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Autore: GioTanner    07/11/2011    7 recensioni
“Ognuno merita la morte. -Specificò DeathMask, scrocchiandosi il collo. -Ma non merita di sapere che sta morendo perché è... Destino. Sono cazzate.”
Capricorn abbassò il capo e quasi spuntò un sorriso sul suo volto, se non fosse che gli faceva davvero male muovere i muscoli facciali per le ferite e le escoriazioni: “L'uomo è nato per tradire il proprio destino; - decise di dire, mentre accarezzava il dorso della mano dove risiedeva la Spada Sacra.

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La volontà degli Dei duole saperlo, ma è a tratti più eccentrica di un umano; solo che l'uomo non ha potere mentre le Divinità quel che vogliono più volte ottengono.
E se dopo la sconfitta di Hades una nuova divinità - o forse è meglio dire tre- si destassero per un torto subito sul loro campo: il destino?
-Marie, nuovo cavaliere d'argento di Pyxis e i neo risorti Gold Saints potranno mai scampare alla divinità che pur da sempre fa parte della loro vita? Forse la più difficile da placare poiché in palio c'è la loro stessa sorte?
E c'è forse qualcosa più grande del fato stesso?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A fine capitolo la scheda°


20 Capitolo

C'è chi perde la strada


Calò il silenzio e caddero le sacre spoglie del Cavaliere, lì dove sino a poco tempo prima fischiava inesorabile un vento avvezzo e si manifestava uno scontro acceso.


Hai visto? Alla fine anche il Leone s'è piegato alla ferocia* del vento.” Gli disse, glielo dichiarò apertamente. Come se Aiolia potesse ascoltarlo, come se quelle parole dettate al vento -lui che di vento ne era portatore- potessero infondergli il coraggio che ora gli mancava...
...Come se quella frase, per assurdo, potesse biasimare il crimine che realmente aveva commesso. Compiuto per Atropo! Compiuto a opera della grande legge che era il Destino, la quale intransigente non tollerava coloro che ne deviavano il percorso stabilito! Seppur questo significava sacrificare vite umane, il cui unico sbaglio era quello di protrarsi contro un Fato avverso, contro un Destino che gli avrebbe reciso un compagno, un amico, un fratello...
Un Destino che troppe volte era stato stretto all'umanità intera.
Jonah chiuse gli occhi cerulei del Saint, prostrandosi in avanti col busto e calciandogli lontano l'elmo*. La quinta fiamma proprio in quel momento venne meno al suo lucente chiarore celestiale. Come fosse il rintocco di una campana che suonava a morte... per l'ennesima volta.
Il Cavaliere delle Moire si voltò giusto in tempo per osservarlo un ultimo istante, sulla soglia della quinta casa, poi rizzò il capo e continuò la scalinata. Aspettando così la sua morte, sapendo in cuor suo che l'amore fraterno* avrebbe abbattuto persino la sorte. Aveva perso così un amico, per un grande legame fraterno, se lo ricordava...
E già lo sentiva, l'urlo di vendetta che gli si abbatteva contro, l'urlo straziante del cosmo di Aiolos.

Jeff, mi dispiace, davvero...” Un ragazzino dagli indomabili capelli color dell'argento e un tipico completo inglese così si rivolse al suo migliore amico. S'inginocchiò dinanzi ad una tomba in cui per iscritto vi era riportata la morte della sorella di Jeffrey. Uno strano vento circolava attorno a quei due bimbi, avvolgendoli in un dolce calore.
“Oh Jonahtan, il Destino è così crudele...”

Non potevi farci nulla Jeffrey, era un male incurabile.” Gli poggiò una mano sulla spalla, continuando a contemplare quelle incisioni così finemente ricamate e che decantavano le lodi di una giovane fanciulla.
Sì Jonah, lo stesso che ho anche io.”
E difatti, due anni dopo, egli era morto; lasciando i tanti averi che possedeva ad un cugino lontano dell'Irlanda del Nord. La sua candida bara era stata sistemata accanto a quella di Cherylin.
Ma Jonah lo sapeva, sapeva che quella malattia non era stata l'unica causa che l'aveva portato alla morte, bensì la voglia di riabbracciare presto sua sorella e dunque di lasciarsi andare. 
Se li ricordava bene quei due: la timida ragazza dai bei boccoli biondi e quel vispo ragazzino dai capelli del medesimo colore. In quel caso il Destino avrebbe aspettato una decina d'anni, prima di recidergli definitivamente la vita. Però Jeff era impaziente, non desiderava restare da solo con quell'immenso patrimonio. L'amore fraterno aveva battuto persino quel fato che, giocondo e immorale, gli avrebbe lasciato qualche anno in più di sofferenza.
Quel lontano giorno Jonah sancì un patto col Destino, quello stesso giorno perse il suo compagno di giochi.

