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Autore: Aleena    07/11/2011    1 recensioni
Due fazioni, diverse tra loro come il Giorno e la Notte, un'antica tregua infranta.
Due eroi.
Due mondi divisi dalla luce.
Benvenuti nelle Terre Rare.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aleeah era dolorosamente consapevole di ogni istante: le scovolavano lenti sulla pelle, tracciando linee di un fuoco argentato che si fondevano con le precedenti, scurendosi ed allungandosi fino a che i secondi non divenivano minuti, i minuti ore; ed ognuno di quei nomi aveva un colore, così che le tinte stesse erano indice del tempo per l’aquila –argento per i secondi, oro per i minuti, rosso per le ore, blu per i giorni.
Giorni, appunto.
Il corpo di Aleeah restò immobile e svenuto per due giorni, cinque ore e trentaquattro minuti nei quali la sua mente, vigile, registrò le lame di colore che la trafiggevano senza potervi opporre resistenza, senza potersi evitare il dolore; registrava tutto, la sua coscienza, dal rumore degli allievi in corridoio a quello dei Medici che le controllavano pressione e respiro fino alle voci che, in un bisbiglio fin troppo chiaro, si chiedevano se si sarebbero mai svegliati.
Gli Assistenti Medici parlavano al plurale, eppure Aleeah non vedeva nessuno: era immersa in una sfocata, grigia versione della realtà in cui ogni tanto una figura emergeva, spiccando sulle altre con nitidezza, ma di rado; il confine del suo sguardo era labile, gli occhi attirati dalle forme vorticanti e luminose delle ore che l’aggredivano.
Provò a pensare ai suoi amici, a Dea e a Dave, ed il suo cuore diede un battito più forte che riverberò nell’aria come una pulsazione solida dell’aria, di cui Aleeah era la sola beneficiaria; eccitata, provò di nuovo, ma si scoprì a non ricordare come fossero i loro volti, le loro voci… sapeva solamente i loro nomi e vi si aggrappò, cercando di non perdersi –c’erano ricordi latenti che le riempivano la testa, sensazioni di qualcosa che non aveva mai avuto corpo.
Passò un giorno, poi un altro; qualcuno urlò da una distanza infinita e vicina, poi arrivò l’alba, e c’era una concentrazione di pulviscolo vivo nell’aria, senziente quasi come lo era Aleeah, pregno di realtà evanescente; e lei riusciva a percepirlo, a capire di poter scegliere. In un mondo più luminoso, un Assistente le aveva forzato le labbra, facendo scivolare in gola qualcosa di un lilla cupo mentre un Medico dall’aria severa ponderava la validità del rimedio che gli era stato fatto portare; nel mondo ovattato in cui la coscienza di Aleeah galleggiava, il flusso degli Spiriti vorticava invitante, sussurrando in una lingua muta ed indicando i colori, indicando lei distesa e loro liberi, infiniti.
Aleeah doveva scegliere.
 
Quando Aleeah aprì gli occhi, irragionevolmente pensò che la luce era meno fioca prima ed un’immagine di se le si formò nella mente con una rapidità tale da non poter che essere registrata ai margini e subito dimenticata.
C’era una tenda candida tirata a nasconderla dagli occhi indiscreti e due Medici intorno a lei,  che si affannavano a misurarle parametri ed agitarle dita e mani davanti.
«Quante sono? Contale, per favore»
«Segui il dito… bene»
«Polso stabile, riflessi motori… nella norma. Muovi le dita del piede, per favore…»
C’era una strana deferenza nella voce di Medici ed un luccichio strano nei loro occhi, spaventosamente simile all’espressione di un bambino che osservi una scintilla di elettricità nell’aria: paura ed ammirazione.
«Riesci a sentirci, giusto? A parlare? Avanti, prova»
«Dove… come stanno Dave e Dea? Sono qui?» disse l’aquila, la voce più sicura di quanto avrebbe creduto, lo sguardo che passava dall’uno all’altro Medico, due mezzelfi a giudicare dai tratti.
«Dea…» cominciò il primo medico, quello coi capelli corvini ed i riflessi blu chiaro, consultando la tavoletta sulla quale aveva preso freneticamente appunti poco prima «si. L’alseide, giusto? È sveglia da qualche ora, Sevia ha fatto colazione con lei» ma si interruppe di colpo, sollevando un sopracciglio verso il collega dalla corta barba biondo cenere «è stata avvertita?»
