Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: RobTwili    07/11/2011    8 recensioni
Sequel di Redemption
Sono passati tre anni da quando Aileen ha varcato il cancello della clinica di disintossicazione.
Tre anni trascorsi a fianco di Robert.
Lui l’ha aiutata a superare ogni difficoltà, anche quando i fantasmi del passato hanno deciso di uscire.
Lei si è impegnata con tutta se stessa per cercare di non deludere lui, l’unica persona che abbia mai tenuto a lei.
Sono buoni, ottimi, amici; condividono una casa a Los Angeles.
C’è però un piccolo problema… Cupido, come sempre, è uno stronzo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'My Redemption is Beside you'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7
Sequel di Redemption. Non è necessario aver letto il prequel per comprendere questa storia. Ho cercato di riportare alcuni eventi in modo che possa risultare comprensibile a tutti.







Non riuscivo a smettere di baciarla.
Le sue labbra sembravano create per incatenarsi alle mie.
Le mani di Lee stringevano alcune ciocche dei miei capelli e gemevo sommessamente ogni volta che con le dita mi sfiorava la nuca.
«Lee» soffiai sulle sue labbra, attirando il suo corpo più vicino al mio.
Non rispose, continuò solamente a baciarmi.
Sentii la punta della sua lingua tracciare il contorno delle mie labbra e non riuscii più a trattenermi.
La abbracciai, in modo quasi spasmodico, attirandola verso di me.
Sentivo i suoi seni contro il mio petto, le sue braccia attorno al mio collo, il suo corpo contro il mio.
Sapevo che era sbagliato, che forse lei non provava quello che provavo io, ma non ero in grado di fermarmi.
Lee era come una droga per me.
Lee era la mia droga.
Le sue piccole mani arrivarono al bordo della mia maglia e velocemente la sollevò per togliermela.
Staccarmi dalle sue labbra mi risultò quasi doloroso.
Lee era il mio ossigeno.
Cominciò ad accarezzarmi la schiena con i polpastrelli, tracciava disegni astratti, ricoprendomi di brividi. Sembrava che stesse studiando il mio corpo, quasi per impararlo a memoria.
Sfiorava, accarezzava, graffiava.
Gemetti mordicchiandole le labbra quando con fare birichino mi lasciò un graffio un po’ più profondo degli altri poco sotto la spalla.
Era decisamente impaziente.
Le mie mani corsero a sollevare la sua magliettina e Lee si fece spogliare, togliendosi poi, quasi con un gesto buffo, i capelli dal viso.
Tornai ad accarezzare la sua schiena, godendo del contatto con la sua pelle nuda.
Quante volte l’avevo desiderato?
Quante volte avevo immaginato la morbidezza della sua pelle?
Tracciai in punta di dita una linea, seguendo la sua colonna vertebrale.
Sentii distintamente il corpo di Lee inarcarsi, strappandomi un nuovo gemito.
Le sue dita corsero velocemente sull’elastico dei pantaloni della mia tuta, e io mi staccai dalle sue labbra ansimante quando sfiorò volontariamente la mia eccitazione.
«Toglili» mormorò, quasi come un ordine.
La sua voce, roca, mi fece rabbrividire.
Preso da un’improvvisa frenesia, tornai a baciare le sue labbra: ero in astinenza.
Dopo quel pomeriggio sarei stato sempre in astinenza di baci.
Per qualche secondo Lee sembrò dimenticarsi della sua richiesta, impegnata com’era a baciarmi e graffiare la mia schiena.
Il silenzio attorno a noi era rotto solo dal rumore dei baci e dei nostri sospiri.
Portò una mano all’altezza del mio petto e mi costrinse a distendermi; non opposi nemmeno resistenza, sorridendo appena quando un ghigno soddisfatto comparve sul suo volto perfetto.
Tornò a baciarmi la bocca, mordicchiandola, per poi scendere sul mento.
Con una scia di baci lungo tutto il mio petto arrivò all’ombelico, facendomi sussultare.
Sentii le sue dita armeggiare sull’elastico dei pantaloni e alzai il bacino per permetterle di toglierli: con un solo gesto mi ritrovai nudo.
Dopo aver lanciato i miei pantaloni dietro di lei, Lee si tolse velocemente i jeans e la biancheria, rimanendo nuda a sua volta.