I passi incerti sotto il cielo grigio d'Atene furono le ultime gesta del Cavaliere del Destino implacabile, ma anche le prime gesta del ragazzo che un tempo fu. Mille domande gli annebbiavano la mente, lasciando così alle spalle l'insistente vociferìo della Dea Atropo e le sue frequenti richieste di uccidere al più presto i traditori del Fato. Era sempre stato un ragazzo di attenta furbizia e di grande perseveranza Jonah, quel suo accento inglese alle volte gli aveva donato un tono austero e fiero, pieno di superbia e altezzosità.
Ma egli era come il vento: vento che infastidisce e che ti ruba le giornate di quiete, però che allo stesso tempo ti regala refrigerio durante il caldo estivo nei giorni afosi.
Egli era il vento: imprevedibile, variabile, volubile, alle volte immutabile. Jonah donava sicurezza al gruppo, poiché credeva fermamente nella causa del Destino e da sempre agiva in prima linea. Quando aveva saputo della missione affidatagli dalle Dee del Destino era stato il primo a giurare nuovamente la sua eterna fedeltà.
Quando in Sicilia aveva incontrato Marie non si era fatto certo scrupoli, ed anzi l'aveva sbeffeggiata della sua inutilità e del fatto che lei era viva solo grazie all'intervento di Capricorn...
Eppure, ora, percorrendo le scale come ci si incamminava verso un patibolo, non poteva che ripensare a quanto l'esser sicuri di sé fosse in realtà un immenso errore che non aveva mai contemplato.
Marie di Pyxis, quella ragazza dallo spirito forte e dal viso mascherato, -così come voleva la regola del Santuario d'Atena- aveva suscitato in lui solo sdegno e pena: perché uccidere una pusillanime come quella, si era chiesto. Perché affidare a lui un tale incarico!? Ora se ne vergognava terribilmente.
Accennò un sorriso: Pyxis non era ancora morta. O i suoi compagni erano dei completi imbecilli, oppure c'era davvero qualcosa in più in ogni cavaliere d'Atena.

Shura di Capricorn ad esempio, il maestro di quel cavaliere d'Argento, aveva donato la vita per salvare Shiryu del Dragone, poi ancora una volta sempre per giusta causa d'Atena. L'avrebbe voluto incontrare, pensò, però molto probabilmente non sarebbe mai arrivato alla decima casa. Si sarebbe fermato prima.
Forse per sua decisione, forse invece perché non sarebbe sopravvissuto.

Oh Atena, Nobile Dea della Giustizia, ascoltami. È Jonah che vi parla, guerriero dell'implacabile vento!- Pregò il cavaliere cercando di trovare con la mente il tredicesimo tempio e il gran cosmo che la Dea disponeva come barriera. -È una disfatta! Ho ucciso un vostro cavaliere dal benevolo animo e dal gran cuore, ah quale sorte mi spetti non m'importa! Ma ora, a cuore aperto mi domando: Perché tutto ciò? Io... io solo ora comprendo quanto i miei occhi siano stati pieni d'ombre... io, io sicuro del mio temibile intento!” Urlò agitando le mani con frenesia.
Poi abbassò il tono, mentre chiudeva gli occhi per lasciar fluire lentamente l'aria nei polmoni: “E solo ora... Atena... solo ora mi rendo conto, guardando gli occhi di un uomo che muore, quanto sia sbagliata la nostra battaglia! Che non porta una legge di ordine, ma crea scompiglio...” Spalancò gli occhi, poi la bocca, disponendo le braccia verso l'esterno con fare esasperato e disperato al tempo stesso.
L'armatura scarlatta di cui tanto si faceva vanto si sciolse come sangue davanti ai suoi occhi, colando e inspiegabilmente non impregnandogli l'abito. Non apparteneva più al sacro vincolo a cui lui stesso aveva giurato, non apparteneva più a niente. O così sperava. Le gambe gli cedettero, cascò sul trentatreesimo scalino a peso morto. Invocando a voce bassa e contratta il perdono di tutti coloro che aveva ucciso nel nome di quella Legge così meschina. Perché aprire gli occhi proprio a quel momento?
Forse era stato il mite cosmo di Atena che gli aveva sancito incertezze e gli aveva immesso dubbi e verità impreviste? 
Magari, invece, era solo stato il guardare con quale ardore Aiolia del Leone si era battuto per un ideale che gli aveva innescato il pensiero e la vera strada da seguire.
...Forse ora aveva perso davvero la retta via, la sua almeno...

