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Autore: RIP    07/11/2011    0 recensioni
Ferita profondamente dall'uomo che diceva d'amarla e consapevole di vivere in un mondo che non le appartiene, la giovane Maria decide disperatamente di consegnarsi alla morte...
La morte arriva...ma ha in serbo grosse sorprese per la giovane ragazza...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 1846
h. 20.00

 

Correvo velocemente, il mio vestito gonfio e pieno di merletti mi era d’impiccio e cercavo di distrarmi sentendo la seta preziosa strusciare contro il muro che correva infinito lungo lo stretto e buio vicoletto che stavo attraversando.
Il cuore martellava contro il mio petto ed una lunga ciocca di capelli, umidi di sudore,  era appiccicata contro il mio seno pallido che era messo in ben vista dall’ampia scollatura del mio vestito.
Un turbine devastante di pensieri lacerava pian piano il mio cervello, non avevo un piano preciso, sapevo solo che dovevo scappare da quel luogo che fino a pochi giorni prima avevo chiamato casa, quella famiglia non mi apparteneva, questo mondo non mi apparteneva, volevo porre fine alla mia esistenza ed era per questo motivo che mi ero ritrovata in quel vicoletto che trasudava di criminalità e di morte.
Non ero in grado infatti di togliermi la vita con le mie stesse mani e quindi vedendo quel vicolo avevo sperato che qualche delinquente mi trovasse e mi uccidesse, non volevo una morte veloce e indolore, volevo semplicemente morire.
Ancora adesso non saprei dirvi se queste parole erano autentiche o dettate solo dalla mia disperazione, fatto sta’ che quella folle speranza mi spinse ad andare sempre più avanti, verso l’oscuro, seguendo quella via irregolare e maleodorante che mi avrebbe portata dritto alla morte.
Aveva da poco smesso di piovere, dovunque l’acqua gocciolava producendo un rumore netto e lugubre, qua e là si vedevano porte sfondate o finestre sprangate e qualche volta intravedevo le sagome sfocate di misteriosi volti che si affacciavano a qualche finestra, pulendo con la mano lo sporco, e  mi fissavano intensamente.
Non sapevo il nome di quel viottolo anzi, mi ritrovai anche a dubitare che ne avesse uno, mi ricordavo solo di averlo visto da qualche parte in Fleet Street mentre barcollavo confusa, sotto lo sguardo di tutti.
Era già da mezz’ora che camminavo per quel vicolo e la notte era ormai calata, trovai una sedia accostata contro la parete di un’abitazione malridotta, mi ci abbandonai sopra e piansi senza sosta accarezzando il mio vestito, ormai sporco e rovinato, e stropicciando nervosamente i miei capelli scompigliati.
Mi ritrovai a pensare a tutti gli eventi di quel giorno, ero stata ferita profondamente dalla mia famiglia e l’uomo che fino a quel giorno aveva detto di amarmi mi aveva quasi violentata, la mia anima gracile aveva ricevuto due forti pugnalate e onestamente non sapevo se sarei riuscita a riprendermi, il mio animo si ritrovava a combattere contro il mondo reale in un feroce duello. In questo momento il mondo reale stava avendo la meglio.
Mentre facevo tutte queste considerazioni non mi ero accorta che qualcosa stava gocciolando sulla mia spalla, era qualcosa di caldo e appiccicoso che tracciava linee sinuose sul petto fino a ricadere sulla stoffa preziosa, al buio non riuscivo a rendermi conto di cosa fosse ma non appena entrai nel campo di luce di un lume malridotto vidi grosse chiazze cremisi che m’imbrattavano il vestito, urlai per l’orrore... ero sporca di sangue.
In uno stato di confusione totale tornai al muro dove era appoggiata la sedia per cercare di capire da dove provenisse quel sangue; lì, su un balcone posto proprio sopra la mia sedia, che fino ad allora non avevo neppure notato, mi aspettava una raccapricciante sorpresa.
La testa di una donna era incastrata fra le sbarre di ferro del balcone, i lunghi e sporchi capelli corvini le ricadevano sulla fronte mettendo in mostra il collo, lacerato da una ferita piccola e profonda dalla quale fuoriuscivano delle gocce di sangue.
Il corpo era stato scaraventato contro il balcone come testimoniavano i vetri rotti e la finestra sfondata e la testa era rimasta incastrata e penzolante fra le sbarre di ferro.
-Oh mio Dio!- mormorai dato che la mia voce era spezzata dal terrore e dalla confusione -Non può...- sentii un rumore improvviso, metallico, qualcosa si era scontrato contro il ferro del balcone, urlai...un’altro rumore ancora, questa volta dietro di me come se una persona fosse passata velocemente alle mie spalle, ricominciai a correre mentre l’aria sibilava intorno a me scossa da qualcuno o qualcosa che non riuscivo ad identificare ma che certamente mi faceva paura, vedevo l’oscurità avanzare e d’un tratto inciampai contro un  sasso sporgente e caddi violentemente a terra.
Qualcuno mi afferrò per la gonna, provai a voltarmi ma i suoi movimenti erano rapidi e decisi, mi rivoltò come un calzino e, afferrandomi per i capelli, mi trascinò in un vicolo secondario nascosto dietro un edificio diroccato.
 
Sentii che la mia morte era vicina...






[Spazio autore]
Questo è un racconto di vecchia data...l'avevo pubblicato sul mio blog anche se non è stato mai letto!
Personalmente non mi convince molto...ecco perchè sono alla ricerca di pareri e/o consigli.

Grazie di cuore... :D


Distinti saluti dall'oltretomba


RIP

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           
   
 
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