Un sospiro mi morì in gola quando percorsi il suo corpo con lo sguardo.
Un corpo perfetto.
Un corpo che si distese sopra al mio, regalandomi una nuova scarica di piacere.
«Lascia fare a me» sussurrò languida al mio orecchio, prima di mordicchiarmi il lobo.
Annaspai, in cerca d’aria, aggrappandomi ai fianchi di Lee.
Lee era la mia àncora.
Scese sul collo, mordicchiandolo e ricoprendolo di baci umidi che riuscirono a eccitarmi ancora di più.
Stava decisamente conducendo il gioco, lo capii quando volontariamente si strusciò contro di me per farmi gemere il suo nome ancora una volta.
Sentii una sua risatina e cercai di recuperare un po’ di forze.
Con un colpo di reni mi ritrovai sopra di lei, la sua schiena contro il materasso, il suo seno schiacciato al mio petto, le nostre gambe intrecciate.
Sentire il calore del corpo di Lee contro al mio mi diede coraggio.
Cominciai a leccarle il collo, facendola mugolare. Quando arrivai alla clavicola le lasciai un piccolo segno rosso, volevo marchiarla.
Lee era assieme a me.
Stavo andando a fuoco.
Ogni singola cellula urlava il nome di Lee, ogni parte di me la desiderava, la voleva, la bramava.
Eppure non riuscivo a smettere di baciarla.
Le accarezzai un fianco con i polpastrelli e le sue unghie si conficcarono ancora di più nella mia schiena.
Quando la mia mano scese e arrivò al suo inguine mi beai del gemito incontrollato che Lee non riuscì a trattenere.
Lee era mia schiava.
Mosse il bacino in un gesto decisamente troppo esplicito e improvvisamente pensai che quattro anni di preliminari erano sufficienti a entrambi.
Volevo chiederle il permesso di amarla, volevo chiederle il permesso di amarmi, ma ero completamente senza voce per tutto quello che stava succedendo.
Tornai a baciarla, sperando che Lee riuscisse a leggermi nella mente.
Quando sentii le sue gambe circondarmi il bacino per lasciarmi più spazio, la mia mano corse a stringere il suo fianco.
Abbandonai le sue labbra, aprendo gli occhi e guardando in quel pozzo, di solito ghiacciato: il ghiaccio si era sciolto e i suoi occhi erano ancora più belli del solito.
Le stavo chiedendo il permesso di farla mia, di poter essere solo una cosa con me.
Annuì, prima di ritornare a baciare le mie labbra, quasi con urgenza.
Lee aveva bisogno di me.
E non riuscii a negarle quel bisogno, unendomi a lei lentamente, godendo della sensazione del mio corpo dentro al suo.
La sensazione delle sue unghie che si conficcavano nella mia schiena non era nemmeno fastidiosa, concentrato com’ero sul suo viso, stravolto dal piacere.
Lee era bellissima.
Mi mossi appena, facendola gemere.
Il suo volto, segnato dal piacere, fungeva da mappa.
Le sue guance, imporporate, riuscivano a renderla ancora più bella.
E ci riuscivano anche i suoi occhi, che cercavano di rimanere aperti, nonostante il piacere le impedisse di farlo.
Le sue labbra schiuse, in cerca d’aria, che continuavo a riempire di baci, mi donavano una sensazione di possessione che non riuscivo a domare.
Ero io a procurarle quelle sensazioni.
Lee era mia.
All’improvviso si aggrappò più forte alle mie spalle, costringendomi poi a invertire la situazione.
La mia schiena contro il materasso, Lee sopra di me.
Si staccò dalle mie labbra, lasciandomi una sensazione di vuoto.
Il mio petto, non più a contatto con il suo, fu attraversato da un brivido di freddo.
Cercai di mettermi seduto per tornare a baciarla, ma Lee me lo impedì, tornando ad avere, per qualche secondo, quel ghigno impertinente sul suo viso.
Si stava muovendo per me, cercava di soddisfarmi.
Avrei voluto dirle che le sue labbra sulle mie avrebbero avuto più effetto, ma non riuscivo a parlare.
Cercai di trattenere un gemito più forte degli altri quando la bocca di Lee cominciò a mordicchiarmi la scapola, ma non ci riuscii.
