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Autore: Sweet Pink    08/11/2011    1 recensioni
Non vi è nulla di male a sognare un uomo che rispecchi virtù e, perchè no, vizi di un ideale letterario. La signorina Callie Honeycombe la pensava così. O almeno finchè sulla sua strada non incontra proprio il tipo di uomo che, al contrario, non potrebbe mai amare.
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Su fronti nettamente opposti.'
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ABOMINEVOLE ritardo!!!!!!!! Chiedo scusa a tutti quelli che seguono questa storia, ma ho fatto davvero fatica a pubblicare in questi giorni!!! Beh, l’importante è che sia riuscita ad aggiungere un nuovo capitolo, no? :)

Ed ecco qua, giunti al dopo. Perché dopo la tempesta segue sempre un po’di sole, o almeno si spera!

Ringrazio ancora chi mi segue e mando un bacione!

Alla prossima!

P. s.: Vi prometto che Alexander e Callie non rimarranno a lungo separati. Giusto, giusto questo capitolo! :)

 

 

 

 

 

“Erano sposati da appena un anno. Il padrone allora aveva ventiquattro anni e la signora Laura ventidue…aspettavano un bambino.”

La brezza soffiava dolcemente e le accarezzava la pelle lasciandole lievi brividi di freddo. Il frusciare degli alberi e delle foglie secche mosse dal vento erano l’unico suono che poteva udire, mentre con la punta delle dita accarezzava il dorso ruvido di un libro abbandonato al suo fianco. Bianche masse di nuvole incombevano sopra di lei, lasciando intravedere il sole di tanto in tanto.

Era uno di quei momenti di pace che tanto le piaceva assaporare.

“…aspettavano un bambino.”

Ma, sebbene fosse finalmente a casa, non riusciva a trarne nessun conforto. Il momento di tranquillità se ne era andato rapidamente, come veloci riaffioravano i ricordi nella sua mente.

Si alzò stancamente a sedere, togliendosi qualche fogliolina secca incastrata tra i capelli sciolti e lunghi. Callie si guardò intorno: si era rifugiata su una collinetta poco lontano da casa. Da lì poteva vedere un ampio squarcio di campagna, con le sue dimore più o meno dignitose, con i colori dell’autunno, ormai in arrivo, che spegnevano le tonalità accese dell’estate.

Era passato un mese da quando lei e la sua famiglia erano tornati nell’Hampshire. E, al suo arrivo, la ragazza aveva trovato tutto come l’aveva lasciato settimane prima: le stesse conversazione sobrie e serene, gli stessi volti conosciuti, le stesse serate passate in una cerchia ristretta di amici, le sorelle Hayer che avevano sommerso lei e Linda di domande riguardanti la vita di Londra.

Ovviamente, le due avevano anche insistito per sapere tutto ciò che aveva fatto il loro beniamino in città e quando seppero che l’uomo aveva salvato la vita a Callie, rischiando la propria, esplosero in lamenti tristi e invidiosi.

“Parola mia, cara signorina! Quanto avrei voluto essere al vostro posto! Io di certo, un signore come quello, non me lo sarei lasciato sfuggire! D’altronde, quando soggiornava qui da noi, mi ha fatto centro di palesi attenzioni!” aveva detto Charlotte con aria di superiorità, ignorando ovviamente che lei stessa non solo si era lasciata sfuggire un partito come il signor Alexander; ma che questi non era mai stato sfiorato dal pensiero di corteggiarla.

Callie sorrise tristemente. Se Charlotte avesse saputo che il signor Alexander aveva preso seriamente in considerazione l’idea di fare della signorina Honeycombe sua moglie sarebbe letteralmente esplosa dalla rabbia.

La ragazza portò le ginocchia al petto, arrossendo. Fissò il grande telo a quadri su cui era seduta: tanto ormai era del tutto inutile indugiare su quei pensieri, poiché quell’uomo si era allontanato da lei definitivamente. In più, non aveva nemmeno la certezza che le parole del maggiordomo fossero vere.

“Era sua moglie.”

Con una dolorosa fitta allo stomaco, alzò nuovamente lo sguardo nocciola sul panorama di fronte a lei. Alla fine, di un’unica cosa era perfettamente sicura. “Il signor Alexander ha amato una sola donna in vita sua…e la signora Laura non può essere sostituita da nessun altra.” 

E ne era una conferma il suo comportamento nei confronti del genere femminile in generale. Quanto dovevano esserle sembrate lontane anni luce le altre signorine, così diverse dalla donna che aveva sempre amato. Dalla madre di suo figlio.

