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Autore: JoJo    08/11/2011    3 recensioni
Si trova un corpo, si raccolgono le prove e, in base a quelle, si trova il colpevole fra una lista di sospetti. È così che funziona. Cosa faranno Horatio Caine e il suo team quando si troveranno di fronte il colpevole ancora prima di conoscere il crimine?In un caso in cui tutti sembrano nascondere la verità, le prove diventano l'unica ancora a cui appigliarsi.
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Horatio Caine, Ryan Wolfe, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Calleigh parcheggiò l'Hummer accostandosi al marciapiede semi-deserto.
Aveva percorso a ritroso la strada fatta quella mattina da Juliet Robinson per arrivare al dipartimento di polizia, ma ovunque avesse chiesto, nessuno sembrava di ricordarsi di una ragazza bionda dall'aspetto sconvolto. Ma, dopotutto, quella era Miami: chiunque avrebbe potuto scambiarla per una delle tante turiste in preda a un post-sbornia particolarmente pesante.
Si era fermata da poco su quel tratto di area pedonale quando una voce calda alle sue spalle la riscosse dai suoi pensieri e dalle sue ricostruzioni ipotetiche “Serve aiuto?”
La bionda CSI si voltò con un movimento fluido “Forse. Lei chi è?”
L'uomo, un individuo alto con spalle larghe che indossava una divisa militare si raddrizzò, presentandosi “Sono il sergente Mahony, mi occupo del reclutamento di nuovi soldati per l'esercito americano.”
“Capisco.- annuì lei- Io sono Calleigh Duquesne, della scientifica di Miami Dade. Per caso, le è capitato di vedere questa ragazza passare di qui questa mattina?” domandò quindi, porgendo all'uomo la foto della loro sospettata.
Il sergente Mahony diede un rapido sguardo all'immagine e riconobbe immediatamente chi vi era raffigurata “Certo. In realtà è entrata nel mio ufficio.” disse, accennando con un cenno del capo alla vetrina che, pochi passi più in là, esponeva poster e volantini dell'esercito americano.
Calleigh alzò le sopracciglia, sorpresa “Davvero?Cosa voleva?”
“Non me l'ha detto.- rispose l'uomo scuotendo la testa- Ho provato a chiederle se fosse interessata a una carriera militare, anche se è un po' più vecchia dei soliti aspiranti. Comunque, non mi ha risposto, sembrava davvero sconvolta.”
“Può dirmi esattamente che cosa è successo?” domandò di nuovo la donna, con rinnovato interesse, sperando così di ottenere qualche nuova informazione sulla loro sospettata primaria.
Mahony scrollò le spalle larghe “Niente di particolare. La ragazza è entrata qui dentro, le ho parlato ma non sembrava ascoltarmi affatto. Sembrava totalmente fuori di sé come se fosse...non so, tormentata da qualcosa. Si è guardata un po' intorno e se ne è andata mentre stavo ancora parlando.”
“E l'ha lasciata andare così?- la bella CSI non poté nascondere il proprio disappunto- Non ha pensato che avesse bisogno di aiuto?”
“Sì, per questo l'ho seguita.- confermò quindi il militare- Ma quando sono uscito per vedere se stesse bene ho visto che c'era qualcuno con lei.”
“Davvero?Ne è sicuro?” chiese, spalancando i grandi occhi verdi.
Il sergente Mahony annuì, lo sguardo concentrato mentre rievocava i fatti della mattinata “Sì. Un uomo che la seguiva passo passo. Ho pensato che stessero insieme e che magari avessero litigato, perché lui la seguiva piuttosto da vicino, era impossibile che lei non lo sapesse, eppure la ragazza sembrava volerlo lasciare indietro.”
“Le è sembrato che avesse cattive intenzioni?”
La mente investigativa di Calleigh e la sua esperienza nella scientifica la informavano che quella non era assolutamente un'informazione da trascurare. Anzi. C'era qualcosa di particolarmente sinistro nel fatto che qualcuno si fosse preso la briga di seguire la Robinson per tutta quella strada per poi sparire nel nulla.
“No, affatto.- la sorprese Mahony con la sua risposta- Sembrava preoccupato per lei, come se volesse assicurarsi che stesse bene.”
Calleigh ponderò quelle parole e infine annuì, risoluta “Ok. Saprebbe riconoscerlo se lo rivedesse?”
“Probabilmente.” disse il sergente, accompagnando le proprie parole con una scrollata di spalle.
“E fare un identikit?” incalzò di nuovo la CSI.
“Credo di sì.”
“Ok, sergente Mahony.- ribatté con un sorriso ampio- Mi deve seguire in centrale.”


