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Autore: Cappychan    07/11/2011    1 recensioni
Dopo lunga assenza, eccomi di nuovo qui. Piccolo raccontino senza pretese sulla nuova generazione. Magari l'inizio di qualcosa di più.
Vedremo cosa riuscirò a mettere nero su bianco.
In questo capitolo il Primo Settembre di Lily Luna Potter:
"...-Ciao.- disse Lily, sorridendole esitante. –Posso sedermi in questo scompartimento? Non trovo posto da nessuna parte.- chiese, indicando il baule dietro di sé. La ragazzina annuì, stringendosi di più sul sedile, come se non ci fosse abbastanza spazio per due undicenni minute come loro..."
Buona lettura,
Cappychan.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sono passati, credo, anni dall’ultima pubblicazione, ma in tutto questo tempo non ho smesso di leggere, di affinare le mie trame e soprattutto di sognare. Guardando indietro a ciò che ho lasciato su questo sito, mi viene voglia di cancellare tutto. Per ora mi limiterò a scrivere qualcosa di autoconclusivo che non diventi l’ennesima opera incompiuta, ma che comunque possa essere eventualmente l’inizio di quella storia che ho nella testa da quasi quattro anni e non smette mai di evolvere.

 

Se qualcuno dei lettori sarà arrivato a questo punto e non ha saltato a piè pari la noiosa pappardella, lo ringrazio e lo esorto a lasciarmi un suo parere, che è sempre ben accetto: per esperienza personale capisco che non si sa mai cosa scrivere in una recensione, soprattutto se non si vuole sembrare banali o stucchevoli, ma anche una parola è sufficiente per me (basta che non sia un insulto J) poiché ciò che davvero mi interessa è tenermi in contatto con chi si interessa alle mie follie quotidiane.

 

Ricordo che io non possiedo alcun diritto tranne quelli sui miei personaggi, che questa storia non ha alcuno scopo di lucro, ma solo quello di sfogare la mia fervida e sovra alimentata fantasia, e soprattutto che qualsiasi eventuale riferimento ad altre storie è puramente casuale e senza alcuna mala fede.

 

 

 

*****

 

 

 

A Martina, che non c’è più, perché senza di lei non esisterebbe “Cappychan”.

 

 

 

 

*****

 

Woven - Antologia

 

 

Primo Settembre

 

 

 

 

A Fin piacevano i babbani di Londra. E pure le loro strane atomobili e le luci colorate. L’aveva deciso quella mattina, subito dopo essere entrata nella stazione di King’s Cross, alle calcagna di sua nonna; era la seconda volta che usciva dal suo piccolo villaggio abitato solo da maghi, nascosto tra le scogliere delle isole di Aran.

 

Il frastuono era assordante. Nulla a che vedere con le chiacchiere in gaelico e il rumore del mare sugli scogli, ma non poteva dire che il cambiamento le dispiacesse, sebbene le ferisse i timpani. Era troppo curiosa di vedere il mondo esterno per rimpiangere la tranquillità rurale.

 

Non sarebbe dovuta nemmeno essere lì. La sua comunità era autonoma e isolata; i giovani non andavano a Hogwarts, ma imparavano dagli anziani tutto quello che c’era da sapere, tutte le tradizioni e le antiche magie, e pochi lasciavano le isole per cercare fortuna. Ancor meno erano quelli che l’avrebbero cercata al di fuori dell’Irlanda. Perciò qualcuno avrebbe potuto trovare strano che la nipote di due degli anziani più rispettati e “in vista” della Comunità Magica di Aran, avesse ricevuto la lettera, ma Fin non era proprio una vera “figlia di Aran”.

 

Undici anni prima uno straniero era giunto al villaggio; un giovane mago alla scoperta del mondo, dicevano, che, invece di trovare se stesso, aveva trovato la figlia dei signori locali. Era andato via poco dopo, senza molto clamore, fino a quando la ragazza aveva messo al mondo una bambina. La giovane era morta cinque anni dopo e sua figlia era andata a vivere con i nonni. Gli stranieri non erano mai stati ben accetti e dopo la nascita di Fin le cose erano peggiorate.

