Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Rosa di cenere     06/11/2011    1 recensioni
Tutto cambia, quando si viene confrontati con la morte... cambiano le persone, cambiano gli animi... in un certo senso cambia persino il mondo. Ma puo il dolore unire due persone che non hanno mai avuto nulla in comune?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Frugando tra i documenti del mio computer, ho trovato questa one shot, scritta di getto quest'estate ma che non ho mai avuto il tempo di pubblicare.
So che molti di voi stanno aspettando la continuazione della mia FF, ma vi chiedo di pazientare ancora un po' :) Prometto che, appena ne avro il tempo finiro di scriverla...
Ma adesso vi lascio leggere, sperando che qualcuno trovi qualcosa da dire al riguardo... qualsiasi cosa, ragazzi, io non vedo l'ora di parlare un po' con voi :D
Un abbraccio fortissimo dalla vostra Rosa di Cenere


Mai, nella storia di Hogwarts, si era vista una cosa del genere.
Lo sapevo per certo, in quanto la prima cosa che avevo fatto, una volta scoperto di essere una strega, era stata quella di racimolare quante più informazioni possibili sulla storia e le leggende della scuola.
 E ora -modestamente- potevo affermare di saperne più di molti altri, che avevano trascorso le loro infanzie tra le fiabe di Beda il Bardo e le partite di Quidditch, e non, come me, ascoltando le parole dei fratelli Grimm e giocando, con i piedi ben piantati per terra, a nascondino.
Forse era proprio questa consapevolezza –il sapere per certo che mai, prima di allora, le buie finestre del castello avevano assistito a quello spettacolo- che mi impediva di divertirmi come stavano facendo tutti gli altri. O forse era semplicemente un fattore genetico.
Hermione Granger non è fatta per festeggiare in modo sfrenato.
Non mi sembrava giusto essere li, dopo la fine di un anno scolastico a cui non avevo preso parte, per festeggiare una guerra che aveva lasciato dietro di sé un numero enorme di corpi senza vita.
Anche sotto il sole accecante di luglio, non riuscivo a dimenticare quello che ero stata costretta a vedere e a fare per sopravvivere. Non dimenticavo gli amici e i compagni che avevo perso nell’ultima notte di battaglia, e nemmeno i sacrifici che avevo dovuto compiere per mettere al sicuro la mia famiglia.
Seduta li, su quel sasso reso torrido dal sole, osservavo tutto da una prospettiva diversa.
Diversa da quella con cui l’avrei guardata solo un anno prima, diversa da quella con cui la guardavano tutti gli altri.
Le mie riflessioni vennero interrotte da dei passi pesanti e strascicati che si avvicinavano lentamente.
Quando alzai lo sguardo non fui sorpresa di vedere spuntare, da dietro una piccola collinetta, la zazzera rossa del mio ragazzo. Un sorriso cominciò a formarsi sulle mie labbra, ma la sua vita finì ancora prima di cominciare.
Il suo passo era a dir poco malfermo, la mano destra stringeva un boccale di Burrobirra il cui contenuto si dimezzava ad ogni falcata, finendo per la maggior parte sul suo petto e per il resto a bagnare il sentiero.
Quando si accorse che lo stavo guardando, lascio cadere il bicchiere a terra per salutarmi goffamente con la mano.
Non potevo credere che fosse davvero ubriaco come appariva, non era da lui.
Ma quando si lasciò scivolare pesantemente accanto a me, poggiando la testa sulla mia spalla, non potei che arrendermi all’evidenza. Se avessi chiuso gli occhi e non avessi tenuto conto della scena a cui avevo appena assistito, avrei benissimo potuto credere di essere stata magicamente catapultata in un negozio di liquori.
-Ron, mi vuoi spiegare per quale ragione sembri aver appena finito di farti un bagno in una vasca di superalcolici? Non mi sembra una mossa particolarmente furba, sai?- Per quanto volessi andargli incontro, cercare in qualche modo di non sembrare seccata dal suo comportamento infantile, il Prefetto che c’era in me ebbe la meglio. Andare alle feste per ubriacarsi non era proprio nel mio stile, e non potevo accettare che lo fosse per lui.
Lo allontanai con una leggera spinta, costringendolo poi a guardarmi negli occhi.
Le sue palpebre erano sul punto di cedere completamente, e la sua testa dondolava da una parte all’altra, apparentemente in balia della leggera brezza che giungeva dal lago. Per qualche strana ragione mi fece tornare alla mente uno di quei cagnolini dalla testa molleggiata che si mettono sui cruscotti delle automobili babbane.
