Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    06/11/2011    10 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18. PRETESA DI VERITà.
 
 
 
Elena sorrise al suo ex ragazzo, mentre questo era intento ad aiutare la signora Flowers col the.
Matt si era legato davvero molto a quell’anziana signora, la trattava come fosse sua nonna e la signora Flowers ricambiava largamente i sentimenti del giovane: erano stupendi.
La ragazza uscì dalla cucina e vagò senza una meta per il pensionato, in cerca di Stefan.
Ma perché, se stava cercando il suo amore, era andata a finire davanti alla camera di Damon?
La porta era chiusa.
Facendosi coraggio la bionda bussò due volte. Nessuno rispose.
Aprì lentamente la porta ed entrò con passo incerto: Damon doveva essere fuori.
Ultimamente passava spesso le sue serate fuori di casa e ciò preoccupava molto Elena, soprattutto per il discorso dell’aurea del moro.
Aveva chiaramente sentito parlare Stefan con Damon sull’aurea di quest’ultimo, aveva visto un’espressione preoccupata sul viso della sua amica strega, ma quando aveva chiesto spiegazioni Stefan le aveva detto che non stava succedendo niente d’importante e che era semplicemente uno dei periodi di Damon.
Inoltre era da un po’ di tempo che Damon era… scostante.
Con suo grande rammarico, non le faceva più la corte come soleva fare e sembrava essere di cattivo umore.
E se fosse stata lei la causa del malumore del vampiro?
No, non poteva essere lei. Dopotutto, cosa gli aveva fatto? Niente!
E se Damon stesse soffrendo a causa sua?
Forse avrebbe fatto bene a mettere in chiaro che lei amava Stefan, a mentirgli riguardo ai propri sentimenti verso di lui… ma come avrebbe potuto? E, nel contempo, come avrebbe potuto dire a Damon “ti amo” se amava così tanto anche il suo Stefan?
Elena si sentiva una persona orribile.
Inciampò sbadatamente su qualcosa e, solo a quel punto, si accorse della grande confusione che c’era nella stanza.
Sembrava che fosse passato un uragano e quell’uragano, Elena ne era sicura, aveva il nome di “ira di Damon Salvatore”.
“Dovrei parlargli…” pensò preoccupata.
Sì, gli avrebbe parlato e forse avrebbe alleviato il tormento interiore che, probabilmente, Damon stava provando a causa sua.
 
 
<< Va tutto bene? >>.
La mora si avvicinò al vampiro, decisa.
Era visibile da un chilometro di distanza che Stefan fosse fortemente preoccupato da qualcosa.
Stefan le fece un sorriso tirato.
<< Sì, tutto bene Mer, grazie >>.
Meredith sorrise.
<< Per quanto mi costi dirlo, Damon ha ragione su una cosa: non sai per niente mentire, Stefan Salvatore >>.
Stefan le lanciò un’occhiata nervosa.
<< Beh, in ogni caso, se ti serve qualcosa di cui parlare… Anche se, probabilmente, lo dirai a Matt >>.
In effetti, Matt era il migliore amico di Stefan, quello con cui era solito confidarsi. Tuttavia, Meredith si era talmente affezionata al vampiro che se avesse avuto bisogno di qualcun altro con cui parlare, lei sarebbe stata lì.
Fece per andarsene ma la voce di Stefan la bloccò.
<< Meredith… Se io ti dicessi una cosa… Una cosa che riguarda qualcuno d’importante… se lo dicessi a te che sapresti non lasciarti trasportare dalle emozioni… S-se io ti chiedessi di mantenere un segreto, tu lo faresti? >>.
Meredith corrugò le sopracciglia. Non si aspettava una domanda del genere.
<< Qualcosa ti angoscia, non è vero? >> disse comprensiva, sedendosi accanto al vampiro e capendo che per quel giorno il pranzo con Alaric era rimandato.
Stefan la guardò per qualche secondo, indeciso se parlare levandosi un grosso peso e consolandosi con la saggezza di Meredith o se tacere per prudenza.
Sospirò.
<< Ieri Trevor ed io abbiamo scoperto una cosa terribile >> mormorò flebile.
Meredith annuì, incitandolo ad andare avanti.
Che cosa poteva mai essere successo per aver scosso così profondamente Stefan?
<< Damon è alleato con Shinichi e Misao >> disse tutto d’un fiato, come se si stesse liberando di un grosso peso.
Meredith ci rimase di sasso.        
<< Cosa? >> disse, sperando di non aver capito bene.
<< L’abbiamo sentito che discuteva nell’Old Wood con Shinichi… Parlavano di uccidere Trevor >>.
Meredith socchiuse gli occhi, aumentando ancora di più quel sentimento che provava per Damon dopo che aveva ridotto Bonnie, due anni prima, a uno straccio: il disdegno.
<< Dobbiamo dirlo agli altri! >> disse risoluta, alzandosi.
<< No, Meredith! >> Stefan l’afferrò per un braccio e la ragazza si bloccò seduta stante.
<< Sarebbe un caos e mancano solo quattro giorni al rito! Se Elena o Bonnie lo sapessero, ne sarebbero distrutte e non possiamo permettercelo! Matt reagirebbe in modo negativo come al solito e… Meredith, dobbiamo essere al massimo il giorno del rito o Fell’s Church verrà distrutta! >>.
Aveva ragione.
Meredith conosceva i sentimenti di Bonnie per Damon e ne sarebbe stata distrutta veramente, forse non avrebbe avuto nemmeno la forza di fare il rito.
Elena, che si fidava completamente del vampiro, non sarebbe stata al massimo delle sue forze psichiche e questo significava essere meno forti.
Matt… Beh, Matt sarebbe sicuramente andato verso una missione suicida attaccando Damon.
<< Hai ragione… Ma cosa intendete fare? >>.
Stefan sospirò nuovamente.
<< Trevor sostiene che i kitsune e Damon tenteranno sicuramente di uccidere Bonnie. Noi ci limiteremo a proteggerla tenendola lontana da lui. Per il resto dobbiamo fare finta di non sapere niente, dobbiamo aspettare il giorno del rituale per sconfiggerli. Anche se… forse dovremmo tentare di capire il loro piano: potrebbe andare a nostro vantaggio >>.
Meredith annuì lentamente.
<< A me non sembra che Bonnie e Damon stiano molto insieme ultimamente… anzi, è Trevor che sta sempre con Bonnie >> ragionò a voce alta la mora.
<< Sì, è Trevor che si occupa di proteggere Bonnie >>.
<< Stefan… non diremo niente a nessuno fino al rito, ma a quel punto? Tutti capiranno da che parte sta Damon, no? >>.
Vide lo sguardo del ragazzo farsi duro, carico di dolore.
Chiuse gli occhi e indurì la mascella.
<< Lo uccideremo, se sarà necessario a proteggere Fell’s Church >>.
Meredith si limitò ad annuire.
Voleva davvero fare qualcosa per Stefan, capiva quanto fosse difficile anche solo immaginare di uccidere il proprio fratello, nonostante tutte le divergenze che aveva con quest’ultimo.
<< Meredith, il the! >> sentì Elena chiamarla dalla cucina.
<< Cercherò di capire qualcosa sul piano di Damon e dei kitsune >> disse al vampiro e poi si diresse in cucina.
 