 

In che modo fosse finita nei registri di Hogwarts, nemmeno sua nonna lo sapeva (e lei sapeva quasi tutto di magia), ma era successo. Forse, persino quei volumi di antichissima pergamena la consideravano una straniera nel suo stesso luogo di nascita.

 

Fin aveva capelli scuri e occhi blu che ai suoi nonni non piacevano, perché non li aveva ereditati da loro, ma dal padre di cui non si parlava. Le piaceva girovagare nei campi vicino a Casa Grande, stendendosi all’ombra dei meli a fantasticare, e quando i suoi non c’erano, s’intrufolava nello studio e leggeva i libri del nonno di nascosto. In quel modo aveva imparato un sacco di cose interessanti sul mondo magico al di fuori dei confini di Aran e aveva anche letto di Hogwarts, molto tempo prima di sapere che avrebbe dovuto frequentarla.

 

Dei babbani, invece, sapeva poco e ora fissava i pendolari con tanto d’occhi, mentre sua nonna avanzava sbrigativamente verso la barriera del binario nove e tre quarti. A lei i babbani non piacevano un granché.

Il passaggio durò quanto un battito di ciglia, nel silenzio più completo, e poi un nuovo, diverso frastuono. Bassi richiami di barbagianni e un insistente gracidare di rospi si levavano sopra le voci di ragazzi e genitori, mentre la locomotiva rossa e brillante sbuffava vapore e fischiava allegramente.

 

Improvvisamente Fin si sentì persa: il suo inglese aveva un pesante accento, poiché ad Aran veniva usato poco, e non conosceva nessuno. La solitudine l’aveva resa troppo timida per fare amicizia e ora persino gli ostili abitanti della sua isola le sembravano più vicini dei suoi coetanei inglesi. Guardò nervosamente la nonna che, al suo fianco, sfilava dal cappotto una piccola piastra d’ottone. Si erano avvicinate a un vagone in coda al treno, dove alcuni ragazzi già si accalcavano.

-Sono le undici. Sei pronta?- chiese nella sua lingua. La squadrò dall’alto in basso e fece un rapido cenno di approvazione.

-Avanti, bambina. Carichiamo il baule sul treno.-

 

 

*

 

 

-Non voglio altri gufi da Neville, James. Dico sul serio.- disse Ginny. Lei e il suo primogenito camminavano l’uno a fianco all’altra lungo il binario nove e tre quarti. Dietro di loro, Al cercava i suoi zii tra la folla, mentre Lily si aggrappava nervosamente al braccio di suo padre.

-E se non faccio amicizia con nessuno?- gli chiese piano.

Harry abbassò lo sguardo su di lei stringendole la mano.

-Lilu, non c’è motivo di essere agitati. Te la caverai benissimo.- le sorrise incoraggiante.

-Ehi!- Ron ed Hermione comparvero da dietro un capannello di ragazzi, seguiti da Rose, già con la sua divisa scolastica, e da Hugo più immusonito che mai; era più piccolo di Lily ed avrebbe dovuto aspettare ancora un anno prima di partire con quello stesso treno.

 

Mancavano pochi minuti alle undici e molti ragazzi cominciavano ad avvicinarsi al bordo del binario, gridando gli ultimi saluti ai genitori e riunendosi ai compagni di scuola.

-Hai visto Scorpius?- chiese Al a sua cugina, mentre voltava la testa a destra e a sinistra in cerca di una testa bionda.

 

-Allora vanno d’accordo, eh?- fece Ron all’orecchio del cognato. Harry guardò suo figlio che si muoveva verso un tredicenne magro, col viso appuntito e due chiarissimi occhi grigio-verdi.

