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Autore: JoJo    05/11/2011    3 recensioni
Prendete due ragazzini svegli e senza peli sulla lingua, aggiungeteci un'antropologa un po' svampita e giovane genio troppo timido. Shakerate per bene ricordandovi di non dimenticare di aggiungere la squadra di profiler più brillante del Paese, una tecnica informatica fuori dalle righe, un agente FBI più scorbutico di Brontolo e due scienziati litigiosi. Ricoprite il tutto e lasciate marinare per sette giorni. Chi l'ha detto che in una settimana non può succedere di tutto?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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THE X-DAY


Statisticamente, la probabilità che ciascuno di noi si possa trovare qui sono talmente basse che il semplice fatto di esistere dovrebbe mantenerci in un costante stato di felice stordimento.
- Lewis Thomas

Derek si passò stancamente una mano sulla fronte, asciugandola così dalle piccole goccioline di sudore che la imperlavano. Quello era un Maggio eccezionalmente caldo e, dando ragione ad ogni corollario della legge di Murphy, proprio in quella settimana in cui la canicola stava diventando insopportabile, l'impianto di climatizzazione dell'edificio di Quantico in cui si trovavano gli uffici dell'Unità di Analisi Comportamentale, dopo anni di onorata carriera senza alcun bisogno di interventi ulteriori oltre alla trimestrale visita di manutenzione, aveva deciso di smettere di funzionare, apparente per nessuna ragione logica. Il loro tecnico interno pareva non essere assolutamente in grado di trovare una soluzione a quel problema e così i responsabili avevano dovuto chiamare un esterno, che pareva altrettanto spiazzato da quel guasto inaspettato tanto che, alla fine, avevano dovuto richiedere l'intervento di un addetto alle riparazioni della ditta di produzione in Florida, che però sembrava avere un'agenda troppo piena per poter ipotizzare un suo intervento tempestivo.
L'uomo di colore allungò un braccio muscoloso e dirottò ancor più verso di sé la poca aria prodotta dal piccolo ventilatore da tavolo che svettava sulla propria scrivania. Sperava sempre più in una chiamata per un caso, possibilmente in Alaska.
Il telefono squillo proprio in quel momento, quando aveva ancora la mano a mezz'aria mentre si ritirava dalla base del vecchio elettrodomestico. Dirottando di poco i propri movimenti, afferrò la cornetta, sperando che, chiunque fosse, gli potesse dare l'occasione di abbandonare quella sauna sotto mentite spoglie che stava diventando il suo ufficio.

Pronto?”
Dall'altro capo del filo arrivò una voce squillante, leggermente attenuata da suoni sulla cui natura era piuttosto incerto “Hey Derek!Come va?”
Un sorriso gli si allargò sulle labbra carnose. Non era il diversivo che aspettava, ma era pur sempre un diversivo “Tutto bene Qua...”

No, aspetta!- lo fermò appena in tempo Alaska, con una nota d'urgenza nella voce- Non dire il mio nome. Spencer è lì con te?”
Sì...” rispose Morgan, corrugando la fronte mentre lanciava un'occhiata a Reid che, seduto dall'altra parte della scrivania, stava sfogliano a velocità supersonica un fascicolo piuttosto voluminoso. Il giovane genio si era rifugiato nel suo ufficio, a sua detta uno dei posti con la temperatura più accettabile nella sezione della Bau, circa un'ora prima, e da allora si erano immersi in un clima di lavoro ozioso.
State lavorando?” domandò di nuovo la voce della ragazza.
Stiamo solo occupandoci di qualche scartoffia.- la rassicurò Derek, portandosi la cornetta da un orecchio all'altro- Vuoi dirmi come mai sei in versione 007?”
La immaginò scrollare le spalle mentre rispondeva “Sto cercando di verificare se Spencer è in versione
Oddio sto per diventare padre oppure se è calmo.”
Morgan alzò di nuovo lo sguardo, indirizzandolo verso il giovane collega. Questa volta Reid si accorse di essere osservato e alzò un sopracciglio con fare interrogativo mentre lui iniziava a parlare di nuovo “Mi sembra piuttosto normale, per i suoi standard perlomeno. Ma considerando che tu l'hai sposato, Quarantanove, suppongo che la cosa ti stia bene...”