 
 
Bonnie si nascose dietro un albero, ridacchiando silenziosamente.
Era bello liberarsi un po’ la testa e passare un po’ di tempo piacevole, siccome quella settimana era stata un inferno.
Sentì un rumore alle sue spalle e si girò di scatto, lanciando un’ondata di potere che colpì il vuoto.
Bonnie sbuffò.
<< Uffa! Potresti farti prendere qualche volta >>.
Una risatina le rispose.
“Sì, ridacchia, ridacchia…”.
Bonnie ridusse gli occhi a due fessure, concentrandosi come mai aveva fatto prima in vita sua.
Si mosse piano e facendo attenzione a non farsi sentire.
“Ma dove diamine sta?”.
Un respiro leggero sul suo collo le diede la risposta. Senza pensarci due secondi, sgusciò via dall’abbraccio che le avrebbe fatto perdere il gioco e si allontanò di poco.
Velocissima, lanciò l’ennesima scarica di potere che questa volta centrò il suo bersaglio.
Trevor fu scaraventato atterrito addosso a un albero.
<< Sorprendente… >> mormorò, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
Bonnie lo guardò e rimase per qualche secondo senza fiato.
<< Sì! >> urlò, in preda all’euforia.
Sembrava una bambina di fronte a un regalo di Natale.
<< Ah! Non posso crederci! Finalmente! Io… Sì, ti ho battuto! >> era talmente felice che non riusciva a pronunciare una frase di senso compiuto.
Trevor ridacchiò davanti a quella visione, alzandosi in piedi e levandosi di dosso la terra che lo aveva sporcato.
<< Ragazzina, non farci l’abitudine… >> mormorò, ridendo sotto i baffi.
Bonnie si bloccò di colpo, sgranando gli occhi, come se si fosse appena accorta di ciò che era successo.
<< Oh mio dio, ti ho fatto male? >> disse, assumendo l’espressione di un cucciolo bastonato e correndogli contro.
<< Ehm… no! >> la tranquillizzò perplesso lui.
Per quale motivo Bonnie riusciva sempre a essere così… così innocente?
<< E poi cosa farai il giorno del rito? Fermerai il rituale per paura di fare male a Shinichi o a Misao? Ti ricordo che dobbiamo ucciderli… >>.
Le guance della ragazza diventarono porpora.
<< Beh, con loro è… diverso… >>.
<< E che c’è di diverso? >>.
La ragazza iniziò a torturarsi una ciocca di capelli, imbarazzata.
<< Loro sono demoni, tu sei… diverso >>.
Trevor sorrise dolcemente.
“No!Devi allontanarla” si rimproverò.
Giusto, non doveva mai dimenticarsene.
<< Beh… io direi che sei pronta >> concluse.
Era vero! Avevano finito ormai da una settimana con le sfere stellate: tutta l’energia che vi era dentro ora stava nel corpo di Bonnie.
I suoi poteri avevano raggiunto l’apice e, dopo una settimana di estenuante allenamento, la ragazza era in grado di usarli e controllarli.
Incredibile come fosse stata veloce.
E ora, era pronta al rito perché era stata in grado di sentirlo e batterlo in uno dei loro… allenamenti.
La ragazza sorrise raggiante e gli fece l’occhiolino.
<< Allora, signorino… Sono ancora una ragazzina? >> alzò la testa e assunse una posa orgogliosa che fece scappare un sorriso a Trevor.
Trevor ridacchiò. No, no che non lo era.
<< Beh >> velocemente andò dietro di lei e le cinse la vita, avvicinandosela, << Direi proprio di sì >> le sussurrò all’orecchio facendola arrossire.
Si sentì liberare dalla stretta e si voltò.
Trevor era sparito.
<< Trevor! >> urlò a segno di protesta, consapevole che il vampiro fosse ancora nei paraggi e potesse sentirla.
Ridacchiò, scuotendo la testa rassegnata ai comportamenti del vampiro che tendeva a sparire improvvisamente.
Afferrò da terra il suo giacchetto e s’incammino per la stradina all’interno dell’Old Wood, diretta a casa sua.
Era pronta e lo sentiva. Sentiva che i suoi poteri erano al massimo della forza e li sentiva scorrere, defluire come il suo sangue. Era una sensazione magnifica.
“Ora sono davvero una strega” pensò.