Ryan Wolfe imboccò il sentiero di terra battuta indicato dalla mappa che stringeva fra le mani.
Era da quando aveva dodici anni che non metteva più piede in uno zoo, perciò aveva deciso di lanciare qua e là qualche occhiata furtiva, sperando che Walter non si accorgesse di quel suo interesse dando inizio così a una delle loro scaramucce infantili e cameratesche.
Ovviamente non fu così fortunato.
“Che fai Wolfe?Senti la mancanza delle gite scolastiche?”
“Alcuni di noi amano apprendere a prescindere dell'età, Walter.”
“Se vuoi ti posso comprare un biglietto, così più tardi puoi fare un tour guidato.” lo stuzzicò di nuovo il grosso ragazzo di colore.
Ryan si limitò a far roteare platealmente i suoi grandi occhi verdi, ma continuò a camminare con passo risoluto. La mappa che avevano consultato poco prima, appesa ad una bacheca fatta di legno grezzo posta al lato del sentiero che stavano percorrendo, indicava che avrebbero dovuto svoltare a destra e sarebbero arrivati alla loro destinazione: il recinto dell'orso bruno himalayano.
Stavano per l'appunto imboccando quella stradina laterale quando furono intercettati da una donna vestita con un orrido completo kaki in tema safari, una cascata di voluminosi ricci neri e un sorriso fin troppo largo sulle labbra.
“Buongiorno!- trillò, con eccessivo entusiasmo- Posso aiutarvi? Se cercate un animale in particolare dovete sapere che qui al Miami Metro Zoo abbiamo un assortimento di animali selvatici che comprende sia specie autoctone che alcune in via di estinzione e che...”
“Non siamo qui per gli animali.- la interruppe Walter, prima di scrutarla attentamente- Lei è?”
“Samantha Raynols, ma potete chiamarmi Sam.- rispose immediatamente, con il tono di chi quella frase era abituato a ripeterla troppo spesso- Sono una delle guide.”
“Bene, Sam, noi siamo Ryan Wolfe e Walter Simmons della scientifica di Miami Dade.” si presentò Ryan, indicando prima se stesso e poi il collega.
“La scientifica?- gli fece eco la donna, spalancando gli occhi- Wow. Credevo che di Osso si occupasse la guardia forestale.”
Walter aggrottò la fronte “Chi è Osso?”
“Uno dei nostri orsi, quello che è scappato qualche giorno fa.- spiegò la guida turistica- L'abbiamo chiamato così perché quando era arrivato da noi era pelle e ossa dato che prima era tenuto illegalmente da un milionario del Texas nel suo ranch.”
Wolfe decise di interromperla di nuovo “No, non siamo qui per quell'orso. Anche se, in effetti, stiamo cercando qualcuno che possa avere avuto a che fare con lui o uno dei suoi simili.”
Samantha inarcò un sopracciglio ben curato, perplessa “Che cosa intendete?”
“Chi si occupa dell'orso bruno himalayano qui?” riformulò quindi la domanda il giovane CSI.
“Gli addetti ai lavori: quelli che sistemano il recinto e danno da mangiare agli animali.- rispose quindi la ragazza scrollando le spalle. Dopo una breve pausa in cui aveva riordinato le idee, riprese a parlare- E settimanalmente c'è anche una visita da parte del veterinario. Nessun altro entra in contatto diretto con gli animali, soprattutto uno di questo genere.”
Simmons capì immediatamente che stavano per centrare il bersaglio “E di queste persone, c'è qualcuno che non si è presentato al lavoro oggi?”
“Sono tutti regolarmente presenti. Anche se...”
“Anche se?” incalzò l'uomo di colore, con impazienza.
“Non ho ancora visto il dottor Evans, oggi.” concluse quindi la Raynols, incrociando le braccia al petto.
“Ha provato a chiamarlo?” indagò di nuovo Walter.
La donna riccia annuì con veemenza “Sì, ma non ho ancora ottenuto risposta. Credete che dovrei preoccuparmi?”
“Non lo sappiamo ancora.- ribatté immediatamente Wolfe, aggrottando la fronte- Facciamo così, ci dia il suo indirizzo: ce ne occuperemo noi.”
“D'accordo.” acconsentì Sam, sbattendo più volte le palpebre.
“Sa dirci qualcosa su di lui?” domandò di nuovo Walter, nella speranza di venire a conoscenza del legame che legava quella che potenzialmente era la loro vittima con la loro principale sospettata.
La guida naturalistica si strinse nelle spalle esili “Non molto, in realtà. È un uomo estremamente riservato, ma molto bravo nel suo lavoro e questo è più che sufficiente. Ditemi la verità, gli è successo qualcosa?”
“Non ne siamo ancora sicuri, stiamo verificando alcune ipotesi.” rispose con tono professionale Simmons.
Wolfe impedì alla donna di fare ulteriori domande porgendole una foto “A questo proposito, le è mai capitato di vedere questa donna?”
La giovane si prese qualche istante per osservare l'immagine di Juliet Robinson. Nella foto aveva due occhiaie estremamente pronunciate e l'aria devastata, ma Samantha la riconobbe immediatamente.
“Ma certo, era una collega del dottor Evans, è venuta a trovarlo e a visitare questa struttura un paio di volte, diversi mesi fa. Me la ricordo perché non sembrava affatto una veterinaria, è una di quelle persone sempre estremamente curate che probabilmente non si sporcano mai le mani, avete presente?”
Ryan si voltò verso il collega, che condivideva la sua stessa espressione grave “Direi che questa volta, le mani se le è decisamente sporcate.”