I grandi occhi scuri di Spencer si spalancarono all'istante “E' Alaska?Passamela!”
Il bel profiler di colore fece roteare gli occhi, fingendosi esasperato “Ti reclama.- annunciò all'antropologa, scostandosi leggermente per impedire a Spencer di provare a sfilargli la cornetta di mano- Pensi di poter parlare con lui?”

Certo, visto che è di buon umore.” acconsentì immediatamente Alaska.
Hey Spencer.” disse poco dopo, quando aveva sentito i rumori inconfondibili del passaggio del telefono da una mano all'altra.
Al.- ribatté con il tono ansioso che l'aveva accompagnato negli ultimi mesi- Come stai?Tutto bene?”
La immaginò sventolare una mano con fare noncurante, proprio come aveva sempre fatto nell'ultimo periodo per rispondere a quelle domande. Sapeva che Alaska stava bene, ovvio. Con tutti i libri di medicina ed ostetricia che aveva studiato con attenzione di recente, poteva considerarsi un esperto dell'argomento e, oltretutto, sua moglie sembrava vivere una di quelle idilliache gravidanze senza disturbi evidenti se non il naturale aumento della pancia.

Direi di sì.” confermò infatti la giovane.
Reid però non fece troppo caso a quella risposta, troppo concentrato sui rumori di sottofondo che arrivavano dall'altra parte del filo “Sei in macchina?”

Su un taxi.- specificò quindi Alaska- Sto andando via dallo Smithsonian ora.”
Al, avevi detto che saresti finalmente andata in maternità!” la rimproverò immediatamente il profiler. Dall'altra parte della scrivania, vide Morgan scuotere piano la testa, consapevole della continua lotta del ragazzo per convincere la moglie a prendersi una pausa del lavoro giusto per essere sicuri che non avrebbe finito per partorire su una scena del crimine.
Andiamo, Spencer, mi prenderò già un anno sabbatico dopo il parto, non posso non presentarmi al lavoro ora.- cercò di farlo ragionare lei, per l'ennesima volta- Senti, pensavo: sarebbe un problema per te tornare a casa un po' prima?”
Quelle parole misero subito in allarme Reid “Come mai?C'è qualcosa che non va?Stai bene?Il bambino sta bene?”

Stai calmo Spencer è solo...- la voce di Alaska subì un leggero sobbalzo, alzandosi di un paio di toni- Cavolicchio...”
Cosa?” domandò il giovane genio, dopo aver sentito quell'insolita imprecazione. Alaska non imprecava, nemmeno in modo ridicolo. Mai.
La immaginò scuotere piano la testa mentre diceva con tono noncurante “Niente, era solo una contrazione.”

Una contrazione?!- si ritrovò quasi ad urlare Reid, attirando di nuovo lo sguardo di Derek- Che cosa vuol dire?”
Sai, sono spasmi muscolari autoindotti dai muscoli addominali quando si avvicina il momento di...” cercò di spiegare la scienziata, ma Spencer la interruppe immediatamente.
So cos'è una contrazione, Al.- tagliò corto lui, prima che la sua voce si riempisse di nuovo di panico- Hai avuto una contrazione? Ora?”
Sì.- confermò Alaska con tono colloquiale, anche se dalle sue parole era palpabile anche un forte senso di euforia- Sto andando all'ospedale. Credo che sia arrivato il momento.”
Spencer?” chiamò di nuovo, quando non ottenne risposta dal marito. Non poteva sapere che Reid era rimasto immobile, letteralmente pietrificato, non appena il suo cervello aveva registrato che dopo mesi di trepidante attesa sarebbe finalmente diventato padre.
Spencer?!”
La voce di Alaska usciva con una certa preoccupazione dall'apparecchio e Morgan, vedendo lo stato di semi-shock in cui era caduto il giovane collega, decise di prendere in mano la situazione.