Atropo è la sola che vuole questa ingiusta guerra non capisci? Perché cavaliere ti ostini a farmi cedere il passo? Non lo farò.- Gli aveva dichiarato come un ruggito il Cavaliere di Leo. -Atena è buona e misericordiosa, ha riportato in vita coloro che si erano sacrificati per lei! Ti è questo d'intralcio? Perché condannare un così grande gesto d'amore? Può il destino essere così infantile da voler recidere la vita di cavalieri giusti e votati al bene?”
Ricordava le parole di Aiolia, quelle che gli avevano fatto nascere da lì in poi il dubbio nel cuore.
Può il destino... essere un male? Il Fato non dovrebbe essere qualcosa di assolutamente neutro? E allora perché ora era irrimediabilmente a favore della morte e non della vita?

Ti dirò Jonah, quando partii per la Sicilia, Atena si raccomandò bene di avvisarmi che non era il volere delle Dee del Destino a manovrare questa insulsa e violenta rappresaglia... ma Atropo! Colei che è più vicina all'Ade... e che dunque ha preso la risurrezione dei Cavalieri d'Oro come affronto personale, come un torto subito... ti sembra questo il Destino?”
No, questo non poteva essere il Destino in cui tanto ci si affidava.
Il dubbio gli aveva lacerato il cuore. Tuttavia aveva dovuto ucciderlo per poi costatare con i suoi occhi che quello non era e non poteva essere, il Fato. Poiché la provvidenza era imparziale e obiettiva, quindi non avrebbe mai permesso la morte a chi non spettava. Questo però l'aveva compreso solo dopo l'ultimo alito di vita del giovane Leone.

Tutt'un tratto il suo corpo s'irrigidì, d'incanto, come avesse ricevuto una coltellata in pieno addome. Un lampo di luce che nessun altro poteva vedere gli perforò le membra insinuandosi sino all'anima: “Hai smarrito la via, traditore, ma servi al compimento del mio volere! Dunque ridestati: Cavaliere del Destino Implacabile.- Gli disse una voce, la quale gli penetrò la mente in modo assai violento. -Ucciderai Aiolos di Sagittarius, Shura di Capricorn, mi porterai la testa del detentore dell'undicesima casa, ed infine reciderai la vita del dodicesimo cavaliere che a me, con le loro insulse vite, han recato offesa.” Atropo si reincarnò col suo ingannevole spirito e il suo potente cosmo nel cuore del guerriero. Lasciò le sorelle e l'anziano corpo in cui risiedeva solo per non far nascere e continuare altri indugi e dubbi in quel guerriero sprovveduto.
Jonah non percepiva più i suoi sensi, non recepiva più nulla... se non quel comando. Che a un cavaliere non fosse permesso il dono del pensiero e della ragione, ma solo la strenua lotta per ordine dei suoi superiori?

Un vero guerriero non può o non deve avere dubbi capendo di essere in torto?


Il Sacerdote chinò il capo: anche Aiolia era perito in battaglia, il suo cosmo dileguatosi dal suo corpo ormai senza vita. Fin dentro le mura della Tredicesima e ultima casa si poteva percepire il triste cosmo che emetteva il suo caro fratello: Triste e cupo, colmo di un sentimento molto vicino al rancore*, ma allo stesso tempo bellicoso più di prima. Poi, pochi istanti dopo, la supplica agonizzante di uno dei nemici riempì la sala e le sue urla le menti delle due più importanti cariche del Santuario.
Atena a quelle angosciose suppliche, che erano continuate anche dopo che Atropo aveva preso possesso del corpo del ragazzo, era divenuta -se si poteva- ancor più convinta di quanto insulsa e miserabile fosse quella battaglia. Di quanto potesse essere abbietta Atropo da trasgredire persino la legge di cui era a capo. Così, in religioso silenzio, continuò la sua difficoltosa quanto grave ricerca della fievole ragione nascosta in Lachesi e Cloto: le due sorelle che tessevano insieme ad Atropo l'intrigato manto della vita. Lo scettro di Nike in mano, con polso fermo e presa stretta. Il capo leggermente inclinato all'indietro e gli occhi chiusi in totale abbandono dei sensi. Pregava Atena, pregava affinché entrambi gli schieramenti non si uccidessero a vicenda e vite umane non fossero sprecate per una divergenza fra divinità. Gli umani, da sempre, al centro fra le dispute divine.
Richiamò a sé le due anime mitologiche del Destino e nell'arduo intento le stanche membra di Saori cadettero sul freddo pavimento del tredicesimo tempio come morte: in stallo fra la realtà e il brivido del limbo.
Una sorta di contatto etereo e impalpabile fra la grande Dea della Sapienza e le prime due Dee dell'umana sorte, quest'ultime poi le prime a prendere parola:

Atena! Atena sei accorsa! Atropo, nostra sorella, non ha indugi neppure di fronte alla morte dei nostri cavalieri...”
Lei ci ha ingannato!”
“Ciò che hai fatto rinnega la nostra legge! Pensavamo, ignobili, che Atropo avesse il giusto dalla sua parte, ma...”

E lo aveva, Cloto, ricordalo... !- Le comunicò Lachesi, per poi rivolgersi verso Atena. -Ma non è questo il Destino a cui noi diamo sostegno. Non è questo il Fato che nostra sorella dovrebbe seguire. Non era questa la strada, ricolma di sangue, che ci aveva indicato... colma di sangue dei nostri cavalieri, colma di terrore e senza un libero arbitrio. Con Jonah, nostro amato guerriero, lei ha sancito il distacco dal nostro pensiero... dalla nostra legge.”
Ah, la Dea della Sapienza sapeva bene quanto sciocche e futili potessero essere i motivi che spingevano gli Dei a sacrificare i propri Guerrieri solo per pretendere una marcante Vittoria. Quasi si vergognava di questa ripugnante Viltà.
Ma sapeva anche, che di regola, le tre Divinità del Destino erano corrette e propense verso il giusto equilibrio. Atropo, forse accecata dal suo stesso potere e sentitasi oltraggiata dal gesto di Atena però aveva smarrito questo ideale. Sospirò, poi prese parola con un tono tanto determinato quanto pacato: “Cloto, Lachesi... permettetemi di esporre il mio pensiero...”
Dialogò a lungo, senza mai arrendersi e cercando di tenere alto il nome dei suoi cavalieri. Nike l'accompagnava senza mai lasciarla, seppur fosse incorporeo sia lei che il posto in cui si trovavano.

...Voi potete dar la vita e condurla fino alla morte secondo un ordine prestabilito dal tribunale indetto da Eaco e, sebbene voi l'abbiate presa come mia pecca o presunzione il riportare in vita uomini già ritenuti morti, anche Atropo si sarebbe dovuta attenere a questa prassi. Poiché i miei cavalieri non erano ancora stati scritti*. Erano periti nello scontro, ma non secondo il Destino. Periti in una battaglia che non sarebbe dovuta accadere. Non dovevano morire... non secondo il vostro ordine.”
Cloto tacque, così fece anche sua sorella: era vero. Loro governavano il Destino, ne erano le signore indiscusse, eppure la macchia dell'imprevedibilità mai si sarebbe del tutto estinta dal cammino che loro stesse perseguivano.
Il Fato era giocondo, però più volte gli umani con la loro ostinazione, la loro ambizione e il loro grande orgoglio avevano sconvolto piani, percorso e lottato contro le loro stesse avversità. Poi entrambe, forse pensando ai loro cavalieri, forse pensando alla rovina della loro sorella, si dichiararono fuori.
Poiché il Destino, almeno questo gli era concesso, ancora una volta sarebbe stato al di sopra di qualunque parte.

Atena.- Confessò Lachesi un attimo prima che quest'ultima si congedasse. -Ora comprendo quale volontà ti abbia animato. Quale spirito e quale coraggio ti abbia spinto a tal punto da metterti in gioco in prima persona. Gli esseri umani... sono davvero ineguagliabili. Imperfetti, ma ineguagliabili.”
Travolgenti, incontrollabili... pieni di quelle emozioni che permettono loro di fare imprese straordinarie e imprevedibili.
E Atena sorrise, prima di scomparire.


Lady Saori riaprì gli occhi, ridestandosi: “Atena...” Provò a chiamarla con esitazione il Gran Sacerdote aiutandola a rialzarsi. La mano destra ancora ferma ad impugnare lo scettro.
Lo sguardo invece rivolto verso le dodici case dello Zodiaco. Quelle case luogo di scontri perenni, a cui ora stavano sopraggiungendo i Bronze Saints.

