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Autore: darkronin    06/11/2011    4 recensioni
Abbiamo sempre solo immaginato cosa possa aver pensato il Re dei Goblin di tutta l'avventura che vede Sarah protagonista nel risolvere il labirinto.
Ho voluto tentare di rendere concrete tutte le sfacettature e allusioni che lui -e gli altri personaggi- mostrano di questo mondo all'interno della storia originale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tela di diamante'
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3. Il labirinto


Nell'Underground non pioveva. Il paesaggio era brullo e desolato, costellato, qua e là, di piccoli obelischi bianchi infossati in mezzo a cespugli secchi e spinosi. La luce calda e aranciata dell'alba strisciava tra i rami secchi disegnando sul terreno sabbioso rigagnoli neri.

In lontananza si estendeva un borgo medievale di cui si intravedevano gli edifici affastellati tra loro a ridosso del castello.

Vuoi ancora cercarlo, Sarah?” Chiese il bel re dei Goblin osservando la sua dimora: com'era bello, maestoso e inquietante, visto da lontano. Però appariva un po' troppo ordinato per i suoi gusti. Era meno tetro di come lo ricordava. Forse, pensò, era la presenza della ragazza a dare al posto un aspetto meno lugubre. O forse era il suo umore. Sempre, comunque, mediato dalla presenza di quella creatura incantevole. Lì, su quella piccola altura, il vento gli sferzava ciocche platino in faccia.

E' quello il castello oltre Goblin City?” chiese lei incantata, quasi dimentica del perché si trovasse lì, concentrata sul fatto che aveva la possibilità di vedere ciò che aveva sempre sognato. Non la sfiorò minimamente l'idea che fosse la prigione del fratello e, anche, la dimora dell'uomo che le stava accanto in quel momento. Un uomo che amava atteggiarsi da perfido malvagio ma che in realtà, serpente a parte, non le aveva torto un capello (e non aveva la minima intenzione di farlo in seguito, si appuntò mentalmente). Né a lei né al bambino. Se si fosse fatta male affrontando il percorso..beh...era la vita: non poteva proteggerla sempre. E se non fosse sopravvissuta al viaggio sarebbe stata la conferma che non era quella giusta per lui. Fece mentalmente spallucce, conscio del proprio cinismo ma, d'altronde, era un Mago. E il re dei Goblin. A frequentarli era diventato cinico e dispotico. Con punte di crudeltà gratuita.

Quello era un fatto che non poteva essere cambiato.

Torna indietro, Sarah. Torna indietro prima che sia troppo tardi” L'avvertì lui. Una verità e una menzogna assieme. Si compiaceva di quanto fosse abile nel confondere le acque. Troppo tardi per cosa, in fondo? Per essere costretta a sfidarlo seriamente? Per perdere i suoi sogni e crescere? Per dimenticare la vita umana? Perché tutto quello che le stava innanzi diventasse una presenza fondamentale nella sua vita? Lui, in realtà, non aspettava altro.

Non posso. Ma non lo capisci che non posso?” Sbottò l'altra esasperata. La sentì domandarsi perché gli fosse così difficile capire che aveva delle responsabilità prima di tutto e che nemmeno il più idiota tra i bambini si sarebbe comportato nel modo che lui suggeriva.

Che peccato” soffiò lui addolorato e falso.

Non sembra tanto lontano” Sarah soppesava la strada che la separava dalla meta. Un chilometro. Due al massimo. Anche sbagliando tutti gli incroci non ci avrebbe messo poi molto.

Lui le arrivò alle spalle, senza darle alcun preavviso, e sibilò in modo intrigante poche parole, troppo vicino al suo collo. E' più lontano di quanto credi.” Lei sobbalzò per la sorpresa, improvvisamente in preda a un inspiegato imbarazzo. Lui sorrise sornione. Sapeva bene l'effetto che scatenava in lei la sua presenza. Era ancora così ingenua. Le si leggeva tutto in faccia. E lei ne era più che consapevole ma cercava di far finta di nulla. Coraggioso da parte sua. E sempre più affascinante. “E hai poco tempo...” Aggiunse allontanandosi da lei a malincuore.