Se era orgogliosa da un lato, dall’altro qualcosa, in quell’affermazione, la turbava profondamente. Nonostante fosse consapevole della sua forza, quella brutta sensazione che le diceva che tra quattro giorni sarebbe successo qualcosa di terribile continuava a persistere.
Era vero, ora era un potente strega ma… ma niente era cambiato.
Lei non si sentiva ancora completamente matura, era come se un pezzo di se stessa le mancasse.
“Chissà cos’è” si domandò, pensierosa.
Inoltre aveva deciso che, dopo il rituale, avrebbe abbandonato per sempre i suoi poteri e, forse, se ne sarebbe andata da Fell’s Church.
Dopotutto, niente la intratteneva lì.
Meredith le aveva detto che si sarebbe sposata con Alaric e, probabilmente, se ne sarebbe andata da Fell’s Church.
Matt sarebbe partito per il college, sicuramente.
Elena prima o poi si sarebbe fatta trasformare.
Damon… Damon non faceva più parte della sua vita ormai.
Sì, si sarebbe trasferita e avrebbe pensato al suo futuro e, era sempre più convinta, che i suoi sentimenti di affetto per Trevor stessero crescendo molto, diventando qualcosa di più…
Un rumore alle sue spalle la fece fermare.
Alzò gli occhi al cielo e si girò.
<< Trevor, se fai così tanto rumore è normale che io ti s… >> la voce le morì in gola.
Davanti a lei, di nuovo, c’era la ragazza con i capelli rossi che la fissava con quegli occhi di ghiaccio.
Bonnie deglutì, consapevole che sarebbe scomparsa come sempre. Si voltò dall’altra parte e camminò svelta, sentendo le lacrime che iniziavano a scorrerle sulle guance.
Non ce la faceva più.
In quella settimana, quella ragazza la stava ossessionando. Era sempre lì.
Nei suoi sogni, nella sua camera, per la strada, quando era sola… Si faceva sempre vedere e Bonnie iniziava davvero ad avere paura.
Non voleva parlarne con nessuno ma non poteva nemmeno continuare così.
Corse verso casa più in fretta che poté, sapendo perfettamente cosa doveva fare.
Ricacciò le lacrime indietro e si fece coraggio: era o non era una strega, ora?
Avrebbe scoperto cosa voleva quella ragazza da lei.
Entrò, dopo una decina di minuti, in camera: in casa non c’era nessuno.
Afferrò il Grimorio di sua nonna e lo sfogliò finché non trovò ciò che faceva al caso suo, come stava programmando da una settimana.
“Trance per contattare dei fantasmi”.
Le lettere scarlatte spiccavano sulle pagine giallognole.
Bonnie era giunta alla conclusione che quella ragazza doveva essere un fantasma.
Le parlava solo nei sogni e se, quando era sveglia, Bonnie le chiedeva qualcosa questa non rispondeva.
Non poteva toccarla. Appariva e scompariva come e quando voleva.
Sì, doveva essere un fantasma.
Rilesse per la seconda volta l’incantesimo che aveva fatto per richiamare il fantasma di Honoria Fell.
Questa volta era potente e avrebbe funzionato, nonostante non fosse vicino al corpo della persona con cui doveva parlare.
Prese da un cassetto dell’incenso e scese in giardino a raccogliere un po’ di rugiada dall’erba: fortunatamente era ancora abbastanza umido.
“Tre gocce di sangue di vampiro, per rendere più efficace l’incantesimo”.
Bonnie si morse un labbro. Fantastico… e ora?
Beh, non erano necessarie no? Erano per rendere più efficace l’incantesimo, così c’era scritto.
Bonnie sperò con tutta se stessa che fosse davvero così e che, senza quel sangue, l’incantesimo funzionasse veramente.
“Un oggetto appartenuto alla persona da evocare”.
<< Cavolo! >>.
E ora? Cosa avrebbe mai potuto prendere che appartenesse a quel fant…
<< Aspetta un attimo… ma certo! Il Carillon! >>.
La ragazza aveva sempre quel carillon in mano e Bonnie si era convinto che appartenesse a lei.
Corse verso il suo comodino e prese il prezioso carillon dal cassetto.
Sorrise, sollevata.
Preparò il tutto e strinse in modo saldo l’oggetto appartenente al fantasma.
“Speriamo funzioni”.
Si concentro, sentendo il potere defluire in tutto il corpo. Respirò profondamente e iniziò a pronunciare la formula.
In pochi secondi cadde in trance.
 
