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Autore: Inuyasha89    05/11/2011    2 recensioni
Tratto dal prologo:"Una giovane dalle vesti molto simili a quelle di Kagome stava a terra in una pozza di sangue mentre Naraku le torreggiava sopra con un ghigno, molto simile ad una smorfia di dolore."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano passate già de settimane dal nostro devastante scontro con quel maledetto di Naraku, ma ancora non c’erano segni di ripresa né da parte di Inuyasha, né tantomento da parte di Sesshomaru, e quest’attesa carica di preoccupazione ci stava consumando tutti lentamente.
Per metterci al riparo da attacchi di qualsiasi tipo avevo deciso di non ritornare al villaggio di Kaede, ma di installarci direttamente nel palazzo di Sesshomaru.
In questo modo saremmo stati protetti, soprattutto Rina anche perché avevo la netta sensazione che il glaciale demone di avrebbe fatto a pezzettini se un solo capello fosse stato torto alla sua protetta, e poi mi ero affezionata anche io a quella esplosione di vitalità.
Sango e Kagome non erano affatto sicure di questa mia decisione a parer loro molto azzardata, ma dopo avergli fatto notare che non saremmo state in grado di difenderci e che la temporanea mancanza dei due figli del grande demone cane avrebbe generato una rivolta di tutti gli altri demoni, avevano fortunatamente ceduto assicurandomi che mi avrebbero scaricato tutta la colpa della decisione in caso questa si fosse rivelata quella sbagliata.
Il castello non era stato molto difficile da trovare, vuoi per l’estrema maestosità, vuoi perché nel corso dei secoli mi ero già trovata a vagare nel bosco circostante sognando di poter entrare nel castello. A quei tempi i sogni che si alternavano vedevano da una parte me dentro al castello mentre tentavo di uccidere Sesshomaru che aveva osato ammazzare mio fratello, e dall’altra sempre io nel castello, ma in veste di sua principessa a fianco del glaciale principe.
Perché io riuscissi a immaginare questo tipo di futuro accanto a Sesshomaru è una domanda a cui cerco una risposta ancora dopo duecento anni, ma nonostante quello che aveva fatto a Yasha mi ero resa conto che una parte di me non lo odiava completamente, ma ne provava pietà, la stessa che si prova nei confronti degli esseri più sfortunati di te.
Non era stato per niente facile entrare nel castello.
Le guardie ci avevano scambiato per nemici – anche se dovrebbero ancora spiegarmi perché un qualsiasi nemico si sarebbe preso la briga di riportare il corpo, tra l’altro ancora in vita, del demone che avevano sconfitto – e non avevano voluto nemmeno sentire le nostre spiegazioni, anzi si erano scagliate contro di noi alla vista del corpo martoriato del loro signore.
Per fortuna era intervenuta Rin che era riuscita a convincerli che stavamo cercando di salvare Sesshomaru. Era stato veramente interessante e divertente osservare le loro facce terrorizzate quando la bambina aveva lasciato intendere che il grande signore si sarebbe molto arrabbiato se ci avessero fatto ulteriormente attendere nella sua guarigione!
Una volta dentro avevamo però scoperto che in quel vastissimo palazzo non c’era nemmeno l’ombra di una guaritore perché:
“il grande Sesshomaru-sama non è un debole! Non ha bisogno di guaritori!”
Forse avrei dovuto farglielo notare al grande principe che nessuno è invulnerabile!!
Per fortuna nello zaino di Kagome c’erano sufficienti garze per entrambi e quindi eravamo riuscite a fermare l’emorragia.
Con Sango che si occupava di Miroku, a cui avevamo diagnosticato un avvelenamento da insetti, e Kagome che non poteva essere scollata dal capezzale di Yasha nemmeno per mangiare, la cura di Sesshomaru toccò a me.
Non avrei mai pensato che mi sarei trovata a prendermi cura di lui un giorno.
Un conto era sognare ad occhi aperti un futuro da principessa e pensare razionalmente che il glaciale principe fosse da compatire per una acuta mancanza di affetto sia materno che paterno, un altro era perdonarlo per tutto il male che aveva inflitto ad Inuyasha nel corso dei decenni in cui li avevo osservati da lontano.
Eppure dopo due settimane in casa sua a prendermi cura di lui e a vederlo con gli occhi innocenti di Rin, che per tenermi compagnia mi raccontava delle sue avventure con Sesshomaru e Jaken, mi resi conto che non lo odiavo poi così tanto, ma decisamente lo compativo: nella solitudine totale in cui era vissuto sarebbe stato difficile per chiunque rimanere aperti e gentili con il mondo.
