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Autore: Ivory    06/07/2006    2 recensioni
La fine si avvicina per Jin Kazama...? Una lotta disperata contro il suo "demone" interiore, una lotta difficile, che lo porterà a ricordare i momenti più importanti della sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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++PARTE 2:+ cap I+

Dopo che Lei chiuse la porta, Jin si accorse troppo tardi che la madre stava guardando nella sua direzione… aveva un po’ perso l’equilibrio spostando accidentalmente la porta. La donna aveva un’espressione arrabbiata:

<< JIN! Da quanto tempo sei lì? >> chiese a Jin. Non poteva più nascondersi, ed uscì allo scoperto.
<< Ehm…io…! >>
<< Ti avevo detto di lasciarci soli! Accidenti… >> disse poi, sprofondando nella sedia della cucina, poggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani alla fronte.


Dalla guancia del ragazzino scivolò lentamente una lacrima. Non piangeva perché la madre era arrabbiata. Piangeva per tutte quelle cose che avevo sentito. Della scomparsa dei lottatori…e di tutto il resto.
Improvvisamente, Jun cominciò a fissarlo…
<< Vieni qui, Jin. >>
Lui si avvicinò timoroso a lei, senza dire una parola. Temeva lo avrebbe sgridato. Invece si limitò ad accarezzargli amorevolmente la testa corvina, spettinandola tutta.
<< Andrà tutto bene…vero? >> domandò lui, asciugandosi la guancia.
<< Ma certo tesoro mio. Andrà tutto benissimo…non permetterò a nessuno di farci del male…nemmeno Ogre…anzi, no, Toshin, il Dio Della Guerra. >> disse lei, ed entrambi sprofondarono l’uno nelle braccia dell’altro.
<< Mamma… chi è questo Toshin? >> domandò il ragazzino, senza rilasciare l’abbraccio.
La madre gli diede un bacio sulla fronte, e disse:
<< Parliamo un pò. Andiamo in camera mia. >>

I due andarono verso la camera di lei. La stanza era bella e grande, con un morbidissimo letto a due piazze bianco e con sfumature beige, i colori preferiti della donna.

Jin si assettò sul letto, mentre la madre si avvicinava al mobile di legno chiaro posto alla sinistra della porta. Cercava e cercava, finché non vi estrasse fuori una scatola blu, che molto probabilmente parecchi anni prima era stato un contenitore per scarpe. Si assettò fianco del figlio, e aprì la scatola, mostrandone il contenuto: alcune foto ammucchiate, e piccoli oggetti.
Ce n'era una molto particolare che colpì all’istante l’attenzione di Jin: un uomo alto, con capelli pettinati all’indietro, al fianco di una giovane ragazza molto carina di circa venti anni, o giù di lì, che senza dubbio era sua madre.
<< L’uomo affianco a te è…? >>
<< Si, Jin, è tuo padre. >>


Rimase davvero sorpreso. Jun gli aveva parlato sempre pochissimo di lui. Perché ogni volta che pensava a lui le veniva una fitta al cuore, e alle volte scoppiava anche a piangere…così che Jin decise di non domandare più niente su di lui. Ma una cosa lo sapeva di certo: sua madre lo amava davvero tanto…

<< Questa foto fu scattata durante il Tekken. >> disse, prendendo l’immagine.
<< Cioè…tu hai conosciuto papà in quel torneo di arti marziali? Non lo sapevo… >>
<< Lui…>> continuò lei << …si chiamava Kazuya. Kazuya Mishima. >>

Kazuya Mishima…
Il padre che non aveva mai avuto. Allora, non sapeva ancora tutta la verità. E, forse, sarebbe stato meglio non saperlo affatto.

<< Era il figlio dell’organizzatore del torneo, uno degli uomini più ricchi del mondo, e uno dei maestri più esperti nelle arti marziali, il magnate Heiachi Mishima. Purtroppo…un incidente me lo portò via.>> disse lei.
<< Che tipo di incidente? >>
La donna improvvisamente cambiò espressione, come se quella domanda potesse essere piuttosto scomoda. E a quanto pare doveva esserlo, dato che cambiò improvvisamente discorso.
<< Tieni Jin…ho una cosa per te. >> disse, sfilandosi qualcosa dal collo: era la sua collana preferita, non se la toglieva mai.

