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Autore: Ashleigh    06/07/2006    15 recensioni
Missing Moment da HBP - Romilda Vane s'informa a proposito
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ippogrifo

Ippogrifo? Ma no, è un Ungaro Spinato!

 

Missing Moment di HBP – Romilda s’informa a proposito di certi tatuaggi con Ginny.

 

 

Ginny Weasley si guardò attorno in modo circospetto.

Guardò a sinistra, quindi guardò a destra.

Solo silenzio, rotto solamente il tranquillo chiaccherare di due ragazzine del primo anno che la guardarono alquanto ammirate.

Sospirò.

Via libera.

Sgusciò rapidamente dalla nicchia che c’era tra l’armatura di Sir Budson e il muro di pietra, e girò l’angolo, sempre guardandosi intorno, pronta a cogliere qualunque piccolo movimento attorno a lei.

Doveva essere molto prudente, guardarsi intorno, tenere le orecchie ben attente – e sbrigarsi, dato che nell’arioso corridoio che fungeva da comoda scorciatoia non c’erano possibili nascondigli.

 

Ebbene sì, Ginny Weasley si stava nascondendo come un coniglio.

E il motivo di questa ricerca di nascondigli e sguardi sospettosi non era un qualche temibile nemico, o una forma di prevenzione da qualche catastrofe.

Il motivo aveva nome e cognome, ed era impersonato da una ragazza magra, di bassa statura, dalla carnagione olivastra e i capelli scuri.

Il motivo era Romilda Vane.

Da quando Ginny e Harry Potter si erano messi insieme, e ciò era accaduto solo due settimane prima, la fastidiosa Grifondoro del quarto anno era stata praticamente appiccicata a Ginny, cercando di estorcerle informazioni (il più delle volte assolutamente ridicole) a proposito di Harry.

Si andava da domande riguardanti le mutande di Harry al suo dolce preferito, da cosa leggeva a come baciava, da quante figurine delle Cioccorane possedeva a quanto si erano spinti.

Ma avrebbe potuto provare anche una forma di simpatia nei confronti di questa ragazza così ardentemente interessata nella figura di Harry, con tale costanza e…dedizione.

 

Ben presto però – il giorno dopo il bacio nella Sala Comune, per l’appunto – Ginny Weasley si era resa conto che Romilda Vane non era una normale ammiratrice.

Era una forza.

Era inquietante.

Romilda e il suo gruppetto d’amiche le gironzolavano continuamente attorno quando era sola –cosa che le ricordava molto dei lupi pronti a colpire-, e quando era assieme ad Harry, cosa che stava diventando purtroppo sempre più rara, il gruppetto poteva esser visto sempre a meno di dieci metri dalla poltrona o dal divano in cui i due erano seduti, lanciando frequenti occhiate verso loro due.

E, se per il malaugurato caso i due si scambiavano un bacio, per quanto breve o casto che fosse, potevano essere sentite delle risatine irate o dei grugniti irati (che Ginny riconduceva a Romilda), facendo sì che lei e Harry dovessero andare in qualche angolo più privato del castello a fare miglior uso del loro tempo a disposizione.

 

Quella volta l’idea di Ginny era stata di semplicemente trovare Harry in Sala Comune, dopo aver ripassato in biblioteca fin dalla colazione per i G.U.F.O., e andare con lui in qualche angolino riparato del parco per stare un po’ da soli e mangiare qualcosa.

Un’operazione così semplice era però diventata perigliosa, innanzitutto grazie alla grande attenzione che tutta Hogwarts rivolgeva nei confronti dei due, e, soprattutto, grazie alla marcatura stretta attuata da Romilda.

Quel giorno, però, Ginny era ottimista.

Infatti, quel giorno Ginny era riuscita ad evitarla dalle otto del mattino fino a mezzogiorno in biblioteca, e ormai pensava che Romilda, almeno per una volta, avesse finalmente qualcosa di diverso da fare che chiederle qual era il colore preferito dei boxer di Harry.

