To be continued…
#0 - La matematica non è il mio mestiere.

Si grattò la testa bionda, sporgendo il labbro inferiore e mandando un’occhiata di traverso al suo micio, che era stravaccato sulla scrivania, 
fissandolo con quegli enormi occhioni celesti – ma a un gatto che servivano, occhi così belli? – come aspettando una sua mossa.
Roxas si strinse nelle piccole spalle, cercando di finire le divisioni a tre cifre.
La terza elementare era un Inferno.
Accarezzava la testolina morbida del gatto, quando i colpi alla finestra lo distrassero. Sospirò, alzandosi per andare ad affacciarsi, 
anche se già sapeva di chi si trattava: eccolo lì, Axel, i capelli ispidi raccolti alla meno peggio in un codino, gli occhi verdi e vispi; 
gli fece la linguaccia e gli mostrò un barattolino di vetro.
«Ho catturato una lucertola» annunciò solenne; era il dodicenne più strano che avesse mai conosciuto, si esaltava per nulla
«Non posso, Ax. Sto studiando matematica…»
«Che pizza, dai! Quando ci ricapita una giornata così bella?»
Roxas aveva sospirato e, sconfitto, aveva aperto meglio la finestra, calandosi giù con la rampicante che c’era sul muro. 
Quando aveva messo i piedi per terra, il ragazzo gli aveva baciato la fronte e, prendendogli la mano, l’aveva portato nel loro nascondiglio 
segreto. Gli voleva bene, tanto. E si sentiva sempre tanto felice, quando avevano quei momenti solo per loro.
Roxas, quell’anno, prese un bell’insufficiente in pagella. 

Imprecò contro cose a caso, forse persino sul gatto, visto che lo guardava indispettito con quegli occhietti chiari. Era diventato una vacca, 
forse avrebbe dovuto fargli fare più esercizio, o forse non avrebbe dovuto permettere ad Axel di fargli mangiare schifezze.
Sospirò, cercando di capirci qualcosa nei sistemi fratti.
La seconda superiore era uno strazio, un supplizio!
Grattò il musino al gattone, che cominciò a fargli le fusa, quando sentì i soliti sassolini alla finestra. Sbuffando, poiché già sapeva chi era, 
il ragazzo si alzò per andare alla finestra.
«Niente da fare, questa volta non ti vengo dietro!»
«Ma ho l’auto nuova, dai! Non c’è nessuno in giro, te la faccio anche provare!»
Roxas roteò gli occhi al cielo, mandando un’occhiata colpevole ai libri aperti sulla scrivania; l’attimo dopo i suoi piedi toccavano l’erba 
del giardino. L’altro gli aveva posato le labbra sulle sue e, prendendolo per mano, l’aveva trascinato in auto.
Con la testa fra le nuvole, Roxas lo aveva abbracciato, sussurrandogli il primo “ti amo” della giornata, consapevole che non sarebbe 
stato l’ultimo. Era sempre così felice, quando avevano quei momenti solo per loro.
Come da abitudine, quell’anno Roxas si beccò il solito debito in matematica.

Ehi! :3
Non mi dilungherò molto questa sera, non ho nemmeno molto da dire, tranne che sono stanca morta e me ne vado a dormire di già °^°
Solo da mezza addormentata potevo scrivere sta cazzata.
Nulla, è molto flussosa e l'idea di Axel e Roxas che si conoscono da bambini e che si sono sempre amati e continueranno a farlo mi fa 
venire il diabete *-* ma posso accettarloH <3
P.S. (9/11): questa storia era nata come una semplice flashfic ma -come per destino(?)- ho dimenticato di segnarla come finita e mi è appena
venuto in mente di farne una raccolta di one-shot/missingmoments collegate tra loro da un filo logico, ovviamente. L'aggiornamento spero
sia al più presto ma, non avendo alcun capitolo pronto, non assicuro che avvenga al più presto. Mi impegnerò perché sia così.
Alla prossima!

See ya!