<< Questa me la regalò tuo padre. L’ho sempre custodita gelosamente, e voglio che ora sia tu a farlo. >>
Prese la mano del figlio, e poggiò delicatamente il gioiello sul palmo.
<< Perché me lo dai adesso? >> chiese lui.
<< Perchè è quello che voglio! >> disse, sorridendo dolcemente.
Jin cominciò a far rotolare la collana sulle mani: era d’argento, a forma di goccia.
<< Perché voglio che l’unico ricordo di tuo padre lo tenga tu, adesso. >> concluse lei.

Jin le si avvicinò, e l’abbracciò quanto più stretto poteva.
<< Mamma…chi è quell’Ogre? Cosa vuole da te? >> domandò.
<< Non si sa bene di preciso cosa sia, si sa solo che per un qualche misterioso motivo sta catturando tutti i lottatori che hanno partecipato al torneo del Tekken, dieci anni fa. >>
<< Non voglio che ti faccia del male! >> disse Jin, stringendo ancora più forte la madre.
<< E non lo farà. Te l’ho promesso! Quindi, sta tranquillo! Adesso è meglio se vai a fare le valigie e poi andiamo a dormire…si è fatto tardi, e dobbiamo svegliarci all’alba.>>

***
Jin si era appena coricato. Non riusciva a dormire, il suo sguardo era puntato sempre verso la finestra semiaperta della stanza, aspettandosi qualcuno o qualcosa di molto pericoloso.
Aveva davvero paura, forse anche più di sua madre, una delle vittime prescelte di Ogre.
Aveva ancora il ciondolo di lei al collo. Decise che non se lo sarebbe tolto mai più per nulla al mondo... lo avrebbe custodito per sempre. Cominciò così a stringerlo forte nel pugno della mano, dandosi coraggio

"Andrà tutto bene! La mamma ha promesso che non succederà nulla ne a lei ne a me…!"

Continuò a lungo a ripetersi queste parole…
A darsi coraggio…
Cosa avrebbe fatto senza la sua mamma? Senza l’unica persona alla quale voleva davvero bene? Cosa avrebbe dovuto fare per proteggerla?
Senza neanche accorgersene, sprofondò fra le accoglienti braccia di Morfeo, per essere accompagnato nel regno dei sogni...

Ma, meno di un attimo dopo….

SBANG!

Un rumore assordante echeggiava per la casa., facendolo balzare dal letto. Era letteralmente impietrito…il corpo cominciò a non rispondere più ai comandi, la paura lo teneva bloccato. Poi…ecco un altro rumore, ancora più forte:

CRASH!

Sembrava rumore di vetri rotti. Il cuore del bambino cominciò a battere impazzito, instancabilmente ogni attimo.

“Mamma?”

Doveva andare da lei. Non poteva permettere alla paura di prendere il sopravvento su di lui. Si fece forza, e, silenziosamente, si alzò dal letto.
Girò lentamente la maniglia della porta, sino ad aprirla. Andò nel corridoio, completamente buio, se non fosse stato per qualche piccolo spiraglio di luce. La camera della madre era di fronte a lui… c’erano solo pochi passi a separali. Poi, improvvisamente, una mano emerse dal buio e si poggiò sulla sua piccola e tremante spalla, facendogli sobbalzare il cuore già inarrestabile. Non riuscì a trattenere un grido, che fu però soffocato dalla misteriosa mano:

<< Calmati, Jin! Sono io! >> disse lei sussurrando. Grazie al cielo era la sua mamma!
<< Mamma…cosa succede!? >> domandò lui, con voce ancora più sottile.
<< Non lo so! Tu resta qui…io vado di la a vedere! >>
<< No, mamma, non andare da sola! >>
<< Ma Jin, non è il momento di…! >>



SBANG! Il muro affianco a loro andò in mille pezzi, come se fosse esploso.
Dalla voragine fuoriuscì quello che sembrava essere qualcosa di molto pericoloso… ne la donna, ne il figlio, riuscirono più a spiccicare una parola.
La poca luce riuscì comunque ad illuminargli il viso.
A prima vista sembrava umano, ma osservandolo attentamente era impossibile non notare quegli occhi, rossi come il fuoco, incandescenti nel buio. La sua pelle era di uno strano colore, sembrava verde, e indossava uno strano e inquietante copricapo.