E mano a mano che i giorni passavano mi resi conto che mi stavo gettando a capofitto in un disastro molto, troppo grande; nei decenni passati a fantasticare e ad osservarlo mi ero presa una sbandata di proporzioni colossali per il principe dal cuore di ghiaccio e gli occhi color del sole…
“Inutile mezzodemone! Come ti permetti di mettere le tue luride mani sul grande Sesshomaru?”
Ho detto che mi ero presa una cotta per lui??!!
Ma quando mai!!! Quanto è borioso, odioso, arrogante, insopportabile, pallone gonfiato…
“Allora creatura inferiore? Ti ho fatto una domanda! Sei in grado di rispondermi?”
“Punto primo il mio nome è Helena! Punto secondo dovresti pure ringraziarmi perché se non fosse stato per me saresti già morto dissanguato dopo la battaglia con Naraku!”
“Tu menti! Questo Sesshomaru non perde mai, specialmente in un duello contro un essere così inferiore! Chi mi dice che tu non mi abbia attaccato a tradimento?”
“Brutto pallone gonfiato! Non ti meriti nemmeno il minimo della pietà concessa a tutti gli esseri viventi! Se vuoi morire nella tua arroganza sei libero di farlo, ma non accusarmi mai più di tradimento!”
Mentre gli urlavo contro i miei poteri, ormai portati al limite dalle due settimane di logoramento esplosero in tutta la loro potenza e si riversarono nella stanza del glaciale demone, che venne investito in pieno dalla forza distruttiva di un uragano.
Una parte di me, quella più razionale, sapeva che la reazione era decisamente esagerata – d’altra parte non c’era ragione di trasformarsi in un demone per un semplice insulto – ma quello che aveva detto, dopo quello che avevo fatto, era semplicemente troppo.
Senza nemmeno voltarmi indietro per controllare di non averlo inavvertitamente ucciso scappai dalla stanza in lacrime.
Senza sapere come mi ritrovai in un roseto.
Nelle precedenti settimane non lo avevo mai visto e non credevo potesse esserci tanta bellezza in un posto il cui principe aveva un cuore così diffidente e gelato.
Non ho idea di quanto tempo rimasi nel roseto, ma quando riaprii gli occhi mi accorsi che il sole era ormai tramonato.
Mi rimaterializzai in sala da pranzo per cenare con le mie amiche, che ormai erano diventate come sorelle per me.
Non avevo voglia di mangiare ma sapevo che se avessi saltato la cena Kagome si sarebbe preoccupata a morte e aveva già abbastanza stress così com’era senza aggiungerne altro da parte mia.
Quando mi avvicinai alla porta del salone realizzai che sentivo un suono che da troppo tempo mi era mancato: Kagome stava ridendo!
E se rideva voleva dire solamente una cosa:
“Yasha! Ti sei svegliato finalmente! Ho temuto seriamente che questa volta…”
“Feh! Ma per chi mi hai preso?! Ci vuole ben altro per eliminarmi definitivamente!”
“Io non mi vanterei così tanto se fossi in te mezzosangue! Aspetta solo che vada a prendere la mia spada e chiudo qui la tua patetica esistenza!”
“Sesshomaru! Brutto… ti faccio fuori prima che tu possa anche pensare di prendere la tua preziosa spada!”
“ADESSO BASTA!!!!”
L’urlo era partito da Kagome che, pallida come un cencio, si era circondata di potere spirituale pronta a colpire.
“Sono state due settimane di inferno! Eravamo preoccupate per voi! SI per entrambi! E la prima cosa che fate è litigare tra voi??????”
Vidi le orecchie di Yasha scomparire nei capelli mentre l’espressione di Sesshomaru rimase comunque disgustata ma perlomeno rilassò la postura d’attacco.
“Kagome ha ragione! Mettiamoci a tavola e chiudiamola qui! Queste ultime settimane sono state difficili per tutti! Cerchiamo di non complicarle ulteriormente!”
“Grazie Helena!”
Sorrisi a Kagome in risposta a mi avviai verso il mio posto al tavolo per poter cominciare la cena.
“Questo Sesshomaru è in debito con te Helena! Rin mi ha raccontato quello che è successo! Provvederò a saldare il mio debito appena possibile!”
Con queste parole e un ultimo sguardo se ne andò dalla sala da pranzo, lasciandomi congelata sul posto dalla sorpresa.
Perché il mio cuore batte così forte? Perché il suo sguardo mi ha scavato dentro?
  
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