“Polizia di Miami Dade!Dottor Evans è in casa?”
Frank Tripp aspettò qualche secondo, tendendo l'orecchio di modo che nessun suono al di là della porta d'entrata della villetta potesse sfuggirgli.
Dall'interno della casa non arrivò alcun rumore, così il grosso sergente si voltò verso uno degli agenti di pattuglia, esortandolo con un cenno del capo a buttare giù la porta.
Due calci ben assestati dopo il piccolo gruppetto di poliziotti si era ritrovato nell'ingresso dell'abitazione del dottor Gilbert Evans. Non occorreva però di certo l'abilità di osservazione di un CSI per comprendere che il disordine che vi regnava, così come nel resto della casa, non era il semplice caos che si era lasciato alle spalle un proprietario distratto.
“Sembra che qualcuno ci abbia preceduto.” commentò infatti Eric, scandagliando con sguardo attento i mobili fuori posto e gli oggetti che giacevano abbandonati sul parquet.
“E non credo che abbia trovato quello che stava cercando.” aggiunse Natalia, guardandosi intorno indecisa su da dove incominciare ad analizzare quella scena del crimine.
Delko alzò un sopracciglio nella sua direzione “Come fai a dirlo?”
“Le probabilità che la cosa che stai cercando si trovi nell'ultimo posto in cui guardi sono bassissime.- spiegò la donna, prima di aggrottare la fronte ed indicare i fogli che il collega aveva appena raccolto da terra- Che cosa sono quelli?”
Sembrano codici.” disse il CSI cubano dopo una breve ma attenta analisi.
Boa Vista sembrò essere sempre più confusa “Nel senso di crittografie?”