-Allora?- lo incalzai, afferrandolo per le spalle e scuotendolo con vigore.
Per un millisecondo la sua carnagione pallida si tinse di un malsano verde, per poi virare al giallo e tornare improvvisamente normale, come se nulla fosse successo.
Ma l’esperienza doveva averlo reso più attento a quello che lo circondava, perché riuscì ad aprire un po’ gli occhi e a rivolgermi un altro sorriso sbilenco.
-Heilà Herm, come mai da queste parti? Là sotto credevano che avessi deciso di andare a chiamare qualche professore per metterci tutti in punizione …. – rise, rovesciando la testa all’indietro e tenendosi la pancia con le mani, non so se per timore di rigettare tutto quello che aveva ingurgitato o semplicemente per fare scena. Quando si accorse che non avevo capito la battuta la sua risata si spense in un attacco di tosse.
-Ma non devi preoccuparti, ho detto loro che non l’avresti mai fatto. Più che altro saresti capace di chiuderti in biblioteca per mesi, alla disperata ricerca di una formula che riporti in vita Silente, cosi che il più grande mago di tutti i tempi ci faccia vedere cos’è una vera punizione.-
Prima che l’ultima sillaba avesse il tempo di perdersi nel vento, la mia mano stringeva convulsamente la bacchetta, puntata alla sua tempia. Sentivo il sangue che fluiva rapido verso il mio viso, il cuore che pompava  a una velocità allucinante, le vene che gemevano e urlavano sotto la pelle.
-Vattene, Ronald. Prima che io possa fare quello che ho tanta voglia di fare, prima che il tuo deretano da ubriaco si ritrovi in uno stato peggiore di quanto non sia mai stato, prima che il contenuto del tuo stomaco si trovi sparso per tutta la valle.- la mia voce saliva di un ottava ad ogni parola, e dopo un attimo mi ritrovai ad urlare, le guancie in fiamme e gli occhi che bruciavano terribilmente.
Lui si alzò barcollando e mi rivolse uno sguardo di puro odio.
-Sai, Hermione, non abbiamo tutti un cuore di ghiaccio come il tuo. Là sotto – e indicò con dita tremanti la spiaggia sottostante. –Ci sono ragazze e ragazzi che hanno perso ogni cosa. Padri, madri, sorelle, fratelli morti sotto i loro occhi nei modi più terribili. Non hanno più una casa, o una famiglia da cui farsi consolare.
Hanno solo una bottiglia di qualcosa di forte e degli amici che condividono il loro stesso dolore. Ma tu non puoi capire. Che cosa hai perso in questa guerra?- e, voltatemi le spalle, se ne andò.
Il braccio che avevo teso minacciosamente verso di lui cadde a peso morto lungo il fianco. Le dita, ormai intirizzite dal lungo periodo chiuse attorno alla bacchetta, lasciarono di colpo la presa.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, eppure sentivo nel profondo che ognuna di quelle parole era vera.
Avevo lasciato che il mio cuore si intirizzisse fino a diventare un apatico pezzo di ghiaccio.
Eppure io ero una delle grandi fortunate, in quel mare di dolore che la guerra si era lasciata alle spalle.
Avevo visto morire amici e alleati, ma le persone a cui tenevo di più erano ancora in vita.
Mi nascosi il viso tra le mani, le lacrime che cominciavano a farsi strada fuori dagli occhi.
Non so quanto tempo trascorsi li da sola. So solo che ad un certo punto sulla mia spalla colsi un calore diverso da quello del sole, una pressione leggera che mi fece correre un inspiegabile  brivido lungo la schiena.
-Vattene, Ronald. Non puoi rimangiarti quello che hai detto, non servirebbe a niente.-
Una risata soffocata giunse dalle mie spalle, e fu solo allora che mi interrogai sulla vera identità del nuovo arrivato. Ma se non era Ron …. Di chi si poteva trattare?
-Sai, oggi mi sono permesso di osservarti.- quella voce … come poteva essere vero? Scostai le mani dal viso e mi ritrovai davanti una persona che mai e poi mai avrei potuto immaginare di trovarmi cosi vicino. Che cosa gli era successo? Che cosa lo spingeva a starsene li, seduto a pochi centimetri da me, una mano posata in un gesto affettuoso sulla mia spalla? Ero talmente sconcertata da tutto ciò, che mi dimenticai persino di quello che fino ad allora avevo provato nei suoi confronti. Tutto l’odio che mi ero sempre imposta di rivolgergli non aveva la forza di farsi avanti.