Callie chiuse gli occhi. Ecco, lo stomaco che ancora si contorceva dolorosamente al pensiero. La ragazza cercò di immaginare un Alexander più giovane, innamorato, provò a capire come fosse il suo carattere, se era diverso da quello che lei ormai conosceva così bene.

E poi cercava di ricostruire un’immagine di quella donna. Ma tutto ciò che riusciva a vedere era un sorriso dolce e gentile, per il resto, non sapeva proprio come continuare quel ritratto immaginario. Si aspettava che fosse una ragazza sicuramente bellissima.

Però poi, alla sua fantasia e alla figura di quel ragazzo così aperto e solare si sovrapponevano i ricordi di quello che ormai era un uomo ricchissimo quanto impossibile. Tutti i suoi cambi d’umore, tutte le sue artificiose maniere, i suoi occhi neri che l’avevano più e più volte guardata in modi immensamente diversi, le sue mani sulla sua pelle…le sue parole. Le parole che si erano scambiati: le ricordava esattamente, dalla prima frase all’ultima.

 “Non mi aspettavo davvero che mi avreste servito voi, non dopo aver notato che a malapena mi rivolgete la parola….per non parlare del fatto che sembrate evitarmi sin dal primo momento in cui mi avete visto…vi faccio paura per caso, signorina?”

Callie chiuse gli occhi, respingendo la sua tristezza in fondo ad un cassetto del suo cuore, ben nascosta. Si ricordò il momento in cui lui le aveva detto che mai le avrebbe fatto del male. Si portò una mano sulle labbra tremanti.

Mi mancate, mi mancate terribilmente.

Riaprì gli occhi giusto in tempo per osservare l’alta figura bionda di Linda Clayton incespicare in mezzo all’erba, diretta verso di lei. Sorrise debolmente all’amica: in quel periodo gli sforzi di Margareth e Linda, volti a distrarla il più possibile, si traducevano nel non lasciarla mai troppo da sola con sé stessa. Evidentemente non volevano lasciarle nemmeno un minuto per pensare.

E Callie fu loro grata per questo poiché, da sola, non sentiva di averne la forza. Sapeva bene quanto importante fosse dimenticare presto quell’uomo e sotterrare i suoi scomodi sentimenti, poiché solo così sarebbe tornata alla sua vita di sempre senza pensare troppo a rimorsi o rimpianti.

“Callie, vi ho trovata finalmente!” esultò Linda, avvicinandosi alla ragazza castana “ Stavate giocando a nascondino, per caso?”

“ Questo sarebbe un modo per dirmi che sono infantile?” ipotizzò ridendo Callie.

La signorina Clayton si portò le mani sulla vita sottile e disse, in tono fintamente severo “Sapete che ore sono?! Sapete, mia cara, che vostro padre vi sta cercando da più di un’ora?”

La ragazza guardò quella figura alta sporgersi su di lei e, ridendo, si alzò in piedi “ Giusto Cielo! Questo vuol dire che Nanny starà pattugliando tutta la zona alla mia ricerca!” fece, raccogliendo il libro e la tovaglia.

Linda le diede una mano a piegarla “ Beh d’altronde è stata la vostra balia!”

“Sì, ma non sono più una bambina! Anche se, a volte, so essere più infantile di Henrietta!”

Linda annuì, sempre sorridente “ Su questo ci troviamo perfettamente d’accordo. Ma ora…” e qui cambiò tono “…basta scherzare. Amica mia, credo che vostro padre debba darvi una notizia. E non molto piacevole.”

L’espressione preoccupata che si era fatta strada sul volto dell’amica non fece che mettere Callie in un’ansiosa attesa “E così grave? Avete una faccia!”

Linda fece un gesto di noncuranza con la mano e si avviò giù per la china, seguita a ruota da una Callie ora ormai liberamente preoccupata. La ragazza castana cominciò a tempestare l’amica di fastidiose domande, ma questa non era intenzionata a rispondere. D’altronde erano affari del signor Honeycombe e lo stesso uomo aveva pregato Linda di non riferire nulla alla figlia.

All’ennesimo “E avanti, ditemelo! Lo voglio sapere! Perché non me lo dite?’ Linda alzò gli occhi al cielo, esasperata. “Vostro padre mi ha pregato di non farvene parola. Vuole parlarvene lui stesso.”

Callie esibì un’espressione un poco corrucciata: la sua innata curiosità avrebbe voluto che Linda le accennasse almeno qualcosa mentre, dall’altra parte, sapeva che suo padre non le avrebbe detto nulla quella sera. Poiché vi era una cena dai Moore. e ovviamente anche il colonnello Moore, da sempre grande amico di suo padre, sarebbe stato presente. Ciò stava a significare che il signor Honeycombe si sarebbe preparato di tutta fretta, avrebbe cenato e poi lui e il colonnello si sarebbero rinchiusi, insieme agli altri signori, nello studio a parlare della guerra ormai finita, dei tempi andati, eccetera. E sempre andava così.