Con un sospiro di sollievo, Ginny si guardò per un’ultima volta intorno, e iniziò a camminare più liberamente, immaginando il proprietario di adorabilmente scompigliati capelli neri e occhiali seduto su una delle comode poltrone della Sala Comune di Grifondoro, pronto per passare un po’ di tempo con lei sotto il delizioso sole domenicale.

 

I corridoi, per fortuna, erano praticamente vuoti.

Di domenica, gli studenti uscivano nel parco, a godersi l’aria fresca o a giocare nel lago, magari con uno dei tentacoli della benevola piovra gigante.

Ormai Ginny era quasi certa che almeno quel giorno sarebbe riuscita a passare un po’ di tempo indisturbato con il suo ragazzo, ma, evidentemente, aveva fatto male i suoi conti.

Era appena uscita dalla scorciatoia che portava direttamente al corridoio del settimo piano e la vide.

Fu un lampo – con la coda dell’occhio vide una chioma di lunghi capelli scuri avanzare verso di lei, ma cercò di ignorare la cosa, abbassando la testa e sperando che i suoi capelli, ‘benedetti’ da una tonalità di rosso decisamente accesa, non si notassero troppo.

Riuscì a fare solo un paio di passi prima che sentisse una mano sulla spalla.

Maledetti capelli rossi.

Era praticamente impossibile nascondersi con quelli, o non farsi notare.

Con un sospiro, stavolta di rassegnazione, Ginny si girò verso la proprietaria della mano che le cingeva ancora la spalla.

 

“Ciao Romilda,” disse Ginny con un tono che sperava convogliasse tutta la sua seccatura nel vederla.

“Ciao, Ginny,” rispose Romilda con un tono anche troppo cordiale. “Come va?”

La ragazza ansimava leggermente, come se avesse corso, le sue guancie erano di colore rosso acceso e il suo cappello a punta era pericolosamente inclinato ad un lato.

Non ti dovevi premurare così tanto, Romilda, pensò contrariata Ginny.

“Benon…”

Romilda non la fece continuare: “Bene, anch’io. Come sta Harry?”

“Stavo proprio andando a cerc…”

“Ah, ok. Non ti trattengo per molto,” disse lei, non facendola finire. “Ti va di farti quattro passi con me?”

Senza aspettare risposta, iniziò a condurla lontano dal portaritratto della Signora Grassa.

“Per cosa…ehm, per cosa mi stavi cercando?”

“Oooh…” disse Romilda, e Ginny vide era leggermente arrossita.

Ma Romilda non era una che si faceva intomorire, purtroppo. “Ecco…”

Non un’altra domanda sulle mutande di Harry, per favore…

“Senti, non ho intenzione di risponderti se è un’altra domanda sui boxer di Har…”

“Ma no!” esclamò Romilda, ridacchiando e guardandola con espressione sorpresa. “Ma cosa vai a pensare!”

Ginny la scrutò per un momento e decise di crederle.

Dopotutto, oramai era in trappola – abbandonando ogni speranza di incontrare Harry prima che l’orologio segnasse le dodici, si lasciò guidare da quel fiume umano che era Romilda.

“Allora, cosa c’è?”

Stavano già scendendo le scale.

“No, è solo che, sai…girano un sacco di voci…” disse con tono vago Romilda, conducendola con forza sovrumana verso una nicchia più riparata vicino alla porta di chissà quale aula del sesto piano.

Ginny sentì che mormorò ‘controllare, ecco’.

“Che tipo di voci?” chiese Ginny, con tono falsamente dolce.

“Bè…sai del petto di Harry…c’è gente che si chiede se sia vero il tat…ma scusa, non ne hai sentito parlare?”

Fantastico.

Ecco quello che le mancava, una domanda sul petto di Harry.

A dirla tutta, la irritava abbastanza che molti si chiedessero delle domande a proposito del petto di Harry, il suo ragazzo.

Doveva essere lei ad avere delle fantasie su com’era il suo petto, non loro – non che lei avesse delle fantasie particolari, ma…

“È vero che ha un Ippogrifo tatuato sul petto?”

La domanda la colpì così inaspettatamente che non la capì subito.

Quando capì, però, dovette controllarsi per non scoppiare a ridere.

