08/11/2011
7 recensioniIspirato a fatti realmente
accaduti.
Quando la confusione crea scompensi a livello affettivo.
Prologo
Lei era
lì.
Seduta al suo solito banco davanti al mio intenta a fingere di seguire la lezione di matematica; gli occhiali da lettura posizionati sul naso e lo sguardo perso nel vuoto dell'aula e nella confusione della sua mente. Dolcemente la udii sospirare.
Alzai gli occhi sulla sua schiena ed osservai estasiato i suoi lunghi capelli castani che si muovevano ribelli ad ogni suo più delicato movimento, incuranti dell'ordinata coda che avrebbe dovuto contenerli.
Perso nuovamente nell'osservare il suo corpo, non mi accorsi del professore che mi lanciava una delle sue solite occhiate assassine. Jane, la mia meravigliosa vicina di banco, mi sfiorò il gomito destro sorridendo sarcastica: «Hai visto un fantasma, per caso?».
Sorrisi e scossi la testa, afferrai la matita e scrissi sul banco: mi ero incantato.
«Avevo notato! E credo l'abbia notato anche lui...», sussurrò indicando Mr. Polaroid – chiamato così per la sua ossessiva ed insana passione per la fotografia – il mio adorato professore di aritmetica, geometria analitica, trigonometria e tutto ciò che comporta lo studio della matematica dell'ultimo anno di liceo.
Lei continuava a stare lì.
Sempre davanti a me, sempre distratta.
A che cosa stai pensando?, mi chiesi, sperando che potesse sentirmi. Se avessi saputo leggerle nel pensiero di certo mi sarei liberato da un numero non ben definito di grattacapi. Il problema è che sono sempre stato un po' incompetente nel capire le persone e questa mancanza non mi ha mai portato altro che un'innumerevole quantità di fastidi.
Inutile dire che la stavo ancora osservando.
E odiando.
Si, la detestavo, con tutto il mio cuore. Odiavo quel suo comportamento aperto e dolce con tutti; i suoi baci, i suoi sorrisi, i suoi abbracci che regalava a qualsiasi persona le capitasse a tiro. Tutti i miei amici l'avevano stretta a loro almeno una volta: lei era l'amica che ogni ragazzo sognava. Era strana, un'ottima intenditrice di musica, gentile, un po' folle, adorava la birra e non si faceva problemi a dire quello che pensava nel momento stesso in cui le passava nel cervello.
Era come un ragazzo, solo con il corpo di una donna.
Inoltre, possedeva uno strano fascino femminile che le donava un campo di attrazione tale che le faceva orbitare attorno un numero non ben definito di ragazzi, e anche ragazze. Una vera e propria calamita per gli esseri umani.
Per tutti, tranne che per me.
Io non volevo stare con lei.
Non volevo parlarle.
Non volevo nemmeno vederla.
Eppure non potevo farne a meno.
Lei, così dannatamente sé stessa.
Lei, sempre pronta a dirmi qualcosa di splendido.
Lei, adorabile e odiosa allo stesso tempo.
Lei, che non cambiava mai.
Lei, la donna che mi ha cambiato la vita.
Il mio nome è Liam.
E sono innamorato di una ragazza di nome Marianne.
Le parole dell'autrice.
Salve miei cari lettori,
vi porgo le mie più sentite scuse, ho passato troppo tempo senza pubblicare una mia storia e me ne vergogno. Da oggi ho deciso di ricominciare, impegnandomi seriamente, come facevo prima che decadesse la mia ispirazione.
Questa è una vecchia storia, rivista in chiave leggermente nuova. Spero vivamente che vi aggradi il prologo in questione e vi porti a scrivermi le vostre prime e cocenti impressioni.
Vi mando un bacio affettuoso.
Umilmente vostra,
Vaniglia
Seduta al suo solito banco davanti al mio intenta a fingere di seguire la lezione di matematica; gli occhiali da lettura posizionati sul naso e lo sguardo perso nel vuoto dell'aula e nella confusione della sua mente. Dolcemente la udii sospirare.
Alzai gli occhi sulla sua schiena ed osservai estasiato i suoi lunghi capelli castani che si muovevano ribelli ad ogni suo più delicato movimento, incuranti dell'ordinata coda che avrebbe dovuto contenerli.
Perso nuovamente nell'osservare il suo corpo, non mi accorsi del professore che mi lanciava una delle sue solite occhiate assassine. Jane, la mia meravigliosa vicina di banco, mi sfiorò il gomito destro sorridendo sarcastica: «Hai visto un fantasma, per caso?».
Sorrisi e scossi la testa, afferrai la matita e scrissi sul banco: mi ero incantato.
«Avevo notato! E credo l'abbia notato anche lui...», sussurrò indicando Mr. Polaroid – chiamato così per la sua ossessiva ed insana passione per la fotografia – il mio adorato professore di aritmetica, geometria analitica, trigonometria e tutto ciò che comporta lo studio della matematica dell'ultimo anno di liceo.
Lei continuava a stare lì.
Sempre davanti a me, sempre distratta.
A che cosa stai pensando?, mi chiesi, sperando che potesse sentirmi. Se avessi saputo leggerle nel pensiero di certo mi sarei liberato da un numero non ben definito di grattacapi. Il problema è che sono sempre stato un po' incompetente nel capire le persone e questa mancanza non mi ha mai portato altro che un'innumerevole quantità di fastidi.
Inutile dire che la stavo ancora osservando.
E odiando.
Si, la detestavo, con tutto il mio cuore. Odiavo quel suo comportamento aperto e dolce con tutti; i suoi baci, i suoi sorrisi, i suoi abbracci che regalava a qualsiasi persona le capitasse a tiro. Tutti i miei amici l'avevano stretta a loro almeno una volta: lei era l'amica che ogni ragazzo sognava. Era strana, un'ottima intenditrice di musica, gentile, un po' folle, adorava la birra e non si faceva problemi a dire quello che pensava nel momento stesso in cui le passava nel cervello.
Era come un ragazzo, solo con il corpo di una donna.
Inoltre, possedeva uno strano fascino femminile che le donava un campo di attrazione tale che le faceva orbitare attorno un numero non ben definito di ragazzi, e anche ragazze. Una vera e propria calamita per gli esseri umani.
Per tutti, tranne che per me.
Io non volevo stare con lei.
Non volevo parlarle.
Non volevo nemmeno vederla.
Eppure non potevo farne a meno.
Lei, così dannatamente sé stessa.
Lei, sempre pronta a dirmi qualcosa di splendido.
Lei, adorabile e odiosa allo stesso tempo.
Lei, che non cambiava mai.
Lei, la donna che mi ha cambiato la vita.
Il mio nome è Liam.
E sono innamorato di una ragazza di nome Marianne.
Le parole dell'autrice.
Salve miei cari lettori,
vi porgo le mie più sentite scuse, ho passato troppo tempo senza pubblicare una mia storia e me ne vergogno. Da oggi ho deciso di ricominciare, impegnandomi seriamente, come facevo prima che decadesse la mia ispirazione.
Questa è una vecchia storia, rivista in chiave leggermente nuova. Spero vivamente che vi aggradi il prologo in questione e vi porti a scrivermi le vostre prime e cocenti impressioni.
Vi mando un bacio affettuoso.
Umilmente vostra,
Vaniglia