Capitolo 3
Le
occorsero svariati minuti per riprendersi e smettere di provare quella
fastidiosa sensazione che la sua occhiata gelida e astiosa le aveva
lasciato. A
fatica provò a concentrarsi sulle domande del compito
escludendo, per quanto le
era possibile, il flusso di pensieri e riflessioni indesiderate che gli
avvenimenti di quella mattina avevano provocato.
Maledetto
Visconti, proprio oggi
dovevo incontrarti!
Provò
a respirare profondamente, ripetendosi che inveire contro di lui non
avrebbe
risolto la situazione né le avrebbe fatto ottenere un buon
risultato all’esame.
Sforzati!
Sollevò
lo sguardo, disperata, incontrando per caso quello dell’amica
che le sorrise
solidale. Ovviamente non poteva prevedere il caos che regnava nella sua
mente,
ma il suo supporto rese Clara più decisa a dimenticarsi
delle sue disavventure
e tornare ad affrontare i quesiti.
Purtroppo
la commissione aveva previsto che gli studenti avessero solo
quarantacinque
minuti per rispondere a trenta domande, quindi si ritrovò a
dover liquidare in fretta
argomenti a cui normalmente avrebbe dedicato più attenzione.
Quando l’anziano
professore annunciò che il tempo era scaduto e li
invitò a posare le penne,
Clara sbuffò insoddisfatta, consapevole che il suo voto non
sarebbe stato
affatto soddisfacente. La confortò un poco il fatto che
quell’esame servisse
solo per fornire un’indicazione di massima per
l’orale invece che essere un
verdetto definitivo. Accontentandosi di tale magra consolazione, si
avviò
triste verso Marta che invece sembrava abbastanza contenta della sua
prova.
«Com’è
andata?» indagò subito l’amica,
ritirando l’astuccio nella borsa.
«Poteva
andare meglio».
«Allora
è un 30» sospirò Marta sollevata,
accennando un sorriso.
Clara
sapeva che quella era la sua affermazione abituale dopo un compito, ma
in
quell’occasione non si trattava di una frase scaramantica
buttata lì per non
vantarsi.
«No,
davvero» replicò affranta.
Marta
sembrò valutare se crederle o meno, per poi decidere di
tirarle su il morale
comunque.
«Vedrai
che ti sbagli».
Clara
annuì per accontentarla, in fin dei conti non era colpa
dell’amica se la sua
testa aveva iniziato a perdersi in divagazioni impedendole di
concentrarsi come
avrebbe dovuto.
Insieme
uscirono dall’aula, unendosi alla folla nel corridoio che
defluiva verso le scale.
«Si
fermi».
Udì
a malapena quell’ordine poco velato nel frastuono che la
circondava. Si girò
verso Marta per valutare la sua reazione ma l’altra sembrava
completamente assente, persa in chissà quale riflessione.
Probabilmente
si era solo immaginata la sua voce.
Perfetto, sto
impazzendo!
«Si
fermi, dannazione».
No,
non stava impazzendo. Lui era lì, dietro di lei, pronto a
darle di nuovo il
tormento. La prima ipotesi non sembrava poi così male alla
luce della piega
presa dagli eventi.
«Finalmente!
Ha già attirato abbastanza l’attenzione dei suoi
colleghi» sottolineò severo,
appena lei si voltò.
Clara
sbirciò intorno a sé, notando che in effetti
qualche suo compagno guardava
stupito quella scena insolita. Arrossì prima di riuscire a
impedirselo.
«Che
succede?» le chiese Marta, tornando sui suoi passi appena si
accorse di aver
lasciata indietro.
«Ho
bisogno di parlare con la sua amica» chiarì il
professore, anticipandola. «La
prego di lasciarci».
La
ragazza rimase impietrita, del tutto ignara del motivo per cui Visconti
volesse
avere un colloquio privato con Clara.
«Ti
spiego più tardi» la rassicurò
quest’ultima, invitandola ad accontentarlo. Dopo
una leggera esitazione, l’altra lo fece, abbandonandola ad
affrontarlo.
«Cosa
vuole da me?» chiese scocciata non appena rimasero soli.
Lui
le lanciò uno sguardo di odio cocente tanto che per un
attimo lei pensò che l’avrebbe
aggredita.
«Cosa
voglio?» replicò incredulo. «Lei mi ha fatto
fare la figura
dell’idiota».
Forse
perché lo sei.
«Guardi
come sono vestito» continuò, afferrando i bordi
della giacca di pelle con
enfasi. «Qual
è il primo aggettivo che le viene in mente
vedendomi?».
Sexy.
No, non va bene. Non devi nemmeno
azzardarti a pensarlo.
«Giovane»
sparò incerta.
«Perfetto»
batté le mani, per nulla felice. «Scommetto che
invece
professionale e preparato non le hanno nemmeno sfiorato il
cervello».
«In
effetti, no» confessò Clara.
«Lei
sa cosa vuol dire insegnare a trent’anni?».