Quando cominciò a parlare con la sua rimbombante voce diabolica, i corpi dei due sfortunati cominciarono a tremare senza il minimo controllo.

<< Tu, donna…ho bisogno della tua anima… >>

Jun indietreggiò tirandosi il figlio con sé.
<< La mia anima!? Dannato mostro, ma cosa hai in mente di fare con la mia anima? >>

L’Ogre diede un potentissimo pugno di rabbia contro il muro, avanzando pericolosamente verso di loro:
<< …VOGLIO DIVORARLA! >>

Lei prese velocemente il figlio in braccio, e corse lungo il corridoio, evitando il gigantesco intruso.

Ogre li inseguiva con un’estrema facilità, tanto da riuscire subito ad acciuffarli, senza riuscirgli a dare la benché minima possibilità di allontanarsi a sufficienza da lui:

<< Allontanati, Jin! Va via! >> urlò la donna, divincolandosi inutilmente da Ogre.
<< No, mamma! Non ti lascio! >> disse Jin, che era riuscito a sfuggire ad Ogre.
Corse verso il nemico, e lo afferrò per una gamba: doveva assolutamente salvare sua madre!

<< Cosa credi di fare moccioso!?!? >>
In men che non si dica, Toshin scaraventò il giovane contro il muro con una velocità ed una forza mostruosa, tanto che una volta caduto a terra non ebbe la forza di rialzarsi.

“Devo…fermarlo! Devo…!”

<< Non preoccuparti, piccoletto, farò fare anche a te una brutta morte…una morte lenta e dolorosa! Sarà il fuoco a divorarti pian piano le ossa! >> disse il mostro, ridendo maligno, mentre le sue braccia stringevano sempre di più il corpo della donna.
Con le poche forze che gli restavano, Jin alzò il capo, guardando impotente ciò che avveniva di fronte a lui.
Come se fosse stato lo sguardo del mostro a volerlo, la casa cominciò velocemente a prendere fuoco.
<< BASTARDO! >> urlava in lacrime Jun, senza riuscire a muoversi dalla stretta mostruosa.
<< Dovresti gioire, stupida femmina, gioire! Il giorno della morte di tuo figlio sarà anche la tua! >>
Detto questo, Ogre con un gesto della mano aprì un piccola voragine sul soffitto sopra di lui.

La donna guardvava suo figlio, ancora in lacrime. Lucidi e illuminati dalle calde fiamme circostanti…
<< Bambino mio…! >>
<< MAMMA…! >> urlò Jin, allungando il braccio come per cercare di raggiungerla.

Fu un istante…

Ogre, prese letteralmente il volo e attraversò la voragine, portandosi via mia madre per quello che, purtroppo, sarebbe stato un viaggio senza ritorno.

Jin rimase lì, immobile e a piangere, mentre le fiamme cominciarono a crescere sempre di più. Sentiva dolori lancinanti su tutto il corpo, e il fumo e il caldo lo facevano star male come non mai…finché non cominciò man mano a perdere i sensi, e tutto intorno a lui cominciò a diventare stranamente buio…

Un buio e un silenzio agghiacciante…tutto ciò che riusciva a percepire era il battito sempre più debole del suo cuore. E le lacrime che non smettevano di scendere sulle guance.

“Mamma…perdonami…non ho saputo proteggerti…! Mamma…mamma…”

E’ difficile dire cosa provasse in quel momento. Un misto di tristezza e odio…odio per non esser riuscito a proteggere l’unica persona che lo abbia davvero amato. Ma soprattutto, odio per quel dannato mostro che gliel’aveva portata via.
Ormai lo sapeva: era spacciato. Aveva avuto una vita breve…ma almeno, grazie alla sua mamma, era stato felice. Cominciò a lasciarsi andare sempre di più… sempre di più…

Poi…accadde qualcosa.
Quel vuoto circostante non era poi tanto vuoto. C’era una presenza che non riusciva a vedere. Ma sentiva perfettamente che c’era, e che gli parlava. Non parlava con la voce. Era come se fosse un pensiero, qualcosa provenire direttamente da dentro di lui. Non aveva bisogno di parole per capirla.
Eppure, nonostante ci fosse questa strana sintonia tra di loro, non riusciva a fidarsi di lei. Era maligna, poteva percepirlo benissimo.