Tranquilla, Quarantanove, ci penso io a portartelo lì in tempo.” disse, dopo essersi impossessato di nuovo del telefono.
Sì, certo, fai pure con calma, credo di averne ancora per un po', però...Sta bene?” domandò infine, incerta.
Derek si fece sfuggire una risatina “Credo sia solo spaventato a morte all'idea del parto.”

E perché mai?- ribatté l'antropologa con candore- Sono io che devo partorire.”
Lo so, ma sai com'è Reid.- disse con una scrollata di spalle, prima di aggrottare la fronte pensieroso- In ogni caso, non dovresti...sì, insomma, essere in preda a dolori lancinanti a causa delle contrazioni?”
Sì, un po'...- ammise quindi l'antropologa con voce esile, prima di riprendere il proprio entusiasmo- La verità è che sono così eccitata!Sto per diventare mamma!”
Sarai grandiosa, Quarantanove!” sorrise Morgan, certo al cento per cento delle proprie parole.
Dall'altra parte del filo, Alaska sorrise a sua volta “Lo spero. Non vedo l'ora di poter fare di nuovo tutte quelle cose che l'essere incinta mi impediva di fare. Voglio dire, mi piace essere incinta, è come essere un piccolo pianeta e non solo perché sono diventata praticamente sferica, ma perché si diventa un centro gravitazionale e le persone diventano più gentili e quando ti parlano sono sempre di buon umore e...ohi!”

Un'altra contrazione?” si informò il profiler, preoccupato.
Sì, ma ora è passata. Dicevo che le persone sono più gentili e ti cedono il posto sull'autobus, però ci sono un sacco di cose dell'essere non-incinta che mi mancano, come prendere l'aereo, o mangiare prosciutto o usare l'hula-hoop o...oh!”
Mentre stava scortando un ancora scioccato Reid verso il parcheggio dell'edificio dove aveva lasciato la sua macchina, Derek si ritrovò altrettanto preoccupato: se continuava così Alaska non sarebbe riuscita ad arrivare in ospedale per avere il bambino “Ancora una contrazione?”

No, l'autista del taxi ha preso un dosso troppo velocemente...”
“Mi dispiace, signorina.” sentì dire da una voce rauca dall'altro capo del filo.
“Oh, non si preoccupi, va tutto bene.”
Reid parve riprendere possesso delle proprie facoltà in quel momento, strappò il cellulare dalle mani di Morgan e sbottò “No che non va bene: dovrebbe stare più attento. Ti trovi in un momento estremamente delicato e...”

Spencer, andiamo, non ti agitare.- lo tranquillizzò la voce calma di sua moglie- È tutto sotto controllo. Non vedo l'ora di abbracciarla.”
Abbracciarla?- le fece eco Derek, che aveva sentito nonostante non reggesse più il telefono- Credevo che aveste deciso di non sapere il sesso del bambino fino al momento della nascita.”
“Già, ma mia mamma ha un'amica che fa la chiromante e mi ha predetto che si tratterà di una bambina.” gli arrivò in risposta la voce squillante di Alaska.
Reid scosse la testa “E credere a una cosa del genere è decisamente irrazionale. Quella donna non ha poteri extrasensoriali, semplicemente ha il cinquanta per cento di possibilità di avere ragione, quindi se indovinerà sarà stata solo fortuna.”