I miei occhi non vedevano più il solito Draco Malfoy, il ragazzo ricco e viziato che era passato dalla parte del male per volere del padre. No, in quel momento i miei occhi notavano tutt’altro.
I suoi occhi erano grandi come quelli di un bambino, del colore del piombo fuso. Le profonde occhiaie violacee che li cerchiavano avevano, in quel viso pallido, il potere di accentuarne la lucentezza. I capelli spettinati erano chiari come la luce del sole, la pelle sembrava liscia come la seta più pregiata. Gli zigomi, il mento, le labbra …. sembrava tutto frutto del lavoro di un maestro scapellino.
Lui, forse ignaro di questa mia battaglia interiore, forse troppo deciso a dire quello che voleva, continuò imperterrito a parlare.
-Ti ho vista qui, sola nonostante tutti i tuoi amici fossero riuniti per festeggiare. E ho capito che …. ho capito che sono stato un idiota, in tutti questi anni. Perché ti ho sempre vista come un’appartenente ad un’altra classe sociale, un essere inferiore e privo di interesse. Ti ho sempre rivolto parole di scherno e di odio …. che non mi appartenevano. E invece siamo cosi simili. Apparentemente non abbiamo perso nulla di realmente importante, in questa guerra. O almeno, questo è quello che pensano gli altri. Ma in realtà noi …. Noi abbiamo perso …. –
-….abbiamo perso noi stessi.- terminai io la frase, sempre al massimo dello sconcerto.
 
Non avevo chiesto nulla di quello che stavo ricevendo, eppure lui me lo stava dando.
Con dolcezza inaspettata, con premura, quasi temesse di potere sentire, da un momento all’altro, il rumore di un corpo fragile che si disintegra in mille pezzi. Come se sapesse che, in fondo, io ero proprio questo.
Un vaso di vetro abbandonato sbadatamente sul davanzale della finestra, in balia del vento e di uccelli dispettosi che sembravano bramare con tutti se stessi il momento in cui lo spostamento d’aria creato dalle loro ali piumate mi avrebbe fatta precipitare verso il terreno.
Non riuscivo a pensare ad altro, in quel momento.
Mi stai forse salvando, Draco Malfoy?
Era una domanda lecita, in fondo.
Cos’altro avrebbero potuto significare, quelle maledette labbra premute sulle mie?
No, maledette non era l’aggettivo esatto.
Benedette, è questo che sono, Hermione. Sono la prima benedizione che il cielo abbia deciso di regalarti da molto, molto tempo.
La guerra mi aveva insegnato tante cose, per la maggior parte delle quali avevo dovuto pagare un prezzo altissimo. Ma adesso stavo imparando un cosa che andava contro tutte le altre, ma che allo stesso tempo ne confermava la fondatezza.
Per la prima volta da tempo, la mia mente era completamente libera.
Non un solo pensiero, un risentimento o l’eco di una paura malamente repressa mi stavano disturbando.
Solo il sole che mi cuoceva la pelle, il rumore lontano delle onde che si infrangevano sulla spiaggia …. la sua lingua che gentilmente esplorava la mia bocca.
In quel momento capii il comportamento dei miei compagni, che bramavano un’estate di eccessi e di feste.
L’alcol annebbiava la realtà, nascondeva il dolore dietro la spessa tenda dell’ubriachezza. Fino a quando il suo effetto non se ne andava, il mondo appariva accettabile, le persone che se ne erano andate -lasciando buchi enormi nelle loro esistenze- sembravano più vicine.
Ma quando tutto questo finiva? Che cosa restava?
Solo un dolore più grande, una realtà più violenta di quanto non sembrasse in precedenza.
Mi accorsi di stare piangendo solo quando le labbra di Draco si allontanarono dalle mie per spostarsi sulla mia guancia, dove catturarono una lacrima solitaria.
Quello che dissi poco dopo me lo ripete sempre Draco, sorridendo e accarezzandomi i capelli.
-Ti prego, ubriacami per il resto dell’estate. Ubriacami per il resto della mia vita, ubriacami per l’eternità, per tutto il tempo che vuoi …. Ma ti prego, rimani con me. Sii la mia droga, la mia dipendenza, il mio vizio peggiore. –
Chissà quante altre cose avrei potuto dire, quante altre suppliche sarei riuscita a sciorinare, se lui non mi avesse chiuso gentilmente le labbra tra il pollice e l’indice.
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Rosa di cenere