammino. Hidan rimase ad osservare l’oggetto per poi correre dietro al ragazzo.

-Ehi, ma che vaso è?- domandò, tanto per fare conversazione. Sasori continuava a camminare, senza pronunciare una parola. E questo non faceva che irritare ancora di più l’albino. Gli aveva fatto una domanda, dopotutto.

-Mmm... Non lo so. Se non erro me lo ha dato un commerciante che passava di qui. Era in difficoltà nel trasportare tutti i vasi e io l’ho aiutato. Per ringraziarmi mi ha dato quel vaso. Ma a me non interessa. Per questo te lo regalo- gli rispose, sbuffando.

Sasori era una persona di poche parole e quando doveva parlare semplicemente lo faceva per discutere con Deidara, per litigare sulla natura dell’arte. Hidan soddisfatto della risposta, riprese ad osservare i disegni del vaso. Aveva l’aria di essere molto antico e prezioso.

-Eh, già è molto prezioso. Ha detto che vale una fortuna, un vero oggetto pregiato per chi se ne intende e chi ne vuole ricavare un gruzzolo- finì il rosso, cogliendo al volo lo sguardo assorto dell’albino.

Lanciò un’occhiata di sottecchi e il viso si stese in un debole sorriso. Aveva voglia di divertirsi quella sera e perché non approfittare di una simile situazione? E Hidan se avesse capito la sua allusione, molto probabilmente non avrebbe resistito nel spifferarlo anche a quell’agente tirchio e avido. E infatti, gli occhi viola si accesero si una luce di malizia e si voltò a cercare conferma nel ragazzo al suo fianco.

-Davvero?- chiese la conferma.

Il rosso annuì, con fare di chi la sapeva lunga.

-E anzi visto che ci conosciamo e che mi stai simpatico ti dirò un’altra cosa che il mercante mi ha detto- continuò il rosso. Ormai erano vicini all’abitazione del torero e Sasori si diede da fare.

–Ha detto che se riesci a prendere la moneta al suo interno senza aprire il vaso, quella moneta costa tre volte il vaso. Quindi se tu volessi diventare ancora più ricco ti basterebbe prendere quella moneta- finì di raccontare.

Sasori si fermò, davanti all’ingresso della casa di Hidan, molto spesso lo aveva accompagnato e quindi sapeva dove abitava. La noia in quei giorni era insopportabile, quindi perché non divertirsi con un allocco come quel Hidan. Quel vaso non valeva più di 5 euro e Hidan non era un intenditori di vasi d’arte e quindi non avrebbe notato la differenza. Tuttavia nemmeno Kakuzo, per quanto esperto potesse essere nemmeno lui avrebbe notato la differenza. Sì, decisamente aveva fatto bene a scegliere loro come svago momentaneo. Adesso doveva fare solamente in modo che Hidan lo dicesse all’altro e poi si sarebbe divertito.

-Sembra una favola, vero? Beh sarebbe divertente da raccontare a qualcuno vero?- disse con un tono apertamente allusivo.

Hidan annuì, capendo bene dove volesse andare a parare, ma non si fece domande a tal proposito. Anche lui voleva divertirsi, ma senza sapere bene che cosa volesse Sasori.

-Beh, allora ti ringrazio per il regalo. La prossima volta che vuoi venire all’arena chiamami e ti farò entrare gratis- disse per ringraziarlo.

Gi diede una pacca sulla schiena ed entrò nell’abitazione.

 

Si era appostato fuori, sotto la finestra aperta del salotto. Aveva lasciato il carretto fuori dall’abitazione, per non fare rumore. Era appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto alla luna. La luce pallida del satellite illuminava il ragazzo conferendogli un’aurea quasi sovrannaturale, facendolo sembrare un fantasma. Attendeva con pazienza il momento in cui avrebbe sentito le urla tanto attese e lì sì, che si sarebbe divertito.

La notte a Madrid era calda, molto calda e quella soprattutto. Anche con la maglietta a maniche corte si sudava e incominciava a diventare impaziente. Sbuffò, guardando l’orologio. Erano quasi le 23 e lui era ancora appostato sotto quella finestra.

-Allora Hidan, cos’è che dovevi dirmi?- domandò una voce maschile gutturale.

Si percepiva molto chiaramente che non aveva voglia di ascoltare la fandonie del compagno, anzi, ancora non capiva come mai non lo aveva mollato per andarsene in un’altra casa. Molto meglio.

Sasori scosse la testa, era il solito Kakuzo. Hidan prese a spiegargli tutta a storia, senza lasciare nulla, se non il fatto che era stato il rosso a dirgli della storia. Molto meglio, almeno non ci sarebbe andato di mezzo anche lui. Conosceva molto bene l’agente e sapeva come potesse essere irascibile l’uomo quando si trattava di soldi. Alla fine del racconto non sentì nessuno parlare. Sasori si raddrizzò, tendendo l’udito in attesa di qualcosa. Silenzio assoluto, incominciò a preoccuparsi. Eppure l’albino per una volta aveva detto tutto per filo e per segno e allora che cosa era andato storto?

Si voltò verso la finestra, cercando il modo di arrampicarsi senza farsi vedere. All’improvviso sentì un crash e un’esaltazione da parte di entrambi gli uomini. Sasori si rilassò e sorrise soddisfatto. Attese qualche secondo e poi sentì l’urlo di Kakuzo. Sasori sorrise ancora più soddisfatto, ora si che si sarebbe divertito.

-Hidaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!- l’urlo disumano dell’agente fece scappare tutti gli animali selvaggi della zona.

Si allontanò dalla casa, uscendo dal vialetto del condominio. Le urla dell’uomo si propagavano per tutto il quartiere, provocando lamentele nei condomini e nelle persone che abitavano vicino a loro. Sasori prese a ridere, senza trattenersi, quando fu abbastanza lontano dall’abitazione. Sì, gli piaceva provocare problemi, soprattutto a Hidan.

NdA: Sarò breve... Non ho la più pallida idea di come questa storia mi sia uscita, so solo che è fatta. Ormai è stata pubblicata. L'idea del vaso mi è venuta con una storia d'inglese. In classe è spuntato fuori un brno di un povero signore abbastanza vecchio, che si è addormentato ed è caduto per le scale rompendo in mille pezzettini, minuscoli!, di un vaso cinese molto molto e molto costoso. E da qui la farsa del vaso ^^
Spero che sia piaciuta a qualcuno e mi raccomando lasciate tanti commemntini! 
Bacioni
MissysP
  
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