++PARTE 2:+ cap I+
Dopo che Lei chiuse la porta, Jin si accorse troppo tardi che la madre stava
guardando nella sua direzione… aveva un po’ perso l’equilibrio spostando
accidentalmente la porta. La donna aveva un’espressione arrabbiata:
<< JIN! Da quanto tempo sei lì? >> chiese a Jin. Non poteva più nascondersi, ed
uscì allo scoperto.
<< Ehm…io…! >>
<< Ti avevo detto di lasciarci soli! Accidenti… >> disse poi, sprofondando nella
sedia della cucina, poggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani alla
fronte.
Dalla guancia del ragazzino scivolò lentamente una lacrima. Non piangeva perché
la madre era arrabbiata. Piangeva per tutte quelle cose che avevo sentito. Della
scomparsa dei lottatori…e di tutto il resto.
Improvvisamente, Jun cominciò a fissarlo…
<< Vieni qui, Jin. >>
Lui si avvicinò timoroso a lei, senza dire una parola. Temeva lo avrebbe
sgridato. Invece si limitò ad accarezzargli amorevolmente la testa corvina,
spettinandola tutta.
<< Andrà tutto bene…vero? >> domandò lui, asciugandosi la guancia.
<< Ma certo tesoro mio. Andrà tutto benissimo…non permetterò a nessuno di farci
del male…nemmeno Ogre…anzi, no, Toshin, il Dio Della Guerra. >> disse lei, ed
entrambi sprofondarono l’uno nelle braccia dell’altro.
<< Mamma… chi è questo Toshin? >> domandò il ragazzino, senza rilasciare
l’abbraccio.
La madre gli diede un bacio sulla fronte, e disse:
<< Parliamo un pò. Andiamo in camera mia. >>
I due andarono verso la camera di lei. La stanza era bella e grande, con un
morbidissimo letto a due piazze bianco e con sfumature beige, i colori preferiti
della donna.
Jin si assettò sul letto, mentre la madre si avvicinava al mobile di legno
chiaro posto alla sinistra della porta. Cercava e cercava, finché non vi
estrasse fuori una scatola blu, che molto probabilmente parecchi anni prima era
stato un contenitore per scarpe. Si assettò fianco del figlio, e aprì la
scatola, mostrandone il contenuto: alcune foto ammucchiate, e piccoli oggetti.
Ce n'era una molto particolare che colpì all’istante l’attenzione di Jin: un
uomo alto, con capelli pettinati all’indietro, al fianco di una giovane ragazza
molto carina di circa venti anni, o giù di lì, che senza dubbio era sua madre.
<< L’uomo affianco a te è…? >>
<< Si, Jin, è tuo padre. >>
Rimase davvero sorpreso. Jun gli aveva parlato sempre pochissimo di lui. Perché
ogni volta che pensava a lui le veniva una fitta al cuore, e alle volte
scoppiava anche a piangere…così che Jin decise di non domandare più niente su di
lui. Ma una cosa lo sapeva di certo: sua madre lo amava davvero tanto…
<< Questa foto fu scattata durante il Tekken. >> disse, prendendo l’immagine.
<< Cioè…tu hai conosciuto papà in quel torneo di arti marziali? Non lo sapevo…
>>
<< Lui…>> continuò lei << …si chiamava Kazuya. Kazuya Mishima. >>
Kazuya Mishima…
Il padre che non aveva mai avuto. Allora, non sapeva ancora tutta la verità. E,
forse, sarebbe stato meglio non saperlo affatto.
<< Era il figlio dell’organizzatore del torneo, uno degli uomini più ricchi del
mondo, e uno dei maestri più esperti nelle arti marziali, il magnate Heiachi
Mishima. Purtroppo…un incidente me lo portò via.>> disse lei.
<< Che tipo di incidente? >>
La donna improvvisamente cambiò espressione, come se quella domanda potesse
essere piuttosto scomoda. E a quanto pare doveva esserlo, dato che cambiò
improvvisamente discorso.
<< Tieni Jin…ho una cosa per te. >> disse, sfilandosi qualcosa dal collo: era la
sua collana preferita, non se la toglieva mai.