 
 
Meredith entrò nel profondo silenzio del salotto della Pensione, dopo aver salutato Elena, Stefan e Matt (che stava vivendo al pensionato).
Non era troppo sorpresa dalla rivelazione di Stefan, ciò che le premeva di più, a dir la verità, era la salute di Bonnie.
Doveva assicurarsi che Damon non le facesse nulla ed era proprio per questo che, in qualche modo, avrebbe dovuto scoprire il piano del vampiro e dei kitsune.
L’idea che volessero uccidere Bonnie era davvero molto probabile, ma allora cosa stavano aspettando? Perché non l’avevano già fatto? Perché aspettare così tanto tempo? No, doveva esserci qualcos’altro sotto: c’era qualcosa che non quadrava in tutta quella faccenda.
Si bloccò improvvisamente, accorgendosi solo in quel momento di una presenza nel salotto.
<< Oh, Miss Inquietudine! >> la salutò sarcasticamente il diretto interessato dei suoi pensieri.
Meredith gli fece un cenno, rimanendo nella sua solita impassibilità.
Damon era intendo a versarsi un liquido rosso, parecchio scuro, in un bicchiere di cristallo senza fare troppa attenzione alla ragazza.
Suo malgrado, Meredith storse il naso quando si accorse che era sangue umano.
Quella sì che era un’occasione giusta per attaccare bottone con Damon e avere qualche informazione… ma da dove cominciare?
<< Damon, hai visto Bonnie? E’ tutto il giorno che non la sento >>.
<< Devo chiamare la polizia? >> domandò pungente.
“Strano…” pensò Meredith. Damon sembrava scorbutico e la cosa strana era che lo mostrava esternamente.
<< Probabilmente sarà ad allenarsi con Trevor >> disse, scuotendo la testa e facendo per andarsene.
Secondo i suoi calcoli, se Damon era minimamente interessato a Bonnie, se avesse voluto ucciderla, avrebbe bloccato Meredith e chiesto indirettamente delle informazioni sulla rossa.
<< Passa parecchio tempo con l’Ossigenato… La Streghetta… >> disse indifferente Damon, ma Meredith sapeva che sotto quella frase c’era puro interesse.
Eppure, non aveva senso il fatto che Damon fosse lì in quel salotto a bere sangue! Non sarebbe dovuto essere a controllare Bonnie, in modo da sfruttare la prima occasione che gli si presentava?
Mancavano solo quattro giorni al rito… cosa stavano aspettando a ucciderla?
“Qui qualcosa non quadra…”.
<< Beh, hanno un certo feeling >> notò, sottintendendo che quello tra i due era molto più che semplice feeling.
<< Non mi dire >>.
Quella era o non era amarezza?
Meredith sgranò gli occhi perplessa. Quella sì che era nuova: Damon amareggiato per il rapporto tra Trevor e Bonnie. Quello non sembrava il comportamento di un omicida, ma di un amico geloso.
Forse avrebbe potuto provare…
<< Pensi che dovremmo fidarci di Trevor? >>.
Damon si girò, finalmente, a guardarla negli occhi, completamente sorpreso.
<< Beh, voi dell’allegra compagnia avete deciso di farlo, no? >>.
<< Sì… Ma, se ci fosse una talpa dentro il nostro gruppo sarebbe un disastro… Insomma, saremmo tutti a rischio… >> insinuò.
Damon socchiuse gli occhi sospettoso. Forse Meredith stava osando troppo, così si faceva scoprire.
<< Ti riferisci a qualcuno in particolare? >> domandò, posando lentamente il bicchiere di sangue.
Meredith scosse la testa e lasciò cadere il discorso.
<< Era solo una cosa che stavamo pensando io e Matt… >>.
Damon continuava a guardarla con fare indagatore.
<< Beh, vado a cercare Bonnie. Inizio seriamente a preoccuparmi >>.
Uscì tranquilla dalla sala, lasciandosi Damon alle spalle.
“Sono stata troppo avventata… e in più non ho scoperto niente, se non che qualcosa continua a non quadrare” pensò. Sperava che Damon non tenesse troppo in considerazione quelle domande.
 