Voleva il marmocchio? C'erano delle procedure da rispettare, come in ogni cosa. E lui non aveva alcun potere al riguardo. Non poteva concederle più tempo. Ma, eventualmente, pensò elaborando un nuovo piano, poteva sottrargliene. Levò il braccio e indicò un punto nel vuoto in cui comparve un orologio. Il quadrante segnava una suddivisione in tredici settori. Tredici. Il numero della rottura dell'armonia. Qualunque cosa fosse avvenuta allo scadere del tempo stabilito le cose sarebbero cambiate. L'armonia, se quella che lei viveva nella sua misera vita umana poteva essere considerata tale, sarebbe arrivata al capolinea. Se le fosse andata bene, sarebbe tornata a casa in ottimi rapporti con la palla al piede e la strega che le girava per casa. Se le fosse andata male, e sicuramente le sarebbe andata male, avrebbe passato il resto dell'eternità al suo fianco. Già pregustava quell'ora. Cos'erano poi 13 misere ore di gioco contro la vita assieme? “Hai solo 13 ore per superare il labirinto prima che il frignante marmocchio diventi uno di noi.” Le disse esponendo le semplici regole. Arrivare a destinazione entro quel tempo. Entro, non oltre, ghignò tra sé. “Per sempre.” Aggiunse svanendo alla sua vista. Era una promessa che avrebbe mantenuto. Ma, stranamente, si rese conto che la brillante mente della ragazza aveva sottovalutato un dettaglio. E ciò rendeva ancora più divertente il tutto. Stanziare tanto a lungo nel loro territorio avrebbe impedito a Toby di tornare nel mondo umano. Tutto lì. Stranamente, quei pochi che, in passato, si erano pentiti della scelta fatta al punto da giungere al gioco e che avevano poi tentato davvero il labirinto, avevano sempre pensato che il marmocchio rapito si sarebbe mutato in Goblin. Erano altresì convinti che lui stesso fosse un Goblin. Cosa che lo mandava su tutte le furie: non era abbastanza evidente la sua avvenenza magica contro la repellente mostruosità dei Goblin? La sua astuzia e la sua intelligenza contro la loro grossolanità - stupidità - caoticità - obbrobriosità? E perché mai? Perché non veniva detto a chiare lettere! Gli esseri umani, a volte, gli risultavano più stupidi anche degli stessi Goblin.

Semplicemente, scaduto il tempo si sarebbero chiusi...i portali. Detta così forse avrebbero capito.

Ad ogni modo, quel discorso non valeva solo per il bambino. La condizione riguardava ogni umano varcasse le soglie di quel mondo. Sarah compresa. “E' un tale peccato...” gli scappò ridendo entusiasta. Bastava intrattenere i due fratelli per 13 ore. Cosa poteva mai esserci di così difficile? E poi avrebbe avuto una regina e un figlio adottivo. Due piccioni con una fava. Perché, onestamente, dove potevano mai trovare ricovero due profughi come loro?

Valeva davvero la pena essersi risvegliati. Fosse stato anche solo per il richiamo di Sarah, l'averle potuto parlare e il gioco. Ora era appagato da tutto questo e pensava gli sarebbe potuto bastare anche in caso di sconfitta. Ma solo perché era più che certo di vincere.

Stravaccato nel suo trono, a palazzo, tra orridi Goblin urlanti, sfilò una nuova sfera e si mise a osservare, tramite essa, la sua amata preda.

