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Autore: Akemi_Kaires    07/11/2011    5 recensioni
Amina è tutto, fuorché un'Allenatrice di Pokèmon. In realtà, mai ha desiderato di averne uno.
Anzi, ha una vita molto banale e monotona. Ed è fiera di essere così.
Ma, durante una normale serata, una decisione sconvolgerà totalmente la sua vita.
Come reagirà?
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Dal Capitolo 7:
- Voglio diventare come lui – annunciò infatti, alzandosi in piedi, determinata come non mai. Sotto un certo aspetto, invidiavo il suo entusiasmo. – Un giorno diventerò l’eroina di Johto!
- Allora saremo messi bene… - la schernii, sbuffando, smorzando brutalmente il suo entusiasmo. Per tutta risposta, ricevetti un’occhiataccia e uno spintone.
Inarcai un sopracciglio, scrollando le spalle, cominciando a pensare seriamente ad un suo possibile ritardo mentale. Dopotutto, non era lei dalla parte del torto? Non poteva essere così stupida da credere in quel genere di idiozie.
Forse non si rendeva conto di quanto fosse pericolosa un’impresa simile.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Come sempre, mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che continuano a seguire le vicende di Amina Drater

Come sempre, mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che continuano a seguire le vicende di Amina Drater. Vi ringrazio di cuore per il vostro appoggio, anche se in alcuni casi silenzioso, perché per me significa davvero tanto.

Un abbraccio a: Angelus the best, Ciccio85, Elis Strange, Lady_Blair, Lagendary Reshiram, sailor marty TD, Zakurio, Adventure Boy, berserker eagle, ellacowgirl in Madame_Butterfly, Julia_Phantomhive, Misaki_Chan, ScarletSnow e TeddyBiBBy.

Mi auguro di continuare a catturare la vostra attenzione come ho sempre fatto, spingendovi magari a lasciare due parole riguardo ciò che vi affascina o diverte di questa storia.

Vi voglio bene.

 

 

Capitolo 6:

Decisioni

 

Rivolgo lo sguardo verso l’orizzonte, beandomi della beltà dell’oceano irrorato dalla tenue luce della pallida luna alta in cielo. L’acqua salmastra lambisce i miei piedi, mentre la brezza marina sferza delicatamente il mio volto, smuovendo i miei capelli fino a farli sembrare fiamme in balia del vento.

Inebrio la mia vista di quello splendido paesaggio notturno, mentre il firmamento lucente troneggia sopra il mio capo in tutta la sua sfolgorante maestosità.

- Ti credevo a letto – sussurro, infrangendo il muro di silenzio che aleggiava attorno a me e a colui che siede al mio fianco. – Non ti conviene dormire?

- La stessa cosa la chiedo a te – ribatte Lance, inarcando un sopracciglio, sdraiato sulla tiepida e morbida sabbia che imporpora tutta la costa. – Anzi, in teoria sei tu quella che ne ha più bisogno.

Nonostante quel rimprovero premuroso, pronunciato con un tono alquanto amichevole, tale affermazione non fa altro che incrementare la mia irritazione. Seccata, incrocio le braccia al petto, rifiutandomi quasi di ascoltarlo.

Ancora non riesco a concepire il motivo che l’ha spinto a giungere fino a me, a spiarmi, e ad ammirare il mio allenamento segreto. Lo ritengo quasi un affronto, una violazione della mia privacy.

- Puoi almeno spiegarmi cosa diavolo ci facevi nel Percorso 30? – domanda infine lui, voltandosi per scrutare il mio viso.

Appunto, è peggio di un pedinatore. Neanche mia madre arriva a quei livelli nei suoi momenti peggiori, neppure nei confronti di mia sorella.

- Mi stavo allenando in santa pace, prima che arrivassi tu. È forse vietato?! – replico in tutta risposta, stringendo i pugni, mentre vengo travolta dal desiderio di scappare da quel luogo tanto ammaliante quanto saturo di strane emozioni che impregnano il mio essere.

Stranamente, sono combattuta tra il desiderio di affidarmi al mio accompagnatore e quello di insultarlo, intimandolo a non impicciarsi più nei miei affari. Non so dire da cosa possa derivare questa mia mancanza di pazienza.

