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Autore: Nekhel    08/11/2011    0 recensioni
-Sapete che mai ho giocato con voi, mia signora, senza ferire più me che voi-
- Belle parole..degne di Axel Vandemberg..inefficaci con me-
-Ora siete voi a giocare una partita difficile-
-Forse..forse la posta in gioco è abbastanza alta da convincermi a continuare questo gioco-
- E cosa posso giocare io, per convincervi che non vi sto mentendo?-
- Nulla.-
-Nulla,mia signora?-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora..non so bene come mi sia venuta in mente una storia del genere, ma non l'ho sicuramente pensata per pubblicarla. Era più come uno svago in attesa del terzo libro. Quindi non prendetevela con me se è completamente strampalata. Sempre che qualcuno si prenda la briga di leggerla.

Premetto che sarà formata da circa cinque capitoli che prometto di aggiornare abbastanza regolarmente.

La dedico a mia nonna che, pur sostenendo che facessero paura, ha letto entrambi i libri di Black Friars e ha dovuto ammettere che le sono piaciuti molto.

E ovviamente anche alla grande Virginia, che io venero e ringrazio, per avere creato questo mondo stupendo e aver dato vita a personaggi fantastici che quindi le appartengono di diritto. Buona lettura.

Nekhel

******

COME IL VENTO NEL DESERTO

 

L'amore aspetta, l'amore è paziente

attende, stringendo cauto le sue dolci spire

e quando te ne accorgi è già tardi

non puoi più sfuggirgli

l'amore è paziente

ma quando arriva travolge tutto

come il Vento nel Deserto.

******

Si guardò allo specchio un'ultima volta. Il semplice abito bianco con le rifiniture azzurre e il fiocco in vita che lo teneva arricciato faceva risaltare la pelle ambrata delle regioni del Grande Deserto, i capelli castani raccolti in un complicato susseguirsi di trecce e fili d'argento le facevano risplendere gli occhi dorati e il sorriso perfetto appena coperti da un leggero velo di pizzo candido. Azzurra Reals si chiese cosa avrebbero pensato di lei a Lionsun dove il bianco era il colore del lutto. In Capitale era solo molto elegante.

Una musica soffusa proveniente dal salone la avvertì dell' inizio del ricevimento.

Si alzò e si incamminò con il suo passo lungo ed elegante rifiutando la scorta. La grande sala del palazzo della Natione Suprema di Aldenor dove si sarebbe tenuto il ballo era addobbato in rosso e oro, secondo la tradizione natalizia, e risplendeva illuminato da centinaia di piccole candele che creavano, nonostante la grandezza dell'ambiente, un'atmosfera calda e intima. Ideale.

Il suo ingresso fu accolto da molti sguardi curiosi e ammirati. Azzurra non era bella come sua sorella Reeva che tutti loro conoscevano avendo ella sposato Hector Mayfield Blackmore, ma aveva un portamento diverso,una luce ribelle ma saggia, più matura dei suoi diciannove anni, che la rendeva speciale. Rivolse all' assemblea un grande sorriso luminoso e si incamminò con grazia attraverso la folla desiderando di sparire nel pavimento. Si guardò intorno alla ricerca di un viso noto ma non vide nessuno. Per tradizione le Famiglie di Reggenza sarebbero arrivate solo una volta terminata la messa in Cattedrale, cioè solo a metà ballo. Fino ad allora? I ballerini non sarebbero mancati ma..

Il suo sguardo fu attratto da un redivivo seduto su una sedia in un angolo. Gli occhi scuri e profondi,i capelli neri. Chissà chi era. La curiosità era uno dei maggiori difetti di Azzurra.

Si avvicinò fin casualmente nascondendo il suo interesse al resto del mondo, ma quando lui alzò gli occhi dal calice che teneva fra le dita affusolate lei fu certa che potesse avvertire la sua curiosità. Non era il primo redivivo che vedeva, ne si sentiva a disagio con loro più di quanto lo fosse con gli umani..voleva solo sapere chi era.

Stranamente lui la assecondò, accorgendosi forse della totale mancanza di timore e pregiudizio in quella che sembrava una ragazza di corte come tante altre.

Si alzò appoggiando il calice e le porse il braccio con un inchino<< posso chiedervi l'onore di questo ballo >>

<< molto volentieri >> rispose cortese lei poggiando la mano sulle pieghe ordinate della camicia candida e lasciandosi condurre alla pista.

La musica iniziò e i ballerini si inchinarono cominciando le danze. Azzurra era una discreta ballerina e non ebbe difficoltà a seguire i movimenti fluidi del redivivo che ballava divinamente.

<< Ballate molto bene >> ammise lei atterrando da un volteggio, l'altro sorrise impercettibilmente.