Al bel re sfuggì un mugugno soddisfatto nel constatare come il buon nano, nella sua incoscienza, gli stesse facendo un favore: urinare nella fontana. Non poteva fare di meglio che contaminare con la sua stoltezza le acque della conoscenza e del risveglio. Anche se, a ben guardarla, poteva ispirare qualunque cosa, tranne che il desiderio di avvicinarsi ad essa: era in uno stato di totale abbandono. Nell'acqua ormai torbida galleggiava una qualche strana specie vegetale all'apparenza tanto oleosa da confondersi con essa. Le pietre, che la contenevano, erano macchiate e scheggiate, bordate di alte piante secche infestanti. La fontana sembrava comparire dal nulla e le sue pietre sembravano scivolare piano nel terreno circostante, coperte com'erano di sabbia che ne copriva i limiti.

Le cose cominciavano con il piede giusto: se anche Sarah, in tutto il suo sapere, vinta la repulsione per il luogo, avesse mai deciso di abbeverarvisi... O forse doveva proprio sperare che lo facesse? Così avrebbe assunto in sé la stupidità del nano al posto di acquisire il potere di svelare gli inganni.

Sbuffò. Se lo avesse desiderato non sarebbe stato in quel momento, giusto all'inizio della sfida. Poteva aver sete prima di uno sforzo fisico e mentale? In ogni caso, la ragazza avrebbe continuato nel suo percorso. Era quello ciò che contava.

Ed eccola: Sarah era già alle porte del Labirinto. Aveva notato, schifata, ciò che faceva il nano e la cosa le portò un moto di repulsione per lui e per la fontana. Forse era più furba di quanto il re sospettasse.

Eppure, ingenuamente, stava chiedendo aiuto al nano giardiniere. Forse lo spostamento nell'Underground l'aveva rintronata. Chiedere aiuto a un nano, che assurdità. Un nano preciso e puntiglioso che, per altro, sapeva esattamente chi lei fosse e a cui venivano poste le domande sbagliate. Quindi poco incline a collaborare.

L'arrivo del bambino era stato bandito per ogni vicolo del regno e la presenza di una nuova partecipante al gioco aveva reso tutti ancora più entusiasti: erano così rari i valorosi che si offrissero incautamente di percorrere le tortuosità del regno incantato... più dei bambini ceduti ai Goblin. Nessuno poteva ignorare che un'umana di nome Sarah era in arrivo.

Osservò quasi annoiato il dialogo tra i due, all'ingresso, finché la sciocca non andò a soccorrere le fate che il nano andava ammazzando, giustamente: non solo quegli esseri fastidiosi erano liberi di creare castelli immaginari per sgretolarli dopo poco ma erano anche i nemici giurati dei nani. Quindi, il nano univa due utilità: la salvaguardia delle mura e il soddisfacimento della propria ossessione molesta nei confronti di quelle cose alate e polverose.

Si accigliò. Sarah pensava che le fate fossero esseri benigni. Rimase deluso per qualche istante, sovrappensiero.

Questo già dice quanto ne capisci” commentò il giardiniere, all'interno della piccola sfera. La cosa irritò parecchio il bel mago che, all'istante, cambiò idea: quella di Sarah non era una colpa poi tanto grande e, vista la sua vasta conoscenza del mondo magico, qualche errore le sarebbe stato concesso.

In effetti, si trovavano, stranamente, poche informazioni riguardo alla natura sciagurata delle stesse. Oltre che della loro parentela con le parche. E, specialmente a causa di quell'inglese, Scuotilancia, si era cancellata la storia e la natura millenaria di metà dei popoli fatati, stravolgendola.

Aiuto dal nano. Il mago proruppe in una fragorosa risata. Era la cosa più comica che gli fosse mai capitata.

Sembra tutto uguale” stava dicendo Sarah, appena varcata la soglia del labirinto, volgendosi intorno cercando di orizzontarsi.

Beh, mi sa che non andai molto lontano” disse Hoggle, il nano, rubando le parole al re.

