Autrice:
MissysP /
_MulticoloR_
Stanza:
Corrida
Personaggio
base: Hidan
Personaggio
aggiunto:
Sasori
Promt:
Vaso
Luogo:
Vicolo
Titolo:
Lo zampino della
noia
Generi:
Comico, Slice of
life
Raiting:
Verde
Avvertimenti:
AU, One-Shot
Lo
zampino della
noia
Mentre guardava il
cielo,
pieno di stelle lucenti, ricordava molto bene la sfida che aveva
sostenuto
quella mattina. Le grida, le acclamazioni, il suo nome, il colore rosso
e il
giallo, l’odore della terra secca e arida, il ruggito del
toro e le corna che lo
sfioravano. Il suo lavoro era pericoloso, ma a lui piaceva uccidere per
poi
spargere il sangue dell’animale per tutta l’arena.
Sebbene non tutti fossero
d’accordo per il trattamento che riservava
all’animale, c’era molta gente che
lo acclamava.
Sorrise, chiudendo
gli
occhi. Non gli importava nulla della fama, dei soldi. Quello era
Kakuzo, il suo
agente, che non faceva altro che rimproverarlo per spendere soldi, i
suoi
soldi, inutilmente. Semplicemente lo ignorava, concentrandosi sul
divertimento.
I soldi dovevano essere spesi, altrimenti non c’era gusto nel
guadagnarseli, o
rubarli. Scosse le spalle, godendosi quell’attimo di
tranquillità. Dopotutto si
era rifugiato in quel vincolo per sfuggire ai suoi impegni da torero.
Lui
voleva gareggiare quando più gli piaceva, non voleva
ricevere ordini da
nessuno. Più volte erano ricorsi alla minaccia di non
chiamarlo più nelle arene,
ma lui serviva a quel branco di lupi affamati, che ricavavano su certi
spettacoli, se così potevano essere chiamati.
Non gli importava
nulla di
quello che loro organizzavano, gli importava solamente continuare a
fare
sacrifici per il suo Dio.
Il silenzio fu
interrotto dal
rumore di oggetti metallici che tintinnavano, seguiti dai rintocchi di
pezzi di
legno. Hidan riaprì gli occhi, vedendo che davanti a lui
c’era la figura di un
ragazzo. Ci mise un attimo a riconoscerlo: Sasori. Lo aveva incontrato
un po’
di tempo fa, vendeva delle marionette che assomigliavano a persone
vere. Non si
stupì di trovare anche una marionetta che gli assomigliava,
d’altra parte i
bambini volevano essere come lui. Sogghignò a quel pensiero
così stupido. A lui
non importava nulla della fama, come aveva detto prima.
-Hidan, ancora a
vagabondare per le strade?- domandò il ragazzo. I capelli
rossi si nascondevano
fra le ombre e il buio della notte. L’albino alzò
lo sguardo verso il cielo,
ben comodo nella sua posizione. Il cielo gli parve infinito e molto
distante,
provò ad allungare una mano, cercando di raggiungerlo. Era
impossibile, però,
arrivarci. Il cielo era e sarebbe stato sempre troppo lontano per lui.
Sospirò
e alla fine si ricordò della presenza del rosso, in piedi
davanti a lui.
-Non ho voglia di
ritornare
a casa. Non se c’è Kakuzo pronto a farmi
un’altra ramanzina su come spendere il
mio denaro!- esclamò scocciato l’albino, calcando
bene la parola mio. Sasori lo
guardò scuotendo la testa, abituato a sentirlo parlare in
quel modo del suo
agente.
-Ho visto il tuo
“spettacolo” oggi... Come sempre sei un
esibizionista. Non dovresti trattare in
quel modo un povero animale la cui unica colpa è quello di
averti incontrato-
lo informò.
Hidan fece
spallucce, poco
gli importava quello che pensava. Non gli aveva chiesto nulla e non
capiva
perché a volte parlava senza che nessuno gli avesse chiesto
nulla.
-Non dovresti
vendere le
tue marionette?- domandò, con la speranza di toglierselo di
torno e ritornare a
godersi il suo silenzio, la sua pace.
-No, oggi ho voglia
di
romperti le palle- rispose, sedendosi vicino a lui, abbandonando la sua
carretta
proprio davanti al vincolo.
Hidan
sbuffò, non poteva
avere un attimo di pace? A quanto pare no.