“O sarà perché è una vera sensitiva.-ribatté la giovane con un trillo- L'hai detto tu stesso: non ci sono prove del contrario. Oh!”
Il profiler spalancò gli occhi, apprensivo “Cosa?Cos'è successo?Stai male?Che sta succedendo?”
“Non è successo niente, Spencer.- lo tranquillizzò Alaska con voce suadente- Siamo solo arrivati in ospedale. Credo che andrò in accettazione e mi farò indicare il reparto maternità e poi dirò alla piccola di aspettare che tu arrivi per nascere.”
“Alaska...”
“Devo andare, ora.- tagliò corto lei, con tono leggero- Un infermiere è venuto a prendermi con una sedia a rotelle. Che cosa ridicola, sono perfettamente in grado di camminare. A dopo, Spencer, ti amo.”
“Ti amo anch'io.” sussurrò Reid al telefono ormai muto.
Il ragazzo lasciò cadere la mano che stringeva il cellulare sulle proprie gambe, lo sguardo fisso davanti a sé.
Di certo non c'era la necessità di un profiler con esperienza per dire che Spencer stava cadendo in una delle sue silenziose crisi di panico, in cui il suo cervello incline a preoccupazioni di ogni tipo prendeva il sopravvento riuscendo a mandarlo nel panico più totale.
Sul volto di Morgan si aprì un mezzo sorriso empatico “Hey, ragazzino. Tutto bene?”
Spencer si raddrizzò sul sedile, si schiarì la voce e rispose, pur senza riuscire a guardare l'amico negli occhi “Sì. Certo. Alaska è appena stata ammessa in ospedale, la stavano portando al reparto di ostetricia.”
“Reid.- sospirò Derek, cercando di mettere maggior enfasi nelle proprie parole- Va tutto bene?”
Per qualche lungo istante l'uomo pensò che il giovane genio volesse ignorare volutamente la sua domanda. Improvvisamente, però, si ritrovò addosso quel paio di occhi grandi ed espressivi, che indubbiamente covavano una certa preoccupazione ed ansia nelle scure sfumature marroni.
“Non lo so, Morgan.- ammise quindi Reid con una vocetta debole- Sto per diventare ufficialmente responsabile di una creatura che sarà totalmente dipendente da me per i prossimi anni e...Insomma, non so se sarò all'altezza.”
Derek si ritrovò a scuotere la testa, in un certo senso divertito dal fatto che fosse così facile per lui capire ciò che il giovane cercava di nascondere con tanto impegno “Andrai alla grande.”
“Come fai a dirlo?” ribatté immediatamente Spencer, le sopracciglia aggrottate e un'espressione poco convinta dipinta sul bel volto.
“Perché lo so.- rispose semplicemente l'uomo, smettendo per un attimo di guardare la strada per lanciare uno sguardo rassicurante al collega- E lo so, perché ti ho visto leggere ogni libro medico e non mai pubblicato riguardante la maternità, la crescita dei figli e la psicologia infantile a partire dal giorno stesso in cui hai saputo di dover diventare padre. Lo so perché ti ho visto cercare una casa più grande, una macchina più adatta a una famiglia e fare ogni sorta di preparativo per l'arrivo del piccolo. Lo so perché nonostante i nostri ritmi di lavoro sei riuscito a non perderti nemmeno una delle visite ginecologiche di Alaska e nemmeno le ecografie. Reid, sei una persona in gamba, non c'è motivo per cui tu non debba essere un padre più che idoneo.”
Spencer si mordicchiò il labbro inferiore, poco convinto “E se invece non dovessi esserlo?Se i nostri ritmi di lavoro mi facessero perdere delle cose importanti?”
Morgan fece roteare gli occhi, esasperato dalla sua insicurezza “Hotch riesce benissimo a coniugare l'essere padre con l'essere un profiler. JJ riesce perfino a coniugare il nostro lavoro con l'essere una madre!Non vedo perché tu non possa riuscire a fare lo stesso.”
“Ma loro due sono...” stava per protestare di nuovo il giovane, ma la sua frase venne troncata a metà.
“Reid, non costringermi a picchiarti.”
Quelle parole fecero quasi spuntare un sorriso incerto agli angoli della bocca del giovane genio: in fondo, se Morgan era così certo del fatto che lui potesse essere un buon padre, aveva qualche possibilità di poter diventarlo davvero, giusto?