Ed infatti, il signor Honeycombe non accennò nulla alla figlia in quella serata, ma nemmeno nell’intera settimana che ne era seguita. Callie ebbe la delusione e la sorpresa di capire che il padre evitava l’argomento, sordo ad ogni suo tentativo di portarlo su quella strada.

Si chiese il perché. “D’altronde mio padre è sempre stato un uomo molto schietto, non è da lui fare tanto il misterioso.”

Callie era arrivata anche a ipotizzare un possibile secondo matrimonio in arrivo e, quindi, anche il conseguente imbarazzo del padre ad annunciarlo alle due figlie. Ma poi ci ripensò: sapeva bene quanto lui amasse ancora così profondamente sua madre. Di certo non voleva risposarsi.

“Per lui Grace era tutto.”

A quel pensiero, Callie ne associò immediatamente un altro e, non volendo per niente al mondo indugiare nuovamente su un argomento che la rendeva così triste, non vi pensò più.

Passarono più o meno veloci altre due settimane e la ragazza cominciava a pensare di starsi nuovamente abituando alla vita di sempre, alla campagna dove era nata, ai ricevimenti e ai balli offerti dagli abitanti della zona. Si disse di essere addirittura contenta di aver ritrovato le solite sorelle Hayer che, nella loro sciocca vanità, erano così famigliari da farla sentire tranquilla.

Era a casa. Era giovane, intelligente e vivace. Aveva suo padre e sua sorella. Aveva i suoi amici. Nient’altro doveva contare.

Callie avrebbe dovuto immaginare che, come solito, quel breve periodo di apparente tranquillità sarebbe presto stato messo alla prova. E fu destino che proprio Charlotte Hayer dovesse sconvolgerla, con queste parole: “ A proposito, signorina Honeycombe, sono assolutamente invidiosa di voi e vostro padre! Andare, tra qualche mese, nel Derbyshire con i Clayton!”

La ragazza castana era rimasta impietrita a quell’affermazione e, balbettando, chiese spiegazioni a Charlotte che, con una smorfia, chiocciò “Ma sì, ma sì! Me l’ha riferito lui stesso qualche giorno fa! Vostro padre pensava di recarsi in visita presso il signor David Norris per qualche giorno…possibile che non ve ne abbia fatto cenno?”

Anche Callie si fece la stessa domanda. “ No, non me ne ha parlato. Temo…temo che se ne sia dimenticato…”

“ Comunque sia, che fortuna sfacciata signorina! Se penso che quest’inverno io e Catherine saremo costrette a passare le acque con i nostri genitori a Bath!”

La signorina Honeycombe non fece presente a Charlotte che Bath d’inverno rappresentava una grande attrattiva per la vita di società e non le disse nemmeno che, tra le due, la più fortunata sicuramente era lei.

Si chiese perché suo padre non avesse voluto dirglielo. Aveva un’idea molto spiacevole al riguardo e, al solo pensiero, si sentì furiosa nei confronti del signor Honeycombe.

Così, dopo una notte insonne, fece in tono noncurante “ Allora, quando è fissata la data di partenza?”

Erano intenti a fare colazione e, al suono di quelle parole, suo padre si irrigidì. Callie lo guardò dilatare gli occhi dalla sorpresa e una soddisfazione rabbiosa si impadronì di lei. “Non so quanto volevate aspettare a dirmelo…probabilmente lo avrei saputo il giorno stesso, se la gentile signorina Hayer non me l’avesse detto ieri.” scherzò poi, versandosi del Caffé con finta indifferenza.

“Mi sento sollevato…” sospirò l’uomo, mettendo da parte il giornale “..confesso di essermi comportato come un perfetto idiota. Ma ti chiedo di perdonarmi, perché pensavo solo alla tua serenità, bambina mia.”

Callie lo osservò allungare una mano verso di lei e accarezzarle con affetto una guancia. Se aveva deciso fermamente di rimanere in collera con lui, ogni difesa cedette di fronte a quel gesto e a quegli occhi così malinconici.

“Sono stato molto combattuto in questi giorni.”

“Padre, io non…”

“Voi ne siete innamorata, non è vero?”