Forse necessito davvero di riposo.

Il ragazzo sospira, facendosi leva sulle braccia per rimettersi seduto. Si passa una mano nei capelli, giusto per togliere quei piccoli granelli bianchi che si sono insidiati nella sua chioma vermiglia. Sembra alquanto stanco del mio atteggiarmi e del mio comportamento.

- Mi sono preoccupato, non appena ho trovato il tuo letto vuoto – ammette, fissando con insistenza il suolo dopo aver discostato gli occhi dalla mia figura. – Mi sono stupito di averti trovata lì, nell’erba alta, ad allenarti.

Il suo tono di voce, dolce e al contempo freddo nei miei confronti, dissipa lievemente l’astio e la diffidenza che nutro nei suoi confronti. Posso affermarlo con certezza: sotto alcuni aspetti, è davvero un bravo ragazzo. Ma è anche fin troppo misterioso, e attorno a lui aleggia un’aura intrisa di oscuri segreti.

Ancora non riesco a capire se posso fidarmi o meno di lui. Dopotutto, non conosco niente a riguardo della sua vita e di ciò che è realmente.

- Puoi spiegarmi una cosa? – domando infatti, in preda ai numerosi dubbi che assalgono con ferocia la mia mente confusa. – Per quale motivo ci stai accompagnando? Non te lo abbiamo mai chiesto. E perché ti comporti in modo così gentile verso una sconosciuta come me?

Catturo immediatamente la sua attenzione, sorprendendolo con le mie repentine e inaspettate domande. A quanto pare, non si aspettava una mossa del genere da parte mia.

Nonostante la sorpresa, però, non si trattiene dall’esibire un sorriso. Appare quasi divertito davanti alla mia curiosità e questo non può far altro che insospettirmi ancor più.

Forse lo sto sopravvalutando in modo eccessivo: gli manca davvero qualche rotella…

- Te l’ho già detto: siete lo specchio del mio passato – risponde pacato, serioso come non mai. – Adoro mettere a disposizione la mia conoscenza ai giovani inesperti.

- Ha parlato l’esperto – mormoro sottovoce, in modo tale da non farmi sentire. Al contempo, comunque, desidero con tutto il cuore che possa ascoltare il mio pensiero espresso ad alta voce. Almeno, magari, smetterà di essere così saccente in futuro. Dannato uomo vissuto.

Non sono così fiduciosa nei confronti di tale cambiamento, però tanto vale provarci.

- Non mi sembra sicuro lasciare a piede libero delle ragazze in questa regione, non in un periodo come questo – aggiunge poco dopo, corrugando la fronte e digrignando i denti. – E’ troppo pericoloso.

Forse si tratta di una mia pura, mera e semplice immaginazione, ma al pronunciare quelle parole mi è parso spropositatamente rabbioso.

Posso capirlo, però, e comprendere il suo astio. Nei tempi che corrono ultimamente, Johto è in balia di inspiegabili attacchi, assedi nei vari paesi, furti e azioni vandalistiche. Le sparizioni di Pokèmon appartenenti ad Allenatori non passano inosservate, inoltre.

- Già… - sussurro semplicemente, non trovando altre parole per esprimere ciò che mi assale al solo ricordo di questo buio periodo. – Siamo minacciati da un nemico sconosciuto.

Questa mia breve descrizione piuttosto vaga e sbrigativa rappresenta un eufemismo in confronto a ciò che davvero si sta imbattendo sulla regione. Alcuni sono ignari di queste vicende terroristiche, ma i pochi consci di ciò vivono nel terrore puro.

Se sono consapevole di questa situazione, è solamente dovuto ai racconti dei miei genitori e ad alcune vicende che mi hanno toccata direttamente. Per mia fortuna, ad Olivinopoli non si è mai verificato nulla di questo genere.

- Sono le stesse cose che sono avvenute un anno fa a Kanto – riflette Lance, con tono di voce alquanto triste e tormentato. – Non vorrei che la stessa condanna ricadesse anche su questi posti.

Non faccio a meno di esibire un sorriso amaro, mentre odo le sue parole ricolme di sete di giustizia.

Mi sembra così nobile il suo intento, così giusto. Non posso fare a meno di appoggiarlo, seppur silenziosamente. Quasi comincio a ricredermi nei suoi confronti.