<< Vattene via… >> disse Jin, ancora steso a terra immobile. Sapeva che poteva sentirlo.
“Non puoi cacciarm” rispose una voce.
<< Cosa vuoi da me…? Chi sei? >>
“Sono parte di te. E tu lo sai.”
<< Parte di me…puoi spiegarti esattamente? E poi, lasciami morire in pace… >>
“NOI non moriremo. Ci salveremo insieme, io e te.”
<< Come fai a dirlo…? E poi…che senso vivere ormai? La mamma, molto probabilmente, non c’è più. Non c’è più nessuno che mi aspetta, ormai. >>
“Finchè ci sarò IO, non sarai mai solo. Jin…non vorrai davvero morire così?Non vuoi diventare forte…?”
<< Forte…per… >>
“Si. Per ucciderlo. Lo troverai e lo ammazzerai. E libererai tua madre…non è ancora detto che sia davvero morta!”
<< Io…potrei farlo? Ma come? Come faccio a diventare più forte? >>
“Con me puoi. Quindi, che ne dici…facciamo un patto”?
<< Un patto? Che tipo di patto? >>
“Diciamo solo che è un patto che ti farà diventare più forte…grazie a me. Ci stai?”
<< Ma…tu non sei buono. >>
“Io sono l’unico di cui puoi fidarti, sciocco. Grazie a me, vendicherai tua madre.”
<< Vendicare… >>
“Si. E lo ucciderai!”
<< …Lo ucciderò… >>
“Le tue mani saranno sporche del suo sangue!”
<< …SANGUE! >>
“SI! Fidati di me…legati a me...firma il tuo patto!”
<< SI! >>
Improvvisamente, il ragazzino sentì qualcosa dentro muoversi, procurandogli un dolore atroce, che terminava in un bruciore intenso sul braccio sinistro. Il bruciore sembrava divorargli il braccio, e poi man mano sempre più forte cominciò a sentir bruciare ogni parte del corpo, finchè…

--------

<< AHHHHH!!!! >>

Era disteso su un letto. Si alzò sulla schiena lentamente e con difficoltà...guardandosi attorno, capì di essere in una sala d’ospedale. Era imbottito di tubi, e la luce del sole che veniva dalle finestre gli facevano bruciare gli occhi. Inoltre, sentiva di avere qualcosa di molto strano. Si guardò le gambe, e più le guardava, più gli sembrava che si fossero misteriosamente allungate…e non solo quelle, ma anche le braccia, il torace…insomma, tutto il corpo era cresciuto. Era incredulo…!

In men che non si dica, dei passi veloci si avvicinarono sempre più. La porta della camera fu aperta da un’anziana infermiera con grossi occhiali:
<< Chi ha urlat….oh, cielo! Come ti senti figliolo!? >> disse, guardando Jin sbalordita come se fosse stato un qualche scherzo della natura.
<< Io…io sto bene! Ma cos’è successo? Mi sento così debole…! >> si accorse che anche la voce era “cresciuta”, non era più quella di un bambino.


<< Ci credo, giovanotto…sei stato in coma per quattro anni! E’ normale che, stando sempre fermo, le tue articolaz… >>
<< … QUATTRO ANNI !? >>
<< Si, figliolo, quattro anni! >>

Sembrava troppo assurdo per essere vero, doveva PER FORZA trattarsi di uno scherzo!

<< Ma…ma…a me sembra sia passato un attimo! Com’è possibile..!? Dov’è la mamma? Voglio vedere mia madre! >> era shockato, tanto che per un attimo non riuscì nemmeno a ricordare cosa era successo a Jun…un attimo che passò subito, purtroppo. Cominciò a ricordare ogni particolare di quella tragica notte che gli aveva rovinato la vita.

<< Stenditi e stà calmo, vado a chiamare il dottore! >> disse la donna, e corse via.

continua....

  
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