«Ho mandato su Shole non appena ha aperto gli occhi» rispose l’altro in un bisbiglio, prima di lanciare al collega un’occhiata eloquente che quello parve comprendere, giacché tacque e si girò nuovamente verso Aleeah.
«Bene. Per quanto riguarda gli altri… si. Il mezzumano è ancora svenuto, così come… si, come il mezzodrow, la lamia e l’uomo. Ma siamo quietamente ottimisti: il vostro momento peggiore è stato l’alba. I vostri parametri si stabilizzano via via che il giorno procede e… si, credo che entro poche ore riusciremo a risvegliare il mezzodrow. Forse anche la lamia» concluse il Medico, prima di lanciarle un sorriso tanto gentile quanto ottimista. Aleeah tacque, assorbendo quelle informazioni una alla volta, filtrandole attraverso il fastidio che il difetto di pronuncia del medico le incuteva.
«Ma Dave non è in salute, giusto? Perché non riuscite a…» cominciò Aleeah, tentando di puntellarsi sui gomiti: era inquietante restare distesi mentre due figure sconosciute ti osservavano dall’alto in basso, come una cavia.
«Resta distesa, per favore» le intimò il biondo, premendole sulla spalla con la tavoletta degli appunti. L’altro le sorrise di nuovo, agitato e bonario, quindi riprese a parlare.
«Si. Vedi, dobbiamo aspettare che… si, insomma, la cura non può essere somministrata in qualunque momento. Ma sta tranquilla, nessuno di loro è in pericolo» c’era un sottinteso palese, che Aleeah avvertì forte come se qualcuno gliel’avesse sussurrato dritto nell’orecchio: fino a domattina.
«Voglio vedere Dave. E Dea, poi. Fatemi…» non concluse la frase, che i dottori le si erano messi intorno, scuotendo la testa ed afferrandola delicati ma decisi sotto le braccia; arrossendo di vergogna ed imbarazzo, Aleeah lasciò che l’aiutassero a sollevarsi quel tanto che bastava affinché la schiena poggiasse sulla testatadel letto, sostenendola per qualche istante mentre si assestava: era debole, e fu grata ai Medici dell’aiuto, giacché da sola non sarebbe mai riuscita a sollevarsi «Vi ringrazio» borbottò debolmente l’aquila.
«Si, tranquilla, ragazza, tranquilla. Ora, i tuoi amici privi di sensi non possono ricevere visite, né sei in grado di muoverti per arrivare a loro, mentre la tua amica sveglia è stata portata da Sevia. La rivedrai da lei, immagino»
«Sevia?» la bocca di Aleeah si piegò in un’angolatura dubbiosa con le labbra un poco in fuori ed una piccola, irregolare “o” disegnata, mentre da sotto le sopraciglia aggrottate gli occhi castani si spostavano dall’uno all’altro Medico «No. Dionio è il nostro Direttore. Non Sevia. Perché Dea è.. perché dobbiamo vedere lei?»
«C’è…» cominciò l’altro Medico, quello biondo e silenzioso, ma qualcuno scostò le tende con un gesto nervoso –un ragazzo umano pieno di brufoli, dai capelli color sabbia e l’aria riservata-  e, tenendo gli occhi bassi, si avvicinò al primo Medico e gli sussurrò qualcosa di chiaramente udibile all’orecchio.
«La vuole vedere, ma non ora. Manderà i suoi. Dice di rimetterla in piedi»
«In piedi!» ruggì il secondo Medico «Cosa vuole, ucciderli uno dopo l’altro? In piedi, dice!»
«Io..»
«Tu non c’entri, Shole: è una volontà contro cui non possiamo confrontarci, perderemmo. Vai a monitorare gli altri pazienti. Avital, tiriamola in piedi» sbottò seccamente il biondo, rivolgendosi al collega, che annuì.
Combattendo contro debolezza e vertigine, instabile su gambe che le dolevano come dopo un intenso sforzo fisico, Aleeah si alzò lentamente in piedi, aggrappandosi ai polsi ed alle braccia esili dei due Medici che la guardavano con apprensione; quando si fu stabilizzata cominciò a camminare, un passo alla volta sempre più sicuro del precedente. Ad un certo punto l’Assistente venne a trascinare via il Medico Avital, lasciandola con un sorriso nelle mani del suo muto collega, che le fece fare il giro dell’ampia infermeria, attento a non farla mai deviare verso le tende chiuse dietro una delle quali, Aleeah immaginava, riposava Dave.