Sì. Ce ne sono parecchi.- continuò a parlare l'uomo, sfogliando il plico che aveva fra le mani, prima di alzare lo sguardo per interrogare la collega- Perché un veterinario dovrebbe aver in casa tutti questi codici?”
Di certo non perché era un appassionato di enigmistica.” ribatté la donna con un guizzo nei grandi occhi scuri.
Eric sorrise a quella battuta “Già, lo credo anche io. Probabilmente doveva essere in contatto con qualcuno riguardo a qualcosa di particolarmente scottante. E credo anche che abbia a che fare con il suo omicidio.”
Stavano per formulare qualche ipotesi che potesse collegare le crittografie al modo in cui il dottor Evans era stato brutalmente assassinato quando la voce di Tripp li richiamò dalla porta che portava ad una delle stanze laterali “Credete che questi possano centrare qualcosa?” domandò, sventolando degli oggetti che non riuscirono ad identificare immediatamente.
Natalia fece una smorfia leggermente schifata “Sono corni di rinoceronte?”

Già.- confermò Frank annuendo solennemente- E ci sono anche zanne di elefante e altri pezzi di animali di cui ignoro l'identità...”
Delko assunse un'aria pensierosa “Il dottor Evans quindi non era poi questo grande amante degli animali.”

Traffico di animali esotici ed annesse suppellettili.- riepilogò quindi Boa Vista, l'espressione che mimava alla perfezione quella del collega- Questo caso si sta complicando di più ad ogni scoperta che facciamo o sbaglio?”



Juliet guardava fisso davanti a sé, lo sguardo perso in qualcosa che di certo non era presente negli stretti confini di quella asettica stanza di ospedale. Le sue mani, appoggiate sulla coperta candida all'altezza del suo stomaco, sembravano non voler smettere di tremare.
Aveva ucciso un uomo.
Le immagini del cadavere senza testa e di se stessa insanguinata la stavano inseguendo da quando si era svegliata, quella mattina, in quella stanza d'albergo sconosciuta, e da quando il sedativo che le avevano dato aveva finito il proprio effetto i mille pensieri che l'avevano accompagnata da quando aveva realizzato l'entità di ciò che aveva fatto continuavano a tormentarla.
Chi era quell'uomo?
Perché l'aveva ucciso?
Perché diavolo aveva dovuto mozzargli anche la testa e le mani?
Quelle domande continuavano a vorticargli nella mente, impedendole di riposarsi, come invece il dottor Aller le aveva imposto.
Quello che non sapeva, era che gli stessi quesiti assillavano nello stesso momento il rosso tenente della polizia scientifica a cui aveva confessato quell'efferato omicidio.
Horatio Caine era entrato nella piccola stanza in cui era stata ricoverata la giovane con passo felino, tanto che lei non sembrava essersi accorta della sua presenza a pochi passi dal letto su cui giaceva. L'uomo si concesse qualche minuto per scrutarla con i suoi occhi analitici: Juliet Robinson tremava e, che lei lo sapesse o meno, quello non era uno dei soliti comportamenti che aveva osservato durante i lunghi anni in polizia da parte di un omicida a sangue freddo. Eppure, aveva confessato e molte prove che avevano raccolto confermavano la sua testimonianza. Horatio aggrottò leggermente la fronte. Certo, alcune prove urlavano che quella ragazza era colpevole fino al midollo, ma altre...La mancante arma del delitto, l'assenza di residui di polvere da sparo, ed ora quell'infortunio che probabilmente metteva in discussione qualsiasi cosa che gli era stata confessata. C'erano troppe incongruenze e lui era troppo meticoloso per lasciare che una giovane potesse venire condannata all'iniezione letale senza essere sicuro al cento per cento della sua colpevolezza.
“Signorina Robinson.” disse, a mo' di saluto.
Gli occhi color cioccolato, circondati da cupi cerchi violacei, saettarono immediatamente verso di lui.
“Tenente Caine.- gli fece eco Juliet, cercando di riguadagnare un po' di compostezza- Strani posti gli ospedali. Un'infinità di storie e tragedie tutte riunite nello stesso edificio. Ha parlato con il dottor Aller?”
Horatio si limitò a rispondere con un cenno del capo e continuando a osservare intensamente la ragazza le lasciò cadere fra le mani una foto.
Conosce quest'uomo, signorina Robinson?”
Juliet aggrottò la fronte, concentrandosi al massimo mentre studiava minuziosamente la figura che aveva di fronte. Era un uomo di quarant'anni al massimo, col viso rubicondo incorniciato da una folta barba rossiccia, e dei piccoli occhi ridenti nascosti dietro a un paio di lenti rotonde. C'era qualcosa, in quello sguardo, che le dava un certo senso di familiarità, eppure la sua mente continuava a chiudersi a riccio, senza lasciare scappare alcun altro indizio.
Sollevò fra le dita ancora tremanti il pezzo di carta e, mentre continuava a fissare quel volto sconosciuto, domandò ad Horatio “Chi è?”