- Pensi come un vero Campione – confesso, determinata come non mai, guardandolo negli occhi con ammirazione. – C’è un mucchio di gente che aspetta una guida come te.

Solitamente, detesto gli esaltati che credono ad occhi aperti di salvare il mondo con un solo movimento della mano. Non riesco a comprendere le idee di coloro che si sopravvalutano in modo eccessivo, che possiedono smanie di grandezza.

Eppure, con Lance è diverso. Non leggo nel suo cuore desiderio di emergere e di farsi notare dal popolo, né di dominare su di esso. Sembra piuttosto spinto da vera giustizia, da pura lealtà.

La reazione che ho modo di scrutare in conseguenza alla mia affermazione è differente da quella che immaginavo. Al posto che leggervi onore, nelle sue iridi noto solamente stupore e incredulità.

Indugia un attimo, non trovando le parole giuste per rispondere alla mia lode veritiera.

Che io l’abbia messo in soggezione è totalmente fuori discussione.

- Io odio l’attuale Capo della Lega – esclamo con astio in spiegazione alla mia tesi, mordendomi il labbro inferiore con forza nel vano tentativo di placare la rabbia che giace repressa nel mio cuore. I miei occhi si velano di lacrime, nonostante cerchi di trattenerle per orgoglio.

- Perché…? – mormora il mio accompagnatore, sporgendosi verso di me, visibilmente incuriosito. Pare quasi addolorato da ciò che ho appena detto.

- Osserva tutto, dall’alto del suo trono, senza muovere un dito per noi che crediamo in lui – sibilo, serrando le palpebre, chinando il capo per nascondere il dolore che mi ha colta in fallo improvvisamente. – Guarda le disgrazie di Kanto e Johto senza intervenire! Come potrei amare un tale egoista?!

Sinceramente, non mi sono mai interessata abbastanza delle condizioni delle regioni. Anzi, una volta contemplata l’idea di vivere in un luogo pacifico come la mia cittadina, mi ero convinta che tutto il resto del mondo vivesse in modo agiato come me e i miei compaesani.

Eppure, mentre vedevo i miei genitori pregare che qualcuno intervenisse per placare queste ingiustizie, non potevo fare a meno di provare pietà nei loro confronti.

Lo ammetto sinceramente: sono una persona alquanto menefreghista. Però, durante quei momenti di dolore e disperazione, qualcosa aveva solcato evidentemente il mio cuore, vincendo l’egoismo.

Come può allora una persona così potente e importante come l’Allenatore massimo, amato e elogiato da tutti noi, mostrarsi indifferente ai nostri richiami? Non posso concepire un’idea simile.

So di aver sempre pensato a me stessa, ma il pensiero che mia sorella un giorno possa soffrire per mano di criminali lasciati a piede libero nelle nostre terre mi fa alquanto infuriare, nonostante Cecilia abbia trascorso la vita intera a rovinarmi l’esistenza.

C’è un mondo che versa lacrime, ma egli volta le spalle e avanza per la sua strada.

- Sicuramente sta prendendo provvedimenti – cerca di rassicurarmi Lance, circondando le mie spalle con un braccio. – Vedrai, forse sta già pensando ad un modo per fermare tutto questo.

La sua vicinanza fa perdere un battito al mio povero cuore già provato dal tormento.

Combatto l’istinto di discostarmi da quell’abbraccio, traendo beneficio da quel gesto confortante. Mi sento quasi protetta dalle sue braccia. Sembra che il suo tocco sia in grado di cancellare ogni mio timore.

- Vorrei essere così ottimista… - sussurro, cercando di riacquistare un briciolo di dignità mentre scaccio l’istinto di abbandonarmi ad un pianto disperato.

Cercando di raccogliere ciò che resta del mio orgoglio oramai ridotto in una miriade di minuscoli frammenti, mi alzo con compostezza, nonostante mi sento invecchiata di una decina di anni.

Può il peso della vita essere così devastante? Può una semplice sensazione essere così opprimente e schiacciante?

- Ora che sei un’Allenatrice, cosa farai? – chiede l’Allenatore, mettendosi al mio fianco. Riconosco il suo tentativo di smorzare il silenzio e la tensione che sono calate trionfanti su di noi, e gliene sono quasi grata. – Hai intenzione di sconfiggere il Campione e prendere il suo posto?