Erano ancora nel bel mezzo della loro passeggiata riabilitativa quando l’uomo fece la sua comparsa; un mezzo gigante, a giudicare dall’altezza e dallo sguardo vacuo, o forse un troll molto umano, vestito da servitore: qualunque cosa fosse, lanciò un’occhiata eloquente al Medico prima di spostarsi a lato di Aleeah e, afferratala saldamente, cominciare a trascinarla fuori senza una parola, lungo il corridoio ed in un altro, giù per una rampa di scale che scendere fu un inferno per Aleeah, ancora debole ed instabile, i muscoli che davano in guizzi improvvisi se sollecitati troppo.
Scese le scale svoltarono in un corridoio e l’aquila si rese conto di dove si trovassero: l’ala dei Direttori, dove si riuniva il consiglio dal quale sarebbe uscito il prossimo Grande; una paura irragionevole le riempì il cuore e la mente, facendole scendere un masso pesante dalla gola allo stomaco: volevano forse giudicarla ed espellerla? Cosa avrebbe fatto?
Si voltò verso il suo accompagnatore, ma quella faccia insensibile e volitiva  la dissuase dal porgli domande, facendola voltare ancora verso il corridoio: c’erano tre figure laggiù, due servitori simili al suo che trasportavano qualcosa che, man mano, si rivelò essere una ragazza dalla pelle nera come il giaietto, lunghi capelli di un bianco sporco e sfatto, pieni di nodi ed arruffati, occhi dalle iridi rosso spento e lunghe, tremende ustioni sulla pelle del volto e delle braccia. Una drow, che si dimenava senza forza nella stretta insensibile delle sue guardie, un’aria di delusione e di smarrimento che perse, assumendo quasi inconsapevolmente quella di sfida quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di Aleeah, che la fissò a lungo, sconcertata, rendendosi infine conto del marchio rosso che le spuntava fra la pelle scottata del petto.
Poi il  momento passò e la porta aperta le rivelò un conciliabolo dei tre Direttori, attorniati da figure che non conosceva e che la fissarono a lungo, con curiosità; nessuno parlò finché la porta non fu chiusa, poi Sevia, intenta a strofinarsi il volto con un fazzoletto, le servì un ampio sorriso e fece cenno al servitore di farla accomodare, congedandolo poi con un gesto prima di esordire.
«Dunque, un’altra. Devi avere una tempra molto forte per esserti svegliata così presto: l’incanto del quale sei rimasta vittima era estremamente potente, tanto che temevamo per le vostre vite, la tua e quella dei tuoi compagni tutti. Che sconsideratezza, che imperdonabile leggerezza quella degli Evocatori! Un incanto di quella potenza eseguito così… verranno puniti, senza dubbio. Ma siete vivi e ciò importa, sebbene si dovrà valutare quali conseguenze abbiano lasciato su di voi gli Elementali. Qualcosa sappiamo, tuttavia.
«Vedi, mia cara… Aleeah, se non erro… bene, vedi mia cara Aleeah, l’Evocazione alla quale sei stata sottoposta prevedeva un rito Nero di corruzione, atto a mutare la natura stessa della natura. Ora, non sapremo veramente cosa sia successo fino a quando qualcuno degli artefici non sarà sveglio, ma abbiamo immaginato e monitorato e… oh mia cara, lo sconvolgimento era così grande, e potente! E gli Elementali sono vendicativi.
«Abbiamo creduto che vi volessero morti, ma riteniamo che abbiano operato su di voi lo stesso cambiamento che si voleva loro imporre: la modifica della loro stessa natura. Dunque, mia cara, ognuno di noi ha dentro di se il.. diciamo, il germe della sua inclinazione: è quello che determina il carattere e dunque la fazione magica sotto i cui vessilli si sarà ospitati: nel tuo caso, il germe era quello della Positività, e tu avevi le caratteristiche che contraddistinguono i membri di questa classe» Sevia era un tipo magnetico: nessuno osava interromperla, affascinati dalla sua arguzia, dai modi mascolini eppure aggraziati a loro modo e da quella sottile vena di potenza, di comando; era carismatica e lo sapeva, in gradi di sfruttare al meglio questa sua capacità. Durante l’intero discorso, Dionio si era tenuto in disparte, limitandosi a lanciare occhiate di rimpianto verso Aleeah ad intervalli sempre meno frequenti mentre la Cecaelia, vorticante nell’acqua che le consentiva di vivere in terra, era pallida e seccata sebbene i colpevoli non fossero mai stati additati come suoi allievi. Aleeah stessa era ammaliata, rapita da quelle parole tanto che impiegò qualche secondo a registrare l’anomalia.