Restarono in
silenzio, non
avevano nulla da dirsi. Non erano amici, semplicemente dei conoscenti
che ogni
tanto si rivolgevano la parola quando capitava. L’atmosfera
si era fatta
pesante, a Hidan non piaceva restare in silenzio, soprattutto quando
c’era
qualcuno con cui parlare. Per questo gli dava fastidio che rimanesse
nella
stessa posizione, fissando il vuoto davanti a lui e restando il
silenzio. Lui
era fatto per essere sommerso dai rumori, dalle voci che lo acclamavano
e che
ripetevano solamente il suo nome. Il silenzio lo sopportava quando
pregava e
basta. Scattò in piedi, abbandonando la sua posizione
comoda, e fissando a sua
volta un punto vuoto e senza interesse.
-Lo sai che odio il
silenzio!- borbottò contrariato. Non amava dover tirare
fuori le parole dalla
bocca degli altri, ma in mancanza di un’alternativa non
poteva far altro.
-E lo sai che a me
non
importa- rispose Sasori, per poi ritornare in silenzio. Hidan si
voltò a
guardarlo. Il suo profilo delicato e gli occhi che non esprimevano
nulla.
Proprio come quelle marionette, anche lui sembrava perfetto e di legno.
Hidan
rivolse poi lo sguardo verso il carretto e notò qualcosa di
bislacco, un
luccichio strano. Si alzò e gli si avvicinò,
afferrando l’oggetto fuori posto.
Era un vaso, un antico vaso cinese. Alzò un sopracciglio
confuso, che cavolo ci
faceva in mezzo a quelle cianfrusaglie di legno? Si voltò
verso il rosso,
guardandolo, ma lui non si era accorto di nulla.
-E questo?- disse
alzando
un poco la voce, per attirare l’attenzione su di se. Solo
allora Sasori si
accorse che l’albino non era più al suo fianco e
alzò lo sguardo. Lo vide con
in mano il vaso. Scrollò le spalle, alzandosi e
avvicinandosi al torero.
-L’ho
trovato... Così, in
giro- rispose, guardandolo nelle mani dell’uomo. Sinceramente
non si ricordava
nemmeno che c’è lo avesse.
–Tienitelo
se vuoi, a me
non interessa- continuò, per poi superare Hidan e prendere
il carretto.
Incominciò
ad avviarsi, per
ritornare verso la propria abitazione. Le strade erano buio a eccezione
di
alcuni lampioni che illuminavano il cammino. Hidan rimase ad osservare
l’oggetto per poi correre dietro al ragazzo.
-Ehi, ma che vaso
è?-
domandò, tanto per fare conversazione. Sasori continuava a
camminare, senza
pronunciare una parola. E questo non faceva che irritare ancora di
più
l’albino. Gli aveva fatto una domanda, dopotutto.
-Mmm... Non lo so.
Se non
erro me lo ha dato un commerciante che passava di qui. Era in
difficoltà nel
trasportare tutti i vasi e io l’ho aiutato. Per ringraziarmi
mi ha dato quel
vaso. Ma a me non interessa. Per questo te lo regalo- gli rispose,
sbuffando.
Sasori era una
persona di
poche parole e quando doveva parlare semplicemente lo faceva per
discutere con
Deidara, per litigare sulla natura dell’arte. Hidan
soddisfatto della risposta,
riprese ad osservare i disegni del vaso. Aveva l’aria di
essere molto antico e
prezioso.
-Eh, già
è molto prezioso.
Ha detto che vale una fortuna, un vero oggetto pregiato per chi se ne
intende e
chi ne vuole ricavare un gruzzolo- finì il rosso, cogliendo
al volo lo sguardo
assorto dell’albino.
Lanciò
un’occhiata di
sottecchi e il viso si stese in un debole sorriso. Aveva voglia di
divertirsi
quella sera e perché non approfittare di una simile
situazione? E Hidan se avesse
capito la sua allusione, molto probabilmente non avrebbe resistito nel
spifferarlo
anche a quell’agente tirchio e avido. E infatti, gli occhi
viola si accesero si
una luce di malizia e si voltò a cercare conferma nel
ragazzo al suo fianco.
-Davvero?- chiese la
conferma.
Il rosso
annuì, con fare di
chi la sapeva lunga.
-E anzi visto che ci
conosciamo e che mi stai simpatico ti dirò
un’altra cosa che il mercante mi ha
detto- continuò il rosso. Ormai erano vicini
all’abitazione del torero e Sasori
si diede da fare.
–Ha detto
che se riesci a
prendere la moneta al suo interno senza aprire il vaso, quella moneta
costa tre
volte il vaso. Quindi se tu volessi diventare ancora più
ricco ti basterebbe
prendere quella moneta- finì di raccontare.