- No – affermo, determinata e sicura. – Sono troppo egoista per assicurare la pace in questo posto. Sono molto volubile, e questo non sarebbe di aiuto alla gente.

Ho sempre avuto l’impressione di guardarmi allo specchio e ho provato terrore alla sola idea di osservare il mio riflesso, perché consapevole che avrei scorto il volto confuso e oscuro dell’attuale Allenatore risiedente al vertice della Lega Pokèmon.

Volgo istintivamente lo sguardo verso Cy, che per tutto il tempo è rimasto sdraiato sulla sabbia, sonnecchiante e rilassato, completamente abbracciato tra le spire invitanti del sonno. Lo sollevo delicatamente, stringendolo poi tra le mie braccia, facendo attenzione a non ridestarlo dai suoi sogni.

Osservo il suo tenero volto, esibendo un sorriso felice. Forse uno scopo per questa avventura l’ho davvero trovato, dopo un po’ di ricerca.

- Credo che seguirò mia sorella, per proteggerla come meglio posso. Sarà anche insopportabile e odiosa, e a volte provo l’impulso di strozzarla, però sono sicura che i miei sono si perdonerebbero mai di averle fatto correre dei pericoli – confesso, tornando a fissare il volto del mio interlocutore. – E anche io me ne pentirei!

Odio i Pokèmon, detesto la vita dell’Allenatore e non sopporto la mia sola esistenza. Almeno una buona azione, però, vorrei almeno farla servendomi dei mezzi che ho a disposizione… anche se a malavoglia.

- Quando diventerà abbastanza forte… - mormoro, sopraffatta da uno strano senso di sconforto mentre quelle parole scivolano inespressive dalle mie labbra. - …tornerò a casa per sempre.

Restiamo in silenzio, non trovando altre parole per ribattere o argomentare la mia decisione, mentre ci apprestiamo a fare ritorno alla taverna dove alloggiamo.

Un unico dubbio, però, si insinua nella mia mente improvvisamente, incrinando qualcosa nel mio profondo essere.

È questo il mio destino? È davvero questo che voglio fare in questa vita, farmi semplicemente da parte e vivere in eterno nell’anonimato?

Sarò in grado di accettare questa mia scelta…?

 

Se fossi stata consapevole del fatto che qualcuno ci stava spiando e ascoltando, forse avrei evitato di rendere partecipe Lance dei miei pensieri e scatenare così qualcosa di inevitabile e inarrestabile…

 

Le Verità del Capitolo:

1)   Amina serba diffidenza nei confronti di Lance, eppure non può fare a meno di renderlo partecipe dei suoi pensieri. Odia questo fatto.

2)   La ragazza non ha mai avuto modo di vedere il volto del Campione, perciò non saprebbe a chi associarlo. È quasi certa del fatto che sia identico a lei, riguardo al carattere.

3)   Amina è menefreghista, egoista, pigra… però è piuttosto sensibile riguardo ad alcune cose. Non è così sfacciata da proporsi come Campione, consapevole di questi suoi difetti.

4)   La sua intenzione è davvero quella di abbandonare la carriera di Allenatore una volta che Cecilia diventerà più forte.

5)   Se solo Amina sapesse chi è il Campione…!!!

 

La Tana del Drago:

Ed ecco a voi, ragazzi miei, un bel capitolo riflessivo. Dovevo pur rendere la cittadina di Fiorpescopoli importante per qualcosa, no? Infatti, ho deciso di prendere come scenario la spiaggia, punto che amo molto di quel paese.

Non so se ho reso IC i personaggi, perciò potete benissimo legarmi e buttarmi nel rogo. Non so se Amina si comporta come una vera diciassettenne, però ho deciso di mostrare qualche lato positivo di questa ragazza. Non può essere sempre la pecora nera, no?

Nonostante ciò, però, ho voluto mantenere i suoi difetti attivi e influenzanti rispetto alle sue decisioni.

E questo è il suo primo scontro col Destino.

Sarà davvero in grado di sceglierlo con caparbietà?

…forse ho fatto dei dialoghi decenti, questa volta…

Amy

  
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