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Autore: AmyFallen    06/11/2011    3 recensioni
Amy X Mello, una storia d'amore tormentato che fa a botte tra realtà e fantasia, tra vita terrena e vita celestiale, tra umani e angeli, guerre in cui si rischia tutto...tra regole obbligatorie e l'amore, l'amore giovane di due ragazzi che lottano per non dividere ciò che è stato unito dal destino...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A World Where You Are

Capitolo 6

Spense il telefono,e aspettò le 02:30 era sicura che tutti dormissero, si tolse le scarpe per fare meno rumore e prese una siringa piena di sonnifero che aveva preparato lei stessa. Uscì di soppiatto dalla camera, scese piano le scale. Era tutto buio dovette utilizzare il suo sesto senso per fare attenzione a non inciampare in chissà cosa, magari in qualche giocattolo lasciato da un bambino poco attento. “Prima un piede, poi l’altro.” Ripeteva fra sé e sé.
Le scale erano finite e nessuno si era destato dal proprio sonno, né un bambino né un guardiano. Fece un sospiro e sorrise fiera di se. Continuò a muoversi cauta e raggiunse lo studio di Roger tirò le chiavi dalla tasca, si guardò intorno e il suo sguardo si bloccò alla finestra. Vide le ombre che fluttuavano leggiadre e componevano una scritta, riuscì a capire qualche lettera e numero. Scrissero: A16G76D46.
“A16G76D46 ? Ma… Cosa sta a significare?” Pensò.
Si girò a riflettere ma quando guardò per la seconda volta la finestra le ombre erano sparite. Così decise di non perdere tempo ed entrò nello studio dove incontrò Roger che fissava la porta immobile ed era illuminato da una luce lunare blu. Per poco la ragazza non emise un grido. La luce della luna dava un colore bianco agli occhiali dell’uomo, così rimase ferma a capire se avesse gli occhi chiusi o aperti. Lo capì subito dopo che Roger abbassò leggermente la testa e le disse:
“Sapevo che saresti venuta a frugare nel mio studio per scoprire qualcosa sui tuoi genitori.”
“Ti sbagli. Ero solo venuta a restituirti le chiavi. Sono già stanca di giocare a questo stupido gioco.”
Si alzò e si avvicinò alla ragazza.
“Amy, ma chi vuoi prendere in giro?”
La prese dal collo e la sollevò a circa 15 cm dal pavimento, lei si sentì un nodo in gola. Roger la sbatté contro il muro, le mancava l’aria, agitava i piedi, e tenendo la bocca aperta cercava di far entrare altra aria, ma invano.
Roger tirò fuori un pugnale, che sembrava avesse appena finito di affilarlo. Lui la guardò per un secondo negli occhi, lei li spalancò. In un attimo il pugnale si ritrovò nel fianco della ragazza. Strinse i denti e abbassò le sopracciglia fino a formare un’espressione di pianto e di dolore mescolati insieme. Riuscì solo a dire:
“S-sei un  b-bastardo.”
Il pugnale perforò più a fondo il fianco di Amy che cercò in tutti i modi di non urlare.
Roger sfilò il pugnale e la lasciò cadere. Si tenne il collo con le mani. Aveva la forma delle mani di quell’uomo.
“Ora sparisci e torna a dormire come fanno tutti.”
Amy poggiò una mano sul fianco insanguinato e l’altra la mise in tasca.
“Dopo di te… Roger!”
Sfilò in un istante la siringa e gliela iniettò nel collo. L’uomo cadde piano a terra, in un sonno profondo.
Dolorante la ragazza premette sulla ferita, prese le chiavi e si avvicinò di fretta ai cassetti di metallo che erano in quello studio. Tastò con le mani piene di sangue e finalmente riuscì ad aprire il
cassetto. Trovò le cartelline ordinate dalla A alla Z, riuscì a trovare la cartella ‘Fallen Amy’. La aprì piano e vide solo un foglietto con su scritto: “Molte cose sono nascoste sotto i tuoi occhi.”
“Molte cose sono nascoste sotto i tuoi occhi?” Ripeté.
“E che significa?”
Doveva affrettarsi, presto Roger si sarebbe svegliato e a quel punto era la fine.
Decise di guardare nelle tasche di Roger l’aveva sotto gli occhi qualche secondo fa. Niente. Rifletté.
“Ma certo!!” Esclamò.
Si diresse di nuovo verso il cassetto e con il pugnale cacciò un pezzo di legno rimovibile dal pavimento. Un altro indizio.
“Le luci del palco mostrano realtà e finzione, la realtà viene nascosta dalla finzione creando così una seconda faccia della verità.” Lesse nella mente.