Aspettare è snervante.
Chiunque affermi il contrario probabilmente mente, perché, che sia l'attesa nervosa alla cassa di un supermercato, oppure quella ansiosa all'entrata di un locale, o ancora l'attesa apparentemente infinita per pagare le bollette agli sportelli pubblici, aspettare non è di certo in cima alla lista delle cose preferite da fare di nessuno.
E ritrovarsi in un asettico corridoio di ospedale, con il molesto odore di disinfettante che pizzica le narici e un'infermiera dall'aria arcigna che controlla ogni tua mossa come un vigilante astioso non rende l'esperienza dell'attesa per niente più piacevole.
Ne era perfettamente consapevole Nathaniel Crowford mentre percorreva per l'ennesima volta la lunghezza del suddetto corridoio con passo da militare e la fronte corrucciata dallo sforzo di ipotizzare le motivazioni più plausibili per cui nessuno fosse ancora uscito dalla stanza in cui avevano detto che Alaska era stata portata dopo il parto per annunciare la nascita del piccolo Reid.
Com'era ovvio, non appena aveva ricevuto l'inattesa chiamata da parte di Penelope Garcia che lo avvisava che la sua partner era entrata in travaglio e che tutti i membri della squadra di cui faceva parte Reid si stavano recando al Georgetown University Hospital per dare il benvenuto al mondo al pargolo aveva abbandonato seduta stante l'Hoover Building per raggiungere la sua migliore amica ed esserle vicino in un momento così importante.
Nathaniel Crowford era un uomo d'azione, non di attesa, quindi quella situazione lo stava decisamente rendendo ancor più nervoso di quanto già fosse. Stava per dirigersi di nuovo verso il tavolo di accettazione del piano da dove l'arcigna infermiera-vigilante li stava ancora osservando, quando la porta della stanza di Alaska si spalancò con fragore, facendo sobbalzare sul posto sia lui che la squadra di profiler.
Il nuovo arrivato, però, non era Spencer, arrivato ad annunciargli di essere diventato padre di un maschietto, o di una femminuccia, e ad invitarli ad entrare per conoscerlo. In effetti, il nuovo arrivato era una lei.
La donna, che si era richiusa velocemente la porta alle spalle, sorrideva a tutti loro, mettendo così in evidenza un ventaglio di rughe di espressione che si aprivano ai lati degli occhi blu scuro. I lunghi capelli biondo pallido le scendevano dritti lungo tutta la schiena, coprendo parzialmente la tunica color lavanda che indossava con disinvoltura, nonostante sembrasse appartenere ad un'epoca ormai tramontata da decenni. Ad ogni suo movimento, una grossa collana di pietre colorate tentennava allegramente.
“Olga.” esalò quindi Rossi, alzandosi dalla scomoda panchina d'acciaio su cui si era seduto ad aspettare. Erano anni che non vedeva la madre di Alaska Ross.
Lo sguardo oltremare della donna si illuminò all'istante.
Aaaaaah!!Dave!!!Che bello rivederti!” gridò Olga, gettando le braccia al collo al profiler più anziano. L'uomo sbatté le palpebre, sorpreso da quell'entusiasmo che sapeva essere caratteristico della donna ma che credeva che fosse scemato col tempo, e batté qualche colpetto sulla sua schiena.
L'abbraccio durò molto di più di quanto fosse necessario, ma Olga, esattamente come Alaska, sembrava non provare alcun tipo di imbarazzo.

E voi dovete essere i suoi amici dell'FBI.- trillò di nuovo, battendo le mani davanti a sé mentre scrutava con occhi vivaci i presenti- È così bello conoscervi, il mio topolino non fa che parlare di voi.”
La madre di Ross iniziò poi ad abbracciarli uno ad uno, parlando a ciascuno come se lo conoscesse da sempre, e si ritrovò infine di fronte ad un perplesso Crowford.

E tu sei Nate, giusto?-disse la bionda finlandese, posando le mani sulle guance del federale, estremamente imbarazzato da quel contatto con una perfetta estranea- Alaska dice che sei il suo migliore amico.”
Il federale si ritrovò suo malgrado a balbettare, sotto lo sguardo incredulo dei profiler “Beh, io...”

Devi venire a trovarci in Colorado!- continuò Olga con tono allegro, continuando a vezzeggiare Crowford come se fosse un bambino- Insieme ad Alaska e Spencer, al Ringraziamento, che ne dici?”
Nate provò a fare un passo indietro, cercando un modo gentile per rifiutare quell'offerta “Io non so se...”