 
Damon volò alto, sentendo il vento che gli lisciava le lucide penne nere.
Aveva molte domande nella sua testa e iniziava anche a nascere un dubbio che lo irritava da morire: cosa pensava Miss Inquietudine?
Quelle domande lo portavano a un’unica conclusione. Aveva parlato di una talpa e Damon sentiva come la sensazione che si stesse riferendo a lui.
“Pensano che io li tradisca… ma perché?”.
Chissà, forse si sbagliava. Lasciò perdere quel pensiero e si concentrò su qualcosa che gli sembrava assai più premente.
In primis, perché si era lasciato sfuggire davanti a quella ragazza angosciante quel tono amaro?
Perché aveva mostrato il fatto che si fosse offeso?
Poi, ovviamente, con le sue grandiose qualità da attore era riuscito a camuffare il suo tono, ma anche il solo fatto che non fosse riuscito a tenere del tutto la sua maschera lo preoccupava.
Era passata circa una settimana da quando non vedeva l’Uccellino e, a forza di cacciare belle donne e testare il suo sex appeal sull’altro sesso, il suo sentimento di orgoglio era cresciuto a dismisura e aveva dovuto ammettere di essersi sentito offeso dalle parole di Bonnie. Ma non era semplicemente offeso.
Si sentiva… perso. Era come se, quando Bonnie gli aveva detto che ormai lui non faceva più parte della sua vita, qualcosa si fosse rotto, come se mancasse una parte nella sua anima. Ma questo era assurdo.
Perché gli sarebbe mai dovuto interessare i pensieri di un piccola sventurata umana? No, questo non era possibile.
“Menti sapendo di mentire”.
Damon avrebbe voluto soffocare quella vocina fastidiosa che sembrava essere la sua coscienza.
“Io non ho una coscienza” pensò austero. Era vero, lo dimostrava il modo in cui aveva usato e si era approfittato di tutte quelle donne in una sola settimana, lo dimostravano anche tutti i delitti che aveva commesso nella sua esistenza.
Damon Salvatore non poteva provare qualcosa per una creatura così innocente.
“Prima ammetti di tenere a lei, prima le cose saranno più semplici”.
“No!”.
Ecco, perfetto, stava impazzendo. Ora parlava anche da solo, di nuovo.
“Io non tengo a nessuno tranne che a Elena” pensò risoluto, per l’ennesima volta in quella settimana. Si sentiva un’idiota e questa sensazione non gli piaceva.
Solo dopo alcuni minuti si accorse che stava sorvolando l’Old Wood in cerca di qualcosa in particolare: una massa di capelli rossi che aveva l’odore di fragole.
Non fu difficile trovarla, l’odore era inconfondibile, ma per un secondo preferì non averlo fatto.
La trovò che veniva abbracciata alle spalle da Trevor.
“I vampiri possono vomitare?”. Chissà… forse non era del tutto strano che avesse la nausea.
Ma ciò che sentiva, in realtà, era un profondo sentimento di… gelosia?
“No, questo non è possibile! Devo essere impazzito!”.
Ma proprio mentre stava per intervenire senza pensare per staccare i due, Trevor sciolse velocemente l’abbraccio e sparì dirigendosi verso il cuore dell’Old Wood.
Damon lo seguì ma, pochi secondi dopo, si ricordò di un piccolo particolare che aveva trascurato: Bonnie.
Invertì immediatamente senso di marcia e la trovò che percorreva in tutta furia la strada che portava dall’Old Wood a Fell’s Church. Sembrava sconvolta.
Quando raggiunse la casa della strega si appollaiò sull’albero davanti alla finestra della rossa.
In quella settimana non aveva visto Bonnie neanche pochi istanti, aveva deciso di evitarla, di non pensare a lei, di sotterrare quei sentimenti che sembravano scuotere l’anima oscura di Damon come una burrasca.
Eppure, più le stava lontana, più la situazione peggiorava.
Sentiva crescere la rabbia, l’orgoglio ferito, il… il dolore…
Sentiva che voleva vederla, ma non avrebbe sopportato di vedere ancora gli occhi del suo Uccellino, quello che salvava sempre e che era stata l’unica a non giudicarlo mai, pieni di odio come quella sera.
Era incredibile di come nemmeno i momenti senz’altro piacevoli che aveva condiviso in quella settimana con Elena non gli avessero dato un po’ di pace dal pensiero di Bonnie.
Damon osservò la ragazza che stava sfogliando un libro in modo interessato.
La vide scendere in giardino e raccogliere un po’ di rugiada dai fili d’erba.
Che diamine doveva farci con la rugiada?
La vide prendere dell’incenso e consultare più volte il libro.
Solo quando la vide chiudere gli occhi e rimanere rigidamente seduta, capì che cosa stesse facendo.
Entrò in camera della rossa, consapevole che, essendo in trance, non se ne sarebbe accorta.
Ne approfittò per avvicinarsi a lei. Si trasformò in umano e la osservò da vicino.
Sentiva come un richiamo verso di lei.
Era seduta sul bordo del letto, le mani abbandonate sulle gambe.
S’inginocchiò per guardarla meglio in volto. Si soffermò sulle labbra piene e accattivanti…
“No!”.
No, non se ne sarebbe approfittato.
Sospirò involontariamente. Il suo sguardo cadde sulle mani pallide.
Ne toccò delicatamente una, avrebbe giurato di stare tremando leggermente.
La sua pelle era gelata.
Sembrava quasi morta, una morta seduta.
Damon fece una smorfia. Pensare a Bonnie, sempre così piena di vita, morta era un paradosso, un pensiero impossibile.
Chiuse tra le sue mani quella piccola di Bonnie, rabbrividendo di piacere per quel contatto.
Sentiva il sangue, quel nettare vitale, scorrere in tutte le vene della ragazza e capì che… non gli importava nulla del suo sangue!
Era quella pelle, quei capelli color del fuoco, quelle labbra, quegli occhi come il cioccolato fuso…
<< Ora, ora. Là, là >>. Due occhi da cerbiatto, ricolmi di paura, lo guardavano spaesato.
Damon aggrottò le sopracciglia. C’era qualcosa, qualcosa che doveva ricordare.
<< Ooh, magnifico… >>
<< Prego? >>
<< Volevo dire: Ooh, mi hai salvata! >>
<< Beh, ti ho aiutato >>.
Quella era Bonnie, ma era ancora una piccola bambina… un piccolissimo Uccellino indifeso.
Il bacio più dolce che avesse mai ricevuto – il più sexy. *
Damon si ritrasse, sobbalzando.
Ma certo, la biblioteca, i lupi mannari…
Come aveva potuto dimenticarsene?
Il primo incontro con Bonnie, la prima volta che aveva visto in vita sua l’Uccellino. Lei non se ne ricordava perché lui le aveva cancellato la memoria, ma lui avrebbe dovuto ricordarselo.
“L’ho salvata anche in quell’occasione” ricordò, lasciandosi sfuggire un sorriso. “E lei mi ha baciato…”.
Damon si alzò in piedi. Toccò delicatamente con una mano la guancia della ragazza, indugiando nell’accarezzarle il mento.
“Ma ora, non avrai mai più un suo bacio… Ora che non ne vuole più sapere niente di te”.
Damon voleva ringhiare, afferrare Bonnie, abbracciarla, sentirla e nello stesso tempo voleva che lei, semplicemente, sparisse portandosi tutti quegli strani sentimenti che c’erano in lui via con sé.
Quegli occhi lo avevano colpito fin dal loro primo incontro, prima che tutto iniziasse, prima ancora che conoscesse di persona Elena.
Quegli occhi lo confondevano, creavano dei cambiamenti che Damon non desiderava avere, ma che ormai non poteva più ignorare.
“Io non ci tengo a lei!Non me ne importa niente!” pensò staccandosi dalla ragazza.
“E lei non tiene a te…” aggiunse quell’odiosa vocina, “lei è di Trevor ormai.Non le avrà dato il suo sangue, ma si è concessa…”.
Damon serrò la mascella.
Poi si trasformò in corvo e uscì nella notte.
“Hai rimosso completamente quell’incontro… Perché?”
Forse la risposta si trovava in ciò che si stava scatenando in lui.
 
