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Autore: Lord_Trancy    08/11/2011    5 recensioni
Una città di notte.
Due uomini, due vite.
E un solo angelo.
“La neve scendeva leggera, come piume d’angelo, ma non accennava a fermarsi.
Mail Jeevas era uscito di casa senza neanche pensarci, solo con la voglia di sentire il freddo della notte.”
[M♥M]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo
Il ragazzo dai capelli rossi
 
Mail Jeevas era nato il primo giorno di un febbraio freddissimo, secondogenito di una famiglia come tante nella Grande Mela.
All’apparenza era un ragazzo normale, con poco interesse per la scuola e troppo per i videogiochi, viveva con i genitori e la sorella maggiore. Non c’erano problemi economici o altre mancanze, una famiglia semplice, insomma, con i suoi problemi, come tutte.
Ma si sa che le apparenze spesso ingannano, e non raccontano come in quella casa aleggiasse un senso di vuoto e rabbia.
 
Suo padre se ne stava chiuso nella sua stanza e non si preoccupava che i suoi figli frequentassero o meno la scuola, che iniziassero a fumare troppo presto o che preferissero scappare piuttosto che vivere in quella casa accogliente e vuota. Non si preoccupava delle lacrime di sua moglie, o dei suoi enormi ritardi dal lavoro, la sera. Semplicemente la ignorava, sempre. Anche quando la donna tornava tardi dal lavoro, portando con sé regali e sorrisi luminosi.
Il ricordo che Mail aveva di suo padre era di un uomo dall’aria perennemente sfatta e il vizio del fumo che parlava con lui o con sua sorella solo con botte e rabbia.
Quando era ancora un bambino, Mail ne aveva quasi paura e l’unica persona che sembrava potesse consolarlo era sua sorella maggiore, una ragazzina con un paio d’anni più di lui e il sorriso sempre stampato in faccia. Sorriso contagioso, tanto che Mail imparò a non aver paura delle notti buie, ricordandosi che un angelo c’era, e ci sarebbe sempre stato, a vegliare su di lui.
Sua sorella Madison riusciva sempre a estraniarsi dalle sfuriate di suo padre o dai pianti raccolti della madre. Mail la vedeva andare via di notte, scappando dalla finestra della propria camera.
 
- Non dire niente. –
- Ok. –
- Promesso? –
- Promesso. –
 
Anche a Mail sarebbe piaciuto poter aprire la finestra e urlare, immergersi nella notte illuminata da mille insegne che la città offriva, dimenticandosi di tutto il resto.
Dimenticandosi delle botte. Dimenticandosi di sua madre, che gemeva nel letto della camera accanto alla sua, tra le braccia di uno sconosciuto.
Mail era disgustato da sua madre, da suo padre e quando iniziò a frequentare le superiori iniziò ad essere nauseato anche da sé stesso.
Mentre a sedici anni Madison si era portata a letto metà liceo, Mail si rendeva conto di non provare alcun interesse per le ragazze, anzi, spesso il ricordo amaro di sua madre si sovrapponeva a quello della ragazzina di turno, che ci provava con “il solitario ragazzo dai capelli rossi e gli occhi verdi”, sempre nascosti dalle lenti arancioni dei suoi googles.
E Mail iniziava a non capirci più niente, se l’interesse per le ragazze era pressoché inesistente, incominciava a sentire di provare qualcosa di strano per i ragazzi con cui era in contatto. Si sentiva diverso, capendo benissimo che l’unica cosa che poteva fare era cercare di reprimere qualsiasi pensiero che la sua dannata mente lo costringeva a formulare.
Non ci mise neanche troppo a capire di essere omosessuale, ma ammetterlo era tutta un’altra cosa.
Così anche il ragazzo dai capelli rossi, quello che era stato un bambino capace di sorridere nelle notti più buie, imparò a mentire.
Mentiva a sua madre – ultimamente diventata, a differenza di suo marito, fin troppo premurosa, come se si fosse resa conto di aver sbagliato tutto -, mentiva ai suoi amici e mentiva a Maddie. E soprattutto imparò, dolorosamente, a mentire a se stesso.
Un brutto periodo quello dell’adolescenza. Tra amicizie, primi amori, ormoni e bugie, la consapevolezza di voler andarsene al più presto iniziava a sussurrare prepotente alle orecchie di Mail.
La prima a venire a sapere della sua omosessualità fu Maddie, entrata nella camera del fratello trovandolo a eccitarsi davanti a riviste non propriamente riconducibili a un ragazzo etero.
Quelli furono momenti d’imbarazzo – per entrambi i fratelli Jeevas – e totale panico – per il rosso -.
 