Verrà.- garantì per lui Penelope, intromettendosi in quella conversazione con una certa impazienza nella voce- Ora, perché non torniamo all'argomento principale della giornata?Il baby-G e Alaska stanno bene?”
Tutti si voltarono verso la donna con una certa ansia ben visibile nelle loro espressioni mentre attendevano notizie certe riguardo ai loro due amici e al nuovo nato.
Olga si ritrovò a sorridere, e tutti riconobbero in lei lo stesso sorriso di Alaska “Alla grande.- dichiarò, con una dolcezza tutta nuova nella voce vellutata- Anzi, mi hanno mandato qui fuori apposta, qualcuno vi vuole conoscere.”


Alaska aveva un'aria piuttosto stanca, ma dopo l'esperienza appena provata era del tutto naturale. I lunghi capelli corvini, stranamente arruffati e in disordine, erano stati raccolti in una coda bassa che le ricadeva placidamente sulla spalla sinistra. Se le occhiaie sotto gli occhi potevano tradire quanto in realtà fosse esausta, la luce del tutto nuova che illuminava i suoi occhi color cielo facevano capire quanto in realtà fosse felice.
“E' perfetta, vero?” domandò, guardando il marito, che stava in piedi di fianco al letto su cui era sdraiata, amorevolmente.
Spencer sorrise, cosa che stava facendo costantemente da quando aveva messo piede in quella stanza, e abbassò lo sguardo per ammirare di nuovo la piccola che stringeva fra le braccia.
Aveva gli occhi grandi, dello stesso color nocciola dei suoi anche se poteva già vedere come la forma e l'espressione fossero identiche a quelle di Alaska, e una zazzera di capelli biondi, così chiari da sembrare bianchi.
“Sì, è perfetta.” esalò infine, cullando dolcemente la bambina.
L'antropologa si aprì nuovamente in un sorriso, un po' diverso dai soliti brillanti e scanzonati: era più pacato, velato da una dolcezza senza età. Reid aveva pensato immediatamente che già solo da quel piccolo cambiamento si poteva capire chiaramente che la giovane era diventata una madre.
Mi mancherà non averla sempre con me.” dichiarò Alaska con un sosprio.
Spencer staccò finalmente gli occhi dalla figlia per rivolgere un sorriso divertito alla moglie “Intendi dire che ti mancherà parlare con la tua pancia?”

Già.- confermò lei con una risata allegra- Era divertente, ora dovrò ritornare a rivolgermi agli oggetti inanimati quando sarò sola ed annoiata.”
Credo che te la caverai lo stesso.- sorrise di nuovo il profiler, sedendosi sul bordo del letto- E poi, hai tutto il periodo della maternità per chiacchierare con la piccola senza bisogno di scomodare l'arredamento.”
Alaska si avvicinò al marito ed accarezzò il volto morbido e ancora un po' arrossato della bambina che stringeva con la stessa delicatezza con cui avrebbe tenuto l'oggetto più prezioso del mondo “E' incredibile che siamo riusciti a fare una cosa tanto bella, vero?”
Reid annuì, ancora estasiato dal solo reggere quella minuscola creatura, ma poi si ritrovò ad aggrottare la fronte e ad alzare lo sguardo serio verso la ragazza.

Al, puoi evitare di far sapere in giro, soprattutto a Morgan, quello che è successo in sala parto?” domandò con tono grave.
L'antropologa gli rivolse un sorriso indulgente “Credo che a grandi linee sappiano già quello che è successo...”

Intendo il fatto che sono svenuto.” tagliò corto lui, mentre un familiare rossore gli invadeva le guance scarne.
La risata argentina si stava diffondendo nella stanza e proprio in quel momento la porta si aprì, facendo così entrare il piccolo gruppetto di persone che aveva aspettato con ansia di conoscere la piccola fino a quel momento.