 
 
Si trovava nella camera, dove aveva incontrato per la prima volta il fantasma.
Questa volta era Bonnie a essere seduta davanti allo specchio.
Bonnie guardò il carillon che aveva tra le mani e si girò, cercando la ragazza.
Era lì, in piedi, con il vestito bianco sporco di… di sangue?
La osservava, in modo innocente e spaventato.
<< Bonnie? >> la sentì domandare flebile, come se fosse sorpresa nel trovarla lì.
La strega si alzò in pochi secondi e mosse un passo verso la ragazza.
<< E’ tuo? >> domandò porgendole il carillon, sorprendendosi per la decisione della sua voce, priva di paura.
La ragazza si limitò ad annuire.
<< Chi sei? >> domandò di nuovo.
Lei la guardò preoccupata, vide le sue labbra tremare leggermente ma non rispose.
<< Cosa vuoi da me? >>.
La guardò con aria malinconica.
<< Voglio proteggerti… Devi stare lontana, Bonnie! >>
Bonnie sussultò. Non poteva credere che le avesse risposto.
<< Lontana da cosa? Da chi? >>.
<< Da… >> la vide voltarsi dietro e scrutare il buio, iniziando a tremare.
<< Te ne devi andare! Non farlo! Non fare quel rito! >>.
Bonnie deglutì. Ma di che diamine stava parlando?
<< Cosa stai dicendo? Perché no? >>.
Elise iniziò a piangere, scuotendo la testa e allontanandosi.
<< Aspetta! Ti prego! >> disse Bonnie disperata, avanzando verso di lei.
Improvvisamente fu costretta a fermarsi.
Dietro alla ragazza era apparsa un’ombra che l’aveva afferrata dalle spalle.
Il fantasma si dimenò, urlando e continuando a piangere.
La strega non ne era del tutto sicura, ma quell’ombra aveva l’aurea di Misao.
Bonnie era paralizzata. Voleva aiutarla ma non riusciva a muoversi.
La ragazza tutto a un tratto si fermò e la guardò negli occhi.
Fu stranissimo.
Era come se Bonnie avesse perso completamente il controllo della sua mente. Sentiva la testa esploderle dal dolore.
Una serie d’immagini iniziò a scorrerle nella mente.
Erano ricordi, ma non suoi: la ragazza le stava mandando dei ricordi telepaticamente.
Fu come se fosse stata abbagliata dai fari di una macchina, per qualche secondo non vide niente.
Poi, pian piano, un’immagine si fece nitida nella sua mente.
Era in un prato con l’erba molto alta. Sentiva una brezza estiva carezzarle il volto.
Davanti a sé c’era una bambina. Dire che fosse bella era un eufemismo.
Era la bambina più bella che avesse mai visto in vita sua. La faccia era paffuta, gli enormi occhi azzurri erano intenti ad analizzare una piccola margherita che cresceva nel prato. I capelli boccolosi, rossi e non troppo lunghi erano mossi dal venticello ed erano accompagnati dal suono di una campanellina. Era vestita come fosse in un’altra epoca e al collo portava un ciondolino che a Bonnie era familiare.
<< Elise… >> sentì chiamare in lontananza da una voce dolce, troppo bassa per distinguere se fosse maschile o femminile.
La bimba si voltò, con la faccia meravigliata come se si fosse appena accorta di qualcosa e, solo per un attimo, i suoi occhi innocenti e puri incontrarono quelli di Bonnie.
Per la seconda volta Bonnie vide solo bianco, mentre piano piano un’altra immagine si formava nella sua mente.
Una ragazzina di nove anni piangeva, mentre era accovacciata dietro una roccia. Bonnie intuì che doveva essere la bambina di prima, solo cresciuta.
Stringeva tra le mani un carillon, lo stesso carillon che aveva il fantasma, e tentava di trarne conforto canticchiando tra i singhiozzi una melodia dolce, la stessa melodia che Bonnie aveva sentito dal carillon.
Un rumore fece tremare la bambina, che si coprì la bocca con le mani per evitare di urlare. Bonnie riusciva a sentire dentro sé il terrore che assediava la piccola.
Di nuovo l’immagine cambiò, accecando la mente di Bonnie.
Questa volta davanti a sé c’era un’adolescente, intenta a sfogliare con interesse un voluminoso tomo dall’aria molto antica.
Si rigirava tra le dita il ciondolino e, accanto al pagliericcio su cui era sdraiata, si trovava il carillon.
La ragazza chiuse gli occhi e si concentrò. All’improvviso un bastoncino, che si trovava davanti al pagliericcio, prese fuoco. La rossa sorrise entusiasta e Bonnie sentì la felicità e l’orgoglio per se sessa crescere in lei. Ormai ne era sicura: provava l’emozioni che aveva provato la ragazza dai capelli rossi.
L’immagine cambiò nuovamente.
Questa volta l’adolescente era cresciuta per diventare la ragazza che stava ossessionando Bonnie, il fantasma.