Ormai era entrata e, presto, Sarah sarebbe rimasta sola, nel labirinto. Quella a cui assisteva sarebbe stata, forse, l'ultima occasione per carpire definitivamente il suo modo di ragionare, nel caso, la lunga osservazione al di fuori dell'Underground non fosse bastato.

Frustando l'aria intorno a sé, zittì i Goblin che giravano, schiamazzando, nella vasca posta al di sotto del trono e si preparò a un attenta osservazione.

Tu da che parte andresti?” chiese la giovane in cerca di suggerimento. Anche ammesso che pensasse che il nano non avesse mai percorso il labirinto, gli sembrò una domanda stupida. Se sembrava tutto uguale, tanto valeva tirare a sorte. Perché chiedere pareri? Poi capì che stava solo cercando di accorciare le distanze con quell'essere. Ancora una volta, provò un moto di rabbia verso di lui.

Io? Io non andrei da nessuna parte!” sbottò quello. Eh già. Codardo com'era, figurarsi se avrebbe mai osato sfidare la sua maestà. Affrontando il labirinto, poi: quello non era luogo per un nano e l'interessato ne era ben consapevole.

Se è tutto l'aiuto che mi darai, vattene pure!” ribatté la ragazza, invitandolo ad abbandonarla.

Sai qual è il tuo problema?” sbottò Hoggle “Tu dai una marea di cose per scontate. Prendi questo labirinto, ad esempio. Anche se arrivassi al centro, non ne verrai più fuori” Ed aveva ragione, convenne il re. C'era però qualcosa che non quadrava in tutto il discorso. Certo, 13 ore sarebbero servite solo per uscire dal labirinto. E poi il nano sapeva bene come poteva essere cinico e spietato il re. Assorto, immerso nello strano silenzio del suo palazzo, piegò il capo di lato. Ancora una volta, si sorprese di un mancato ragionamento della ragazza. Nessuno aveva mai detto che per arrivare al castello dovesse percorrere il labirinto. Nessuno lo faceva mai. Nessuno tranne gli umani che vi si avventuravano sistematicamente. Era da folli. O forse le sue parole erano state, ancora una volta, ambigue? Cosa le aveva detto? Ci ripensò a fondo ed era sicuro di averle detto un non fraintendibile “Superare il labirinto” e non un esplicito “Risolvere” o “Affrontare”*. Ma anche si fosse sbagliato, beninteso, non stava scritto da nessuna parte che non ci fosse un metodo diverso dall'entrarvi e percorrerlo tutto. Lo si poteva sempre aggirare! Umani. Avevano davvero poca elasticità mentale. Ma ormai lei era dentro e doveva continuare. Meglio così. 13 ore sarebbero passate in un baleno. E senza alcun pericolo.

Era riuscita a indispettire il giardiniere, che se n'era andato chiudendole le porte in faccia. E ora si metteva alla prova. Notò che proseguiva, stupidamente e ostinatamente, sempre dritta.

Che fosse una nuova tattica?

Ma cosa intendono loro con labirinto? Non ci sono curve né angoli. Va sempre avanti così!” Sarah, dentro la sfera, sbottò esausta, buttandosi contro un muro, a riposare dopo una lunga camminata, sorprendendo il suo ascoltatore.

Tut tut, mi deludi Sarah” alitò il re contro la superficie curva, divertito e intenerito dal vederla in difficoltà.

O forse no” la udì domandarsi, illuminandosi di un'improvvisa intuizione. “Forse sono io che do per scontato che sia così”

Riprese ad avanzare correndo.