<< Questa me la regalò tuo padre. L’ho sempre custodita gelosamente, e voglio
che ora sia tu a farlo. >>
Prese la mano del figlio, e poggiò delicatamente il gioiello sul palmo.
<< Perché me lo dai adesso? >> chiese lui.
<< Perchè è quello che voglio! >> disse, sorridendo dolcemente.
Jin cominciò a far rotolare la collana sulle mani: era d’argento, a forma di
goccia.
<< Perché voglio che l’unico ricordo di tuo padre lo tenga tu, adesso. >>
concluse lei.
Jin le si avvicinò, e l’abbracciò quanto più stretto poteva.
<< Mamma…chi è quell’Ogre? Cosa vuole da te? >> domandò.
<< Non si sa bene di preciso cosa sia, si sa solo che per un qualche misterioso
motivo sta catturando tutti i lottatori che hanno partecipato al torneo del
Tekken, dieci anni fa. >>
<< Non voglio che ti faccia del male! >> disse Jin, stringendo ancora più forte
la madre.
<< E non lo farà. Te l’ho promesso! Quindi, sta tranquillo! Adesso è meglio se
vai a fare le valigie e poi andiamo a dormire…si è fatto tardi, e dobbiamo
svegliarci all’alba.>>
***
Jin si era appena coricato. Non riusciva a dormire, il suo sguardo era puntato
sempre verso la finestra semiaperta della stanza, aspettandosi qualcuno o
qualcosa di molto pericoloso.
Aveva davvero paura, forse anche più di sua madre, una delle vittime prescelte
di Ogre.
Aveva ancora il ciondolo di lei al collo. Decise che non se lo sarebbe tolto mai
più per nulla al mondo... lo avrebbe custodito per sempre. Cominciò così a
stringerlo forte nel pugno della mano, dandosi coraggio
"Andrà tutto bene! La mamma ha promesso che non succederà nulla ne a lei ne a
me…!"
Continuò a lungo a ripetersi queste parole…
A darsi coraggio…
Cosa avrebbe fatto senza la sua mamma? Senza l’unica persona alla quale voleva
davvero bene? Cosa avrebbe dovuto fare per proteggerla?
Senza neanche accorgersene, sprofondò fra le accoglienti braccia di Morfeo, per
essere accompagnato nel regno dei sogni...
Ma, meno di un attimo dopo….
SBANG!
Un rumore assordante echeggiava per la casa., facendolo balzare dal letto. Era
letteralmente impietrito…il corpo cominciò a non rispondere più ai comandi, la
paura lo teneva bloccato. Poi…ecco un altro rumore, ancora più forte:
CRASH!
Sembrava rumore di vetri rotti. Il cuore del bambino cominciò a battere
impazzito, instancabilmente ogni attimo.
“Mamma?”
Doveva andare da lei. Non poteva permettere alla paura di prendere il
sopravvento su di lui. Si fece forza, e, silenziosamente, si alzò dal letto.
Girò lentamente la maniglia della porta, sino ad aprirla. Andò nel corridoio,
completamente buio, se non fosse stato per qualche piccolo spiraglio di luce. La
camera della madre era di fronte a lui… c’erano solo pochi passi a separali.
Poi, improvvisamente, una mano emerse dal buio e si poggiò sulla sua piccola e
tremante spalla, facendogli sobbalzare il cuore già inarrestabile. Non riuscì a
trattenere un grido, che fu però soffocato dalla misteriosa mano:
<< Calmati, Jin! Sono io! >> disse lei sussurrando. Grazie al cielo era la sua
mamma!
<< Mamma…cosa succede!? >> domandò lui, con voce ancora più sottile.
<< Non lo so! Tu resta qui…io vado di la a vedere! >>
<< No, mamma, non andare da sola! >>
<< Ma Jin, non è il momento di…! >>
SBANG! Il muro affianco a loro andò in mille pezzi, come se fosse esploso.
Dalla voragine fuoriuscì quello che sembrava essere qualcosa di molto
pericoloso… ne la donna, ne il figlio, riuscirono più a spiccicare una parola.
La poca luce riuscì comunque ad illuminargli il viso.
A prima vista sembrava umano, ma osservandolo attentamente era impossibile non
notare quegli occhi, rossi come il fuoco, incandescenti nel buio. La sua pelle
era di uno strano colore, sembrava verde, e indossava uno strano e inquietante
copricapo.