Ecco, quella domanda poteva rivaleggiare quella dei boxer.

Ma a quale genio era venuta in mente l’idea che…

Nonostante il suo grande autocontrollo, però, dovette sorridere alla faccia avida di notizie di Romilda, e una risata le scappò dalla bocca.

“Cosa c’è?” sbottò immediatamente Romilda, guardandola attenta. “Cosa c’è da ridere?”

“Oh, è solo che…” disse Ginny. “Un Ippogrifo?”

“Sì!” ribadì enfaticamente Romilda, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. “Un Ippogrifo!”

“Ma no!” esclamò allora Ginny, ridacchiando allo stesso tempo, mentre un’idea andava formandosi nella sua mente.

Si poteva pur divertire, no?

Mise quindi in atto la sua espressione più seria e, sfruttando quel vantaggio d’altezza che aveva sulla ragazza più giovane, si avvicinò a Romilda di un passo.

“Un Ippogrifo? Harry ha tatuato un Ungaro Spinato!”

L’effetto fu immediato: Romilda arrossì vivacemente, gli occhi si spalancarono ancora di più e la sua bocca si aprì in un misto di stupore ed eccitazione, somigliando così ad una di quelle bambole vittoriane con le gote molto rosse e gli occhi ben aperti (che Ginny aveva sempre trovato piuttosto inquietanti).

“Oooh…”

Ginny dovette sfruttare ogni singola, piccola molecola di auto controllo per non scoppiare definitivamente a ridere e si concentrò su un buco piuttosto profondo nel muro.

E poi le venne un’idea.

“Immagina,” disse alla ragazza, che sembrava stesse contemplando mentalmente qualcosa di molto gradevole, “che lui e mio fratello Ron si sono fatti fare questi tatuaggi quest’estate, prima di venire a Hogwarts.”

“Anche Ronald ne ha uno?” chiese Romilda, che sembrava si fosse riscossa dallo stato di torpore mentale che era calato su di lei un minuto prima e adesso sembrava piuttosto incuriosita. “E cos’è?”

Ginny fece una pausa misurata e quindi rispose.

“Una Puffola Pigmea. Violetta, immagina, come Arnold. Non è un tenero?”

Dentro di sé Ginny stava ridendo così forte che quasi si sorprese che Romilda non sentisse niente – evidentemente, anni di allenamento ed esperienza, avevano fruttato alle qualità teatrali di Ginny.

Romilda, dal canto suo, sembrava anche lei sul punto di ridere, ma si contenne egregiamente - probabilmente, pensò Ginny, non voleva offendere la sorella dell’interessato.

“E dove?” chiese ancora Romilda.

“Oh, quello è top secret, non so se mi spiego.”

Romilda sembrò vagamente shockata da quell’informazione, ma non disse nulla, mormorò solo un flebile ‘ah’, e e Ginny vide che stava cercando di non ridere.

“Bene,” disse subito Romilda, “queste sì che sono notizie. Un Ungaro Spinato…wow…” qui prese una pausa e sembrò ricadere in quella contemplazione di qualcosa molto gradevole che innervosì appena leggermente Ginny  “ehm…bene, allora ti lascio a quello che…che, hai capito…”

E, con quelle confuse parole, se ne andò giusto in tempo prima che sulle sue guancie si diffondesse un acceso rossore e una risata sfuggisse dalle sue labbra – giusto in tempo per raccontare al suo gruppetto d’amiche, provvidenzialmente posto in un angolo riparato del sesto piano, i nuovi risvolti sulla faccenda Harry Potter-Ginny Weasley e le nuove informazioni su punti segreti del corpo di Ron Weasley.

 

Ginny si girò anche lei e risalì le scale il più velocemente possibile, prima che Romilda sentisse la sonora risata che si concesse.

Ridacchiando, Ginny si diresse verso il portaritratto della Signora Grassa, e, detta la parola d’ordine, entrò nella Sala Comune –sperando che, almeno per una volta, Romilda avesse abbastanza materiale su cui spettegolare con tutto il castello, così da lasciarle trascorrere un pomeriggio libero da interruzioni, con Harry.

 

 

 

 

 

 

  
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