- Non… non dire niente a… –
- Ok. –
- Sul serio, io… -
- Prometto. –
 
Finito il liceo Maddie se ne andò a vivere la sua vita lontano da casa. Anche se forse sarebbe più corretto dire che scappò con “l’amore della sua vita” e si faceva sentire solo per bisogno di soldi.
Beh, almeno a lei era concesso di ricevere denaro quando ne aveva bisogno, Mail invece, quando finalmente poté lasciare la casa dove era cresciuto trasferendosi praticamente dalla parte opposta di New York, doveva cavarsela da solo, tra tasse universitarie e l’affitto del suo penoso appartamento. Tutto questo perché i suoi non gli passavano più un soldo da quando lui se n’era uscito, poco dopo essersi trasferito, con questa storia di essere gay.
Cos’era la sua vita nel presente non lo sapeva nemmeno lui.
Studiava informatica e si manteneva con lavori part-time in alcuni negozi di elettronica, o riparando computer a basso prezzo. Fin troppo poco tempo libero per un ragazzo come lui, ma l’affitto lo aspettava sempre, i primi di ogni mese, e lui non poteva tardare i pagamenti.
Comunque sia non poteva lamentarsi. Ora che si era buttato alle spalle qualsiasi legame precedente era più facile affrontare qualsiasi tipo di nuovo problema. Quasi completamente in pace con se stesso, aveva addirittura finito per frequentare alcuni ragazzi, aveva fatto le sue esperienze e, per quanto non avesse mai avuto una sola storia seria, si sentiva bene.
Pensandoci adesso, che poteva dormire da solo nel suo appartamento, senza sospiri o presenze indesiderate, la vita, fino a quel momento, non era stata troppo giusta nei suoi confronti, eppure c’erano state cose che Mail piaceva ricordare. Come i sorrisi di sua sorella, lei che lo sapeva tirare su di morale era stata una presenza quasi sacra per lui.
Forse, indirettamente, il suo angelo custode gli mostrava la sua protezione tramite Madison e a lui bastava quella presenza fugace per sentirsi al sicuro. Ma sua sorella scappava. Anche se Mail provava a tenere tra le mani le delicate ali del suo angelo non ne rimanevano altro che piume piccole, che si perdevano tra i suoi palmi.
A volte disteso sul suo letto pensava che il suo angelo non era sempre con lui,  per lunghi periodi gli voltava, inspiegabilmente, le spalle.
 
Ma in quel momento, mentre le labbra sottili di Mihael si posavano leggere e impazienti sulle sue, provò una sensazione strana, decisa. Come se qualcuno lo avesse portato in alto con le proprie ali forti e ora lo lasciasse in balia delle correnti.
Stava bene, lassù, tra le braccia del cielo, sentendo che il suo angelo era tornato a osservarlo, e non sapeva, non voleva sapere, cosa sarebbe successo dopo.
Ora c’era un angelo, c’era la notte e c’era Mihael.
 

 
 
 
 
Qualche Nota:
Allora, aggiorno adesso perché questa settimana si preannuncia da suicidio, di quelle in cui ti devi studiare metà libro (per ogni materia) praticamente a memoria, quindi non avrò tempo nemmeno per respirare. Penso che andrò a comprarmi un pugnale tradizionale giapponese, così, dovesse mai venirmi voglia di fare harakiri =_=’’’
Non sono sicura di questo capitolo… ma penso ci sia bisogno di introdurre un po’ i personaggi (prima o poi dedicherò un cap anche a Mihael…). Senza spoiler, dal prossimo capitolo gli eventi andranno avanti da dove li avevamo lasciati ^^
Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite e soprattutto a chi ha recensito, scrivo grazie al vostro sostegno :)
Lally

 
  
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