Quelle parole, e il tono dolce e gentile con cui erano state pronunciate, fecero sbalordire Callie che abbassò gli occhi nocciola, in preda ad un’improvvisa confusione. Mai e poi mai si sarebbe aspettata una frase del genere da suo padre. Come poteva sapere? Forse Linda glielo aveva detto o…

Con il cuore in tumulto, riuscì a dire “Io…non so…”

L’uomo tolse la mano dalla sua guancia e le sorrise “Non ho bisogno di alcuna spiegazione. Sono tuo padre e certe cose riesco ancora a comprenderle da solo…devo solo dire di averlo temuto già da tempo. D’altronde Alexander James Norris è un uomo pericoloso!” e qui ridacchiò divertito.

“Per questo motivo temete ad andare in visita dai Norris?”chiese Callie, alzando lo sguardo su di lui.

Il signor Honeycombe annuì “ So bene che quel giovane è residente lì da parecchie settimane...e, bambina mia,  l’ultima cosa che voglio è vederti soffrire.”

Lei scosse la testa risolutamente “No e no! Ascoltate, non deve essere questo a porvi un freno! Quanto a me, sto benissimo! Padre, ve ne prego, d’ora in poi non tenetemi più nascoste cose simili!” e, facendo del suo meglio per apparire sorridente, aggiunse “ D’accordo?”

Il signor Honeycombe capitolò. “ Va bene. Ora che è tutto a posto, ammetto di sentirmi ancora più sciocco.”

Callie, sentendo l’impellente bisogno di stare da sola a pensare, si alzò “ Non datevene più pena. Ora, con il vostro permesso, penso che andrò a prepararmi: ho proprio bisogno di una passeggiata!”

La ragazza si avviò fuori dalla stanza ma, colpita da un pensiero improvviso, si fermò di botto e, sull’uscio, si voltò verso un signor Honeycombe trincerato dietro al giornale “Padre?”

“Sì, cara?”

“Come avete..?”

L’uomo piegò il quotidiano e, con un’espressione sorridente, disse “Lo guardavi nella stessa maniera in cui tua madre guardava me, tanti anni fa. Gli stessi identici occhi.”

La ragazza arrossì, ma poi scosse la testa e rispose con decisione “Non dite assurdità! Io per quell’uomo non provo niente di lontanamente simile al sentimento della mamma per voi!”

Lo sguardo scettico del padre la colpì con altrettanta forza.

“Ora siete voi che mentite…signorina Honeycombe, siete una piccola bugiarda, sapete?”

Callie trovò prudente battere in ritirata, senza aggiungere una sola parola.

 

“Ovviamente ci saranno anche il signor Honeycombe e sua figlia…due persone squisite, caro Basil, voglio proprio farveli conoscere!”

Bastò quell’unica frase, detta in tono casuale da David Norris, per spezzare a metà l’esecuzione al piano del signor Alexander. Il giovane uomo portò gli occhi neri ad osservare ed ascoltare attentamente la conversazione fra il padre e il signor Basil Thompson, a pochi metri da lui.

“Per me sarà un vero onore, credimi! D’altronde le mie due amate figlie hanno parlato molto di loro a casa…soprattutto della signorina Honeycombe! Fiona la descrive come una ragazza graziosa e dalla conversazione vivace!” assicurò con convinzione il signor Thompson.

David Norris si mostrò assolutamente d’accordo con lui. “In effetti, mi stupisco di come possa essere ancora senza marito, Basil.”

L’amico scolò l’ultima sorsata di liquore dal bicchiere prima di asserire, in tono gaio “In tal caso, sarò più che felice di promuovere una conoscenza fra lei e mio figlio William. Trentasei anni e ancora non si vede ombra di un matrimonio! Comincio ad essere seriamente preoccupato, David!”

Alexander spostò lo sguardo sui tasti dal pianoforte, con una smorfia infastidita sul bel volto delicato. Ricominciò a suonare, ma la sua mente non era più concentrata sulla melodia e, anzi, vagava libera per ben altri pensieri.

“Fiona la descrive come una ragazza graziosa e dalla conversazione vivace!”

Non era assolutamente vero. Callie non era né graziosa né vivace: era molto, molto di più di quelle due parole così prive di significato. Ogni volta che i suoi occhi si erano posati su di lei, non vedeva una ragazza graziosa ma una donna semplicemente bella. E i suoi modi, lei non era vivace…la trovava così sorprendentemente perfetta. L’uomo cercò di concentrarsi nuovamente su ciò che stava suonando, poiché voleva arginare in qualsiasi modo quel dolore che sentiva ardere ogni volta che pensava a lei. Quel senso di colpa, quel maledetto senso di colpa, che non riusciva a lasciarlo in pace nemmeno un secondo quando nei suoi pensieri era presente lei.