Azzurra valutò che non doveva avere più di duecento di anni.

<< Anche voi. >> la risposta inattesa la sorprese un poco. Presi dalla danza si avvicinarono.

<< Posso domandarvi il vostro nome? >> chiese d'improvviso lui.

<< Azzurra Cassandra Reals. Voi ? >>

<< Ashton Blackmore >> Azzurra si sorprese ancora. Reeva le aveva scritto di lui e di come il suo figlio più piccolo lo adorasse.

<< Mia sorella mi ha parlato di voi. >> Ashton parve irrigidirsi un attimo.

<< Mi fa piacere >>

<< mi ha detto che il piccolo Adrian vi adora. Sapete, non l'ho ancora visto >>

<< è un bambino vivace e curioso, quasi quanto la zia, ma ubbidiente >>

Azzurra decise di sorvolare il riferimento a lei per sorridere sollevata. Natassia, Henrik e Salina avevano fatto letteralmente impazzire la loro povera madre, almeno Adrian sembrava diverso.

La musica terminò. Entrambi si inchinarono e si incamminarono fuori dalla pista. Forse, valutò Azzurra, anche Ashton si trovava nelle sue stesse condizioni visto che sembrava deciso a starle vicino. In realtà quella ragazza aveva risvegliato l'interesse anche nel vampiro che andava chiedendosi cosa nascondesse sotto l'aspetto ordinario che aveva mostrato fino a quel momento.

<< Venite da Lionsun? Non ne avete l'accento >> Azzurra lo guardò e rispose naturalmente, quasi senza pensare alle parole<< Mi hanno insegnato a toglierlo, subito solo quando cantavo, poi sempre >> Ashton si illuminò.

<< Cantate? Avete una bella voce effettivamente >> era la verità.

<< A me non piace. Mi sembra troppo dolce >> sincera.<< Ma tutti la trovano divina >>

<< è sempre così. Non si apprezza mai abbastanza quello che si ha >>

<< posso chiedervi quanti anni avete? >>

<< Quasi cento trenta. Voi? >>

<< Solo diciannove >>

<< Non vi spiace essere qui a parlare con un essere secolare mentre aveste tanti spasimanti? >>

<< E' un modo per liberarsi di me? >> Ashton sorrise. Quella ragazza era davvero simpatica. Gli piaceva, incontrava troppa poca gente come lei.

<< Non mi infastidite. Anzi mi incuriosite. Siete particolare. >> Azzurra lo guardò inclinando la testa.

<< Se lo dite voi .>>

<< posso invitarvi a fare una passeggiata nei giardini? Dicono siano molto belli, e qui fa davvero caldo >> lei si accigliò un attimo. Non le piaceva eccessivamente essere come un libro aperto per lui, ma accettò volentieri.

I Giardini del palazzo erano immensi, anch'essi illuminati da centinaia di fiaccole e lumi a olio.

Ashton si trovò a pensare che quella luce soffusa rendesse ancore più bella la sua giovane compagna, ma scacciò subito quel pensiero per niente adatto.

Passeggiarono a lungo fianco a fianco discorrendo del più e del meno.

Azzurra si sorprese delle mille cose che sapeva il redivivo, ammirando i suoi modi cortesi ed eleganti che, nonostante la relativamente giovane età, sembravano dargli quell'aria di eterno distacco e saggezza ma, allo stesso tempo di curiosa partecipazione.

Anche Ashton aveva studiato attentamente la ragazza, trovando piacevole la sua compagnia e il suo atteggiamento deciso ma tenero, diverso da quello che spesso avevano le giovani umane. Una persona con cui rapportarsi quasi alla pari, che non aveva bisogno di protezione o guida ma pronta ad affrontare al meglio delle sue capacità tutti i cambiamenti e i problemi che le si sarebbero posti davanti nel corso della vita. Cosa rara per gli uomini.

Si fermarono davanti alle grandi porte-finestre che davano sulla sala illuminando lo spiazzo ghiaiato antistante. Un valzer allegro stava finendo e lasciò il posto ad una delle calde melodie di Salimmar che ad Azzurra ricordavano tanto il vento nel deserto. Ashton quasi senza pensare la invitò a ballare lì fuori, sotto le stelle della notte di Natale, dimentico per una volta del tempo. Danzarono a lungo, finché Azzurra non fu stanca e le campane suonarono la mezzanotte segnando l'imminente arrivo delle Famiglie di Reggenza.

 

Cosa si è disposti a cambiare per Amore?

Quanto si è disposti ad abbandonare di sè stessi per l'altro?

L'amore vale il sacrificio di una vita intera?

 

E la Rosa appascisce donando la sua bellezza,

la sua effimera luce. 

  
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