-Sembra proprio di sì.- rispose mentre faceva un cenno di saluto a due figure sottili poco distanti. Draco rispose con un cenno del capo, mentre sua moglie Astoria stava al suo fianco con espressione serena. Lui, ormai stempiato, ma ancora biondissimo, e lei con i capelli color caramello legati in un’elegante acconciatura sulla nuca.

 

Harry sentì Ginny toccargli la schiena, -Devono salire.- Si voltò verso di lei sorridendo, prima di raggiungere i suoi figli.

-Forza ragazzi!- I bauli furono caricati in pochi minuti e il treno cominciò a fischiare. Dopo un veloce scambio di abbracci i ragazzi salirono, mentre la calca intorno al vagone aumentava. La locomotiva cominciò a muoversi sotto lo sguardo degli adulti rimasti sul binario.

 

Lily continuò a salutare i suoi genitori, gli zii e tutti quelli che riconosceva fino a che la stazione scomparve dal finestrino. I suoi fratelli erano già spariti con i loro amici e lei era rimasta sola nel corridoio. Avrebbe potuto raggiungerli, ma era troppo orgogliosa. Non voleva aggrapparsi alle vesti dei suoi fratelli il primo giorno di scuola! (Si era aggrappata alle vesti di suo padre fino a dieci minuti primi, ma quello era diverso, ovviamente).

 

Ragazzi chiacchierini, più grandi di Lily, riempivano tutti gli scompartimenti, tranne uno da cui non si levava alcun rumore. Entrò con passo sicuro, credendo di trovarlo vuoto. Invece c’era una ragazzina, seduta vicino al finestrino, con le ginocchia al petto e lo sguardo fisso sulla città che sfilava davanti ai suoi occhi. Non appena aveva sentito il rumore della porta che si apriva, si era voltata di scatto, tesa come un animale selvatico in allerta.

 

 

*

 

 

-Ciao.- disse Lily, sorridendole esitante. –Posso sedermi in questo scompartimento? Non trovo posto da nessuna parte.- chiese, indicando il baule dietro di sé. La ragazzina annuì, stringendosi di più sul sedile, come se non ci fosse abbastanza spazio per due undicenni minute come loro.

 

Rimase in silenzio guardandosi le mani, sentendosi incapace di trovare qualcosa di simpatico, brillante o semplicemente sensato da dire. Fin sollevò il viso appena l’altra si voltò per strattonare il baule sul lucido pavimento e chiudere la porta scorrevole. I suoi capelli erano del colore della vite rossa e le arrivavano fino alle scapole. Non sembrava più alta di lei, ma non era altrettanto esile.

-Come ti chiami?- Lily si era voltata e seduta con un unico rapido movimento proprio di fronte a lei. Di riflesso, Fin alzò gli occhi, non aspettandosi di incontrare quelli della sua compagna di viaggio che la fissavano con sincera curiosità. Aveva gli occhi castani, leggermente allungati e un viso ancora infantile.

-Finola,- parlava a voce bassa e lentamente per non sbagliare la pronuncia delle parole in inglese, -ma mi chiamano Fin.-

-Finola?-. Lily la guardò in viso, e negli occhi senza alcun pudore, prima di sorriderle di nuovo.

-Io sono Lily. Sei anche tu del primo anno?- disse, mentre le stringeva la mano con naturalezza. Fin quasi cadde a terra per lo stupore.

 

Lei non piaceva alla gente, perlomeno non alla gente di Aran; nessuno l’aveva mai guardata negli occhi senza almeno un po’ di disapprovazione o diffidenza, figurarsi prenderle la mano. Persino la nonna, il farmacista o il vecchio gallese (l’unico straniero che vivesse al villaggio), che pure erano gentili con lei, non erano tipi affettuosi o espansivi.

-Io…Sì…- rispose incerta, prima di ripiombare nel silenzio.