Quando il suo viso fu abbastanza vicino al mio, riuscii a strapparle un bacio fugace che la costrinse ad allontanarsi.
Le mie mani corsero sui suoi fianchi per guidarla, come se ce ne fosse stato veramente bisogno.
Un suo gemito profondo mi ammaliò a tal punto che non riuscii a capire più nulla, la mente completamente piena del pensiero di lei.
Il suo seno che si alzava e abbassava velocemente, il capo piegato all’indietro e le labbra socchiuse, in cerca d’aria.
Strinsi i suoi fianchi con più forza, giunto ormai al limite.
Lee costrinse una mia mano a salire verso il suo seno, fino al collo; l’altra si aggrappò più forte a lei che cominciò a muoversi più velocemente.
Come un lampo, all’improvviso, il piacere arrivò, accecandomi.
«Lee» gemetti, riuscendo a fermarmi prima di continuare la frase. “Ti amo” pensai, mentre il martellare del mio cuore mi impediva di sentire qualsiasi altro rumore.
Cercai di riprendere il respiro, e vidi Lee fare lo stesso.
Involontariamente nel mio volto nacque un sorriso che si rispecchiò in quello di Lee.
Quando cercai di fare un po’ di forza sulla schiena per alzarmi e darle un bacio, sentii distintamente il corpo di Lee scivolare via dal mio.
Senza dire nulla, Aileen raccolse i suoi vestiti dal pavimento e cominciò a camminare verso il bagno.
Giusto, Lee aveva bisogno del bagno.
Probabilmente sarebbe tornata a letto poco dopo.
Mi distesi con un sorriso, respirando a fondo.
Il letto sapeva di me, di Lee. Sapeva di noi.
Senza nemmeno accorgermene mi addormentai.
 
Quando mi svegliai, mi guardai attorno, confuso.
Ero ancora nudo, c’era solo un lenzuolo che mi copriva malamente.
Di Lee non c’era traccia, ma la porta della mia camera era socchiusa.
Probabilmente si era accorta che mi ero addormentato e se ne era andata.
L’orologio del cellulare segnava mezzanotte e mezza.
Mi alzai, infilandomi i boxer e i pantaloni che Lee mi aveva tolto e sgattaiolai fino alla sua camera.
La porta era chiusa, quindi lei stava dormendo.
Per sicurezza, aprii la porta e sbirciai dentro: Lee parlottava qualcosa, rigirandosi tra le lenzuola.
Un sorriso mi nacque spontaneo e socchiusi la porta, prima di andare in bagno.
Nonostante mi piacesse sentire il profumo di Lee sulla mia pelle, dovevo farmi una doccia.
E sapevo esattamente cosa fare dopo.
Tornai in camera con l’asciugamano arrotolato in vita e, dopo essermi vestito, mi sedetti sul bordo del letto con uno sbuffo.
Avevo fatto l’amore con Lee.
Avevamo fatto l’amore.
Senza pensarci presi il telefono e feci quel numero. Ormai lo conoscevo a memoria.
Al secondo squillo qualcuno rispose. «Sì?».
«Tom, ho fatto sesso con Lee» borbottai, stupendomi di quanto mi piacesse pronunciare quelle parole.
«Ma chi parla?» chiese Tom, sorpreso.
«Sono Rob» sbottai, prendendo una sigaretta e accendendola.
«Ah ciao. Scusa Rob, ci deve essere un’interferenza perché ho capito che hai fatto sesso con Lee». Sembrava serio.
«Cretino, non c’è nessuna interferenza». Cominciavo a spazientirmi.
«Robert, hai trombato con Aileen?» strillò così forte che fui costretto a staccare il ricevitore dall’orecchio.
«» ammisi, continuando a sorridere.
«Aspetta» mormorò. Sentii il rumore di passi e un ticchettio. Pochi secondi dopo dal ricevitore udii un coro cantare l’Alleluja.
«Stronzo» ridacchiai, aspirando una boccata di fumo.
«Due giorni fa mi chiami disperato, dicendo che sei geloso e adesso te la sei fatta? Credo mi manchi qualche passaggio. Aspetta che mi prendo una birra» scherzò, facendomi ridere.