Quando cominciò a parlare con la sua rimbombante voce diabolica, i corpi dei due
sfortunati cominciarono a tremare senza il minimo controllo.
<< Tu, donna…ho bisogno della tua anima… >>
Jun indietreggiò tirandosi il figlio con sé.
<< La mia anima!? Dannato mostro, ma cosa hai in mente di fare con la mia anima?
>>
L’Ogre diede un potentissimo pugno di rabbia contro il muro, avanzando
pericolosamente verso di loro:
<< …VOGLIO DIVORARLA! >>
Lei prese velocemente il figlio in braccio, e corse lungo il corridoio, evitando
il gigantesco intruso.
Ogre li inseguiva con un’estrema facilità, tanto da riuscire subito ad
acciuffarli, senza riuscirgli a dare la benché minima possibilità di
allontanarsi a sufficienza da lui:
<< Allontanati, Jin! Va via! >> urlò la donna, divincolandosi inutilmente da
Ogre.
<< No, mamma! Non ti lascio! >> disse Jin, che era riuscito a sfuggire ad Ogre.
Corse verso il nemico, e lo afferrò per una gamba: doveva assolutamente salvare
sua madre!
<< Cosa credi di fare moccioso!?!? >>
In men che non si dica, Toshin scaraventò il giovane contro il muro con una
velocità ed una forza mostruosa, tanto che una volta caduto a terra non ebbe la
forza di rialzarsi.
“Devo…fermarlo! Devo…!”
<< Non preoccuparti, piccoletto, farò fare anche a te una brutta morte…una morte
lenta e dolorosa! Sarà il fuoco a divorarti pian piano le ossa! >> disse il
mostro, ridendo maligno, mentre le sue braccia stringevano sempre di più il
corpo della donna.
Con le poche forze che gli restavano, Jin alzò il capo, guardando impotente ciò
che avveniva di fronte a lui.
Come se fosse stato lo sguardo del mostro a volerlo, la casa cominciò
velocemente a prendere fuoco.
<< BASTARDO! >> urlava in lacrime Jun, senza riuscire a muoversi dalla stretta
mostruosa.
<< Dovresti gioire, stupida femmina, gioire! Il giorno della morte di tuo figlio
sarà anche la tua! >>
Detto questo, Ogre con un gesto della mano aprì un piccola voragine sul soffitto
sopra di lui.
La donna guardvava suo figlio, ancora in lacrime. Lucidi e illuminati dalle
calde fiamme circostanti…
<< Bambino mio…! >>
<< MAMMA…! >> urlò Jin, allungando il braccio come per cercare di raggiungerla.
Fu un istante…
Ogre, prese letteralmente il volo e attraversò la voragine, portandosi via mia
madre per quello che, purtroppo, sarebbe stato un viaggio senza ritorno.
Jin rimase lì, immobile e a piangere, mentre le fiamme cominciarono a crescere
sempre di più. Sentiva dolori lancinanti su tutto il corpo, e il fumo e il caldo
lo facevano star male come non mai…finché non cominciò man mano a perdere i
sensi, e tutto intorno a lui cominciò a diventare stranamente buio…
Un buio e un silenzio agghiacciante…tutto ciò che riusciva a percepire era il
battito sempre più debole del suo cuore. E le lacrime che non smettevano di
scendere sulle guance.
“Mamma…perdonami…non ho saputo proteggerti…! Mamma…mamma…”
E’ difficile dire cosa provasse in quel momento. Un misto di tristezza e
odio…odio per non esser riuscito a proteggere l’unica persona che lo abbia
davvero amato. Ma soprattutto, odio per quel dannato mostro che gliel’aveva
portata via.
Ormai lo sapeva: era spacciato. Aveva avuto una vita breve…ma almeno, grazie
alla sua mamma, era stato felice. Cominciò a lasciarsi andare sempre di più…
sempre di più…
Poi…accadde qualcosa.
Quel vuoto circostante non era poi tanto vuoto. C’era una presenza che non
riusciva a vedere. Ma sentiva perfettamente che c’era, e che gli parlava. Non
parlava con la voce. Era come se fosse un pensiero, qualcosa provenire
direttamente da dentro di lui. Non aveva bisogno di parole per capirla.