Si chiamava Gilbert Evans.- spiegò il rosso, rigirandosi gli occhiali da sole fra le dita- È la vittima.”
Io...Io non me lo ricordo.” balbettò la ragazza, diventando ancora più pallida di quanto già non fosse.
Sappiamo per certo che lo conoscevi.- continuò a parlare Caine, indagando ogni sua reazione- Lavorava al Miami Metro Zoo e, come te, era un esperto in animali selvatici.”
Juliet rimase in silenzio per diversi istanti prima di domandare “Eravamo fidanzati?”

Perché me lo domandi?” ribatté Horatio, sorpreso da quella domanda.
Indossavo un anello prima...prima di essere arrestata.- spiegò quindi la giovane, massaggiandosi con fare nervoso la mano sinistra- Un anello di fidanzamento. Forse il mio è stato un...come si chiama?Crimine passionale?”
Horatio scosse piano la testa “No, il dottor Evans non era il tuo fidanzato. Un membro del mio team sta cercando di scoprire chi possa essere stato a regalarti quell'anello. Se riusciamo a trovarlo potremmo anche capire che cosa stavi facendo qui a Miami da tre anni.”
La ragazza annuì distrattamente in risposta a ciò che le era stato detto, ma non parlò.

Perché l'hai fatto Juliet?” domandò quindi il tenente della scientifica, inclinando il capo e perforandola con l'intensità del suo sguardo.
Non lo so.- esalò stancamente la Robinson- Non so perché l'ho ucciso.”
No.- la contraddisse Caine con tono sicuro- Perché hai confessato un omicidio che non ricordi aver compiuto?”
Juliet spalancò la bocca, incredula per quella domanda “Io...Tu...Tu come fai a saperlo?”

Ho già avuto casi in cui erano coinvolte vittime o criminali con amnesia...” spiegò l'uomo, muovendo qualche passo nella stanza e sedendosi finalmente sulla sedia posta di fianco al letto.
Davvero?- domandò di nuovo la giovane- E' davvero possibile dimenticarsi di aver fatto una cosa del genere?”
Horatio non rispose, decidendo invece di andare avanti col suo interrogatorio informale “Come fai ad essere così certa di essere colpevole?”
La Robinson fece un respiro profondo e abbassò lo sguardo sulle proprie mani giunte in grembo mentre parlava con un filo di voce “Saprei decapitare un uomo, anche tagliargli le mani...Sono un veterinario, ho una conoscenza sufficiente del corpo umano, oltre che animale, per essere in grado di fare una cosa del genere potenzialmente con ogni tipo di lama. So come usare una pistola. Non ho un alibi, forse avevo un movente anche se ora non lo ricordo, e la logica urla che il fatto che sia io l'assassino è l'unica possibilità contemplabile.”