 

Lily continuò a parlare tranquilla. A volte le faceva delle domande senza badare alle risposte brevi e confuse che Fin le dava; altre volte si limitava a godersi il paesaggio che fuori dal treno diventata rurale e poi più selvaggio. Nonostante la timidezza, Fin si sentiva bene. Non importava di chi fosse figlia o di che colore fossero i suoi occhi. A quella bambina sorridente non sembrava nemmeno importare quali cose spiritose o interessanti dicesse. Sembrava che semplicemente stare lì con lei (proprio lei!), e condividere la paura e l’eccitazione che entrambe sentivano su quel treno, fosse abbastanza.

 

 

 

*

 

 

La notte stava scendendo e il panorama si faceva più scuro. Era pomeriggio inoltrato e le tuniche nere di Hogwarts avevano sostituito i variopinti vestiti da babbano. Lily e Fin si erano già cambiate e avevano appena finito di spazzolare i dolci acquistati dalla signora del carrello, quando una testa di scompigliati capelli bruno-rossicci si affacciò alla porta.

-Allora sei qui! Credevo che fossi rimasta a Londra.- esclamò James, entrando nello scompartimento. Quell’estate suo fratello era cresciuto di diversi centimetri e la divisa di Grifondoro era diventata leggermente corta. Le scarpe da ginnastica spuntavano da sotto l’orlo. Lily gli lanciò un’occhiataccia.

-Dom e Lucy sono in capo al treno e Molly è ancora nella carrozza dei prefetti, credo.- sciorinò, prima di vedere la ragazzina seduta davanti a lui. Si bloccò –Ciao-

-Fin, questo è mio fratello James. Jamie, questa è Fin. Anche lei deve fare il primo. -

-Ah, piacere.- commentò il ragazzo facendo un cenno con la mano. Lei rispose con un goffo cenno della testa.

-Beh, ci vediamo. Se vedi Al, digli di non serpeggiare troppo.- disse ghignando prima di sparire nel corridoio.

 

All’espressione perplessa dell’altra, Lily spiegò, -L’altro mio fratello, Albus, è di Serpeverde…Tu in che Casa vorresti finire?- chiese curiosa. Onestamente Fin avrebbe voluto rispondere “nella tua”, ma si limitò a un più dignitoso, -Non so. Tu?- Incredibile, aveva fatto una domanda! pensò contenta.

 

Invece, la piccola Potter sembrò perdere un po’ del suo entusiasmo. –Nemmeno io lo so. I miei erano tutti e due a Grifondoro e anche i miei nonni e Jamie. Ma Albus è un Serpeverde, Rosie è finita a Corvonero, come Dom e Molly, mentre Lucy è a Tassorosso. Sono le mie cugine, poi te le faccio conoscere…- parlava quasi senza prender fiato, d’un tratto in preda all’agitazione.

-Se è così, puoi andare dove vuoi. C’è qualcuno che conosci in ogni Casa.- fece Fin, esprimendo, per la prima volta a voce alta, la sua preoccupazione.

-Hai ragione, ma non è solo la solitudine …- Lily la guardò di nuovo negli occhi, -Voglio trovare un posto che … vada bene per me, capisci. Solo che non so bene quale sia. -

 

Rimasero in silenzio, ragionando su quello che si erano dette. Il cielo era ormai cupo e sull’orizzonte si stagliava il profilo del villaggio di Hogsmade.

-Siamo arrivati. -

 

 

*

 

 

 

Il gruppetto dei primini si staccò dal fiume di studenti più grandi seguendo Hagrid. Il mezzo gigante camminava reggendo una vecchia lanterna e ogni tanto si voltava per rivolgere, da sotto la sua barba ormai ingrigita, un sorriso a Lily e alla sua compagna che lo guardava affascinata. Non aveva mai visto un uomo tanto grande.