«Niente, ho seguito il tuo consiglio. L’ho sbattuta al muro e l’ho baciata. È scappata in camera piangendo e io ho nascosto le chiavi della macchina perché non andasse da Xavier. Quando è venuta in camera mia per dirmi delle chiavi le ho detto che sono geloso, si è avvicinata e mi ha baciato e… abbiamo fatto sesso». Non era sesso, a dire la verità. Io avevo fatto l’amore con Lee.
«Wow. Hai tutta la mia stima amico, dico davvero». Parlava quasi con ammirazione.
«Sì, ma…» cominciai, sperando che magari Tom riuscisse a trovare una spiegazione per il comportamento di Lee.
«Oh, hai fatto fiasco» mormorò, improvvisamente triste.
«No!» gridai, ferito nell’orgoglio e imbarazzato, «nessun fiasco» precisai.
«E com’è stato? Insomma… che tipa è Aileen? Me la sono sempre immaginata come una tigre, con tutta la sua esperienza. Che fa? Urla, piange, ride?» cominciò a chiedere.
«Direi… graffia» bofonchiai, guardando attraverso lo specchio i segni rossi sulla schiena.
«La cosa si fa eccitante» ridacchiò.
«Tom, vaffanculo» sbottai, innervosito.
«Idiota! Che hai capito. Stavo immaginando Lee. Be’, racconta un po’». Voleva veramente che gli dicessi di…
No, era Lee.
«Niente di che. È andato tutto bene solo che, alla fine…». Non avevo il coraggio di dire quello che era successo, forse perché Tom avrebbe detto ad alta voce quello che io continuavo a pensare.
«Oh no. Non dirmi che le hai detto che la ami». Sentii  un colpo: ma che stava facendo dall’altra parte del microfono? Sembrava stesse prendendo a schiaffi il ricevitore.
«No. Mi sono trattenuto. Ma, insomma… se ne è andata senza nemmeno darmi un bacio» mormorai, imbarazzato e ferito.
«E che cosa doveva fare? Dirti che è stata la scopata migliore della sua vita? Rob non è abituata a smancerie. Non so che cosa abbia fatto con quel Xavier, ma magari non è una che si perde in coccole post sesso». Sembrava un ragionamento esatto, il suo.
«Ma io mi sono avvicinato per darle un bacio, lei mi ha sorriso e se ne è andata» sbuffai, ricordando Lee che raccoglieva i suoi vestiti e se ne andava.
«Forse si è sentita in imbarazzo perché non sapeva che dire. Ci hai pensato?» domandò.
Ancora una volta sembrava aver ragione ma… non mi convinceva totalmente.
«E se fosse perché per lei è stato solo un modo per scaricarsi?» ammisi, sperando che Tom riuscisse a trovare una scusa abbastanza convincente.
«Perché con te? In fin dei conti poteva scaricarsi con Xavier, no? Io credo che si sia comportata in quel modo semplicemente perché lei ha sempre fatto così» borbottò, pensieroso.
Certo, non avevamo chiarito i nostri sentimenti ed era stata decisamente una cosa istintiva, ma Lee se ne era andata lasciandomi da solo.
«Sì, forse hai ragione» brontolai, tra me e me.
«Io credo che sarebbe giusto per voi parlarne. Capire che è successo e dopo vedere che fare. Non farle paura dicendole che sei innamorato di lei o altro, lascia che sia lei a parlare, vedrai che vi capirete» propose. «Scusa Rob, mi stanno chiamando. Ci sentiamo, ok?» gridò, prima che avessi il tempo di aggiungere altro.
«Certo» mormorai quando ormai la linea era già stata interrotta.
Dovevo assolutamente fare qualcosa per togliermi dalla mente quello che era successo, per quanto mi fosse possibile.
Scesi le scale e scelsi un DVD tra tutti quelli che c’erano di fianco alla TV.
Qualcuno volò sul nido del cuculo era uno di quei film che riusciva sempre a calmarmi.
Forse perché adoravo il modo di recitare di Jack Nicholson o perché il film mi piaceva particolarmente.
Cominciai a guardare le prime scene e, tra una sigaretta e un sorso di birra, riuscii ad allentare i miei nervi.
«Non riesci a dormire?». Sussultai non appena sentii la voce di Lee alle mie spalle.
«No» mormorai, girandomi appena.
«Nemmeno io». Si sedette di fianco a me, sul divano, prima di prendere la sigaretta dalle mie dita e cominciare a fumarla.