Oddio, è una bambina!” squittirono in coro JJ, Emily e Penelope non appena intravidero il rosa della copertina che avvolgeva la piccola stretta fra le braccia del profiler.
Hotch sorrise apertamente, mentre Rossi si era avvicinato alla giovane coppia per passare una carezza paterna prima fra i capelli di Alaska e poi sulla piccola testa della neonata. Morgan aveva dato una fraterna pacca sulla spalla a Reid, congratulandosi con lui, mentre Nate era rimasto un po' in disparte, non del tutto abituato a quel clima di intimità, intensificato ancora di più dal fatto che Olga gli stava ancora tenendo la mano dal momento della loro presentazione.

O. Mio. Dio!!!- esclamò Penelope, sgranando i grandi occhi color nocciola- E' la bambina più bella che io abbia mai visto!!”
Lo è, vero?” sorrise con dolcezza Olga.
Come avete pensato di chiamarla?” domandò quindi Aaron, mentre Prentiss stava prendendo fra le dita una manina microscopica.
Spencer depositò la bambina fra le braccia della madre, mentre lei stessa rispondeva “Raquel.”

Raquel?- ripeté Derek con una risata nella voce- Credevo che avreste optato per nomi più eccentrici come Charleigh o Drucilla o Stellabelle.”
Si chiama Raquel Lee Reid.” confermò Alaska mentre la piccola proruppe in una piccola frignatina di protesta per il passaggio dalle braccia di Reid a quelle della mamma mentre stava ancora dormendo.
Raquel è la variante portoghese e spagnola di Rachel, Alaska l'ha sentito in Guatemala e quando l'ha proposto è piaciuto anche a me.- spiegò quindi il giovane genio- È un nome di origine biblica ed etimologicamente significa agnello, quindi indica una persona pura e...”
Sì, ok, abbiamo capito. Non c'è davvero bisogno che ci fai una lezione di sanscrito.” sbottò bonariamente Emily, facendo roteare gli occhi scuri.
Tutti scoppiarono a ridere per poi iniziare a chiacchiere allegramente di come sarebbe cambiata la vita per i due sposini, oltre che per litigare non poi troppo scherzosamente su chi dovesse avere il diritto di essere il baby-sitter ufficiale della piccola ed avere il privilegio di vezzeggiarla di più.

Non dici niente, Nate?” domandò Alaska, voltandosi verso il federale che sembrava non voler prendere parte a quelle conversazioni.
Crowford lanciò un nuovo sguardo indagatore verso la piccola “E' parecchio grossa.
Ed è assurdamente bionda.- dopo l'inizio incerto, le sue labbra sottili si piegarono in un sorriso obliquo- Se proprio dovevi tradire il dottor Reid, credevo che fossi io il primo che avresti preso in considerazione.”
In realtà, considerando che sia mia madre che la sua sono bionde, e che Alaska ha dei geni finlandesi, era del tutto probabile che accadesse una cosa del genere.- spiegò quindi col solito fare saccente Reid- Avendo entrambi dei tratti remissivi nel nostro DNA questi sono stati tramandati...”
Morgan scosse la testa esasperato, dopo aver dato un pugno scherzoso al giovane collega “Senti, ragazzina?Ogni volta che tuo padre inizia così puoi chiamare lo zio Derek, e lo farò tacere in un istante!”
Alaska proruppe in una risatina divertita per poi rivolgersi alla figlioletta “Hai visto che forza che sono i tuoi padrini Raquel, uh?”
I due uomini tacquero immediatamente, stupiti oltre ogni dire. Morgan si ritrovò ad aprire e chiudere la bocca più volte, incapace di formulare una frase di qualsiasi tipo, mentre Nate aveva sgranato gli occhi grigi.