Quello che interessa a noi, signorina Robinson, è quello che ci dicono le prove.” la informò quindi il rosso guardandola intensamente.
Finalmente la ragazza si azzardò ad alzare lo sguardo “E che cosa dicono finora?”

La tua arma non è quella che ha sparato al dottor Evans, e su di te non abbiamo trovato alcun residuo di polvere da sparo.- riassunse quindi Caine con tono professionale- Questo ti esclude come esecutrice dell'omicidio, ma non ti scagiona per l'occultamento del cadavere.”
Non avete prove che non sia stata io.” ribatté Juliet con ostinazione.
Signorina Robinson...” cercò di calmarla Horatio. Il dottor Aller lo aveva avvistato delle potenziali reazioni che sarebbero potute scaturire da un discorso del genere. A quanto pareva, la ragazza stava ancorandosi a quell'unico sprazzo che poteva ricondurre attraverso la logica agli anni di vita dimenticati, con testarda disperazione.
Io ho confessato, giusto?- continuò di nuovo con una certa ansia- Quando uno confessa non dovrebbe essere tutto più facile per voi?”
Il capo della scientifica mantenne un tono di voce calmo, sperando così di riuscire a tranquillizzare anche la giovane “Non in casi in cui chi confessa ha un trauma cranico del genere.”

Quindi la mia testimonianza non ha più valore?” mormorò di nuovo Juliet, gli occhi velati da lacrime.
Faremo parlare le prove.” disse semplicemente Horatio.
Ok.”
Il modo quasi infantile con cui la ragazza si stringeva le braccia attorno al torso convinse il tenente a provare una nuova strategia “Sai, Juliet, c'è la possibilità che tu non sia l'assassina che stiamo cercando.”
La voce della ragazza gli arrivò flebile e tremante alle orecchie “Credevo di soffrire di un semplice disturbo post-traumatico da stress. Non è raro dopo cose del genere e...”

Signorina Robinson.” cercò di interromperla nuovamente l'uomo.
Io so di aver ucciso quell'uomo, tenente. È come quando da piccolo fai qualcosa di sbagliato e il senso di colpa ti devasta finché non confessi. Ho la stessa sensazione, solo che è amplificata al massimo. E poi, se anche non fossi io l'assassino ciò non mi renderebbe meno colpevole. Le brave persone non si ritrovano in situazioni come questa.”
Horatio sapeva che le persone che gli si presentavano davanti mentivano, per i motivi più disparati e sempre più spesso, e che erano in grado di recitare anche meglio di strapagati attori di Hollywood. Eppure il suo sesto senso continuava a dirgli che c'era qualcosa che non andava in quel quadro. Che doveva esserci qualcosa di più, qualcosa che dovevano ancora scoprire. Tornò a fissare la giovane semi-sdraiata sul letto, che stava cercando di recuperare fiato dopo la propria arringa animata.

A questo proposito, sei mai stata coinvolta in traffici illegali?Di animali, per esempio?”
La domanda parve scioccare Juliet più di quanto fosse necessario “Cosa?!No!Sono diventata veterinaria perché amo gli animali, sarebbe deontologicamente scorretto se facessi una cosa del genere.”
Il tenente Caine annuì lentamente “Capisco. Abbiamo scoperto che il dottor Evans trafficava in manufatti derivanti dall'uccisione di animali protetti e probabilmente anche in animali esotici. E sappiamo anche che tu avevi dei rapporti professionali con lui, anche se effettivamente non hai mai operato nel tuo campo di specializzazione degli ultimi anni.”

Mi sta accusando di essere una trafficante di animali?- domandò Juliet con una ostilità tutta nuova nella voce- Deve provarlo.”
Horatio si alzò, muovendo qualche passo verso la porta.

Lo farò, Juliet. Lo farò.” dichiarò, prima di uscire infilandosi gli occhiali da sole.


   
 
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