Ippogrifo? Ma no, è un Ungaro Spinato!
Missing
Moment di HBP – Romilda s’informa a proposito di certi tatuaggi con Ginny.
Ginny Weasley si
guardò attorno in modo circospetto.
Guardò a
sinistra, quindi guardò a destra.
Solo silenzio,
rotto solamente il tranquillo chiaccherare di due ragazzine del primo anno che
la guardarono alquanto ammirate.
Sospirò.
Via libera.
Sgusciò
rapidamente dalla nicchia che c’era tra l’armatura di Sir Budson e il muro di
pietra, e girò l’angolo, sempre guardandosi intorno, pronta a cogliere
qualunque piccolo movimento attorno a lei.
Doveva essere
molto prudente, guardarsi intorno, tenere le orecchie ben attente – e
sbrigarsi, dato che nell’arioso corridoio che fungeva da comoda scorciatoia non
c’erano possibili nascondigli.
Ebbene sì, Ginny
Weasley si stava nascondendo come un coniglio.
E il motivo di
questa ricerca di nascondigli e sguardi sospettosi non era un qualche temibile
nemico, o una forma di prevenzione da qualche catastrofe.
Il motivo aveva
nome e cognome, ed era impersonato da una ragazza magra, di bassa statura,
dalla carnagione olivastra e i capelli scuri.
Il motivo era
Romilda Vane.
Da quando Ginny
e Harry Potter si erano messi insieme, e ciò era accaduto solo due settimane
prima, la fastidiosa Grifondoro del quarto anno era stata praticamente
appiccicata a Ginny, cercando di estorcerle informazioni (il più delle volte
assolutamente ridicole) a proposito di Harry.
Si andava da
domande riguardanti le mutande di Harry al suo dolce preferito, da cosa leggeva
a come baciava, da quante figurine delle Cioccorane possedeva a quanto si erano
spinti.
Ma avrebbe
potuto provare anche una forma di simpatia nei confronti di questa ragazza così
ardentemente interessata nella figura di Harry, con tale costanza
e…dedizione.
Ben presto però
– il giorno dopo il bacio nella Sala Comune, per l’appunto – Ginny Weasley si
era resa conto che Romilda Vane non era una normale ammiratrice.
Era una forza.
Era inquietante.
Romilda e il suo
gruppetto d’amiche le gironzolavano continuamente attorno quando era sola –cosa
che le ricordava molto dei lupi pronti a colpire-, e quando era assieme ad
Harry, cosa che stava diventando purtroppo sempre più rara, il gruppetto poteva
esser visto sempre a meno di dieci metri dalla poltrona o dal divano in cui i
due erano seduti, lanciando frequenti occhiate verso loro due.
E, se per il
malaugurato caso i due si scambiavano un bacio, per quanto breve o casto che
fosse, potevano essere sentite delle risatine irate o dei grugniti irati (che
Ginny riconduceva a Romilda), facendo sì che lei e Harry dovessero andare in
qualche angolo più privato del castello a fare miglior uso del loro tempo a
disposizione.
Quella volta
l’idea di Ginny era stata di semplicemente trovare Harry in Sala Comune, dopo
aver ripassato in biblioteca fin dalla colazione per i G.U.F.O., e andare con
lui in qualche angolino riparato del parco per stare un po’ da soli e
mangiare qualcosa.
Un’operazione così semplice
era però diventata perigliosa, innanzitutto grazie alla grande attenzione che
tutta Hogwarts rivolgeva nei confronti dei due, e, soprattutto, grazie alla
marcatura stretta attuata da Romilda.
Quel giorno,
però, Ginny era ottimista.
Infatti, quel
giorno Ginny era riuscita ad evitarla dalle otto del mattino fino a mezzogiorno
in biblioteca, e ormai pensava che Romilda, almeno per una volta, avesse
finalmente qualcosa di diverso da fare che chiederle qual era il colore
preferito dei boxer di Harry.
Con un sospiro
di sollievo, Ginny si guardò per un’ultima volta intorno, e iniziò a camminare
più liberamente, immaginando il proprietario di adorabilmente scompigliati
capelli neri e occhiali seduto su una delle comode poltrone della Sala Comune
di Grifondoro, pronto per passare un po’ di tempo con lei sotto il delizioso
sole domenicale.