Si trovava distesa sul prato e, accanto a lei, c’era un ragazzo che Bonnie non riusciva a vedere bene. Lei le diede un bacio sulla guancia e gli porse il ciondolino che, nelle immagini precedenti, aveva avuto al collo.
La scena cambiò ancora una volta.
Questa volta la ragazza era davvero bellissima, vestita con un lungo abito da sera e aveva una maschera in mano. Il ciondolo non era al suo collo.
Guardava con un sorriso magnifico un uomo, con il volto coperto da una maschera, che con i canini appuntiti esposti prendeva dolcemente per la vita la ragazza che arrossì violentemente.
Senza che Bonnie venisse abbagliata nuovamente dalla forte luce, un frammento, un’immagine istantanea le passò nella mente, molto velocemente ma non abbastanza da non far gelare il sangue della strega nelle vene.
<< Elise! >>
Si risvegliò dalla trance e si ritrovò nella sua camera, mentre ansimava disperata.
Aveva capito che quelle immagini dovevano essere i ricordi che il fantasma le aveva telepaticamente inviato.
Non ci aveva capito niente, ma quell’immagine era ancora nitida nella sua mente.
Era stata istantanea e non duratura come le altre, ma Bonnie poteva ricordare con esattezza ogni particolare.
La ragazza era distesa sul pavimento di cotto, con gli occhi spenti rivolti al soffitto e i capelli rossi che erano intrisi di sangue.
Bonnie avrebbe giurato che ogni singolo centimetro del corpo della ragazza, tranne il viso e il resto del corpo sotto la vita, fosse ricoperto di sangue.
Bonnie non aveva sentito niente e, per un attimo, era stato come se non potesse respirare, non potesse pensare e non potesse provare nulla.
Era come se fosse morta.
Ciò che la colpì di più era che la ragazza non fosse sola.
C’era qualcuno, un ragazzo, che continuava a scuotere il corpo in modo violento, piangendo e urlando un solo nome: “Elise”.
Ma non era un semplice ragazzo. Ormai ne era certa: quello era Trevor.
Aveva visto il dolore, il panico e l’odio in quegli occhi ricolmi di lacrime.
Aveva sentito lo strazio nella sua voce.
Bonnie guardò il ciondolo e il carillon.
E. V.
“E… E per Elise?”.
Bonnie si alzò sconvolta e, dopo essersi assicurata che non sarebbe svenuta per lo shock corse come una furia verso l’Old Wood.
Non sapeva dire per quanto cercò Trevor, ma alla fine lo trovò che stava tranquillamente seduto sopra un acero.
<< Ragazzina >> la salutò sorridendo, ma immediatamente il sorriso scomparve vedendo la faccia della ragazza.
<< Bonnie… va tutto bene? Sei pallida come… >> iniziò, venendole incontro.
<< Chi è lei? >>.
Vide Trevor irrigidirsi e rilassarsi immediatamente. Gli occhi, due fari blu, erano impassibili.
<< Pardon? >> domandò, lasciando da parte il suo tono gentile, e corrugando la fronte.
<< C-chi è Elise? >>.
Si tradì. Sgranò gli occhi per qualche secondo e divenne tremendamente pallido.
<< Non so di che cosa tu stia parlando >> rispose freddo e distaccato.
<< Trevor, non mentirmi! >>.
Sentì calde lacrime radunarsi sulle sue ciglia. Era troppo sconvolta per non riuscire a piangere.
Non avrebbe mai saputo dire cosa provasse esattamente.
Si sentiva tremendamente confusa, aveva paura, sentiva un senso di angoscia crescerle all’altezza del petto. Ma c’era dell’altro: si sentiva minacciata. Quella ragazza… Elise… Le aveva chiaramente detto di non fare il rito e la voleva avvertire di stare attenta a qualcosa, ma non aveva specificato cosa.
Senza considerare che qualcosa in quei ricordi l’aveva profondamente turbata. Sentiva che doveva aiutare quella ragazza, riusciva a percepire la sua solitudine e il suo dolore.
<< Non sono stupida! Io… Io ti ho visto, nei suoi ricordi! Trevor, mi sta perseguitando e io… io pretendo di sapere chi è! >> sbottò, ma più che un ordine le frasi le uscirono come una richiesta disperata.
Iniziò a singhiozzare.
Vide Trevor che si ritraeva sconcertato dalla visione di Bonnie in quello stato, vide per alcuni secondi il suoi occhi confusi e pieni di… preoccupazione? Cos’era quell’ombra oscura dentro il suo sguardo?
Sospirò.
Sembrava che Bonnie l’avesse posto davanti a una scelta cruciale: dirle la verità oppure non farlo.
Tuttavia, all’ennesima lacrima che scese dagli occhi nocciola della strega, Trevor sembrò essere abbattuto e le asciugò dolcemente la piccola lacrima che le segnava il volto.
<< Si chiamava Elise Vladimir >> disse in un sussurro che si confondeva con l’oscurità di quella notte e con l’oscurità della sua anima.
 