«Avere
uno stuolo di ragazze che sbavano al suo passaggio?!»
replicò lei senza
riflettere.
Lui
la fissò incredulo, per poi abbandonarsi ad una risata amara.
«Faticare
per ottenere il rispetto degli studenti e la loro attenzione»
chiarì serio.
Clara
si sentì in colpa per qualche istante, accorgendosi di
quanto lui sembrasse
abbattuto. Ma si riscosse in fretta, riflettendo sulle sue effettive
responsabilità in quella vicenda.
«Non
dovrebbe guadagnarseli per la sua bravura?».
Si
accorse di aver oltrepassato il limite quando i suoi occhi si ridussero
a due
fessure.
«Sta
insinuando che non sappia svolgere il mio lavoro?» chiese
furioso.
«Sto
solo dicendo che ciò che indossa non dovrebbe importare se
è un professore
stimato» spiegò, assolutamente convinta della sua
posizione.
«Ma
cosa ne vuole sapere lei?» sbottò esasperato.
«Niente»
ammise. «Quindi
non c’è ragione che io rimanga».
Si
voltò, sollevata, ma non riuscì a compiere
più di un paio di passi prima di
essere bloccata da lui, che le sbarrò la strada e la via di
fuga rappresentata
dalle scale. Erano soli nel corridoio, poteva permettersi di
trattenerla anche
contro la sua volontà senza che nessuno si meravigliasse di
un simile
comportamento da parte di un docente.
«Non
può andarsene. Sto aspettando le sue scuse».
Usò
un tono definitivo, facendole capire che non si sarebbe spostato da
lì fino a
quando non avesse ottenuto ciò che voleva.
«Mi
scusi».
Lo
disse in fretta, sottovoce, tanto che lui si piegò in avanti
per riuscire a
cogliere le sue parole.
«Con
un po’ più di convinzione»
intimò, per nulla soddisfatto. «E
che sia udibile».
Clara
prese un respiro profondo e lo fissò dritto nei suoi
splendidi occhi azzurri.
«Mi
scusi».
«Ora
ci siamo» disse lui, accennando un sorriso tiepido. «Rimane
il fatto che ha combinato un disastro: ha rovinato anche il libro che
stavo
leggendo oltre ai vestiti».
In
quel momento estrasse dalla ventiquattrore un romanzo, le cui pagine
erano
state completamente inzuppate dalla spremuta, incollandosi le une alle
altre.
Aguzzando la vista Clara riuscì a leggere il titolo, mezzo
sbiadito
dall’incidente.
«Le
ho fatto un favore» replicò sincera.
«Come?».
«Non
ne valeva la pena» spiegò, indicando
ciò che lui teneva tra le mani.
Lui
la guardò allibito, incapace di credere che una studentessa
potesse prendersi
tali libertà.
«Quindi
sarebbe un’esperta di letteratura?» la
canzonò sarcastico.
«No»
disse lei scrollando le spalle, indifferente alla sua sprezzante
ironia. «Ma
se ci tiene glielo ricompro, così almeno evita di sprecare i
suoi soldi due
volte».
Visconti
scoppiò a ridere, inaspettatamente, anche se la ragazza non
riuscì a capire se
fosse divertito e sconcertato. Probabilmente una buona dose di entrambi.
«Sa
una cosa?» disse lui quando riacquistò il dovuto
controllo. «Avrei
voluto essere un suo professore».
Clara
rimase spiazzata da quella rivelazione, incapace di articolare una
risposta
decente. Aprì un paio di volte la bocca ma non
riuscì a elaborare nulla di
sensato per controbattere.
«Perché?»
chiese infine, sentendo le guance in fiamme.
Non hai
quattordici anni, non ha
una cotta per te. Finiscila!
«Per
potermi prendere qualche soddisfazione nei suoi confronti».
Lapidario.
Freddo come una doccia ghiacciata.
Se
ne andò prima che lei riuscisse a replicare
alcunché. Clara rimase immobile in
mezzo al corridoio, come una sciocca ragazzina, pregando il destino di
non
incrociare di nuovo la strada di Giulio Visconti.
Era
sopravvissuta una volta, forse la seconda non sarebbe stata altrettanto
fortunata.
Considerazioni
Ciao!
Questo è un capitolo importante e purtroppo ho la sensazione
di non averlo reso
al meglio, non sapete quanto mi irriti questo fatto. Ma
tant’è, non riuscivo a
cambiarlo, quindi ve l’ho lasciato così. Fa
schifo? Fatemelo sapere, in questo
caso è davvero importante.
Mi
auguro che abbiate ora un’immagine più chiara dei
personaggi e dei loro
caratteri.
Da
domani torno a seguire le lezioni dopo la pausa esami e avrò
meno tempo per
scrivere, quindi probabilmente gli aggiornamenti saranno settimanali.
Vi
ringrazio tantissimo per l’affetto che dimostrate verso la
storia, ogni volta
che trovo una recensione sorrido come una scema.
A
presto!
Lexi