 

Attraversarono il lago sulle piccole barche a quattro posti. Con loro c’erano una biondina che guardava con apprensione l’acqua scura scorrere sotto di loro, e un ragazzino dal naso a punta che guardava Lily con la bocca semi aperta. Grosse nuvole si addensavano nel cielo, dietro alla sagoma gigantesca del Castello. Le finestre illuminate si riflettevano nel lago e sui prati davanti alla facciata.

 

Una donna dall’aria austera e marziale li aspettava all’ingresso, vestita di viola e nero. I cappelli già bianchi incorniciavano un viso serio, poco segnato dall’età.

-Benvenuti a Hogwarts. Sono la Professoressa Goodwin, insegnante di Pozioni, Direttrice della Corvonero e Vicepreside. Seguitemi, prego. -

Li guidò attraverso alcuni saloni fino a una piccola anticamera in cui aspettarono qualche minuto.

-Ora ci smisteranno. - disse Lily. Spostava il peso da un piede all’altro, in uno strano balletto agitato. Dietro di lei, il ragazzino continuava a fissarla e a indicarla agli altri ragazzi.

-Che vuoi?- sbottò Fin mettendosi di fronte a lui con le gambe divaricate e le braccia conserte.

-Sei la figlia di Harry Potter, vero? Ti ho visto sul giornale!- disse quello, scrutando Lily dalla testa ai piedi, e ignorando del tutto la ragazzina che aveva davanti.

 

La piccola Potter divenne rossa come i suoi capelli. Per tutto il giorno si era illusa di passare inosservata; di poter attraversare la Sala Grande come una normale studentessa del primo anno in attesa di essere smistata, ma si era sbagliata. E se non fosse finita nella Casa “giusta”? Come aveva fatto Albus? Lei non sarebbe mai stata forte come i suoi fratelli.

-E allora?- Non appena Fin parlò, Lily sentì la paura scivolarle via di dosso. –Devi fissarla come uno scemo tutta la sera solo per il nome di suo padre?-.

Il ragazzo arrossì vistosamente, prima di lanciarle un’espressione malevola, ma non rispose e, alla prima occasione, si allontano da loro.

 

Prima che Lily potesse dire qualcosa, la donna tornò e li condusse nella Sala Grande. Era tutto come le avevano raccontato i suoi genitori: i tavoli, gli stendardi, il cielo nuvoloso sopra le loro teste e migliaia di candele fluttuanti. Davanti al lungo tavolo degli insegnanti, c’era uno sgabello con sopra un logoro cappello tutto rattoppato. Doveva essere quello!

Il cappello cominciò a cantare, raccontando dei Fondatori e delle Case e, intanto lei cercava di capire quali delle qualità premiate dai quattro famosi maghi potessero appartenerle. L’intelligenza di Madama Corvonero o la generosità di Tosca Tassorosso?

 

Poi la professoressa Goodwin cominciò a chiamare e velocemente nuovi studenti si andavano a sedere ai tavoli. Vide suo fratello Albus, seduto trai suoi amici, che festeggiava l’arrivo di un nuovo Serpeverde. Quando i loro sguardi s’incrociarono, le sorrise nello stesso modo incoraggiante di suo padre.

-O’Connor, Finola- Sentì Fin irrigidirsi al suo fianco e le strinse la mano. La ragazzina avanzò a passo incerto fino allo sgabello e si calò il cappello sugli occhi.

 

 

*

 

 

Era una sensazione strana, avere una voce nella testa. Era abituata a tenersi i suoi pensieri per sé e l’idea che un cappello potesse leggerle la mente la inquietava.

Non essere nervosa … Vedo talento e un cervello con del potenziale se lo saprai sfruttare … non Corvonero, però … né Serpeverde … vedo ambizione, ma non sei un’individualista … Uhm…sì…direi GRIFONDORO!-.

 

Un’ennesima ondata di entusiasmo si levò dalla tavolata Rosso-Oro, mentre Fin si levava il cappello e correva a sedersi all’estremità della panca. Perfetti sconosciuti le battevano pacche sulle spalle e le davano il benvenuto. James Potter le strizzò l’occhio da lontano. La testa le girava e si sentiva più confusa che mai. Vide Lily ancora nella fila, tesa come una corda di cuore di drago, e molto pallida.