 
 

*angolo autrice *
 
*Le parti in corsivo sono riprese direttamente da After Hours. Se non l’avete letto, per capire di cosa parlo, dovreste farlo anche perché è una Donnie da non perdere ed è scritta direttamente dalla nostra Lisa! Comunque, in breve si svolge prima di tutta la storia (anche quella del primo libro) e ci mostra che Damon ha incontrato e conosciuto prima Bonnie di Elena e il resto del gruppo (escluso Stefan, ovviamente). Parla di Bonnie che viene attaccata da dei lupi mannari e di Damon che non conosce la nostra streghetta ma la salva ugualmente e decide di non approfittare di lei. In cambio l’aiuta a scrivere una relazione e riceve addirittura un bacio. Infine le cancella la memoria.
 
 
 
Buongiorno!
Eccomi qui che aggiorno! Dai, ultimamente non scompaio per interi mesi!
Ebbene sì, siamo giunti al culmine della storia.
Finalmente si scoprirà, nel prossimo capitolo (che è interamente incentrato sulla storia di Trevor ed Elise) chi è questa misteriosa ragazza. Sono curiosa di sapere voi cosa ne pensate. Chi è Elise?
E, come già sapevamo, Misao tenta di controllarla ma, ahimé, questa volta non ci è riuscita.
Parlando di Meredith, in questo capitolo è stata imprudente, anche se sarà un’imprudenza che servirà molto a Damon.
Damon. Beh, Bonnie ha lanciato una bella bomba e nemmeno se n’è accorta. Diciamo che il vampiro è stato a ribollire per una settimana e, nonostante tutto, continua a negare la palese verità. Ma ormai è troppo tardi, vi assicuro che non reggerà molto e che fra due capitoli avremmo una bella scena Donnie che, spero, stavate aspettando da tanto e finalmente Damon capirà qualcosa in più su Trevor.
Tuttavia, ci sono ancora molte domande a cui rispondere e Trevor dirà davvero tutta la verità?
Penso che il prossimo capitolo sarà abbastanza corto perché è solo la storia di Elise, ma se ci aggiungo altre cose poi ci sono troppe informazioni in mezzo.
Stiamo giungendo (finalmente) alla fine di questa ff. Grazie mille a tutti che continuate a seguirvi.
Fatemi sapere che ne pensate (anche se non è che in questo capitolo succeda granché, tranne per ciò che riguarda Elise).
Un bacio e alla prossima!
 
 
Amily

   
 
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