Lei credeva nei valorosi Cavalieri d'Oro. Lei credeva nei suoi cavalieri.



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*ferocia: bè, in teoria un aggettivo simile è molto usato per descrivere una forte bestia come il Leone, ragion per cui ho usato questo termine come a dire che la “ferocia” del vento ha surclassato quella di un Leone. Ma ognuno può interpretare come vuole.

*l'elmo: avete presente L'Iliade? Ricordate Patroclo -tra l'altro il mio preferito nell'opera-, ecco.

*fraterno: ovviamente si riferisce al fatto che, avendo ucciso Aiolia, Aiolos oltre ad adempiere al suo dovere traboccherà di rabbia e di risentimento e Jonah ne è consapevole (che dunque non la passerà liscia, anche perché il fatto era che Aiolia non era da uccidere, poiché egli non era nelle mire del Fato.), proprio perché in passato, ricordandolo, sapeva quanto l'amore fraterno era indissolubile e impiegabile anche di fronte al Destino, ossia l'ideale in cui più credeva.

*rancore: sì, forse ve ne sarete già accorti in qualche capitolo, ma tendo sempre a dare una piccola sfaccettatura a(l fratello di Aiolia) Aiolos. Che sarà pure l'impeccabile cavaliere d'Oro per eccellenza, ma secondo me è anche parecchio umano. Dunque prova un “sentimento vicino al rancore”. Non è OOC per me, se per voi lo è a tal punto...avvertitemi ;)

*scritti: (importante) mmh, c'è la nota “what if?” apposta. Però vorrei spiegare. A quanto ricordo quando si è morti nell'Ade viene scritto il nome sul registro del tribunale. -Tipo, ricordo vagamente di Seiya CHE essendo vivo quando entra all'Inferno non era scritto-. Dunque mia licenza poetica è il fatto che in TEORIA la battaglia alle 12 case NON era prevista. Non era come la guerra contro Hades dunque prevista ogni tot. di anni. Bensì siccome il destino è variabile questo non lo si poteva prevedere. L'ambizione di Arles ha fatto accadere la strage. L'ambizione di un UOMO e del suo triste passato. C'è una specie di “paletto” a cui Athena si appella: Aphrodite, DeathMask e 'compagnia morta'... è morta in una battaglia che NON doveva esistere. A cui la mano del destino non c'era. Non erano ancora stati scritti sul libro perché era stato qualcosa d'improvviso e non di certo voluto dal Fato.

CHE CONTORTO RAGIONAMENTO; il Destino è FATTO di contraddizioni viventi. Aiut-..!


Dio, Dio che parto per fare questo capitolo O____O''
Non ci crederete MA da settimane il primo pezzo era finito, mentre quello fra Atena e le Moire, mio Dio...!


ps: Ergo, spero bene d'aver fatto comprendere lo stato d'animo di Jonah (che io personalmente amo u.u ...mi capita che mi affezioni a tizi di cui scrivo/disegno) diciamo che all'inizio l'ho descritto piuttosto antipatico, ma qui ci si può fare un'idea “completa” di come sia il carattere di Jonah (Jonahtan, ah sì questo sarebbe il nome completo... è carino no? Nel senso, fa tanto English School DD:). Dunque, spero si comprenda il PENTIMENTO, che è quello alla base di tutto il capitolo, e il fatto che un uomo di intelligenza comunque le sue idee nella vita le cambia. Si sa, solo chi non cambia mai idea -soprattutto se non confrontata con gli altri e comunque in torto- è uno stupido. Ovviamente bisogna un po' intercalarsi nel personaggio altrimenti credo che si cali un po' sul ridicolo. Pensate comunque alle parole che gli disse Aiolia, eh beh, tutti qualche domandina e scrupolo poi se lo fanno così.




SCHEDA:

CAVALIERE DEL DESTINO IMPLACABILE:

Nome: Jonahtan. Sceglie il nome Jonah appena divenuto cavaliere.

Anni: 24

Nazionalità: Inglese

Luogo d'Addestramento: ?

Colore occhi: viola/ametista

Colore Capelli: argentati

Carattere: determinato, all'apparenza superbo e altezzoso. Di gran intelligenza, gran pensatore.

Attacchi: Detentore del Vento. Relentless Whirlwind: letteralmente= mulinello d'aria/turbine implacabile. Vari attacchi tipici da chi ha in dono il vento.

Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino. Un elmo color del papavero -più chiaro-.

   
 
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