«Avevo? Cosa significa?» domandò la ragazza e Sevia le sorrise in maniera così dolce e tranquillizzante che Aleeah si sentì per un secondo meno smarrita.
«Significa che avevamo previsto che gli Spiriti potessero volervi rendere simili a loro, spettri neutri che vagano al limitare fra tenebra e luce. Non sei morta, ma ti hanno cambiato: quelli fra voi che sopravvivranno saranno mutati fin dentro il loro animo, nel profondo. Vedi, quel germe di intenzione è quanto di più vero e intimo ci sia: l’incantesimo e la rabbia degli Elementali, unita alla loro forza enorme e sconosciuta, ha permesso che ciò fosse corrotto. Che tu fossi corrotta, divenendo simile a loro. Capisci quel che voglio dire?» il tono di Sevia era materno, il tono basso che le ricordava i modi di suo padre quando, da piccola, la rincuorava; ed Aleeah provò una fitta, profonda nostalgia del suo nido, della sua famiglia.
«No…» disse l’aquila, non del tutto sincera.
«Sei una Grigia adesso; tu, la tua amica, e tutti gli altri che sopravvivranno al coma» fece Dionio, pratico come sempre, la coda che frustava impaziente l’aria, il volto contratto.
«Ma io non…»
«Cara, quietati, non tutto ciò che è nuovo è dannoso. Ed anzi, questa mi pare la soluzione migliore…» riprese Sevia, la bocca che si allargava man mano in un sorriso sempre più confortante e soddisfatto «Vedi, ho recentemente perso il mio Successore, un’Arcimaga di raro talento e fini capacità -eppure, la mia scelta ricadde su di lei per necessità. Ora, questo: un dono dal cielo, mia cara. Sei una Veggente, mi dicono.. molto vicina a divenire Vate, eppure portata sia per la Magia che per l’Illusionismo» Aleeah annuì, lanciando un’occhiata veloce a Dionio, che si limitò a tacere, fissandola intensamente «Anche io fui, e sono, Illusionista, e conosco il mio lavoro: necessita di questa natura, della capacità di indurre i colpevoli a testimoniare. Eppure, non sempre basta; ed ora, appari tu: immagina una Veggente, in grado di leggere i libri del Passato e del Presente, in grado di sondare fra le ombre del futuro. Immaginala in grado di piegare le coscienze ed avrai una fra i più potenti Grandi della storia: una creatura dalla vita media, che viene dal bene alla assoluta correttezza. Oh, che giorni d’oro sarebbero quelli in cui la Giustizia è retta da una simile figura. Comprendi la mia richiesta, Aleeah? Il mio desiderio?» fece Sevia, gli occhi accesi da una scintilla che l’aquila valutò chiaramente essere gioia e desiderio.
«Volete… volete istruirmi come vostro Successore?» sussurrò Aleeah, arrossendo ed usando un tono formale, improvvisamente conscia dell’opportunità che le veniva offerta.
«Voglio che tu mi succeda, si, e che sia mia allieva al contempo, che completi la tua istruzione come Veggente e che impari ad essere Illusionista. Vuoi farlo, Aleeah?» Sevia la guardava; tutti la fissavano ma non c’era nulla nei loro sguardi, solo attesa. Solo aspettativa.
«Si» disse Aleeah semplicemente, frastornata e felice, il cuore a mille e la testa leggera.
Voleva scrivere a casa, a suo padre ed a sua madre ed a tutto il suo stormo: quanto le sarebbe piaciuto andarli a trovare!
«Bene. Benvenuta all’Accademia Grigia, Successore Aleeah» Sussurrò Sevia, in preda ad una gioia genuina. Uno di due.
 
 


Piccolo Spazio-me: è breve e non c’è molta azione in questo chap, in effetti… eppure, oserei dire che ci siamo: nel prossimo vedremo l’ultimo dei personaggi secondari di rilevanza che deve essere presentato, e poi finalmente si arriverà al centro della storia, e cominceremo a capire il vero motivo che ha scatenato la riunione del prologo, ed a riconoscere le figure che vi partecipavano.
Chiedo scusa per il ritardo –ultimamente capita molto spesso, lo so- ma il Lucca Comics mi ha trascinata totalmente via, ed alla sera ero troppo stanca anche solo per pensare :)
Spero che questo chap vi sia piaciuto! ;) a presto!
 
  
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