I corridoi, per
fortuna, erano praticamente vuoti.
Di domenica, gli
studenti uscivano nel parco, a godersi l’aria fresca o a giocare nel lago,
magari con uno dei tentacoli della benevola piovra gigante.
Ormai Ginny era
quasi certa che almeno quel giorno sarebbe riuscita a passare un po’ di tempo
indisturbato con il suo ragazzo, ma, evidentemente, aveva fatto male i suoi
conti.
Era appena
uscita dalla scorciatoia che portava direttamente al corridoio del settimo
piano e la vide.
Fu un lampo –
con la coda dell’occhio vide una chioma di lunghi capelli scuri avanzare verso
di lei, ma cercò di ignorare la cosa, abbassando la testa e sperando che i suoi
capelli, ‘benedetti’ da una tonalità di rosso decisamente accesa, non si
notassero troppo.
Riuscì a fare
solo un paio di passi prima che sentisse una mano sulla spalla.
Maledetti
capelli rossi.
Era praticamente
impossibile nascondersi con quelli, o non farsi notare.
Con un sospiro,
stavolta di rassegnazione, Ginny si girò verso la proprietaria della mano che
le cingeva ancora la spalla.
“Ciao Romilda,”
disse Ginny con un tono che sperava convogliasse tutta la sua seccatura nel
vederla.
“Ciao, Ginny,”
rispose Romilda con un tono anche troppo cordiale. “Come va?”
La ragazza
ansimava leggermente, come se avesse corso, le sue guancie erano di colore
rosso acceso e il suo cappello a punta era pericolosamente inclinato ad un
lato.
Non ti dovevi
premurare così tanto, Romilda,
pensò contrariata Ginny.
“Benon…”
Romilda non la
fece continuare: “Bene, anch’io. Come sta Harry?”
“Stavo proprio
andando a cerc…”
“Ah, ok. Non ti
trattengo per molto,” disse lei, non facendola finire. “Ti va di farti quattro
passi con me?”
Senza aspettare
risposta, iniziò a condurla lontano dal portaritratto della Signora Grassa.
“Per cosa…ehm,
per cosa mi stavi cercando?”
“Oooh…” disse
Romilda, e Ginny vide era leggermente arrossita.
Ma Romilda non
era una che si faceva intomorire, purtroppo. “Ecco…”
Non un’altra domanda sulle mutande di Harry,
per favore…
“Senti, non ho
intenzione di risponderti se è un’altra domanda sui boxer di Har…”
“Ma no!” esclamò
Romilda, ridacchiando e guardandola con espressione sorpresa. “Ma cosa vai a
pensare!”
Ginny la scrutò
per un momento e decise di crederle.
Dopotutto,
oramai era in trappola – abbandonando ogni speranza di incontrare Harry prima
che l’orologio segnasse le dodici, si lasciò guidare da quel fiume umano che
era Romilda.
“Allora, cosa
c’è?”
Stavano già
scendendo le scale.
“No, è solo che,
sai…girano un sacco di voci…” disse con tono vago Romilda, conducendola con
forza sovrumana verso una nicchia più riparata vicino alla porta di chissà
quale aula del sesto piano.
Ginny sentì che
mormorò ‘controllare, ecco’.
“Che tipo di
voci?” chiese Ginny, con tono falsamente dolce.
“Bè…sai del
petto di Harry…c’è gente che si chiede se sia vero il tat…ma scusa, non ne hai
sentito parlare?”
Fantastico.
Ecco quello che
le mancava, una domanda sul petto di Harry.
A dirla tutta,
la irritava abbastanza che molti si chiedessero delle domande a proposito del
petto di Harry, il suo ragazzo.
Doveva essere
lei ad avere delle fantasie su com’era il suo petto, non loro – non che lei
avesse delle fantasie particolari, ma…
“È vero che ha
un Ippogrifo tatuato sul petto?”
La domanda la
colpì così inaspettatamente che non la capì subito.
Quando capì,
però, dovette controllarsi per non scoppiare a ridere.
Ecco, quella
domanda poteva rivaleggiare quella dei boxer.