Anche qui, come all'esterno, i segni di abbandono erano evidenti. Certo, la sabbia era tenuta lontana dalle alte pareti di pietra, sormontate a intervalli regolari da figure che sembravano essere, da quella posizione così in basso, una via di mezzo tra gli obelischi scheggiati, presenti all'esterno, e piramidi dalla base strettissima rispetto a un vertice altissimo, aguzzo. Ma le stesse pareti sembravano come sul punto di crollare: non erano file dritte e squadrate, ma monticciole sconnesse di sassi rettangolari che sembravano pronte a esplodere per le infiltrazioni d'acqua, che le rigavano verticalmente, o per l'intrusione di piante rampicanti che avevano affondato le radici all'interno, dando una spinta all'esterno ai legittimi elementi costitutivi, spodestandoli. Muschi e licheni, che si voltavano, perplessi e curiosi, a studiare l'umana al suo passaggio, con i loro piccoli mille occhi, colonizzavano gli anfratti più protetti. A terra giacevano ramaglie secche e cristallizzate, veri e propri tronchi dalla dubbia provenienza, divorati dalle ragnatele, foglie marcescenti accumulatesi in covoni ordinati ai piedi delle pareti e al centro della via, nel canale di scolo e anche carcasse di oggetti voluminosi, abbandonati e sventrati.
Corse. Corse a lungo.

Finché non si accasciò esausta al muro, vinta dalla fatica, dallo sconforto e dalla rabbia contro se stessa.

Devi cambiare il tuo modo di ragionare. Hai intuito che il regno è tutta un'illusione. Ma ancora non vedi le cose dalla giusta prospettiva. Non riesci ad andare oltre il valore letterale delle parole, figurarsi risolvere il labirinto. E figurarsi vincere me.” la bella bocca si piegò in una risata fragorosa che contagiò tutti gli astanti, i quali trattenevano il fiato per compiacere il sovrano. “Sarà più facile del previsto...” pensò “Ma anche meno divertente”

E mentre lui se la rideva, lei aveva incontrato uno dei vermi che popolavano il percorso. Un minuscolo affarino blu, con strani ciuffi che ricordavano alcune bizzarre acconciature umane che aveva la propria dimora all'interno di una delle tante crepe del muro, sorvegliata da onnipresenti licheni occhiuti e silenziosi. Ancora una volta, stava ponendo la domanda nel modo sbagliato, così come aveva fatto con il nano, all'ingresso.

Lei per caso non sa la strada per uscire dal labirinto? ” le sentì chiedere gentile

Uscire! Ancora il termine sbagliato.

Chi io? No, sono solo un verme...” rispose quello, ovviamente, in tono educato. La delusione sul volto della giovane era palese. Ma l'esserino, imperterrito, provava a convincerla a entrare nel suo pertugio per presentarle la moglie e per offrirle una tazza di tè: Sarah neanche se ne rendeva conto, ma all'interno dell'Underground, e in particolar modo del labirinto, lei era una celebrità.

Devo superare questo labirinto” declinò scusandosi. “Ma non c'è nessuna curva, nessuna apertura, niente di niente, va sempre avanti dritto.” Ecco la conferma della sua poca apertura mentale, pensò il mago scuotendo la testa

Non guardi bene!” le rispose il verme, cortese “E' pieno di aperture, ce n'è una giusto qua davanti. Provi a passarci attraverso...capirà cosa intendo!”

Ma la ragazza non vedeva. Si ostinava a non vedere. Replicava seccata come se ne sapesse più lei di un abitante del labirinto. Che presunzione.

Nulla è come sembra, qui” sbottò ormai seccato il verme.

E mica solo qui” concordò il mago e ripensò alle discussioni tra Sarah e i suoi genitori, a come poco si capissero solo perché nessuno riusciva a mettersi nei panni dell'altro. Eppure, guardando le cose da un'altra prospettiva ci si poteva accorgere di come quella che veniva interpretata per cattiveria, fosse in realtà paura; ciò che era dolce, falsità.

Non dare nulla per scontato!” la rimbrottò il piccolo facendola vergognare. Lentamente, Sarah si girò verso il muro, decisa a fidarsi pur nello scetticismo.

