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Autore: somochu    05/11/2011    2 recensioni
Se quello fosse stato un film, sicuramente chi l'aveva quasi stesa a terra l'avrebbe presa tra le braccia e l'avrebbe protetta contro il suo muscoloso petto, non l'avrebbe di certo lasciata aggrapparsi ad un palo per non ruzzolare sul marciapiede.
Ma ovviamente la sfortuna di Rachel Berry non poteva permettere che la prima opzione si avverasse. Senza contare che la sua vita non era decisamente un film – nei film i sogni si realizzano, no?
Ecco, riusciva a fare pensieri tragici anche in un momento come quello; quanto poteva risultare patetica ad occhio esterno?
E quando alzò gli occhi fu anche peggio.
"... Puckerman?"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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So far away

1.Din don!
















Effettivamente non era male.

Poteva andarle molto peggio, questo era certo. Senza contare che era divertente come ricordava stare sul palco e rivivere quell'esperienza era sempre un piacere.
Anche se non poteva considerarsi un vero palco, quello dove si trovava, ma quella era un'altra storia.
Recitò la parte di Ariel in un modo che lei definiva perfetto – e al diavolo la modestia! - e come al solito si rivelò la Star di quel teatrino da quattro soldi.

L'unica pecca era che nessuno stava guardando quella messa in scena. Nessuno. Era come se stesse cantando da sola e... Beh, non era per nulla bello; quella gente era così presa dal gioco che a stento si era accorta della sua presenza.

Anzi, non era l'unica pecca, quella.

Il resto della troup – si constrinse a chiamarli così – faceva letteralmente schifo.
Nessuno di loro, ma veramente nessuno, cantava alla sua altezza e si ritrovò a ringraziare mentalmente il film La Sirenetta per la mancanza di duetti che comprendevano il personaggio di Ariel.
Un' umiliazione in meno, insomma; già si sentiva in imbarazzo di suo, ci mancava solo un coro disastroso.

La serata, però, a dispetto delle sue convinzioni, passò tranquilla.
Non c'erano stati feriti e lo spettacolo fu abbastanza carino – tutto merito suo, d'altronde – e in più c'era stato anche un momento di positività.

Aveva appena finito di recitare una scena che la comprendeva, infatti, ed era arrivato il momento di pausa.
Si era seduta vicino a Puckerman, il quale, nonostante lei gli avesse fatto cenno, non aveva minimamente distolto gli occhi dai giocatori; sembrava prendere sul serio il proprio lavoro, dopotutto, e questo un pochino la rincuorò.
Poi, all'improvviso, erano sobbalzati entrambi ad un urlo lanciato da uno di quei dipendenti dal gioco d'azzardo: l'uomo, dopo il grido animalesco, era saltato in piedi e aveva gettato tutte le carte all'aria.
Quello che li stupì più di tutto, però, fu il suo buttarsi per terra e il suo iniziare a piangere come la peggiore delle femminucce.

Rachel fu parecchio indecisa se scoppiare a ridere o portare rispetto per chi aveva appena perso dei soldi: quando vide la faccia di Puck, però, non riuscì a trattenere una risatina.
Puck, infatti, a stento si stava trattenendo.
E la contagiò.

Rimasero lì per parecchi minuti, in silenzio e con un sorriso leggero sulle labbra.










"Quando vieni qui, Kurt?"
Si stava di nuovo lamentando al telefono con Kurt e di nuovo Kurt sbuffò.

"Rachel, te l'avrò detto un milione di volte. Devo prima finire lo spettacolo qui in Ohio, poi si vedrà!"

"Tanto lo so che verrai. Non avrai altre occasioni per sfondare, lì," non riuscì a trattene un sorriso al pensieri di Kurt felice come una Pasqua mentre girava per le vie di New York. "E questa città ci dona, lo sai bene..."

"È vero, Tiffany mi aspetta. Ma non posso lasciare Mercedes a preparare lo spettacolo da sola, lo sai che non me lo perdonerebbe mai."

"Ma cosa ci trovate di bello nel gestire uno spettacolo per matricole?" rispose Rachel, leggermente imbronciata.
Kurt preferiva Mercedes a lei?

"E tu cosa ci trovi di bello a lavorare in una pizz-"

"No, ok, Kurt, hai ragione," sospirò. Meglio non dire nulla a Kurt del nuovo lavoro, o avrebbe cominciato a fare battutine maliziose su Puck. "Non ho nessun diritto di giudicarvi.
Ma è perché trovo che voi due valiate molto di più di quello."
Non poteva sentirlo, ma era sicura che Kurt avesse sorriso.