Sasori si
fermò, davanti
all’ingresso della casa di Hidan, molto spesso lo aveva
accompagnato e quindi
sapeva dove abitava. La noia in quei giorni era insopportabile, quindi
perché
non divertirsi con un allocco come quel Hidan. Quel vaso non valeva
più di 5
euro e Hidan non era un intenditori di vasi d’arte e quindi
non avrebbe notato
la differenza. Tuttavia nemmeno Kakuzo, per quanto esperto potesse
essere
nemmeno lui avrebbe notato la differenza. Sì, decisamente
aveva fatto bene a
scegliere loro come svago momentaneo. Adesso doveva fare solamente in
modo che Hidan
lo dicesse all’altro e poi si sarebbe divertito.
-Sembra una favola,
vero?
Beh sarebbe divertente da raccontare a qualcuno vero?- disse con un
tono
apertamente allusivo.
Hidan
annuì, capendo bene
dove volesse andare a parare, ma non si fece domande a tal proposito.
Anche lui
voleva divertirsi, ma senza sapere bene che cosa volesse Sasori.
-Beh, allora ti
ringrazio
per il regalo. La prossima volta che vuoi venire all’arena
chiamami e ti farò
entrare gratis- disse per ringraziarlo.
Gi diede una pacca
sulla
schiena ed entrò nell’abitazione.
Si era appostato
fuori,
sotto la finestra aperta del salotto. Aveva lasciato il carretto fuori
dall’abitazione, per non fare rumore. Era appoggiato al muro
con le braccia
incrociate al petto e lo sguardo rivolto alla luna. La luce pallida del
satellite illuminava il ragazzo conferendogli un’aurea quasi
sovrannaturale,
facendolo sembrare un fantasma. Attendeva con pazienza il momento in
cui
avrebbe sentito le urla tanto attese e lì sì, che
si sarebbe divertito.
La notte a Madrid
era
calda, molto calda e quella soprattutto. Anche con la maglietta a
maniche corte
si sudava e incominciava a diventare impaziente. Sbuffò,
guardando l’orologio.
Erano quasi le 23 e lui era ancora appostato sotto quella finestra.
-Allora Hidan,
cos’è che
dovevi dirmi?- domandò una voce maschile gutturale.
Si percepiva molto
chiaramente che non aveva voglia di ascoltare la fandonie del compagno,
anzi,
ancora non capiva come mai non lo aveva mollato per andarsene in
un’altra casa.
Molto meglio.
Sasori scosse la
testa, era
il solito Kakuzo. Hidan prese a spiegargli tutta a storia, senza
lasciare
nulla, se non il fatto che era stato il rosso a dirgli della storia.
Molto
meglio, almeno non ci sarebbe andato di mezzo anche lui. Conosceva
molto bene
l’agente e sapeva come potesse essere irascibile
l’uomo quando si trattava di
soldi. Alla fine del racconto non sentì nessuno parlare.
Sasori si raddrizzò,
tendendo l’udito in attesa di qualcosa. Silenzio assoluto,
incominciò a
preoccuparsi. Eppure l’albino per una volta aveva detto tutto
per filo e per
segno e allora che cosa era andato storto?
Si voltò
verso la finestra,
cercando il modo di arrampicarsi senza farsi vedere.
All’improvviso sentì un
crash e un’esaltazione da parte di entrambi gli uomini.
Sasori si rilassò e
sorrise soddisfatto. Attese qualche secondo e poi sentì
l’urlo di Kakuzo.
Sasori sorrise ancora più soddisfatto, ora si che si sarebbe
divertito.
-Hidaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!-
l’urlo disumano dell’agente fece scappare tutti gli
animali selvaggi della
zona.
Si allontanò dalla casa, uscendo dal vialetto del condominio. Le urla dell’uomo si propagavano per tutto il quartiere, provocando lamentele nei condomini e nelle persone che abitavano vicino a loro. Sasori prese a ridere, senza trattenersi, quando fu abbastanza lontano dall’abitazione. Sì, gli piaceva provocare problemi, soprattutto a Hidan.
NdA: Sarò breve... Non ho la più pallida idea di come questa storia mi sia uscita, so solo che è fatta. Ormai è stata pubblicata. L'idea del vaso mi è venuta con una storia d'inglese. In classe è spuntato fuori un brno di un povero signore abbastanza vecchio, che si è addormentato ed è caduto per le scale rompendo in mille pezzettini, minuscoli!, di un vaso cinese molto molto e molto costoso. E da qui la farsa del vaso ^^Spero che sia piaciuta a qualcuno e mi raccomando lasciate tanti commemntini!
Bacioni
MissysP