“E questo?? Cosa significa ora?”
Rimase a rimuginare quelle parole, una dopo l’altra per qualche minuto, alternando lo sguardo dal foglio a Roger e viceversa, per assicurarsi che non si stesse svegliando.
“Le luci del palco sono i riflettori…”
Ragionò a bassa voce.
“Qui non ci sono riflettori…”
Guardò bene il soffitto per cercare qualche luce, girò lo sguardo e… all’improvviso fissò un punto, socchiuse gli occhi per mettere a fuoco da lontano.
“E quello?!”
Avvicinò la sedia della scrivania al muro e salì per controllare più da vicino…
“Un gancio!”
Lo stupore di Amy era immenso, cosa ci facevano con quel gancio che si mimetizzava benissimo con il muro, ed era così piccolo che non l’avrebbe visto nessuno??
“Sento di essere vicina, se qua c’è un gancio sicuramente va attaccata una luce che fungerà da riflettore. E visto che è piccolo ci va un filo piccolo. Ma dove sarà?”
Non si scoraggiava, sapeva che ce l’avrebbe fatta, ma doveva affrettarsi il sonnifero non sarebbe durato a lungo.
Prese dal cassetto una torcia e fece luce sul soffitto, vide un microscopico filo dello stesso colore del muro e lo seguì, portava a un lume affianco la finestra.
Non aveva mai visto accendere quella luce anzi, Roger diceva sempre che era fulminata e non sapeva cosa fare… adesso sapeva lei cosa farne di quella lampadina. La svitò e in un attimo si accese
di viola. Si riparò chiudendo gli occhi, quella luce era fortissima.
La attaccò al gancio e sul muro si vide una cornice con scritto A.F.
Spalancò gli occhi esterrefatta e impaurita.
“A.F. le mie iniziali!”
Riprese il pugnale e iniziò a tagliare lungo la parte fosforescente. La carta da parati si stava rompendo, quando finì ebbe davanti a se lettere e numeri. Solo una combinazione la divideva dalla verità.
“E ora? Che combinazione metto? Me la invento?”
Si scoraggiò.
“No, sono sicura che dietro quella porticina di metallo c’è la verità che aspetto da tanti anni, non posso abbandonare proprio adesso. Rifletti Amy rifletti! Che combinazione potrà essere?”
Fissò fuori la finestra, le ombre fluttuavano insistenti.
“Le ombre!!” Si battè sulla fronte.
“Ma che stupida! Come ho fatto a non pensarci?”
Digitò la password e la piccola porta si aprì.
Gli occhi le si illuminarono, era faccia a faccia con la verità. Prese la busta. Rimise lo studio in ordine e appoggiò Roger sulla sedia.
Chiuse piano la porta e salì di sopra.
Arrivata in camera si medicò la ferita e la ricucì con dei fili che c’erano nella cassetta del pronto soccorso, la fasciò e si sedette sul letto.
Aprì la busta.
Le foto dei suoi genitori e di lei quando era piccola.
“Come eravate belli.” Pensò mentre le lacrime scorrevano trasparenti sul suo viso.
C’erano carte scritte. Descrivevano come morirono i suoi genitori, preferì saltare quella parte.
Continuò a leggere velocemente fino ad arrivare in un punto:
“La discendenza di Desdemona Fallen appartiene alla famiglia degli Angeli Caduti, una famiglia di angeli scacciati dal paradiso che hanno origini diverse, è inserita nella categoria degli ‘Angeli
Caduti Protettori Di Umani’.”
Era spaventata. Ma continuò a leggere.
“La discendenza di Garreth Fallen appartiene alla famiglia degli Angeli Caduti, una famiglia di angeli scacciati dal paradiso che hanno origini dicerse, è inserito nella categoria degli ‘Angeli Caduti
Protettori Di Umani’.”
“Oh mio Dio…” Sussurrò.
“Amy Fallen, figlia di Garreth Fallen e Desdemona Fallen è un Angelo Caduto.
Sarà Protettrice di un umano all’età di 20 anni è obbligata a stare nell’orfanotrofio fino a quel momento.”
In quel momento tanti, troppi ricordi le tornarono in mente, immagini frasi volti tutto collegato alla sua vita da angelo caduto che i genitori non confessarono mai. Era tutto solo nella sua mente:informazioni, regole e riti per passare da un protetto ad un altro. Tutto invase la sua mente e, in una frazione di secondo sapeva più cose di quanto pensasse.
A seguito dei ricordi sussurrò.
“Che cosa?! Io non rimarrò fino a 20 anni! Andrò via di qui prima di quanto voi possiate immaginare. Io so già chi proteggere!”

  
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