 

Il ragazzo davanti a lei venne smistato a Tasso Rosso e poi venne chiamata -Potter, Lily-

Il brusio della Sala crebbe, mentre la piccola sagoma avanzava sotto lo sguardo rapace degli studenti. Rimase sullo sgabello per pochi secondi, con gli occhi chiusi in un solenne sforzo di concentrazione. Non sembrava più agitata, solo determinata. Ci fu un grande silenzio, poi il cappello gridò GRIFONDORO! e Fin lasciò il respiro che non si era accorta di trattenere.

 

In un attimo Lily raggiunse i suoi nuovi compagni, mentre i Grifoni festeggiavano rumorosamente.

Stritolò Fin in un abbraccio prima di sorriderle raggiante. Lei non poté far altro che ricambiare.

Dopo la fine dello Smistamento e dopo aver mangiato a sazietà, le cugine di Lily, che frequentavano il sesto anno, le raggiunsero. Molly e Lucy erano gemelle con capelli e occhi scuri. La prima era molto magra e dall’aspetto severo; portava leggeri occhiali dalle lenti squadrate, una stretta crocchia sulla nuca e il distintivo da Prefetto che le scintillava sul petto.

 

L’altra era della medesima statura, ma più rotonda; i cappelli erano mossi, raccolti in due trecce che scendevano sulle spalle. Sorrise gentilmente a Fin e abbracciò affettuosamente suo cugina, mentre dietro di lei, Dominique, biondissima, alta e molto carina, si divertiva a stuzzicare James, affiancata da una sorridente Rose. Quest’ultima era minuta, con un testa di ricci rossi e uno spruzzo di lentiggini sugli zigomi.

 

Fin osservava con curiosità e stupore i numerosi parenti di Lily, che ridevano e battibeccavano animatamente. Anche Albus e il suo amico biondo si fermarono a salutare. Come sua sorella, il giovane Potter guardò Fin dritta negli occhi, prima di stringerle la mano. Aveva uno sguardo intelligente e due occhi di un verde brillante.

 

Presto gli studenti cominciarono a lasciare la Sala Grande e Prefetti si alzarono in piedi per radunare i primini e accompagnarli ai dormitori. Su nella torre di Grifondoro, i letti erano caldi e confortevoli e fuori la notte era silenziosa.

 

Il sonno aveva già rapito le loro compagne di stanza, quando la voce di Lily giunse da dietro le tende del baldacchino.

-Sei stata forte, prima. Mi hai aiutato con quel tipo.-

-Non ho fatto niente di ché- mormorò imbarazzata Fin. Non le sembrava una gran cosa. Quando aveva fatto amicizia con Lily non sapeva chi fosse e anche se l’avesse saputo, non le sarebbe importato. Lei per prima, sapeva quanto fosse fastidioso essere considerati solo in base ai propri parenti.

 

-A me non importa chi sono i tuoi genitori.- chiarì, -Grazie per avermi … stretto la mano.- La ragazzina ringraziò il cielo che ci fossero ben due strati di tende a coprire il suo imbarazzo.

-Sai, credo che saremo buone amiche. Se ti va.-

-Ok.- rispose con le palpebre troppo pesanti per rimanere aperte.

Quella sera Finola O’Connor si addormentò tra le accoglienti mura della sua nuova casa, felice come non era mai stata da molto tempo e con, nella mente, gli occhi verdissimi di Albus Potter.

 

 

 

*****

 

 

 

Ma questa è un’altra storia!

Ho completato la bozza alle 3 meno cinque di ieri notte e solo ora ho finito la revisione. Yay!

Shottina senza pretese, ma spero che vi abbia intrigato e coinvolto almeno un po’. Ditemi che ne pensate!!

 

Cappychan

  
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