Una volta capita l'illusione ottica a cui era stata soggetta fino a quel momento, si voltò sorridente e ringraziò il verme. Quindi si incamminò per la strada di sinistra. Il mago sudò freddo. Stupida ma fortunata!

No no no!” urlò il verme “Non in quella direzione!”

Sarah tornò sui suoi passi e il mago tirò un sospirò di sollievo. “Mai in quella direzione.” ordinò perentorio lo strisciante esserino blu.

Sarah ringraziò nuovamente, profondamente sollevata, e, senza porre ulteriori domande, si incamminò verso destra.

Se avesse continuato in quella direzione sarebbe arrivata dritta dritta al castello” sospirarono verme e re in contemporanea.

Per sua fortuna, “uscire dal labirinto” non coincideva con “arrivare al castello”, soprattutto se lo si chiedeva a un verme privo del benché minimo senso dell'orientamento. Quello che aveva fatto per lei era il massimo che si potesse pretendere, spiegarle come guardare quel regno con occhi diversi.

Meno male, pensò tirando un sospiro di sollievo, che certe sottigliezze nell'Underground facevano la differenza.




*Nella versione originale Jareth usa il verbo “Solve”: trovare una soluzione o risolvere. Da qui ho fatto nascere il dubbio su quello che ha detto effettivamente: in italiano “Superare” vuol dire sia “passare oltre”, “rimanere al di sopra”, “avanzare” e, in modo figurato, “vincere”. Quindi, nella traduzione italiana, non è del tutto corretto dare per scontato si parli di affrontare e vincere il gioco. Lo stesso dicasi per risolvere: non solo “trovare la soluzione” ma anche “stabilire”, “concludere”, “sciogliere”, “decidere” e “trasformare”. Anche dando per buona la versione originale, la cosa, se analizzata attentamente, può risultare “ambigua”: cosa vuol dire “Solve”? Ha altre sfumature che noi non capiamo (come le molte che non prendiamo in considerazione nello stesso italiano in base al contesto)? Così è nato il discorso dell'aggirare l'ostacolo: è comunque un modo per “passare oltre” e “trovare una soluzione” al problema.

D'altronde, andando avanti nel film, si capisce che il labirinto è solo una parte di tutta Goblin City (anche se le porte diranno che il castello sorge al centro dello stesso...ma forse l'ha detto la porta bugiarda...), quasi un semplice giardino all'italiana un po' incasinato per divertimento: può condurre direttamente al castello ed è collegato a segrete e stagni maleodoranti. Ma il castello, a sua volta, è inserito in un contesto urbano (quindi non raggiungibile ESCLUSIVAMENTE dal labirinto), protetto da mura (che nulla hanno a che fare col labirinto) a loro volta confinanti (in un punto solo?) con la discarica che confina con la foresta che a sua volta, ancora, è collegata allo stagno. Insomma... tutto sto discorso per ribadire il concetto (espresso da Monsieur le Ver) che anche noi, come spettatori, immedesimati in Sarah, abbiamo sempre pensato che -affrontare il labirinto- fosse l'unica alternativa.





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Eccoci finalmente arrivati alla fine del 3° capitolo. I due si separano e diventa un problema descrivere il punto di Jareth e, contemporaneamente, quello di Sarah. Spero di non essermi incasinata troppo con i verbi e i soggetti.

Ringrazio ancora tutti quelli che mi seguono e commentano, mi danno spunti e mettono in evidenza falle nel discorso, in particolare Freddiefreddie che si è sparata tutti e due i capitoli in un sol colpo.

Per il resto, spero vi piaccia come sto procedendo....in realtà io salterei volentieri tutto per arrivare a due o tre momenti TOP ...ma poi la storia non starebbe in piedi...quindi, d'ora in poi, è possibile che decida di descrivere sommariamente alcune parti. Abbiate pietà, io voglio parlare di Jareth: di Sarah mi frega fino a un certo punto XD

Alla prossima settimana. Un abbraccio forte a tutti.


   
 
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