Il problema era che io non riuscivo a dormire perché ricordavo fin troppo bene quello che era successo dentro alla mia camera.
Come potevo affrontare con Lee quell’argomento?
«Che film è?» chiese, indicando la TV con un gesto del capo.
«Qualcuno volò sul nido del cuculo» borbottai, tornando a guardare Jack Nicholson che giocava a basket.
«Ancora quello?» ridacchiò, stupita.
«Sì, mi piace». Mi rilassava e mi permetteva di non pensare a Lee, al suo corpo e ai suoi gemiti.
«Cosa, l’attore o il film?» rise, di nuovo, porgendomi la sigaretta che mi aveva preso qualche minuto prima.
«Il film» sbottai, stanco di quelle sue continue frecciatine sul mio essere gay.
«Non si sa mai, io chiedo». Fece spallucce, prima di prendere anche la bottiglia di birra per bere.
Quello era il pretesto giusto per introdurre l’argomento ‘sesso in camera mia’.
«Credevo che quello che è accaduto in camera mia fosse un chiaro segno che non sono gay» sbottai, giocherellando con il tappo della bottiglia che avevo in mano.
Ero sempre più convinto che per Lee fosse stata solo una scopata.
«Non si sa mai quello che hai immaginato» disse, senza distogliere lo sguardo da me.
«Ero un po’ impegnato… non ho immaginato proprio niente». “Ho solo pensato a te, Lee” pensai.
«Era per essere sicuri». Bevve un nuovo sorso di birra e io spalancai gli occhi, stupito.
«Perché, tu hai immaginato qualcun altro?» chiesi, curioso ma preoccupato allo stesso tempo.
«Oh, certo! All’inizio c’era Orlando Bloom. Insomma, è vecchio e sposato, ma devo dire che con la benda da pirata fa ancora il suo effetto. Poi, per qualche minuto siamo stati io e Ben Barnes. Aveva i capelli corti, come piace a me. Oh sì, non posso dimenticare Zac Efron. Sai che ho un debole per lui da quando ha fatto Charlie St. Cloud. Ma il meglio è stato il finale» sospirò, mordendosi il labbro inferiore.
«Chi-chi-chi hai immaginato?» balbettai, stupito.
Era peggio di quello che mi ero immaginato.
Per Lee non avevamo nemmeno scopato, visto che si era immaginata altri ragazzi al posto mio.
«Tom» sospirò di nuovo, sistemandosi una ciocca di capelli che era caduta sulla sua spalla.
«Tom? Quel Tom? Il mio amico?» gridai, incredulo.
«Sì, proprio lui. E devo dire che se avessi saputo l’effetto… be’, l’avrei pensato da prima». Si sistemò irrequieta sul divano.
«Oddio» mormorai strofinandomi il viso con una mano.
All’improvviso Lee cominciò a ridere.
«Che c’è?» chiesi, guardandola mentre appoggiava la nuca al divano.
«Che scemo che sei Rob! Non potrei mai immaginare Tom. È troppo magro e mi piacciono le spalle larghe». Lanciò uno strano sguardo alle mie spalle, coperte solo da una vecchia e consunta maglia bianca.
«Quindi, quindi sono sempre stato io?» azzardai, sperando di avere almeno quella piccola vittoria.
«Che palle che sei Rob. Devi sempre fissarti su queste piccolezze» borbottò, irritata.
«Era solo per sapere se…» cominciai a dire, senza veramente finire la frase per l’imbarazzo.
«Solo per sapere se? Se sei stato tu a farmi venire? Era questo che volevi sapere?» domandò, diretta.
«Ecco…» mormorai. Non era esattamente il modo in cui volevo chiederlo, ma il concetto era quello.
«Vedila così, Rob: eri tu quello sotto di me» tagliò corto Lee, lasciandomi senza parole.
«Io…» bofonchiai, passandomi una mano tra i capelli, nervoso.
«Su Rob, guardiamo un po’ il film». Si avvicinò a me, appoggiando una guancia alla mia spalla.
«Gua-guardare il film?» balbettai, lanciandole una strana occhiata.
Lei voleva guardare il film?
Non pensava fosse il caso di parlare di quello che era successo?
«Sì, perché?» ridacchiò, alzando il capo dalla mia spalla. «Cosa vorresti fare?». Si leccò il labbro, alzando un sopracciglio e guardando il mio corpo con uno strano sguardo.