Eppure, nonostante ci fosse questa strana sintonia tra di loro, non riusciva a
fidarsi di lei. Era maligna, poteva percepirlo benissimo.
<< Vattene via… >> disse Jin, ancora steso a terra immobile. Sapeva che poteva
sentirlo.
“Non puoi cacciarm” rispose una voce.
<< Cosa vuoi da me…? Chi sei? >>
“Sono parte di te. E tu lo sai.”
<< Parte di me…puoi spiegarti esattamente? E poi, lasciami morire in pace… >>
“NOI non moriremo. Ci salveremo insieme, io e te.”
<< Come fai a dirlo…? E poi…che senso vivere ormai? La mamma, molto
probabilmente, non c’è più. Non c’è più nessuno che mi aspetta, ormai. >>
“Finchè ci sarò IO, non sarai mai solo. Jin…non vorrai davvero morire così?Non
vuoi diventare forte…?”
<< Forte…per… >>
“Si. Per ucciderlo. Lo troverai e lo ammazzerai. E libererai tua madre…non è
ancora detto che sia davvero morta!”
<< Io…potrei farlo? Ma come? Come faccio a diventare più forte? >>
“Con me puoi. Quindi, che ne dici…facciamo un patto”?
<< Un patto? Che tipo di patto? >>
“Diciamo solo che è un patto che ti farà diventare più forte…grazie a me. Ci
stai?”
<< Ma…tu non sei buono. >>
“Io sono l’unico di cui puoi fidarti, sciocco. Grazie a me, vendicherai tua
madre.”
<< Vendicare… >>
“Si. E lo ucciderai!”
<< …Lo ucciderò… >>
“Le tue mani saranno sporche del suo sangue!”
<< …SANGUE! >>
“SI! Fidati di me…legati a me...firma il tuo patto!”
<< SI! >>
Improvvisamente, il ragazzino sentì qualcosa dentro muoversi, procurandogli un
dolore atroce, che terminava in un bruciore intenso sul braccio sinistro. Il
bruciore sembrava divorargli il braccio, e poi man mano sempre più forte
cominciò a sentir bruciare ogni parte del corpo, finchè…
--------
<< AHHHHH!!!! >>
Era disteso su un letto. Si alzò sulla schiena lentamente e con difficoltà...guardandosi
attorno, capì di essere in una sala d’ospedale. Era imbottito di tubi, e la luce
del sole che veniva dalle finestre gli facevano bruciare gli occhi. Inoltre,
sentiva di avere qualcosa di molto strano. Si guardò le gambe, e più le
guardava, più gli sembrava che si fossero misteriosamente allungate…e non solo
quelle, ma anche le braccia, il torace…insomma, tutto il corpo era cresciuto.
Era incredulo…!
In men che non si dica, dei passi veloci si avvicinarono sempre più. La porta
della camera fu aperta da un’anziana infermiera con grossi occhiali:
<< Chi ha urlat….oh, cielo! Come ti senti figliolo!? >> disse, guardando Jin
sbalordita come se fosse stato un qualche scherzo della natura.
<< Io…io sto bene! Ma cos’è successo? Mi sento così debole…! >> si accorse che
anche la voce era “cresciuta”, non era più quella di un bambino.
<< Ci credo, giovanotto…sei stato in coma per quattro anni! E’ normale che,
stando sempre fermo, le tue articolaz… >>
<< … QUATTRO ANNI !? >>
<< Si, figliolo, quattro anni! >>
Sembrava troppo assurdo per essere vero, doveva PER FORZA trattarsi di uno
scherzo!
<< Ma…ma…a me sembra sia passato un attimo! Com’è possibile..!? Dov’è la mamma?
Voglio vedere mia madre! >> era shockato, tanto che per un attimo non riuscì
nemmeno a ricordare cosa era successo a Jun…un attimo che passò subito,
purtroppo. Cominciò a ricordare ogni particolare di quella tragica notte che gli
aveva rovinato la vita.
<< Stenditi e stà calmo, vado a chiamare il dottore! >> disse la donna, e corse
via.
continua....