Aveva disperatamente cercato di convincersi che non era in fuga, che allontanarsi da quella ragazza avrebbe giovato ad entrambi, che probabilmente Callie l’odiava e che, anche se le aveva salvato la vita, non avrebbe voluto più avere a che fare con una persona come lui.

“E se pensate che il fatto di aver perso una persona a voi cara vi dia la giustificazione per un comportamento simile, siete in torto!”

Sì, l’aveva ferito con quelle parole. Ma quante volte lui, con il suo carattere egoista, l’aveva ferita? Quanto male si erano fatti l’un l’altro? 

Non aveva bisogno di Cecil che gli ricordava continuamente come stesse buttando via l’unica probabilità di esser di nuovo completamente felice. Lo sapeva già, sapeva di starla lasciando andare. Ma lo faceva per lei, per Callie, perché sentiva che l’avrebbe rovinata, un giorno.

Non poteva lasciarsi andare. Perché lei era davvero perfetta.

Le dita ora scorrevano veloci sulla tastiera producendo una melodia energica quanto rabbiosa, ma lui non vi faceva caso tanto era assorbito da quei pensieri dolorosi. E ciò che più lo tormentava era proprio l’immagine di lei: il suo viso che arrossiva in modo adorabile, i suoi occhi nocciola così luminosi e espressivi, le sue labbra graziose che si schiudevano per lui, la sua figura esile e armoniosa. E soffriva quando ricordava le parole di quella ragazzina, tutte le parole che gli aveva dedicato da quando l’aveva incontrata.

“ Vi chiedo scusa…vi chiedo scusa per le parole terribili dell’altra volta. …voi siete tremendo in un certo qual modo ma…in quel momento sono io che ho sbagliato.”

Era perfetta e lui l’aveva ferita. E doveva anche accettare l’eventualità che altri si facessero avanti, cha altri potessero reclamare la proprietà su di lei come del suo cuore. Rise internamente ripensando i progetti del signor Thompson nei confronti della signorina Honeycombe.

“Ci sarebbe quasi da ridere, visto che suo figlio William non è neanche degno di rivolgerle la parola…” pensò irritato. Non avrebbe mai ammesso di essere geloso di altre donne, ma in quel momento non aveva un’altra definizione per descrivere quello che provava nei confronti di tutti coloro che potevano avvicinarsi a Callie.

Perché di certo lui se ne doveva tenere lontano.

La voce alta e severa di suo padre spezzò il filo dei suoi pensieri “Alexander, stai suonando con un po’troppa energia non credi?”

L’uomo guardò David Norris e sua madre con uno sguardo assente; ma si riprese subito e, trincerandosi dietro la solita espressione galante, rispose con indifferenza “ Vi chiedo perdono padre. Non era mia intenzione tediare gli ospiti. Ora, se volete scusarmi.”

Teresa e David videro la figura alta e scura del figlio allontanarsi e sparire in uno dei corridoi senza dire nulla. Infine, si guardarono preoccupati “ Mi sembra cambiato.”

La madre annuì, prendendo a braccetto il marito e asserendo “Non suonava più il piano dalla morte di Laura e ora, da quando è arrivato qui, si esercita ogni giorno. Temo che la signorina Callie l’abbia scosso più di quanto lui stesso ammetta.”

“Lo immaginavo.” rispose freddamente David Norris, fissando il punto in cui il figlio era sparito poco prima.

Alexander James Norris, intanto, percorreva silenziosamente un corridoio vuoto e buio. Aveva intenzione di uscire a prendere una boccata d’aria notturna, quando una voce sottile attirò la sua attenzione.

“ Signor Alexander.”

L’uomo si voltò leggermente e i suoi occhi neri inquadrarono la figura imbarazzata della giovane cameriera assunta da poco a lavorare presso quella casa. Sorrise suadente. “Sì?”

“Ecco…io…”

Alexander si scompigliò i capelli corvini, notando di avere di fronte proprio una bella ragazza. La figura di Callie si sovrappose a quella della imbarazzata domestica. L’uomo si avvicinò lentamente a lei e la bloccò contro la parete. Ora le parole di quella ragazzina sciocca rimbombavano nella sua mente.

“Voi siete impossibile! Vi detesto!”

“ Signore?”

La vocina agitata della domestica non gli arrivò nemmeno. Vide che si era fatta rossa in viso: un rossore che aveva un effetto ben diverso sulle guance di un’altra persona di sua conoscenza. Decise di non voler pensarci più. Si chinò sul volto della ragazza, che ora si sporgeva verso di lui.

“Voi l’amate, non è vero?”

Lei è perfetta. Non voglio che venga macchiata da una persona come me.

  
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