«Io credo che andrò a dormire». Mi alzai velocemente dal divano.
Avevo paura che Lee si avvicinasse di nuovo a me.
Il suo corpo, vicino al mio… non era proprio una buona idea.
Non dopo quello che era successo.
Lee aveva innescato uno strano meccanismo, aveva risvegliato il mio corpo.
Riuscivo a sentire i brividi solo rimanendole di fianco.
«E non finisci il film?» chiese, indicando con una mano la TV.
«No» sbottai, cominciando a salire le scale.
C’era una cosa però, che non riuscivo a togliermi dalla mente.
Una risposta che mi serviva.
«Lee?». Appoggiai la mano al muro, per avere un ulteriore sostegno.
«Sì?». Si girò, appoggiando il mento allo schienale del divano.
«Prima, è stato solo sesso come tutte le altre volte o era… diverso?» azzardai, sperando che riuscisse a capire quello che le volevo chiedere.
Non potevo di certo domandare se aveva fatto sesso o l’amore; Lee non conosceva la differenza.
«Oh no. È stato decisamente diverso» sospirò, quasi estasiata.
«Davvero?». Scesi un gradino, improvvisamente speranzoso.
Forse anche Lee aveva fatto l’amore con me.
«Sì. Quando è da tanto che non lo fai, è tutto diverso, amplificato quasi, capisci?» domandò, seria.
«Oh, certo» borbottai deluso.
Era solo una questione di tempo tra una scopata e l’altra, per lei.
«Non voglio dire che tu non sia stato bravo, eh! Però quando è da tanto che non lo fai… ti sembra sempre migliore». Accennò un debole sorriso, per rassicurarmi.
«Naturale. Buonanotte» sussurrai.
Probabilmente Lee non fu nemmeno in grado di sentirmi, perché avanzai verso la mia camera.
Mi distesi a letto con uno sbuffo.
Su quello stesso letto, poche ore prima, io e Lee avevamo fatto l’amore.
O sesso.
A seconda dei punti di vista.
Possibile che non riuscisse a capire che l’amavo?
Le avevo detto che ero geloso di lei e l’avevo baciata.
Ricordai le sue lacrime e il modo in cui era scappata.
Perché prima mi aveva baciato e si era messa a piangere soltanto dopo che le avevo detto che la volevo?
Forse in quel momento Lee aveva capito che la amavo?
O semplicemente si era accorta che io ero un idiota e che mi ero accorto di amarla solo dopo la comparsa di Xavier.
«Cazzo…» sbuffai, rigirandomi nel letto e tirando le coperte che si erano attorcigliate attorno alle gambe.
Quando respirai, sentii il profumo di Lee e questo mi fece scattare in piedi.
Basta.
Basta bugie.
Basta mezze verità.
Basta frasi non dette.
Dovevo parlare con Lee, dirle che la amavo.
Doveva sapere che per me non era stata solo una scopata.
Doveva sapere che io avevo fatto l’amore con lei e che l’avrei fatto ogni giorno, se lei me l’avesse permesso.
Ero geloso di lei, era tanto difficile da capire?
La amavo e, forse, l’avevo amata da quando mi aveva chiesto quell’accendino.
Mi alzai dal letto, deciso a dirle la verità.
Quando aprii la porta della mia camera, mi scontrai con Lee.
Ci sorridemmo entrambi, facendo un passo indietro.
«Devo parlarti» sussurrammo assieme.

 
 
 
 
 
 
Salve ragazze!
Poche cose da dire per questo capitolo…
Ammetto che scrivere la prima parte è stato difficile per me, avevo le mani che tremavano. Ma non perché la scena fosse troppo spinta o perché mi vergognassi… mi tremavano le mani perché Rob era forse troppo sopraffatto da tutto quanto.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e… se mi fate sapere quello che ne pensate non può che farmi piacere…
Non ho veramente niente altro da dire, se non che il termine per il contest è questa sera a mezzanotte, quindi avete ancora qualche ora per spedire le vostre OS (anche drabble o flash fic, eh!). trovate tutto QUI.
Per il gruppo spoiler, fate pure l’iscrizione QUI (non chiedo nick o niente alto) e se volete aggiungermi come amica, fatelo QUI.
A lunedì prossimo!
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: RobTwili