Come?” esalò, dopo quelli che erano sembrati istanti interminabili ad entrambi.
Voi.- confermò quindi l'antropologa- Siete i padrini.”
Davvero?” domandò di nuovo il profiler di colore, sinceramente esterrefatto. Non avrebbe mai pensato a una cosa del genere. Certo, non che avesse mai seriamente pensato a chi potesse diventare la madrina o il padrino del nascituro, ma era comunque più che sicuro che i prescelti sarebbero stati JJ e Rossi.
Certo.- rispose quindi Reid sorridendo- Morgan tu sei una delle persone migliori che io conosca.”
E tu sei il mio migliore amico, Nate.” continuò a dire Alaska, appoggiando una mano sul braccio muscoloso dell'agente speciale FBI.
Wow, io-io...” cominciò a balbettare Derek, ancora scioccato da quella rivelazione.
“Aw, non è giusto!- protestò Garcia sporgendo il labbro inferiore- Volevo essere io la fata madrina della principessina!”
“Hey, tu lo sei già di Henry.- la interruppe Emily agitando un indice- Ero convinta che fosse il mio turno, questo.”
Rossi mise le mani sulle spalle delle due donne “Dovremo ripiegare sui prossimi baby- genietti.”
“P-p-prossimi?” balbettò Reid, gli occhi sgranati e pieni di panico.
Il profiler italo-americano annuì solennemente “Certo, Alaska mi ha detto che vuole una famiglia numerosa.”
“E' nel sangue dei Ross avere famiglie affollate.” confermò quindi Olga annuendo con convinzione.
Alaska tornò a rivolgersi al suo migliore amico “Andiamo, Nate. Prendila in braccio.”
L'uomo alzò le mani, e cominciò a muovere qualche passo all'indietro “Non credo proprio sia il caso, io...non ci so fare con i bambini.”
“Andiamo, Crowford.- lo incitò Prentiss, spingendolo vicino al letto di Alaska- In fondo, è la tua figlioccia.”
Nate si ritrovò sconfitto, convinto dall'entusiasmo generale a prendere fra le braccia la piccola Raquel. La piccola, grande poco più di una delle enormi mani dell'uomo, aprì gli occhi e sembrò quasi scrutare quell'individuo che la stava cullando goffamente, quasi come se fosse una bomba ad orologeria innescata.
Hey, marmocchietta.- iniziò a parlare alla piccola Nate, cercando di mantenere un tono distaccato ma fallendo miseramente- Sai, se devo essere sincero sei piuttosto bruttina, per ora. Insomma, sei abbastanza rugosa ed hai un colorito violaceo che non mi piace molto ma...credo che sarà un onore essere il tuo padrino.”
Alaska e Spencer sorrisero, mentre guardavano Penelope avvicinarsi al grosso agente federale per cercare di convincerlo che era finalmente il suo turno di coccolare la piccola Reid.
In quel momento era tutto perfetto: la loro famiglia era finalmente al completo.



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Gente ci siamo. Questo era il penultimo capitolo. O meglio, l'ultimo capitolo prima dell'epilogo.
Mi rendo conto che è anche piuttosto ristretto rispetto ai miei soliti standard che è di capitoli lunghissimissimissimi, ma la verità è che io ho la fobia dei parti. Ve lo giuro, una cosa tremenda. Non sono come tutte le persone normali che hanno delle paure più comuni come quella delle altezze o dei ragni e via dicendo. Io ho la fobia dei parti (solo quelli umani, il che rende tutto ancora più strano, oltre che a farmi domandare come farò se un giorno dovessi diventare madre) e dei bambini con il gelato. - Ok, sono consapevole di essere pazza-
In ogni caso è per questo che non ho osato scrivere nulla su quel momento, dato che mi veniva il sudore freddo al solo pensiero. E togliendo quella parte al capitolo sulla nascita della piccola Raquel, direi che mi sono tagliata le gambe da sola cancellando una fetta piuttosto corposa di questo capitolo. Spero che quello che ho lasciato sia abbastanza decente da compensare questa mia mancanza...
Ma tornando a noi: che ne pensato di questo mini-tiny capitolo?Avreste voluto un maschietto al posto della piccola Raquel?Che ne pensate del nome della piccola Reid?E della mia scelta dei padrini?Fatemi sapere, sono davvero curiosa di sapere che cosa ne pensate.
Ora la pianto che con tutte le parole con cui vi bombardo alla fine di ogni capitolo mi sa che ormai state progettando di diventare SI solo per farmi fuori, eheheheh!
Un bacionissimo a tutti voi che leggete, JoJo

   
 
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