Ma a quale genio
era venuta in mente l’idea che…
Nonostante il
suo grande autocontrollo, però, dovette sorridere alla faccia avida di notizie
di Romilda, e una risata le scappò dalla bocca.
“Cosa c’è?”
sbottò immediatamente Romilda, guardandola attenta. “Cosa c’è da ridere?”
“Oh, è solo
che…” disse Ginny. “Un Ippogrifo?”
“Sì!” ribadì
enfaticamente Romilda, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. “Un Ippogrifo!”
“Ma no!” esclamò
allora Ginny, ridacchiando allo stesso tempo, mentre un’idea andava formandosi
nella sua mente.
Si poteva pur
divertire, no?
Mise quindi in
atto la sua espressione più seria e, sfruttando quel vantaggio d’altezza che
aveva sulla ragazza più giovane, si avvicinò a Romilda di un passo.
“Un Ippogrifo?
Harry ha tatuato un Ungaro Spinato!”
L’effetto fu
immediato: Romilda arrossì vivacemente, gli occhi si spalancarono ancora di più
e la sua bocca si aprì in un misto di stupore ed eccitazione, somigliando così
ad una di quelle bambole vittoriane con le gote molto rosse e gli occhi ben
aperti (che Ginny aveva sempre trovato piuttosto inquietanti).
“Oooh…”
Ginny dovette
sfruttare ogni singola, piccola molecola di auto controllo per non scoppiare
definitivamente a ridere e si concentrò su un buco piuttosto profondo nel muro.
E poi le venne
un’idea.
“Immagina,”
disse alla ragazza, che sembrava stesse contemplando mentalmente qualcosa di
molto gradevole, “che lui e mio fratello Ron si sono fatti fare questi tatuaggi
quest’estate, prima di venire a Hogwarts.”
“Anche Ronald ne
ha uno?” chiese Romilda, che sembrava si fosse riscossa dallo stato di torpore
mentale che era calato su di lei un minuto prima e adesso sembrava piuttosto
incuriosita. “E cos’è?”
Ginny fece una
pausa misurata e quindi rispose.
“Una Puffola
Pigmea. Violetta, immagina, come Arnold. Non è un tenero?”
Dentro di sé
Ginny stava ridendo così forte che quasi si sorprese che Romilda non sentisse
niente – evidentemente, anni di allenamento ed esperienza, avevano fruttato
alle qualità teatrali di Ginny.
Romilda, dal
canto suo, sembrava anche lei sul punto di ridere, ma si contenne egregiamente
- probabilmente, pensò Ginny, non voleva offendere la sorella dell’interessato.
“E dove?” chiese
ancora Romilda.
“Oh, quello è
top secret, non so se mi spiego.”
Romilda sembrò
vagamente shockata da quell’informazione, ma non disse nulla, mormorò solo un
flebile ‘ah’, e e Ginny vide che stava cercando di non ridere.
“Bene,” disse
subito Romilda, “queste sì che sono notizie. Un Ungaro Spinato…wow…” qui prese
una pausa e sembrò ricadere in quella contemplazione di qualcosa molto
gradevole che innervosì appena leggermente Ginny “ehm…bene, allora ti lascio a quello che…che, hai capito…”
E, con quelle
confuse parole, se ne andò giusto in tempo prima che sulle sue guancie si
diffondesse un acceso rossore e una risata sfuggisse dalle sue labbra – giusto
in tempo per raccontare al suo gruppetto d’amiche, provvidenzialmente posto in
un angolo riparato del sesto piano, i nuovi risvolti sulla faccenda Harry
Potter-Ginny Weasley e le nuove informazioni su punti segreti del corpo di Ron
Weasley.
Ginny si girò
anche lei e risalì le scale il più velocemente possibile, prima che Romilda
sentisse la sonora risata che si concesse.
Ridacchiando,
Ginny si diresse verso il portaritratto della Signora Grassa, e, detta la
parola d’ordine, entrò nella Sala Comune –sperando che, almeno per una volta,
Romilda avesse abbastanza materiale su cui spettegolare con tutto il castello,
così da lasciarle trascorrere un pomeriggio libero da interruzioni, con Harry.