"Lo so. Per questo non vedo l'ora di ess-" si interruppe. "Era il tuo campanello, quello?"

"No, certo che no."

Din don.

"Rachel, non lo sto immaginando."

Din don.

"Rach-"

Din don.

"Oh, e va bene. È Puckerman."
Ci fu un attimo di silenzio in cui Rachel pensò che Kurt fosse svenuto.

"... Puck?" si rilassò a risentire la voce dell'amico. "Non farlo aspettare, allora! Lo sai che è sfuggente, quel ragazzo. Poi mi raccontarai tutto, chiaro?."
Dal tono leggermente minaccioso dell'amico, Rachel capì che non l'avrebbe passata liscia. Non poteva continuare e tenere il segreto per sé, era ora di svuotare il sacco.

"Okay. A dopo, Kurt."
Chiuse il telefono e si avvicinò al cidofono che, a quanto pare, Puck aveva intenzione di distruggere a fuoria di suonate.
Rispose a Noah con un tono di voce stanco e rassegnato.

"Ora scendo."
Passò il corridoio con il passo più lento che riuscì a trovare, sistemandosi, intanto, i capelli con una mano. Era un impiastro, quel giorno: l'umidità li rendeva crespi e a suo avviso orrendi.

Si bloccò all'improvviso.

Perché accidenti si stava sistemando?
Lei non doveva mica farsi bella per Puck. Figuriamoci. Neanche in un' altra vita.
Soprattutto perché secondo l'ex – ma neanche tanto ex – teppista, quella era un innocente e innocua uscita tra amici.

Una cosa era certa: tutto quello era un grande, gigantesco errore.










"C'è da dire che l'unica voce che un pochino ha superato le altre, è quella della biondina slavata che avrebbe dovuto imitare Olivia Newton John, ma che non le avrebbe neanche pulito le scarpe.
Patetica, davvero.
Però confronto al resto del Cast, così barbaro e stonato, aveva un pochino più di grinta..."
Erano dieci minuti che Rachel parlava a raffica; Puck, nonostante la sua faccia mortalmente annoiata – sia per quella cazzata di film, sia per le continue chiacchiere di Berry – non riuscì a zittirla.
In fondo meglio così, quella serata sarebbe passata più velocemente; pensare che stavano anche andando a prendersi un caffè insieme.

Che palle.

L'avrebbe sotterrata da un momento all'altro, davvero.
Se non fosse che la sua scollatura, quella sera, era quantomeno decente, probabilmente le avrebbe ficcato un calzino in bocca.
Ma Puckerman non malmenava mai una donna, si sapeva. Soprattutto se essa aveva un bel decoltè.
Puckerman era, a dispetto di tutto, un gentil'uomo.

"Mi stai ascoltando, Noah?" erano già passati al nome? Bene.

"Certo, Berry."
Beh, non l'avrebbe biasimata per il fatto che non gli credeva: il suo sorriso era più falso di una tetta di Santana – e lui le aveva viste entrambe, poteva assicurare.

"Lo sapevo. Voi uomini siete tutti uguali," s'inalberò Rachel, pronta per un'altra delle sue filippiche. "Neanche Finn sapeva-"
Rachel si bloccò all'improvviso, mordendosi il labbro inferiore quasi a sangue.
Quel nome, a quanto pare, era come un Tabù, per lei.

"Berry, cos'è successo a Finn dopo la scuola?" si bloccò in mezzo alla strada, costringendola a fermarsi a sua volta.

"Non lo so."
La guardò con sguardo serio, avvicinandosi lentamente. "Berry, non sto scherzando. Dimmelo. Immediamente."

"Non lo so," gli rispose di nuovo lei, lo sguardo basso.
Non aveva neanche il coraggio di guardarlo in viso?

"Rachel," si stupirono entrambi dell'improvviso uso del suo nome. "Dimmelo."
Quando lei aveva alzato lo sguardo, Puck notò che aveva le lacrime agli occhi.

Possibile che Finn...?

Rachel non fece in tempo ad aprire bocca che un voce squillò per la piccola stradina di New York dove avevano deciso di passeggiare.

"Noah!"
Puck si voltò appena, subito acciecato da una zazzera bionda che lo investì completamente, le braccia della ragazza che l'aveva appena chiamato strette al collo e la sua voce nell' orecchio che continuava a sussurrargli 'quanto mi sei mancato'.
Quando finalmente l'abbraccio – o ammutinamento – finì, lo sguardo di Puck fu catturato da quella allibito della Berry.

"Berry," a quanto pare era ora delle presentazioni,"lei è Sheryl, la mia ragazza."

Gli occhi di Rachel si allargarono ancora di più.


   
 
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